Dopo la nostra anteprima dello scorso marzo, abbiamo finalmente avuto l’occasione di mettere le mani sulla versione completa di Clair Obscur: Expedition 33. Il titolo di debutto sviluppato dallo studio francese indipendente Sandfall Interactive e pubblicato da Kepler Interactive, è un GDR che offre un’esperienza avvincente e profondamente immersiva, unendo narrazione, meccaniche di gioco innovative e un mondo visivamente straordinario.
Vi ricordiamo che il gioco è disponibile dal 24 aprile 2025 su PC (via Steam), Xbox Series X/S, PlayStation 5 e per tutti gli abbonati al servizio Xbox Game Pass Ultimate.
Versione testata: PlayStation 5
Anno dopo anno, la Pittrice ci cancella
Clair Obscur: Expedition 33 comincia con una premessa tanto affascinante quanto macabra e misteriosa, in un quadro caratterizzato da una distopia agghiacciante in cui il destino dell’umanità è stato dettato da un rituale intriso di inevitabilità. Il protagonista (Gustave che ricorda Robert Pattinson e Kieron Culkin) è un membro della spedizione chiamata “Expedition 33”, alle prese con un fenomeno che si verifica annualmente. La Pittrice (un’entità misteriosa e divina) si risveglia e inizia a dipingere sul suo Monolito che domina l’orizzonte. Dipinge un numero maledetto – in una sorta di conto alla rovescia – e tutti coloro che hanno quell’età si tramutano in una cascata di polvere e petali e svaniscono in una cancellazione (un fenomeno noto come “Gommage“) che ha un che di poetico. Anno dopo anno quel numero cambia, e altre persone saranno cancellate … e ora tocca al numero “33”. Con un solo anno da vivere, Gustave, Lune, Maelle e gli altri esploratori partono da Lumiere (che ricorda – seppur in versione distopica – Parigi) in missione; l’obiettivo? Interrompere il ciclo di morte della Pittrice in cui l’umanità vive e muore per sua esclusiva volontà.

La Pittrice, vive su un’isola lontana visibile dalle coste di Lumiere. Ma l’arrivo del gruppo sulle coste del Continente per cercare di porre fine ai nefasti eventi annuali, non va propriamente come auspicato. Un misterioso e ostile vecchio annienta la stragrande maggioranza parte della squadra, lasciando Gustave e alcuni dei membri a lottare per la propria vita. Dopo l’adrenalinica sequenza, ci siamo ritrovati nei panni di un provato Gustave in una foresta eterea (che ci ha ricordato non solo Final Fantasy ma anche Avatar), dove le pareti rocciose e i fiori bioluminescenti ci hanno guidato verso il primo obiettivo principale. Mentre i sopravvissuti affrontano la loro desolante realtà, il Gommage è diventato più di una crudele inevitabilità; sembra quasi una tradizione con la quale gli umani hanno ormai imparato a coesistere. Frasi come “Siamo già morti” escono dalle labbra con una facilità disarmante. Ma molti di fronte all’ombra della loro imminente fine o aggrappati al fragile filo della speranza, adottano un grido di battaglia: “Quando uno cade, noi continuiamo“. Chi condivide questa mentalità sceglie di arruolarsi nella spedizione (che assume il numero disegnato dalla Pittrice). Nessuna di queste spedizioni è ancora riuscita a sconfiggerla, almeno fino ad ora … l’ottimismo è una merce difficile da trovare per i membri della spedizione. La maggior parte di loro non combatte più per la vittoria; sembrano quasi andare verso la fine, verso quella morte impossibile da evitare, scoprendo quante più informazioni possibili sulla Pittrice per aiutare la prossima generazione a tentare di fermare la loro lenta estinzione. Sebbene il plot narrativo – presenti una certa originalità e sia stato ben scritto – abbiamo avuto la sensazione che il gioco avesse completamente perso la trama verso le battute finali. L’ultimo atto di Clair Obscur – eviteremo inutili spoiler – ci è sembrato un po’ frammentato. Il colpo di scena finale è comunque riuscito a convincerci in quanto gran parte del peso della narrazione è stato egregiamente sostenuto dal doppiaggio, che ha contribuito ad attenuare le lievi incongruenze di un atto finale che si è perso un po’ nella sua stessa grande ambizione.
