Pachinko, un fenomeno sociale giapponese tra cultura e videogiochi

Il fenomeno legato alla diffusione del pachinko costituisce uno degli aspetti più curiosi ed interessanti legati alla storia della terra del Sol Levante.

Si tratta di un gioco d’azzardo tipicamente giapponese, ideato tra la prima e la seconda Guerra Mondiale (presumibilmente nella città di Nagoya), ancora oggi talmente in voga da essere una delle poche eccezioni concesse dalla relativa normativa nazionale. In tema di giochi d’azzardo, infatti, il Giappone adotta un pugno di ferro ammettendo solo limitate eccezioni ad una tendenziale illegalità tra cui le scommesse sulle corse dei cavalli ed il pachinko.

Apparso per la prima volta intorno al 1920 come giocattolo per bambini, le prime vere e proprie sale di pachinko vennero chiuse durante il secondo conflitto mondiale per poi riemergere negli anni Quaranta. Il primo salone venne aperto proprio a Nagoya nel 1948: da quel momento, il gioco divenne un costante fenomeno di costume al punto da far emergere un mercato fiorente e regolamentato spesso in mano a grandi compagnie di intrattenimento. Per fare un esempio, tra i maggiori protagonisti nel panorama (grazie alla contaminazione con franchise di film, anime, manga e videogiochi) delle sale pachinko compaiono aziende come Sega Sammy Holdings e Konami.

Come funziona il pachinko?

Il pachinko concettualmente può essere accostato ad una sorta di slot machine occidentale, ma con un meccanismo diverso alla base.

La macchina del pachinko assomiglia a un flipper verticale, con l’utilizzo di piccole sfere d’acciaio che vengono affittate al giocatore dal proprietario. Dopo aver inserito una sfera nella macchina, essa la rilascia in cima al campo di gioco. Sulla sua strada, la pallina incontrerà ostacoli quali pioli e barriere sui quali inevitabilmente impatterà, cambiando direzione. Nel campo di gioco sono presenti anche dei fori d’uscita: se la sfera li raggiunge, si vincono ulteriori sfere, che danno diritto ad altre partite. Se invece la sfera cade sul fondo della parete, l’opportunità sfuma.

L’obiettivo del gioco non è solo accumulare più sfere possibili, ma altresì effettuare scommesse sull’andamento della partita, per ottenere un ulteriore premio.

Influenza in altri media

La capillare diffusione del pachinko in Giappone è così radicata nel tessuto sociale da aver portato il gioco stesso a contaminarsi con altri media.

Basta una passeggiata in qualsiasi quartierie di Tokyo per imbattersi in moltissime sale pachinko, in cui è la normalità vedere macchine riportanti marchi noti e franchise famosi. Il giro d’affari è immenso e basti pensare che quasi tutti i maggiori prodotti di intrattenimento giapponesi, tra cui film, anime, manga, show televisivi e videogiochi, possono vantare le proprie linee di pachinko dedicati per attrarre nuovi giocatori. Addirittura, alcuni pachinko hanno seguito il percorso inverso, ispirando anime come Bakumatsu Gijinden Roman, Battle Girls: Time Paradox, Rio: Rainbow Gate! e Yoshimune.

Ma le influenze non terminano qui. Allo stesso modo, nei videogiochi di matrice orientale è facile incontrare spesso riferimenti al pachinko se non addirittura il gioco stesso riprodotto in qualche misura. In questo senso, ovviamente il punto di riferimento è la saga di Ryu ga Gotoku / Yakuza / Like a Dragon, che ha spesso rappresentato tali posti talvolta rendendoli altresì giocabili. Si tratta ad esempio del quinto capitolo principale della serie, dove addirittura appare il gioco a sua volta brandizzato con Virtua Fighter, un altro iconico franchise SEGA. Le regole del pachinko sono state anche la fonte di ispirazione per altri videogiochi di abilità come il famoso puzzle game Peggle che ne condivide alcuni tratti salienti, pur con un’impostazione di fondo diversa.

Ma il pachinko è stato in grado di oltrepassare i limiti territoriali di nascita, andando ad influenzare anche il mondo occidentale ed i suoi show televisivi. Il concept alla base del pachinko può infatti essere ritrovato in alcuni ambiti del popolare La ruota della fortuna, così come, in maniera più evidente, nello show The Wall – Il muro. Anche il mondo del gambling online è stato interessato dal pachinko. All’interno delle piattaforme tutelate attraverso portali autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) in osservanza della normativa vigente, son nati giochi ispirati al pachinko, come nel caso del Plinko.

Il gioco d’azzardo in Giappone

Come anticipato in premessa, il gioco d’azzardo è illegale in Giappone, ma il pachinko è considerato un’eccezione essendo stato assimilato ad un’attività di intrattenimento.

Sebbene l’assegnazione diretta di premi in denaro sia comunque tecnicamente illegale (altro aspetto guarda caso riprodotto fedelmente in molti videogiochi in cui sono presenti i pachinko), le sale da gioco possono ricompensare i giocatori con gettoni che possono poi essere oggetto di scambio in contanti nei centri vicini, gestiti da altri soggetti.

Tuttavia, con la crescente pressione pubblica e politica seguita all’approvazione della legge contro il gioco d’azzardo negli anni ’90, la polizia è divenuta più attiva nella sorveglianza e regolamentazione delle sale giochi. Nonostante questo, esiste una generale soglia di tolleranza verso il pachinko, entro determinati limiti. In un caso famoso del 2005, un salone nella prefettura di Kanagawa riferiva alla polizia locale che qualcuno aveva contraffatto i loro gettoni, riuscendo a portar via l’equivalente di 60.000 dollari in contanti dopo aver visitato il vicino centro di scambio. Nonostante il caso evidenziasse come il salone gestiva direttamente ed illegalmente un centro di cambio (che per legge deve essere indipendente dal salone) la polizia non ha provveduto a chiudere il locale, bensì solo a rintracciare e perseguire il ladro.

Nonostante le attenzioni normative, il pachinko è comunque al centro di fenomeni di ludopatia diffusa. Uno studio del 2014 ha dimostrato che la tendenza al gioco d’azzardo patologico tra gli adulti giapponesi era del 9,04% negli uomini e dell’1,6% nelle donne, superiore alla prevalenza nordamericana dell’1,6%, soprattutto per gli uomini. Nel 1999, il 29% dei giocatori si considerava dipendente e bisognoso di cure. Un altro 30% ha dichiarato di aver superato il proprio budget e di aver chiesto un prestito per giocare. Numeri da attenzionare, che tuttavia non ha fermato gli sforzi, da parte di alcune forze politiche, di legalizzare il gioco d’azzardo per poterlo regolamentare con maggiore efficacia e proteggere le fasce più deboli della popolazione.

Danilo Di Gennaro
Danilo Di Gennaro
Viaggiatore nel tempo, utilizzatore della Forza, ex SOLDIER di 1° classe. Accanto ad una passione incrollabile verso il media videoludico da oltre 30 anni, nel tempo mi appassiono quadrimensionalmente a tutto ciò che proviene dal Giappone, nonché a cinema, serie tv, supereroi e molto altro. Allons-y.

Rispondi

Ultimi Articoli