Il più epico show televisivo della storia giunge al termine: ecco una nuova teoria che potrebbe farvi guardare con nuovi occhi gli ultimi episodi della stagione.
Premetto che la delirante teoria che leggerete di seguito non è tutta farina del mio sacco. Alcuni elementi sono ben noti agli appassionati, altri sono il frutto di qualche riflessione e di qualche lettura della sempre interessante Enciclopedia delle cronache del ghiaccio e del fuoco.
Seconda premessa fondamentale, chi vi scrive non ha ancora terminato la lettura dei libri (non sopporterei l’attesa dell’ultimo) quindi le presenti considerazioni sono basate esclusivamente su quanto visto nei telefilm, sebbene arricchite con elementi tratti dai libri ma necessariamente acquisiti de relato
Terza premessa: questo articolo contiene possibili spoiler sull’episodio terzo e quarto dell’ottava stagione.
La terza puntata dell’ottava stagione ha letteralmente diviso il pubblico tra chi l’ha apprezzata, considerandola uno dei punti più alti raggiunti dal medium televisivo e chi invece ritiene che con essa, dopo una settima stagione così così, sia andata definitivamente a farsi benedire ogni coerenza narrativa non soltanto con quanto raccontato dai libri – cosa che potrebbe essere anche giustificata, visto che Game of Thrones è qualcosa di diverso dalla saga letteraria di Martin e non una esatta trasposizione dei suoi racconti – ma anche con quanto visto nello show.
La principale critica mossa alla terza puntata dell’ultima stagione, se si escludono quelle in tema di strategia militare che, francamente, lasciano il tempo che trovano (stiamo pur sempre parlando di una serie con draghi, non morti, redivivi e regine ignifughe), ha riguardato in particolare l’abbandono della linea narrativa rappresentata dalle profezie riguardanti l’Azor Ahai ed il principe che fu promesso, mantenuta durante tutte e sette le stagioni e poi improvvisamente disattesa dall’epilogo con Arya eroina di Winterfell.
Le profezie
La profezia dell’Azor Ahai, o del principe che fu promesso, fa la sua comparsa nello show televisivo con la sacerdotessa Melisandre e con il Maestro Aemon Targaryen, terzogenito del re Maekar I e gran maestro dei Guardiani della Notte, in alcuni scambi avuti da questi personaggi rispettivamente con Stannis Baratheon e Sam Turly.
Come riporta Cronache del ghiaccio e del fuoco Wiki, la profezia del “principe che fu promesso” narra della nascita di un principe, incarnazione stessa dell’eroe leggendario Azor Ahai, il cui destino è quello di salvare il mondo dall’oscurità. Nato dall’unione di due elementi in antitesi, il suo sarà il canto del ghiaccio e del fuoco. La profezia è un elemento cruciale dei libri, ma assume una certa rilevanza anche nello show televisivo poiché anche in questo più linee narrative si incrociano con essa, determinando la sorte di alcuni personaggi principali. Come non ricordare ad esempio quella di Stannis Baratheon, indicato erroneamente da Melisandre come il prescelto, o di Daenerys, indicata da Aemon come la principessa a cui le profezie si riferiscono o quella di Jon Snow e infine di Arya Stark, che, dopo l’errore iniziale, viene indicata da Melisandre come colei destinata a terminare l’esistenza di molti “occhi blu”.
Ancora più interessante è la profezia della Portatrice di luce, la leggendaria spada in grado di combattere l’oscurità. Di questa non si parla nello show televisivo, ma è comunque interessante osservare come nella nostra analisi sia in grado di spiegare alcuni degli ultimi eventi narrati nello show di HBO.
“L’oscurità ha avvolto tutto il mondo e un eroe, Azor Ahai, è stato prescelto per combatterla. Per farlo, ha bisogno di forgiare una spada da eroe. Lavora così trenta giorni e trenta notti fino a quando completa l’opera, ma quando la immerge nell’acqua per temprarla, la spada si spezza. Azor Ahai non è un uomo che si arrende facilmente, così ricomincia da capo: per la seconda spada impiega cinquanta giorni e cinquanta notti e questa volta, per temprarla, cattura un leone e gli trafigge il cuore, ma, di nuovo, il metallo della spada si spezza. La terza volta, con il cuore colmo di tristezza perché capisce cosa gli serve per completare la spada, lavora per cento giorni e cento notti fino a completare l’arma. Una volta finito, chiama a sé Nissa Nissa, sua moglie, e le chiede di scoprirsi il petto e la trafigge: l’anima della donna si unisce al metallo della spada, facendo così nascere Portatrice di Luce.”
