Kingdom Hearts III – la nostra recensione

Versione testata: PlayStation 4

Il capitolo finale di una splendida storia legata all’amicizia

Era il lontano 2013 quando per la prima volta si parlò ufficialmente di Kingdom Hearts III. Il trailer mostrato in occasione dell’E3 mostrava Sora raccogliere un Keyblade, il tutto contornato dall’esotica atmosfera delle Isole del Destino.

Da quel momento per molto tempo non si parlò dell’attesissimo sequel, basti pensare che l’ultimo capitolo per main console (Kingdom Hearts II) uscì in Europa nel 2006.

Nel frattempo Square Enix e Disney, grazie alla volontà del Maestro Tetsuya Nomura decisero di pubblicare delle remaster in alta definizione dei titoli precedenti, affinché neofiti e veterani potessero rivivere le epiche avventure dell’eroe del Keyblade.

Uno sviluppo travagliato

Le vicissitudini del team di sviluppo andarono particolarmente a rilento in quanto lo stesso Nomura si stava occupando di Final Fantasy Versus XIII, oggi noto con il nome di Final Fantasy XV.

Le problematiche dello sviluppo dell’ultimo Final Fantasy sono note a chiunque, tutti i rinvii e le modifiche spostarono la finestra di uscita, all’epoca prevista per il 2012. Per non scontentare i fan, venne pubblicato Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance, che a detta degli sviluppatori era legato al nuovo capitolo sia dal punto di vista della trama, sia dal punto di vista del gameplay. Un po’ come accaduto con Kingdom Hearts: Chain of Memories e Kingdom Hearts II.

Durante la fiera losangelina del 2014 venne mostrato un nuovo teaser, al termine del trailer dedicato a Kingdom Hearts HD 2.5 ReMix, dove si ascoltavano due misteriosi personaggi parlare dei “Maestri Perduti”. Successivamente Tai Yasue (co-regista della serie) disse che quelle frasi sarebbero state incluse nella scena di apertura del gioco e che quanto veniva detto era parte integrante della trama del gioco.

Nell’ottobre del 2014 venne annunciato dallo stesso Nomura il cambio di motore grafico dal Luminous Engine di Square all’Unreal Engine di Epica Games e con il senno di poi, mai scelta fu più azzeccata.

Verso l’infinito e oltre!

Croce e delizia di questo gioco è sempre stato il legame con il mondo Disney, spesso fuorviando numerosi giocatori, i quali hanno bollato la serie come “giochi da bambini”.

Giocando i 9 titoli della serie abbiamo potuto riesplorare numerosi mondi dell’universo animato di Disney, i quali hanno accompagnato la nostra infanzia. Basti pensare alle notti passate su un tappeto volante nella splendia Agrabah o al tetro mondo di Jack Skellington nella Città di Halloween, senza però dimenticare le avventure di Simba, Peter Pan ed Hercules.

Gli sviluppatori di Kingdom Hearts III hanno deciso di virare verso altri mondi con questo titolo, in virtù del fatto che i classici Disney sono stati trattati più e più volte nei precedenti episodi della serie.

Fatta eccezione per la presenza di Hercules e del Monte Olimpo, Kingdom Hearts III ospita una serie di nuovi mondi, quasi tutti derivanti dal matrimonio artistico tra Disney e Pixar.

Questo titolo ci ha permesso di esplorare e rivivere i capolavori dello studio californiano, primo al mondo per aver pubblicato un intero lungometraggio fatto esclusivamente in computer grafica (Toy Story). La richiesta di accedere proprio a questi mondi, specialmente quello di Toy Story arriva da Nomura, il quale ha asserito che senza uno dei suoi film preferiti il gioco non avrebbe mai visto la luce.

In Kingdom Hearts III passerete infatti dalla stanza dei giocattoli di Andy al “mostruoso” mondo di Mike Wazowski e del pelosissimo Sulley, senza dimenticare una capatina nel gelido regno di Arendelle o nello splendido mare dei Caraibi in compagnia dell’estroso Capitan Jack Sparrow.

Storia

La parte riguardante la storia vuole essere priva di spoiler, quindi daremo solo per assodato il fatto che siete a conoscenza di quanto successo nei precedenti capitoli.

In caso non sappiate di cosa si stia parlando, gli sviluppatori del gioco hanno inserito una ricca sezione enciclopedica che colmerà tutte le vostre lacune. Oppure per chi ha voglia di farsi una lettura interessante, potete usufruire dei nostri speciali.