C’è sempre domani
Come ogni gioco di ruolo a turni che si rispetti, Clair Obscur è dotato di un robusto sistema di combattimento (per un approfondimento vi rimandiamo alla nostra guida dedicata) e di una sovrabbondanza di abilità, attributi e aggiornamenti che trasformano le sue dinamiche meccaniche di schivata e parata in tempo reale in una vera e propria partita a scacchi. Ogni scontro in Clair Obscur non è il solito scambio di colpi a turni. Piuttosto, fonde l’azione in tempo reale con la strategia tradizionale: schivare e parare i colpi in arrivo – è di fondamentale importanza – dopodiché è necessario scatenare i potenti QTE per amplificare gli attacchi. Nello specifico, il sistema di combattimento ibrido a turni in tempo reale, prevede che ogni personaggio si alterna in base alla propria velocità: più si è veloci, più probabilità si hanno di attaccare per primi e più turni si ottengono. Tuttavia, è possibile reagire agli attacchi nemici in tempo reale, utilizzando una varietà di azioni difensive per evitare di subire danni. La ruota di battaglia mostra le azioni a disposizione. All’inizio della partita, è possibile attaccare, usare abilità, oggetti consumabili o usare la mira libera per sparare. In seguito, alla ruota di battaglia vengono aggiunti gli attacchi gradient (che possono essere concatenati alle abilità più potenti). Ogni personaggio può usare 6 abilità contemporaneamente (a patto di aver accumulato abbastanza punti abilità salendo di livello).
Uno degli aspetti del combattimento a turni – incentrato sulla sinergia – di Clair Obscur che ci ha affascinato maggiormente è relativo alle innumerevoli ore che abbiamo trascorso ad armeggiare nei menu, elaborando strategie con una accuratezza ai limiti della perfezione. Combinando Picto (che indica le abilità dei personaggi), attributi unici e Lumine (abilità passive dei Picto che il giocatore può equipaggiare su qualsiasi altro personaggio, indipendentemente da chi abbia equipaggiato il Picto originale). Rispetto alla versione in anteprima, il sistema di statistiche nel gioco finale sembra essere stato lievemente ribilanciato, con un’allocazione ottimale delle statistiche in base all’arma equipaggiata. A causa di questo sistema di ridimensionamento, è importante reimpostare le statistiche ogni volta che si cambia arma. I Picto, accessori che potenziano vari tratti, incoraggiano a personalizzare ogni personaggio in base ai rispettivi punti di forza e ricercando – al contempo – di costruire la propria build.
Altrettanta attenzione l’abbiamo dedicata all’analisi dei nemici. Questi presentano punti di forza e di debolezza che vanno accuratamente studiati e tenuti a mente. Nel primo caso, per eseguire parate e schivate perfette, nel secondo caso, per contrattaccare al meglio, utilizzando la pletora di attacchi a disposizione del gruppo e le relative sinergie. In una sorta di leggiadra danza fatta di “oggetti”, “abilità”, e “attacchi”. Schiva, para, spara, colpisci. Un sistema praticamente perfetto e – vi garantiamo – seppur apparentemente “ripetitivo”, capace di non stancare mai tenendo alta la concentrazione del giocatore, dall’inizio alla fine. C’è un’ottima varietà di nemici nel gioco, ce ne sono così tanti che il gioco “si diverte” a mescolarli. Anche la difficoltà in sé non è un grossissimo problema, in quanto è settabile. Se siete più giocatori avvezzi ai giochi turn-based e non avete buoni riflessi, potete optare per difficoltà più basse. Se siete più portati per i soul, potete optare per la difficoltà più alta e aumentare davvero il tasso di sfida.
Le uniche problematiche che abbiamo notato in termini di combat system riguardano la varietà di attacchi dei nemici. Sebbene – come anticipato – ce ne siano svariati, dispongono solo di 2/3 attacchi ciascuno (che diventano 5/7 soltanto verso le fasi finali del gioco), fatta eccezione per i Boss che come tutti i titoli del genere, vi daranno più di qualche grattacapo, con attacchi e combo stratificate. In definitiva, molti nemici diventano una sorta di mini-boss, caratterizzati esclusivamente da enormi riserve di salute. Ed è qui che si iniziano a capire i loro limiti in termini di schema di attacco e di prevedibilità.
