Sotto sequestro la discoteca milanese. Da ieri sera il locale è chiuso, fino alla fine dei lavori di adeguamento.
La perizia
Sconcertanti i dati emersi da una perizia della procura di Milano effettuata ieri nella discoteca di corso Como a Milano: soltanto 110 persone, sulle 800 che in realtà spesso si ritrovano qui, riuscirebbero a uscire in tempo per salvarsi in caso di incendio.
Uscite di sicurezza non raggiungibili o non segnalate adeguatamente, un unico pulsante di allarme antincendio raggiungibile solo dalla postazione del dj, un impianto di ventilazione in grado solo di creare il cosiddetto “effetto-camino” lungo le vie di fuga, un rilevatore di fumo inadeguatamente sensibile e ancora altre violazioni e “inadeguatezze” all’interno del locale.
Oltre alle complicazioni che si avrebbero all’interno, poi, difficile da gestire sarebbe anche la situazione all’esterno, dove pompieri e ambulanze non riuscirebbero a raggiungere l’ingresso del locale a causa dell’ingombro delle auto in sosta vietata.
Insomma, responsabilità che cadono un po’ su tutti, per concludersi con una situazione che ora vede la discoteca sotto sequestro, “per l’assoluta necessità di interrompere momentaneamente l’attività del locale, concreto pericolo per i clienti”.
I giovani che si ritrovano in questa discoteca variano da serata in serata dai 500 agli 800, ma ciò che risulta dai certificati antincendio e dalla licenza di agibilità, sono numeri ben diversi, rispettivamente 330, e 525.
Un intervento che molti sperano serva anche a spronare tanti altri locali in condizioni simili a prendere provvedimenti urgenti. E dall’altra parte un monito anche a polizia e autorità locali, nell’ambito principalmente dei problemi di circolazione, che troppo spesso vengono meno nel prendere provvedimenti preventivi ad evitare incidenti.
Ciò che qualche giovane invece chiede, come chi scrive, è di nuovo una semplice riflessione, verso un business e un giro d’affari, che va contro la vita di quei giovani che sono il futuro di qualsiasi business possibile. In un’ Italia che troppo spesso, fortunatamente non in questo caso, dimostra di sapere imparare solo e sempre dagli errori, a tragedia avvenuta. Interessi che quasi sempre vanno a contrapporsi ai più semplici ed elementari criteri di sicurezza, “denaro” che forse per qualche “povero ignorante” vale più della vita stessa. Inutile parlare di grandi problemi politici e internazionali quando segnali come questo mettono in dubbio il buon senso e l’istruzione stessa dei cittadini.