La fine della coerenza narrativa?
La terza puntata dell’ottava stagione sembra aver fatto luce, a sorpresa, sul nome del Principe promesso: Arya Stark. Allenata ad essere un “no one”, a sfuggire al dio della morte, è essa stessa carnefice del portatore di tenebre. Ma è davvero così? Siamo davvero sicuri che con Arya si compia la profezia? E la spada magica ? e il canto del ghiaccio e del fuoco? e la stella di sangue che preannunciava l’arrivo del salvatore? Possibile che un evento così importante come la fine di uno degli elementi narrativi portanti dell’intera serie, si concluda così, in 20 secondi? Possibile che il ruolo di uno dei protagonisti nella madre di tutte le battaglie, e ci riferiamo ovviamente a Jon Snow, sia stato quello di ammazzare qualche non morto e gridare ad un drago? Nemmeno un incrocio di spade con il Night King o una battuta d’effetto? ma anzi un Night King che quasi evita lo scontro, non degnando nemmeno di un minimo di attenzione il protagonista indiscusso di Game of Thrones? Possibile che sia tutto qui?
Sia chiaro, Arya è un personaggio perfetto per il compito affidatole dal destino. Killer silenzioso, tanto da risultare invisibile persino al dio della morte, è oramai qualcosa di più di una Stark e sicuramente il colpo di scena del pugnale che scivola da una mano all’altra trafiggendo il re della notte nell’esatto punto in cui questi è stato creato con un vetro di drago, ha colto tutti di sorpresa. Ma basta un colpo di scena in una serie come GOT a risolvere l’intricatissima tela di teorie, indizi, complotti, scontri, elaborata nel corso di quasi 9 anni di riprese? Decisamente no.
Una nuova speranza
Nonostante tutto, non riesco a credere che gli sceneggiatori abbiano terminato uno dei racconti più epici della storia della televisione con un Deus Ex Machina. Sarà il mio estremo ottimismo, sarà che non mi sono mai fidato della spiegazione più semplice, con buona pace del rasoio di Occam, ma io sono ancora convinto che il vero “principe che fu promesso” sia Jon.
A soli due episodi dal termine mi rendo conto che la mia è una tesi azzardata. Troppe le cose che allontanano Jon dalla figura leggendaria dell’Azor Ahai: il Night King è oramai deceduto e appare altamente improbabile un suo ritorno; la spada di Snow, Lungo Artiglio, non è per nulla simile a quella descritta nella profezia che, secondo la leggenda, sarà fiammeggiante e splendente come di luce propria; infine solo Cercei separa Daenerys dal trono di spade.
Ma siamo davvero sicuri di aver visto tutto? Del resto mancano due puntate da 1h e trenta ciascuna e quindi ci è possibile ancora sperare che non tutto di quell’ingranaggio perfetto che è l’opera di Martin, sia andato perduto.
Proviamo quindi a tirare le fila di quanto detto fino ad ora. Un principe nato dal ghiaccio e dal fuoco brandirà una spada infuocata temprata nell’acqua, nel sangue del leone e in quello della donna amata e con essa sconfiggerà definitivamente le tenebre. La simbologia, da sempre elemento fondamentale di ogni fantasy che si rispetti, lo è ancor di più nell’opera di Martin, per il quale nulla è lasciato al caso. Così come non è un caso che gli Stark abbiano un metalupo come simbolo della loro casata e i Targaryen un drago.
Cominciate a capire dove voglio arrivare? Non ancora? Rifletteteci ancora un attimo: siamo alla quarta puntata e apparentemente gli unici antagonisti rimasti in gara sono Euron e Cercei. Euron Greyjoy non ha forse un enorme Kraken che domina sull’acqua nel suo vessillo? E Cercei non ha forse il leone dei Lannister nel proprio? E la profezia non parla proprio di acqua e sangue di un leone?
Se Jon uccidesse i due citati protagonisti con la sua spada, tuttavia, mancherebbe ancora qualcosa perché la Portatrice di Luce si manifesti. Il sangue dell’amata. Ma abbiamo anche quello, non temete.
