Amnesia: The Bunker segna il ritorno sulle scene del team svedese Frictional Games con il loro progetto più ambizioso. La capacità della software house di plasmare a proprio piacimento il genere horror è stato, negli anni, ampiamente dimostrato prima dalla serie Penumbra, dunque dalla stessa Amnesia, passando per quella perla di SOMA. The Bunker tuttavia vuole rappresentare una decisa evoluzione rispetto alle precedenti produzioni, staccandosi dalla preponderanza narrativa in favore di una esaltazione del gameplay… e dell’orrore puro.
Il risultato finale è infatti un’esperienza totalizzante, che raccoglie in un racconto breve ma intenso, gli insegnamenti fondamentali di una vera e propria masterclass del terrore. Perché? Ve lo raccontiamo.
Amnesia: The Bunker è disponibile dal 6 Giugno per PC (via Steam ed Epic Games Store), Xbox One, Xbox Series e PlayStation 4. Inoltre, il titolo è presente su Game Pass.
Versione testata: PlayStation 4
Nel buio, da soli… o forse no?
Prima Guerra Mondiale. Il soldato francese Henri Clément tenta di salvare un proprio commilitone, finendo nel fuoco incrociato con i militari tedeschi. Risvegliatosi senza una precisa memoria degli eventi nell’infermeria di un bunker, ben presto l’uomo capisce che c’è qualcosa di molto strano. L’edificio sotterraneo è stato infatti abbandonato, apparentemente in fretta e furia, ed il disordine regna sovrano. L’incontro con un compagno gravemente ferito vi rivela la spiazzante verità: tutti sono fuggiti e l’unica via di accesso al mondo esterno è stata fatta brillare con gli esplosivi. Il motivo: tenere qualcosa al suo interno per non farla uscire. Henri capirà che se intende sopravvivere all’incubo, dovrà trovare il modo di liberare il passaggio per poter rivedere la luce del sole.
La premessa narrativa del titolo non poggia dunque sua una particolare originalità o risvolti concettuali stratificati. Richiamando un’ambientazione poco sfruttata nel panorama gaming (tranne che in contenuti esperimenti come Trenches, con risultati altalenanti), The Bunker ci proietta in un racconto lineare ambientato in uno dei posti notoriamente più claustrofobici e disumanizzanti della storia. Un sotterraneo decadente, sporco ed umido, che diventa uno dei maggiori protagonisti della produzione, nonostante una realizzazione tecnica piuttosto semplice e non particolarmente avveniristica. Un’oscurità disperata in cui il player si troverà a vagare, lasciato alla mercé della desolazione, del degrado e della presenza di oscure presenze.
Se infatti l’obiettivo dichiarato sarà quello di trovare l’esplosivo e il meccanismo di innesco in aree specifiche del labirintico sotterraneo, tuttavia farlo non sarà esattamente una passeggiata nel parco. Oltre al doversi orientare, tramite indicazioni disseminate lungo il percorso, ed il ricordo di una mappa presente nella safe house più vicina, Henri dovrà fare i conti con i pericoli rinchiusi assieme a lui.
The Bunker vi vede infatti alle prese con una misteriosa e spietata creatura, completamente invulnerabile e che non brama altro che la vostra carne ed il vostro sangue. Un po’ come lo xenomorfo del mai troppo glorificato Alien Isolation, il protagonista sarà costantemente braccato da un avversario impossibile da affrontare, se non scappando, nascondendosi o attirandolo altrove per sgattaiolare alle sue spalle. Con tutti i rischi del caso.
Escono dalle f*****e pareti
Quindi ok, ci troviamo in un bunker, abbiamo un obiettivo da raggiungere ed una creatura stalker che ci fa pressione. Una premessa ludica già vista altrove, eppure dove si trova l’elemento di novità?
Amnesia: The Bunker poggia le sue migliori qualità nelle possibilità, offerte al giocatore, di poter plasmare la propria avventura con l’originalità delle scelte ed interazioni con il mondo di gioco.
Vi facciamo qualche esempio: una porta di legno vi sbarra il cammino? Beh, potrete sfondarla con un oggetto pesante, o farla saltare in aria con un colpo di fucile. Oppure approfittare di un esplosivo lì vicino ed usarlo a vostro beneficio. Altrimenti, perché non rischiare e farla sfondare direttamente alla creatura attirandola con maestria (e follia)? Mentre fate tutte queste ipotesi nella vostra mente, non è escluso che qualche pericolo si presenti a bussare alla vostra porta. Come reagirete? La pistola è utile, certo, ma non contro la bestia. E soprattutto, si ricarica molto lentamente. Non ci sono apparentemente vie di fuga anche se… aspettate. L’idea che vi è appena venuta osservando l’ambiente circostante, potrà funzionare? Fate in fretta, qualsiasi cosa sia, ma fatelo in fretta. Sta arrivando ed ha fame.