Detto questo, i nemici hanno debolezze elementali diverse. Se un tipo di danno è inefficace e si stanno avendo difficoltà in combattimento, è necessario valutare la possibilità di passare a un’arma diversa o di provare abilità di un elemento diverso. Gli scudi proteggono da tutti i danni. Quando un nemico si protegge, è necessario utilizzare un’abilità anti-scudo, un attacco multi-colpo o colpi con mira libera per romperlo. I potenziamenti forniscono invece un bonus temporaneo sia agli alleati che ai nemici. I debuff, noti come status, sono una parte importante della battaglia. In particolare, ci sono molte sinergie attorno allo status “Bruciatura”, che infligge danni da fuoco alla fine del turno. Lentezza riduce la velocità e ritarda l’azione, Stordimento fa saltare un turno, Indifeso rende più vulnerabili ai danni e Sfinimento impedisce di ottenere PA. Schivare è più facile che Parare, ma Parare (che alla lunga diventa l’opzione migliore) è molto più gratificante. Parare dà +1 PA per attacco parato; parando ogni attacco in sequenza, si andrà a scatenare un contrattacco devastante! Proprio per questa ragione, la scelta migliore è impostare i personaggi in modo diverso. In questo modo andranno ad infliggere diversi tipi di danni elementali. Se un nemico è resistente o immune a un tipo di danno, potrete semplicemente usarne un altro senza dover cambiare arma o build. Insomma, il gioco si presta si a diversi stili ma sono tutti accumunati da un’analisi strategica comune.
L’altro elemento cardine è dato dall’esplorazione. L’esplorazione della mappa del mondo di gioco, l’abbiamo trovata assolutamente affascinante. Ci è piaciuto il modo in cui è stata strutturata. È progettata in modo tale da permettere di sbloccare abilità via via crescenti e che vi permetteranno di accedere a sempre più aree. Quindi, man mano che si avanza nel gioco, potrete tornare indietro e vedere cose che prima non eravate in grado di vedere in determinati luoghi e avere accesso a nuove aree a cui non eravate in grado di accedere. Ci ha ricordato un po’ i vecchi Final Fantasy, dove una porzione sempre più ampia della mappa del mondo diventa disponibile man mano che si procede nella storia principale. Alcune aree sono davvero ottime in termini di esplorazione, mentre altre sono più semplici e si riesce quasi a prevedere dove bisogna andare e dove trovare ogni oggetto. Avremmo preferito che ci fosse stato un po’ più di impegno, ma nel complesso, il lavoro svolto sull’esplorazione è davvero buono.
Un mondo splendido e inquietante
Le ambientazioni sono variegate e ogni zona ha una sua estetica distintiva che contribuisce a creare un’atmosfera unica con ogni dettaglio che riflette la solitudine e il mistero del mondo in cui si svolge l’avventura.
Dal punto di vista grafico, Clair Obscur: Expedition 33 è un vero capolavoro, non tanto per l’aspetto puramente grafico (c’è sicuramente di meglio in giro) ma nel suo insieme. Pochi giochi riescono a catturare l’attenzione e Clair Obscur è sicuramente fra questi. Oltre alla direzione artistica del gioco – a dir poco ispirata – con un’attenzione particolare a rendere ogni scena visivamente affascinante e funzionale al gameplay, la cosa più sorprendente è il suo mix incredibile di design. Da quello dei personaggi – che sembrano uscire dalla Belle Époque – passando per gli ambienti art déco e distopici/fantasy, pieni di diversità e di creature memorabili che trasudano atmosfera. La nebbia serpeggia sui sentieri acciottolati, rovine dorate brillano sotto lucernari frammentati e architetture lontane si contorcono con un’eleganza maestosa, in quello che sembra, in tutto e per tutto, un dipinto vivente. Anche la scelta di un attraversamento del mondo esterno in terza persona, non è casuale.

Sembra quasi di star giocando ad un gioco di Warhammer, con i personaggi che camminano in un diorama vivente e pulsante. Sulla strada vi imbatterete nei particolari Nevron, creature ostili e soprannaturali che hanno messo fine senza troppe cerimonie alle spedizioni passate. Altrove, creature meno ostili e oniriche sembrano avere un atteggiamento ambivalente nei confronti delle difficoltà degli umani (come ad esempio i Mimi). Per loro, siamo solo l’ultimo di una serie annuale di spedizionieri che passano di qui. Eppure, al netto dei pericoli ci siamo ritrovati ad esplorare ogni anfratto e a percorrere strade secondarie, imbattendoci – inevitabilmente – in scontri (talvolta piuttosto dolorosi) ma al contempo cercando di comprendere il funzionamento del mondo e della sua cultura. Una cultura che può essere apprezzata anche attraverso la scoperta di diari di spedizioni passate che includono utili consigli per le aree più insidiose e gli scontri con i boss. Anche se alcuni di questi diari – che nella pratica funzionano non dissimilmente dai codici sparsi in innumerevoli altri giochi – non li abbiamo trovati particolarmente utili per capire come affrontare un determinato nemico, abbiamo comunque apprezzato la scelta di enfatizzare sull’imparare da chi è venuto prima e lasciare un’eredità a chi verrà dopo, uno degli elementi più emozionanti e toccanti. Eravamo così incuriositi dalla storia più ampia che abbiamo fatto di tutto per ottenere ogni diario.