Già a partire dalla sesta stagione il personaggio di Daenerys ha avuto una evoluzione, secondo molti, in negativo. La regina dei draghi, sempre più ossessionata dal suo destino “di dominatrice dei sette regni” e legittima erede del trono di spade, nel corso delle ultime due stagioni, da “chain breaker” si è trasformata in un personaggio dispotico, volubile, a tratti tirannico. Il suo pretendere che Jon Snow si inginocchi, la poca pietà che manifesta nei confronti di coloro che, pur con onore, rifiutano di sottomettersi, il modo con cui pare strumentalizzare il suo amore per Jon (che crediamo sincero) per chiedere a questi di rinunciare al suo nome, ed infine lo sguardo assassino con cui si chiude il quarto episodio dell’ultima stagione, non fanno presagire nulla di buono e sono segnali evidenti di un cambiamento radicale.
L’amata sposa della profezia dell’Azor Ahai, allora, se le supposizioni fatte fino ad ora sono esatte, potrebbe essere proprio Daenerys che, resa folle dalla perdita di tutti i suoi amici e dalla paura di perdere il tanto agognato trono in favore di un legittimo erede maschio, sarebbe intenzionata a cancellare dalla faccia della terra Approdo del re e i suoi abitanti. Se le cose stanno così, allora, Jon per salvare migliaia di persone dalla furia omicida di Daenerys non potrà far altro che affondare la sua lama nel cuore dell’amata, ponendo fine all’esistenza della Regina dei Draghi e alla sua incredibile epopea e adempiendo alla profezia della “portatrice di luce”.
Ma a questo punto, senza il Re della Notte a cosa servirebbe questa leggendaria spada? Il compito del principe che fu promesso non dimentichiamo, è sconfiggere le tenebre. Ma a quali tenebre si riferisce la profezia ora che gli estranei sono stati sconfitti?
Qui finiscono gli indizi disseminati sul campo dagli sceneggiatori ed entriamo nel campo delle ipotesi, pertanto prendete il tutto cum grano salis.
“Divide et impera”
Con la premessa che parte di questa teoria è iniziata a circolare qualche giorno fa su Reddit, secondo l’opinione di chi vi scrive, alla domanda posta prima è possibile dare una sola risposta: il vero villain dell’intera serie di Game of Thrones è uno ed uno soltanto: il corvo a tre occhi.
Il suo ruolo nell’intera vicenda è decisamente oscuro. Perchè i figli della foresta si rivolgono a lui, un umano? Perché il suo rifugio è pieno di scheletri e teschi? Quali sono le reali intenzioni dei figli della foresta e quelle del Night King? Certo sterminare gli umani era nei piani iniziali dei figli della foresta e degli estranei ma nell’ultimo assedio, il vero obbiettivo del Re della Notte pare essere Bran e francamente la giustificazione che paiono darsi i personaggi: vuole uccidere Bran perchè desidera “cancellare la memoria degli uomini”, pare piuttosto demenziale. La memoria degli uomini è contenuta nei testi della biblioteca di Old Town.
Il vero obbiettivo del Re della Notte è quindi Bran e soltanto Bran, o meglio il corvo a tre occhi. Questi nella battaglia di Grande Inverno neppure prova a combattere con Jon Snow, vuole solo rallentarlo.
Se ciò fosse vero, se il Corvo a tre occhi fosse qualcosa/qualcuno di diverso da quello che ci hanno detto, tutto quanto visto fino ad ora assumerebbe un nuovo senso. Persino il ruolo degli estranei.
Il gioco del trono, la battaglia di Winterfell, lo scontro imminente di Approdo del Re, potrebbero essere la realizzazione di un ingegnoso quanto diabolico piano per porre fine al regno di uomini. Agendo sulla debolezza di questi, sui loro desideri, sulle loro paure primordiali e mettendoli gli uni contro gli altri, il Corvo a tre occhi avrebbe manipolato nell’ombra le menti dei protagonisti facendo in modo che gli uomini si annientassero tra di loro. “Divide et impera”
Se tutto ciò è vero, Jon avrebbe un ultimo enorme sacrificio da compiere, uccidere Bran, il vero Villain di tutta la serie.
Cosa ne pensate di questa teoria? Scriveteci nei commenti e non abbiate paura di essere duri…