Anche nemici apparentemente irrilevanti come i ratti nascondono insidie tremende. Attirati dalle carcasse in decomposizione, i roditori potrebbero attaccarvi ed arrecarvi ferite. Nulla che non si possa curare provvisoriamente con un po’ di garza e disinfettanti ma… anche queste risorse sono piuttosto scarse e non sempre disponibili. Il guaio è che se non curerete in fretta le vostre lacerazioni beh, sanguinerete. E lascerete una traccia del vostro passaggio. Una traccia che non vede l’ora di essere fiutata e seguita dall’inarrestabile ed intelligente creatura.
Una tensione palpabile, costruita con maestria senza ricorrere ai mezzucci dei jumpscare, bensì costruendo situazioni coinvolgenti grazie a dinamiche tanto intelligenti quanto angoscianti. Un’avventura in cui il vostro obiettivo sarà esclusivamente quello di sopravvivere. Ma non è finita qui.
Ansia, ansia everywhere
The Bunker spinge dunque il giocatore a soppesare ogni sua azione, mettendo su un’ideale bilancia i pesi delle proprie azioni. Meglio una mossa avventata per guadagnare tempo prezioso, ma con la consapevolezza di allertare la nostra nemesi ambulante, oppure meglio un’azione più circospetta ma lenta, che può metterci altrettanto in una situazione spinosa?
Si tratta di un’equilibrio ludico che funziona perfettamente in sé e per sé, ma che viene addirittura sublimato dal concorso di altre meccaniche fondamentali legate ad un concetto base: l’importanza della luce.
Henri si muove all’interno di spazi angusti, in cui le tenebre dominano sovrane e rumori inquietanti riecheggiano nei corridoi disabitati da anime umane. Dissipare le tenebre diventa un aspetto fondamentale dell’incedere per orientarsi al meglio ed altresì per liberarsi dei cadaveri e tenere lontani i fastidiosi ratti. Per farlo, il soldato potrà contare su fiaccole improvvisate o su una piccola torcia a dinamo (non così dissimile da quella vista in Greyhill Incident, per rimanere in tema horror). Meno male, dite? Ah sicuramente, se non fosse che ci sono lati molto negativi nell’usare troppo a lungo le fonti luminose.
Il costo per vedere meglio dove metterete i piedi sarà piuttosto elevato. Così come voi vedrete meglio nel buio… anche il buio potrà notarvi perfettamente se sarete illuminati. La creatura sarà infatti piuttosto incuriosita dalle improvvise fonti di luce: usate uno strumento sbagliato al momento sbagliato e potreste fare una bruttissima fine. Meglio usare la torcia ricaricabile? Potrebbe essere un’idea, certo, ma… la dinamo è estremamente rumorosa. Quindi non solo sarete visibili come la luna piena di notte, ma anche come un ululato nel silenzio.
Tutto questo si traduce in una costante e perdurante sensazione di ansia e tensione, data dalla necessità di ragionare in fretta e muoversi ancor più velocemente. Ogni azione dovrà essere valutata e debitamente considerata alla luce delle possibili conseguenze e contromosse da mettere in atto.
In questo senso, un altro elemento che innalza il nervosismo dell’esperienza è legata alla presenza del generatore. Vostro amico e fonte di inquietudine, il macchinario è essenziale per dare luce all’impianto elettrico del bunker, illuminandolo a giorno e scacciando temporaneamente i pericoli. La soluzione definitiva? Anche no. Come ogni strumento a combustione, il generatore avrà bisogno di benzina per funzionare stabilmente. E visto che è un elemento che scarseggia nel bunker, dovrete decidere accuratamente quando usare le vostre preziose taniche per riempire il serbatoio del macchinario. Una volta acceso infatti, potrete cronometrare il tempo a vostro disposizione con un orologio tascabile, che scandirà il passaggio dei minuti con un lento ed inesorabile ticchettio. Un countdown incessante ed impossibile da fermare, così come sarà la creatura una volta tornata l’oscurità. Non stupitevi se avrete bisogno di riprendere fiato ogni tanto, mettendo in pausa il gioco.
Un vero peccato (o ciliegina sulla torta, se vi fa troppa paura) che Amnesia: The Bunker si riveli tuttavia un’esperienza fin troppo contenuta. Se la randomizzazione di alcuni elementi ludici invoglia alla rigiocabilità, tuttavia è pur vero che una singola run può essere portata a termine in circa 5/6 ore. Si tratta di una manciata di ore dalla qualità cristallina, sia chiaro, ma ci sarebbe piaciuto avere più tempo (e più situazioni) per sperimentare la varietà di approccio concessa dagli sviluppatori.
Commento finale
Frictional Games realizza, con Amnesia: The Bunker, una vera e propria masterclass dell’orrore. In un panorama negli ultimi tempi rianimato da horror stupendi ma forse fin troppo classici, il team svedese ricorda a tutti perché rappresenta uno dei punti di riferimento per l’intero genere. Nonostante una longevità piuttosto contenuta e l’abbandono di tematiche elaborate, il nuovo Amnesia è un’angosciante odissea tra le claustrofobiche mura di un bunker della Prima Guerra Mondiale, costantemente braccati da una creatura invincibile che ci costringe ad improvvisare ed adattarci grazie ad un mondo di gioco incredibilmente interattivo. Forse è addirittura troppo ansiogeno per parte del pubblico, ma per tutti gli altri: non lasciatevelo scappare.