Recensione Alien: Isolation

Versione testata: PlayStation 4

Sette sognatori

Alien.

Avessi potuto terminare la mia recensione al punto dopo la parola Alien avrei sicuramente suscitato in voi un turbinio di emozioni incontrollabili. Per lo più quella sensazione di incalzante terrore che fa tremare le gambe.

Vi siete mai chiesti perché quando siamo rincorsi ed abbiamo paura riusciamo spesso a raggiungere velocità inattese? Avete mai pensato al perché, poi, quando siamo braccati ed abbiamo il fiato sul collo, improvvisamente le gambe tremano facendoci rallentare vertiginosamente?

E’ da queste domande che probabilmente il Ridley Scott del 1979 fu assalito nell’atto di creare la figura dell’alieno nell’omonimo capolavoro che segnò l’inizio di un’era infarcita di scoperte e fantasie oniriche sullo spazio siderale.

Oggi quella paura, sempre la stessa, ha il difetto di essere meno avvolta dal mistero e le scoperte scientifiche oltre a decine di film e videogames hanno fatto sì che fossimo più abituati all’assenza di gravità ed all’idea degli alieni brutti e cattivi.

Brutti sogni

L’Alien della nuova generazione di console ha un nome che prelude alla sensazione di claustrofobia e terrore che sa donare solamente il sentirsi “soli” in un luogo dimenticato da tutti in compagnia della morte; Alien: Isolation.

Il titolo, una trasposizione videoludica della serie di Alien, l’ennesima proposta, è l’unica, o una delle poche, a ricreare alla perfezione l’atmosfera dell’originale, con scelte tecniche e stilistiche all’altezza di un titolo che ha fatto scuola.

In ciò si sostanzia il merito di Alien: Isolation, l’aver avuto la possibilità, finalmente e grazie al buon lavoro del team Creative Assembly di ricreare oggettivamente lo sfondo surreale che fece le fortune di Alien.

Per il resto, la trama , ed ovviamente la tipologia di gioco, è quello più volte visto negli ultimi anni, con il grosso limite dato dal fatto che in tutti questi anni il videogiocatore si è inevitabilmente abituato all’idea dello “spazio” facendo i conti con la paura che si cela dietro a quell’ignoto nascosto in un universo che fatica a presentarci forme di vita aliene.

La storia ha inizio anni dopo l’avventura di quella Ellen Ripley che fu la protagonista di Alien, concentrandosi sulle ricerche che la figlia di quest’ultima, Amanda, ha intrapreso per far luce su quanto accaduto alla madre.

Vestiremo dunque i panni di Amanda Ripley, anzi saremo dietro una telecamera pensando di essere Amanda – diciamo questo perché uno dei limiti del gioco è la spersonalizzazione del protagonista in quanto saranno così poche e brevi le occasioni per vedere la nostra Amanda in “carne e pixel” da renderci difficile qualsiasi tipo di immedesimazione – d’altra parte questa scelta consente a noi videogiocatori di proiettarci all’interno del titolo con la nostra intera personalità.

Amanda è alla ricerca della scatola nera della nave stellare Nostromo, la stessa che dovrebbe contenere segreti sulla sorte toccata ad Ellen Ripley, per far ciò, Amanda è diretta sulla stazione orbitale Sevastopol ormai in disuso ed in fase di disarmo, la quale, però, ospita presenze alquanto inquietanti.

Non passerà molto tempo prima di renderevi conto che le cose sulla Sevastopol non filano per il verso giusto: la stazione è comandata da una IA che tanto intelligente non sembra in quanto ha sguinzagliato contro di voi diverse decine di androidi, i quali, a ben vedere, non sembrano rispondere al concetto di logica universalmente inteso. A fianco a questi ultimi ci sono poi gli umani abitanti la stazione che hanno perso completamente il senno e che inizieranno a sparare all’impazzata contro qualsiasi cosa si muova non appena l’avvisteranno, voi compresi; il motivo di tutto ciò è dato essenzialmente dalla presenza di quell’essere senziente, intelligente ed estremamente veloce, oltre che terrificante, che vive sulla stazione e che non perderà occasione per ammazzarvi: l’Alieno alias lo Xenomorfo .

Questo è essenzialmente il gioco proposto da SEGA in collaborazione con The Creative Assembly: lo sfuggire, continuamente e con furbizia, ad un mostro senza pietà in grado di spuntare da ogni condotto ed angolo della stazione spaziale e che, se vi si para davanti, non vi concederà alcuno scampo, tanto che opporsi mettendo in campo qualità fisiche risulterà sostanzialmente inutile.

