La storia di un successo
Quando il 22 maggio del 1980 un gioco con dei fantasmi e un labirinto pieno di puntini emanò la sua prima luce su uno schermo, nessuno avrebbe immaginato di trovarsi davanti ad una leggenda dei videogames. Trentacinque anni dopo, Pac-Man rimane senza dubbio uno dei videogiochi più amati al mondo.
Pac-Man – che originariamente era la mascotte dell’azienda giapponese produttrice di software Namco – è stato inventato da Tohru Iwatani, un appassionato di flipper che era entrato in azienda solo tre anni prima. Fino ad allora, la Nakamura – come è familiarmente conosciuta la Namco – aveva prodotto solo apparecchi per l’intrattenimento di scarso successo internazionale. Tuttavia, il lancio di Galaxian nel 1979, sulla scia di Space Invaders, aveva lasciato presagire che si stavano aprendo nuovi orizzonti.
Narra la leggenda che Iwatani cercasse un’alternativa originale ai classici giochi di tiro e flipper e la sua attenzione iniziò a concentrarsi sul verbo giapponese taberu, che significa mangiare. Nel libro di Steven Kent “The Ultimate History of Video Games”, Iwatani racconta che “in quel periodo c’erano moltissimi giochi in cui bisognava uccidere creature provenienti dallo spazio”. Ma la “lampadina” si accese solo davanti a a un trancio. Fu la folgorazione.
La dinamica del gioco è tanto semplice quanto efficace: una creatura sferica di colore giallo – Pac-Man, appunto – deve ingerire tutti i puntini disseminati lungo i corridoi di un labirinto e così accumulare punti. Allo stesso tempo, deve evitare che quattro fantasmi – Blinky, Pinky, Inky e Clyde – lo raggiungano e lo tocchino, pena la perdita di una vita. Di tanto in tanto compaiono anche punti-bonus sotto forma di frutta – ciliegie, fragole, arance, mele, ecc – o di power-pills. L’obiettivo è accumulare quanti più punti possibile. Tuttavia, un bug del software del gioco impedisce di oltrepassare il 256º livello e pertanto il punteggio più alto raggiungibile è di 3.333.360 punti. Si tratta del “perfect score” ed è possibile ottenerlo solo mangiando in tutti i livelli di gioco tutte le pillole, tutti i fantasmi blu e tutti i bonus che appaiono.
Originalmente il gioco si chiamava “Puck-Man” (Puka-Puka in giapponese vuol dire ‘Mangia-Mangia’). Ma quando il videogame attraversò il Pacifico per sbarcare sulle coste statunitensi, si trasformò in Pac-Man, per evitare che la parola “Puck” fosse confusa con la parola inglese “fuck”. In breve tempo il gioco si convertì in un successo assoluto negli USA, con milioni di giocatori ed entrate da capogiro per l’impresa.
Un mercato in forte crescita
Il successo di Pac-Man è andato di pari passo alla rivoluzione dell’industria audiovisiva e dell’entertainment. Dagli anni ‘90 fino ad oggi, infatti, il mercato dei videogames ha registrato una ininterotta crescita esponenziale, con una quota superiore perfino a quella dell’industria musicale e cinematografica.
Negli utimi anni, nonostante la crisi economica e i suoi effetti sui consumi, il settore dei videogiochi ha mantenuto costante i suoi investimenti in innovazione e sviluppo, adattandosi alle nuove esigenze dei consumatori e ricercando nuovi segmenti di mercato da esplorare. Proprio per questa ragione, la maggior parte degli analisti assicurano che questo sarà uno dei settori protagonisti di quella che è stata già ribattezzata “economia dell’innovazione”. Grazie allo sviluppo dei canali di vendita online e alla moltiplicazione delle funzionalità dei videogames, si prevede che il mercato dei giochi raggiungerà i 30 miliardi di dollari entro il 2017, trainato soprattutto dal mobile gaming (su tablet e smartphone).
Il panorama italiano
La tendenza in atto a livello globale si conferma anche in ambito italiano. Secondo una ricerca pubblicata dalla piattaforma specializzata Newzoo, siamo terzi in Europa per popolarità del tablet gaming e noni nel mondo per spesa totale sulle piattaforme Apple Store e Play Store. E se il numero di giocatori regolari in Italia ascende a 21 milioni, il 56% dell’intera popolazione ha acquistato almeno una volta dei prodotti legati ai vdieogames. Senza contare l’enorme crescita del gioco online, con lo sport a farla da padrone: solo nel 2013, infatti, si è registrata una spesa dei giocatori online pari a 725 milioni di euro.
Questi numeri sono dovuti in buona parte all’aumento dell’offerta – negli ultimi tempi il numero dei siti dove è possibile scommettere è cresciuto vertiginosamente – e alla migliore sicurezza tecnologica, che mette al riparo da spiacevoli inconvenienti. Se fino a poco tempo fa una delle paure dei giocatori online, soprattutto di quelli “amatoriali”, era quella di vedersi rubati i propri dati personali e bancari, adesso quando si gioca sui siti di scommesse sportive si ha un livello di sicurezza altissimo, garantito dagli standard imposti dall’AAMS.
Un’eredità importante
Si può dunque affermare che in futuro Pac-Man apparirà nei libri di storia come il precursore di un mondo virtuale che riempe sempre di più le nostre vite? Secondo i produttori cinematografici di Sony Pictures, che stanno per lanciare “Pixel”, la risposta è sì: Pac-Man è una stella assoluta dei nostri tempi.
Alla presentazione del progetto cinematografico, Josh Greenstein, capo della distribuzione della Sony Pictures, affermava senza ombra di dubbio che Pac-Man fosse “il personaggio più riconoscibile nella storia dei videogiochi” e che pertanto dovesse apparire anche nel manifesto del film, che in Italia uscirà il prossimo 29 luglio, anche in 3D.
Gli eventi per celebrare questo 35º anniversario si susseguono sia in Giappone che negli Stati Uniti o in Europa. In Spagna l’Università Rey Juan Carlos di Madrid ha da poco inaugurato una statua dedicata a Pac-Man, mentre il laboratorio Gamelab di Barcellona conferirà il mese prossimo a Tohru Iwatani il premio “Legend Award”. Lo stesso Iwatani, in un’intervista, ha affermato che il suo augurio per il compleanno di Pac-Man è che continui a fare felici le persone, così come ha fatto fin’ora”.