Il mestiere del futuro? Il programmatore!

Saper programmare è la carta vincente nella digital economy

Il valore del coding – il linguaggio di programmazione informatica – è andato oltre il know-how degli esperti IT per diventare la più importante abilità professionale di oggi e del futuro.

Seconda una recente ricerca condotta da OnePoll per conto di CodeWizardsHQ, un genitore su quattro vorrebbe che i propri figli imparassero il linguaggio informatico di programmazione, il 77% considera questa skill imprescindibile per avere successo nella digital economy e il 73% sostiene che questo è il momento giusto per imparare.

Anche gli adulti sono alla ricerca dello sviluppo di competenze aggiuntive e di abilità significativamente differenti, con l’86% dei lavoratori impiegati in tutto il mondo che chiedono ai loro datori una formazione più in linea con le evoluzioni del mercato, e il 22% che ritiene indispensabile apprendere il linguaggio di programmazione informatica.

In Italia, ci sono 135.000 posti vacanti nel campo dell’ICT: una situazione che costringe quasi 7.000 giovani a lasciare il Paese ogni anno per cercare lavoro altrove. Iniziative come la EU Code Week dimostrano un forte interesse per le attività di programmazione informatica nelle scuole, con 330.000 alunni italiani che nel 2020 hanno partecipato ai corsi sul pensiero computazionale, sulla robotica e altre attività connesse al settore.

Serve il supporto delle istituzioni

Sia le istituzioni specializzate in education, sia le imprese stanno lottando per introdurre un apprendimento del linguaggio di programmazione che sia coinvolgente e di alto livello. Secondo gli ultimi dati del Cedefop  – l’organizzazione dell’Unione Europea che riunisce politici, organizzazioni dei datori di lavoro e sindacati, istituti di formazione, insegnanti e formatori, nonché studenti di tutte le età – l’Italia è l’unico paese dell’UE, dove le persone sono più propense a descrivere l’apprendimento e la formazione come “scadente” piuttosto che “buono” (48% contro 43%). Ogni altro italiano valuta la qualità dell’apprendimento come “abbastanza scarsa”. Grecia, Croazia e Spagna si trovano in una situazione simile. La percentuale è ancora peggiore per gli studenti italiani, il 52% dei quali segnala un’esperienza negativa nella partecipazione e nella ricerca d’informazioni sulle opportunità di formazione.

Inoltre, gli studenti riferiscono di sentirsi disconnessi dai docenti, coach o formatori, specialmente durante l’apprendimento a distanza (DAD). Quest’aspetto diventa critico nei corsi di programmazione online, dove gli studenti rimangono bloccati su un problema di codifica per giorni senza sapere davvero come procedere o a chi chiedere aiuto. Altri riportano la mancanza di esperienza pratica. “Solo nel momento in cui mi è stato dato il mio primo problema di codifica, e ho iniziato a usare effettivamente gli strumenti, ho sentito che stavo imparando nuove competenze“, ha dichiarato uno studente del SIT, l’Istituto di Tecnologia di Schaffhausen.

Laboratori virtuali per migliorare le prestazioni

Nel corso di un recente webinar, Laurent DedenisCEO di SIT Alemira, ha suggerito di utilizzare laboratori virtuali guidati dall’Intelligenza Artificiale, ciò permetterebbe di aumentare del 18% le prestazioni degli studenti nelle materie come “scienze”, “tecnologia”, ” ingegneria” e “matematica”, e per aumentare i tassi di completamento dei corsi del 55%.

Dobbiamo concentrarci sugli studenti, qualunque sia la loro età o occupazione, con modalità più intelligenti, personalizzate e divertenti. L’uso dell’Intelligenza Artificiale può aiutarci a lavorare sui punti di forza degli studenti, rendendo l’esperienza educativa più reale e veramente interattiva, per portare infine innovazione e trasformazione a un livello superiore, dove il mondo accademico e quello aziendale s’intersecano”, conclude Dedenis.

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