Cercare difetti in Clair Obscur è come cercare un ago in un pagliaio, anche se abbiamo riscontrato alcuni problemini durante la nostra run. Il più evidente è il problema di sincronizzazione labiale, soprattutto nelle scene minori. Ci sono momenti in cui i movimenti della bocca dei personaggi non corrispondono esattamente ai dialoghi. Abbiamo anche riscontrato alcuni bug audio che interrompevano la musica a metà combattimento e sono notevoli i sacrifici nelle animazioni facciali (non propriamente al passo con i tempi).
Una colonna sonora sublime!
Il comparto audio è un altro dei punti di forza di Clair Obscur: Expedition 33. La colonna sonora realizzata da Lorien Testard è tra le migliori del panorama videoludico moderno ed è incredibilmente efficace nel creare una sensazione di tensione e di mistero. Le composizioni – che si collocano a metà strada tra Final Fantasy X e Nier: Automata – si adattano perfettamente al tono del gioco, accentuando i momenti di esplorazione e le sequenze di combattimento più intense. C’è un notevole utilizzo degli archi che aggiungono una costante vena di malinconia. I violini ululano come ricordi che si rifiutano di svanire, i violoncelli portano il peso di un mondo in preda a un lento collasso, e persino i momenti più silenziosi sembrano trasmettere qualcosa. La musica, in definitiva, riesce a toccare le corde emotive del giocatore e a incrementare il coinvolgimento. Il sound design è altrettanto curato, con effetti sonori che contribuiscono al senso di realismo mentre il doppiaggio – sentito e toccante – accresce la tensione emotiva. Guardando il cast , non sorprende che questa sia una delle interpretazioni più avvincenti del genere. La decisione di Sandfall Interactive di investire così tanto nel cast si è rivelata ampiamente ripagata.
Un titolo da giocare tutto d’un fiato
La durata complessiva di Clair Obscur: Expedition 33 si attesta dalle trenta alle quarantacinque ore complessive. Gli appassionati del genere potrebbero storcere il naso essendo abituati a titoli della durata di oltre 100 ore. Ma in questo caso, la minor durata gioca a favore del gioco. Ogni singola interazione sembra studiata, senza spreco di tempo o attraverso l’inserimento di elementi dalla mera natura riempitiva. Il gioco si muove da una scena all’altra senza interruzioni, senza mai trascinarsi, e questo lo rende molto più avvincente. Se cercate di più, i contenuti secondari di Clair Obscur li abbiamo trovati altrettanto impressionanti. Come la maggior parte dei grandi giochi di ruolo, il mondo è un piacere da esplorare e le missioni opzionali ricordano Final Fantasy X e altri titoli classici. È anche evidente che gli sviluppatori abbiano dedicato molto impegno a questi contenuti, in quanto è possibile ottenere succulenti ricompense per aver esplorato sentieri meno battuti. Verso la fine del gioco, i super boss opzionali metteranno alla prova sia la vostra abilità che la vostra comprensione delle meccaniche di gioco. Sandfall Interactive ha fatto un lavoro assolutamente fenomenale nel progettare questi boss e li consigliamo vivamente a chiunque cerchi l’esperienza completa.
Commento finale
Clair Obscur: Expedition 33 è un GDR affascinante e coinvolgente che offre un’esperienza intellettualmente stimolante. Con una narrazione solida, unica e originale, un gameplay – in particolar modo per quanto riguarda il combat system – innovativo e una grafica funzionale, il gioco riesce a tenere il giocatore incollato allo schermo, facendo leva sulla combinazione di esplorazione, mistero e combattimento. Nonostante alcuni piccoli difetti legati in particolar modo al finale – un po’ frammentato e che sembra perdersi nella sua stessa ambizione e a qualche incertezza tecnica – il titolo si distingue per la sua capacità di offrire un’esperienza immersiva e memorabile. Clair Obscur: Expedition 33 è – a nostro giudizio – il gioco di ruolo d’esordio più impressionante che abbiamo mai avuto la fortuna di giocare.
