La sensazione di essere una preda non vi abbandonerà mai e l’atmosfera cupa non farà altro che appesantire il vostro respiro contribuendo ad annebbiare il vostro centro di controllo neuronale; avrete bisogno di tanta strategia e poco rumore. Solo utilizzando tutti gli strumenti e gli escamotage che il gioco mette a vostra disposizione potrete restare vivi e “gabbare” l’Alieno.

La meccanica di gioco è piuttosto datata e semplice, per quelli che vedranno i propri occhi brillare una volta reperite le prime armi non c’è possibilità alcuna di concedersi illusioni, una modalità diversa da quella “stealth” è impossibile da praticare perché il rumore sarà l’avviso della vostra condanna a morte.

A proposito di questa caratteristica, sia su Xbox che su Playstation, è possibile godere del titolo (in base alla vostra scelta) utilizzando i sistemi di rilevamento del movimento e del suono di cui sono dotate (kinect e pseye nonché microfoni), con la simpatica possibilità di affacciarsi grazie all’inclinazione del capo oltre ad essere individuati a causa del rumore che viene prodotto nella stanza nella quale state giocando, con la grave conseguenza che se ad esempio vostra madre entra chiedendovi qualcosa mentre siete nascosti durante il passaggio dell’Alieno, questi non esiterà a scovarvi e distruggervi.

Il sistema di gioco è vecchio stile, con salvataggi attraverso terminali disseminati lungo il tragitto dai quali continua a riprendere il gioco una volta giunti al game over. Alla lunga questo meccanismo stanca perché la base è piuttosto estesa e, sebbene l’esplorazione venga percepita come naturale dal videogiocatore, una volta azzerato l’avanzamento a causa di un decesso improvviso, difficilmente il videogiocatore esplorerà un’area già vista e non essenziale per l’avanzamento della storia.

L’atmosfera retrò è poi magicamente riprodotta grazie alle schermate del sistema operativo DOS continuamente proposte dai computer disseminati nelle sale della stazione orbitale, dai mangianastri dai quali evincere dettagli della storia e dai componenti disseminati in lungo ed in largo con i quali costruire i soliti kit medici oltre che molotov ed altri strumenti atti ad offendere.

Alien: Isolation promette circa 20 ore di fuga dall’Alieno e per la modalità di gioco proposta sono decisamente troppe. In tutto questo tempo il vostro migliore amico sarà senza dubbio il rilevatore di movimento.

Buio e paura

La qualità tecnica del titolo conforta la noia mista a terrore provata dal giocatore per sfuggire all’alieno, una menzione particolare deve essere fatta per il sistema di illuminazione degli ambienti che, in alcuni casi – vedi la proiezione delle ombre sui muri grazie alle luci filtranti dai cunicoli – dovrebbe essere presa a modello dai produttori di videogames.

Gli effetti sonori sono di qualità elevata e contribuiscono a rafforzare la sensazione di terrore legata alla presenza dell’Alieno i cui passi, riprodotti dal vostro impianto audio, vi faranno girare il capo tutto intorno alla disperata ricerca del punto dal quale subire il vostro pericoloso attacco. Della stessa qualità non possiamo parlare in quanto a doppiaggio e localizzazione in lingua italiana, spesso, nella versione testata per PS4, le espressioni del volto dei personaggi durante i dialoghi non sono affatto armonizzati ed l’effetto finale risulta un tantino piatto.

La modalità storia principale è accompagnata da una secondaria di chiara ispirazione arcade con missioni da portare a termine nel più breve tempo possibile e con il punteggio più alto così da poterlo poi confrontare con gli amici online.

AlienIsolation7

Commento finale

Alien: Isolation, sembra essere l’unico titolo ad aver riproposto fedelmente l’esperienza proposta da Alien sul grande schermo, peccato però che sia giunto sul mercato a distanza di tanti anni da quella prima idea di Ridley Scott, utile per permettere un tuffo nel passato ai tanti fan del titolo ma non in grado di fidelizzare le nuove leve che dei primi anni 80 hanno potuto ammirare solo le riproposizioni – meno innovative e meno fortunate – degli ultimi anni.

ProContro 
– E’ Alien

– Illuminazione ed atmosfera
– Gameplay ripetitivo

– Intelligenza Artificiale deficitaria
 Voto Globale: 80 



PRO


CONTRO

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