Il gioco parte dal finale di Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance. Sora dopo esser caduto vittima dell’inganno ordito da Xehanort non è riuscito a superare l’esame di maestria alla quale era stato sottoposto insieme a Riku da Yen Sid, rischiando di cadere vittima dell’oscurità e divenendo uno dei contenitori di Xehanort stesso.

Yen Sid allora decide di mandare Sora, accompagnato dall’immancabile duo composto da Paperino e Pippo a recuperare le sue forze e il potere del risveglio, necessario per l’imminente battaglia che si prospetta con l’Organizzazione XIII.

Nel frattempo Riku e Re Topolino sono alla ricerca di Aqua e Terra (ignari del fatto che quest’ultimo è uno dei corpi di Xehanort), purtroppo il Reame Oscuro ha inghiottito la giovane Maestra del Keyblade nelle sue più tetre profondità.

Nel frattempo le ricerche di Ansem il Saggio fanno scoprire a Sora che dentro di sè ci sono più cuori (Roxas, Ventus e Xion).

E Kairi? Una delle figure più di rilievo della serie questa volta non giocherà il ruolo di damigella da salvare. Infatti è stata inviata da Merlino con Lea (Axel) per imparare a controllare il Keyblade ed entrare a far parte della schiera dei Guardiani della Luce.

Gameplay tradizionale, ma con forte richiamo per i neofiti della serie

Partiamo dal fatto che tutto quello che concerne il mondo di Final Fantasy è stato accantonato, o quasi, rimangono sempre i carinissimi Moguri che fungeranno da mercanti e fabbri.

Si tratta di una scelta effettuata al fine di agevolare la trama senza aggiungere elementi che avrebbero aumentato la distrazione.

Questa volta Kingdom Hearts III ha molti più filmati rispetto agli altri titoli, sia per spiegare molti elementi della trama, sia per dimostrare la potenza tecnica ed il lavoro fatto.

Il gameplay del gioco ha assorbito vari elementi dai precedenti titoli dal “Tiro” presente in Kingdom Hearts: Birth By Sleep al “Fluimoto” di Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance.

Tra le altre innovazioni si possono annoverare le nuove fusioni, che dopo una serie di colpi andati a segno offriranno la possibilità di trasformare il Keyblade in numerose altre forme, in grado di danneggiare gravemente i nemici. Altra aggiunta degna di nota è la presenza delle “Attrazioni”, sistemi di attacco derivanti dalle attrazioni presenti nei parchi a tema Disney, dalle iconiche “Tazze pazze” al Treno, passando per il Visore Blaster.

Tutte queste aggiunte, seppur apprezzabili, hanno reso il gioco un po’ troppo facile, perfino a modalità normale non avrete molte difficoltà a passare le boss fight più ostiche. In caso vogliate un’esperienza autentica ed unica, consigliamo di giocare a difficoltà massima.

Anche qui si ripete il discorso riguardante il grande utilizzo delle animazioni, durante una battaglia passerete parecchi minuti ad osservarle. Fortunatamente per rimediare al fattore noia che può derivare da questo comportamento, gli sviluppatori hanno inserito la possibilità di skippare in toto l’animazione o di modificarne la durata dal menù delle opzioni.

Tenete comunque presente che il post-game saprà darvi pane per i vostri denti, grazie agli scontri con boss molto più ostici di quelli affrontati durante il main game.

Tralasciando il discorso difficoltà, Kingdom Hearts III è un gioco che riesce ad emozionare e a riportare in vita il bambino che riposa in fondo al nostro cuore, grazie a momenti unici, come ad esempio l’inseguimento della Regina Elsa, mentre canta “Let it go” oppure la corsa con Capitan Jack Sparrow verso una Perla Nera trainata da un esercito di granchi bianchi.

Un altro difetto è la telecamera, dopo un po’ vi abituerete, ma la gestione della visuale è eccessivamente ballerina, difatti l’azione concita porterà spesso la camera a perdere il giocatore, obbligandoci a riallinearla un po’ troppo spesso.

Spazio, ultima frontiera

Ora passiamo al discorso Gummiship, personalmente non ho mai amato i passaggi obbligati con la curiosa navicella progettata da Cip e Ciop, in quanto troppo lineari e prive di pathos (opinione del sottiscritto).

Mi sono però dovuto ricredere, le missioni con la gummiship in Kingdom Hearts III sono particolarmente divertenti, in quanto vi da la possibilità di viaggiare verso un punto di vostro interesse saltando tutto o di esplorare lo spazio in stile open-world affrontando orde di Heartless.

Questo nuovo modo di vivere le missioni spaziali, vi spingerà ad esplorare ogni più recondito punto dello spazio.

