Versione testata: PlayStation 4
La coscienza può divorare il corpo che la contiene
I ragazzi di Bloober Team e Gun Media portano su console Layers of Fear 2, seguito dell’horror psicologico in prima persona uscito nel 2016 che aveva ottenuto il plauso di buona parte di pubblico e critica.
Questa volta, vestiremo i panni di un attore impegnato con un nuovo film a bordo della nave Icarus. Questa ambientazione particolare, in realtà si rivela solo una piccola parte di questo viaggio allucinogeno. Infatti, possiamo tranquillamente ammettere che è il personaggio del Regista a celare una natura particolarmente sovrannaturale.
Layers of Fear 2 non fa della longevità la sua forza, difatti il gioco è suddiviso in 5 capitoli, la cui durata è circa di 45 minuti, tranne l’ultimo completabile in massimo 15 minuti. La breve esperienza di gioco (circa 3 ore e mezzo) può essere ampliata andando a caccia di collezionabili.
Dopo ogni capitolo, il nostro protagonista viene trasportato all’interno del proprio camerino, il quale verrà pian piano arricchito dalle scoperte che effettuerete durante questa avventura. Anche se di limitata importanza quest’ultimo aspetto è risultato quantomai piacevole.
Narrazione
Contrariamente al primo capitolo, dove la follia del pittore veniva alternata a momenti di lucidità, per il sequel il team di sviluppo polacco ha pensato di modificare radicalmente l’impianto della trama.
Questa idea parte dall’ambientazione, gli stretti ed angusti corridoi della nave, sono lontani dalla caoticità della villa del primo Layers of Fear, offrono infatti una sensazione maggiormente legata alla claustrofobia e all’ansia, piuttosto che la paura dell’ignoto.
Il tutto è accompagnato dai deliri del protagonista, infatti le numerose maschere vestite in passato dall’attore tornano a fargli visita, proprio nel momento in cui il suo vero io e la nave stanno affondando nelle profondità marine.
Nonostante tutto, l’impianto narrativo mantiene la sua efficacia, rinunciando ad altri aspetti importanti del gioco.
Stessa spiaggia, stesso mare
Le differenze notate nel capitolo precedente non si sono estese al gameplay di Layers of Fear 2, infatti sembra che il team di sviluppo abbia effettuato un lavoro di copia incolla di quanto già fatto con il primo titolo.
Infatti, la maggior parte del gioco continua a svolgersi aprendo porte, lasciando un breve margine di interazione con leve e manubri. Nonostante l’impianto funzioni, per un secondo capitolo ci saremmo aspettati qualcosa in più.
Solo alcuni aspetti divergono dal “modus operandi” di Layers of Fear, il primo riguarda alcune sezioni di fuga (decisamente da migliorare), infatti durante il vostro peregrinare tra le sale ed i corridoi dell’Icarus, apparirà un mostro privo di forma che tenterà di catturarvi in ogni modo.
La seconda novità riguarda le scelte, difatti se avete giocato il primo capitolo, saprete sicuramente che durante gli attimi di follia del pittore non c’era possibilità alcuna di interagire. In questo caso, il protagonista reagisce diversamente, infatti potrete scegliere se affidarvi all’istinto, alla ragione o se “eliminare fisicamente” la ragione del suo profondo dolore.
Torniamo per un attimo sulle sequenze di fuga, incontrare il mostro corrisponde a morte certa, quindi per salvarvi dovrete scappare obbligatoriamente, in questi momenti ci siamo trovati spesso a non capire quale fosse la meta. Queste sezioni poco chiare e dalla ridotta incisività portano allo sfruttamento eccessivo del trial & error, fino a che non saprete a memoria cosa fare, è inutile affermare che questa scelta di gameplay debba essere rivista al fine di evitare noia e frustrazione.
Purtroppo i ragazzi di Bloober Team, nonostante abbiano provato a fare qualche modifica, non sono riusciti a far evolvere una tipologia di gioco dalle dinamiche decisamente interessanti.
Ma fa paura?
È la domanda che tutti gli amanti dell’horror si staranno facendo. Ebbene si, Layers of Fear 2 saprà impaurirvi, non ricorrendo (quasi mai) ai soliti scarejump, gli sviluppatori hanno difatti preferito una paura che viene da dentro, attraverso l’esplorazione dell’enigmatico e perverso io del protagonista e delle atmosfere che si creano aprendo ogni porta ed esplorando ciascuna stanza.
Comparto artistico
È proprio al comparto artistico che si deve la vera esperienza horror del gioco. Infatti i ragazzi di Bloober Team non solo hanno lavorato bene con i modelli poligonali dei personaggi (anche se sono lontani da raggiungere vette più elevate), ma anche con l’utilizzo di diverse soluzioni cromatiche, in grado di rappresentare il passato oscuro dell’attore e il presente ricco di incertezze, sfociando ogni tanto in una perdita di saturazione, portandoci a vivere un’esperienza in bianco e nero.
Anche all’audio vanno riconosciuti dei meriti, nonostante alcuni assets sono stati presi dal titolo precedente, riesce a mantenere il giocatore in stato di allerta, grazie anche ai vari rumori di fondo. Se vorrete disporre dell’esperienza definitiva del gioco, dovrete indossare le cuffie, infatti, gli sviluppatori hanno inserito un particolare sistema di audio (binaurale), il quale ricrea in maniera abbastanza fedele un’esperienza sonora reale.
- - Narrazione interessante
- - Comparto Artistico ben fatto
- - Meccaniche di gioco troppo simili al primo capitolo
- - Sezione di fuga da rivedere
- - Evidente lavoro di copia-incolla