Minigiochi che passione

Kingdom Hearts III ha anche introdotto una serie di minigiochi a tema Disney. Il primo con cui verremo in contatto è legato al mondo culinario, concludiamo dicendo che anche Sora è entrato nella cucina di Masterchef. Il tutto grazie all’arrivo di un Piccolo Chef a Crepuscopoli, parliamo proprio di Remy, il topo protagonista di Ratatouille. Per preparare gustose pietanze dovremmo raccogliere numerosi ingredienti in giro per i vari mondi di gioco, quindi non meravigliatevi se looterete limoni, granchi o funghi porcini. Dopo aver raccolto la giusta quantità di ingredienti ed esservi recati al Bistrot di Crepuscopoli, il Piccolo Remy vi indicherà quali piatti potrete preparare. Da questo momento inizia il bello, dovrete rompere uova, affettare verdure o infiammare le padelle con flambè perfetti. I comandi non sono difficili, basta rispettare il giusto tempismo e avrete a vostra disposizione le migliori prelibatezze che il mondo culinario possa offrire.

Anche il Mondo Classico Disney ha una serie di giochi dedicati. Questi ultimi sono molto simili allo stile Game&Watch e vedono protagonisti Sora e Topolino. Per prenderli tutti dovrete cercare bene nei vari mondi, sono ben nascosti, spesso proprio sotto il vostro naso, alcuni possono essere collezionati anche “fotografando” i codici QR che Zio Paperone ha messo nei manifesti promozionali del suo Cinema. Quel papero è un vero genio…

Comparto Audio

La serie di Kingdom Hearts ha sempre puntato sulle musiche di casa Disney, senza però tralasciare le tracce audio iconiche della serie.

Merita infatti la menzione d’onore l’Opening Theme del gioco ad opera di Hikaru Utada & Skrillex, dal titolo “Face My Fears”, il titolo racchiude lo spirito di Sora, che senza paura e con tantissima incoscienza affronta ogni sorta di pericolo.

La musica non è mai invasiva in alcun modo, lasciando spazio anche ai rumori ambientali e alle voci dei nostri personaggi. Bisogna dire che ascoltare “Hai un amico in me” mentre affrontavo con Woody e Buzz orde di Bambolotti Heartless mi ha fatto emozionare non poco.

Il cast di doppiaggio del titolo è stellare, dal ritorno di Haeley Joel Osment (il bambino del Sesto Senso e di Intelligenza Artificiale per intenderci) nei panni di Sora alla presenza di Josh Gad nei gelidi panni di Olaf. Manca purtroppo la storica voce di Leonard Nemoy, scomparso nel 2015.

Altra mancanza che secondo me avrebbe reso maggiormente immersivo questo capitolo è quella del doppiaggio nella nostra lingua, sentire la voce di Serena Autieri cantare nei panni della Regina Elsa o di Enrico Brignano mentre interpreta Olaf, dispiace un po’, ma questa era una scelta da prendere tempo addietro, ormai è troppo tardi.

Comparto grafico

Qui il lungo lavoro di Square e Disney e la nostra attesa vengono premiati, difatti il lavoro effettuato dal team di sviluppo con l’Unreal Engine 4 è spettacolare. Non ci sono differenze tra Animazioni e Grafica in-game, rendendo il tutto fluido come tutti i veri titoli di nuova generazione dovrebbero essere.

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Kingdom Hearts III
9 / 10 4News.it
Acquista suAmazon.it
Disponibile perPS4, XBOX One
Pro
    - Comparto grafico veramente stupendo
    - Finalmente si chiudono quasi tutte le trame in sospeso
    - Ben pensato il nuovo sistema di navigazione della Gummiship
    - Longevità incredibile grazie alle numerose missioni secondarie
Contro
    - Gestione della telecamera frustrante
    - Gameplay troppo facile anche a difficoltà media
Riassunto
Kingdom Hearts III è la chiusura di una serie iniziata ben 17 anni fa. Tetsuya Nomura ha saputo chiudere sapientemente la serie lasciandoci con più risposte che domande, fatto abbastanza inusuale nel mondo del gaming. Lo sviluppo travagliato che ha avuto questo episodio ci ha portato un'esperienza unica sia dal punto di vista ludico che dal punto di vista emotivo, parte del merito va ai nuovi Mondi Disney Pixar che hanno portato giovani e meno giovani a vivere le avventure di Elsa, Rapunzel, Hiro e molti altri personaggi iconici. I pochi aspetti negativi non hanno inficiato in alcun modo nel prodotto finale. Resta solo da dire una cosa... Grazie Maestro Nomura!
Gameplay
Grafica
Sonoro
Longevità
Giudizio finale

 



PRO


CONTRO

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