Se si potesse attribuire un premio al publisher più esuberante del panorama videoludico, non ci sarebbero molte contestazioni nell’assegnarlo a Devolver Digital e questo Gunbrella ne sarebbe l’ennesima riprova. Matrice comune a tutti i titoli dell’editore texano è l’evidente stravaganza della propria line up, pescata tra sviluppatori indipendenti con enorme talento e idee così folli da costituire mosche bianche nell’intero orizzonte del media. Con l’acquisto del team Doinksoft, Devolver Digital ha sottolineato ulteriormente la propria “missione” e cifra stilistica, aggiungendo al proprio palmares lo studio di Gato Roboto e Demon Throttle.
Annunciato al Nintendo Indie World del Maggio 2022, Gunbrella rappresenta la nuova IP del piccolo studio dell’Oregon, fondata su un’idea ludica capace di reggere sulle proprie spalle l’intera produzione. Cosa succede nel fondere un’arma da fuoco con un pratico… ombrello? La risposta, nella nostra recensione.
Il titolo è disponibile dal 13 Settembre per PC (via Steam) e Nintendo Switch (via eShop).
Versione testata: Nintendo Switch
Now that it’s raining more than ever
In un paesaggio innevato disperso tra i boschi, un burbero taglialegna sta tornando verso la propria dimora. Ad un tratto, dal lontano edificio domestico sorge una colonna di fumo e fiamme. Una corsa a perdifiato tra la neve, fino ad arrivare sgomenti all’uscio di casa: al suo interno, il cadavere senza vita di una donna. Un urlo straziante, affogato nelle lacrime. Un cammino di vendetta, imbracciando una misteriosa arma… a metà tra fucile ed ombrello.
Ambientato in un mondo distopico in bilico tra noir e punk, in cui l’umanità oscilla sull’orlo del disastro a causa dell’esaurimento della principale risorsa energetica, Gunbrella dipinge una storia inaspettatamente cupa. A partire dalla premesse, la tragica storia del nostro taglialegna lo spingerà verso anfratti tetri e misteriosi, fino ad incrociare la propria strada con un culto dedito a particolari sacrifici di sangue.
Tematiche ed eventi della narrativa sono altresì sostenuti dalla direzione artistica. Gunbrella opta per una pixel art non particolarmente elaborata, ma nondimeno ricca di personalità e dettagli. A partire da una palette cromatica volutamente spostata verso toni caldi (ma opprimenti), passando per una generosa ricchezza di sangue, il titolo riesce a trasmettere tutta l’inquietudine di una realtà complicata, fatta di stenti e difficoltà. I personaggi e gli scenari sono ben realizzati, anche al netto di qualche nemico forse non così ispirato.
Altrettanto valida è l’intero comparto audio, dalle effettistiche retrò alla selezione dei brani, sempre coerenti con l’azione a schermo. Una presentazione dunque complessivamente davvero pregevole per il team di sviluppo.
Know that we’ll still have each other
Da un punto di vista strettamente strutturale, non possiamo dire che Gunbrella sorprenda granché, preferendo scelte collaudate.
Un po’ platform, un po’ metroidvania, prende tuttavia le distanza da entrambe le definizioni più pure dei generi. Attenzione pronunciata ai salti, ma senza un focus preponderante. Una intelaiatura tendenzialmente coesa ed improntata all’esplorazione, ma che omette mappe complesse ed articolate. Gunbrella sceglie, a nostro avviso saggiamente, una piacevole via di mezzo per mantenere costanti ritmo e varietà della contenuta esperienza ludica complessiva (parliamo di una longevità che si mantiene sulle sei/sette ore). Tuttavia, una direzione di sviluppo che non restituisce una particolare memorabilità di level design… un qualcosa che può fare la differenza in un panorama decisamente inflazionato di titoli simili.
Dov’è allora la grande novità della produzione Doinksoft? Beh, nel gunbrella che gli da il nome stesso. Al contempo oggetto misterioso della sceneggiatura e vero e proprio deus ex machina ludico, il gunbrella è un mix tra fucile ed ombrello con una polivalenza di usi. Può essere imbracciato dal protagonista per far fuoco sugli avversari, ma anche per respingere i colpi nemici. Può attutire una lunga discesa aerea tra una piattaforma e l’altra, ma anche fornire un ingente boost omnidirezionale nei salti. A conti fatti, il gunbrella riesce ad elevare non solo le fasi platform, ma anche quelle esplorative e d’azione, regalando un ritmo inedito grazie alla vivacità ed originalità di un flow rinfrescante nel suo genere.
Un mix che si presenta dunque composto da esplorazione, platforming, piccoli enigmi e combattimenti, che trovano la loro immancabile galvanizzazione negli scontri con i boss. In queste fasi, subentra una vaga influenza da soulslike in Gunbrella: non solo i nemici tenderanno ad essere piuttosto coriacei, ma saranno anche particolarmente dannosi e verrà richiesto di padroneggiare ogni caratteristica del gunbrella per trionfare. Non è un caso che il titolo sposi l’introduzione di veri e propri “falò” che costituiscono checkpoint e punti di ripristino della salute, fortunatamente ben disposti nel corso dei livelli.
You can stand under my gunbrella
Gunbrella sembra dunque l’ennesimo centro per Doinksoft e per Devolver Digital… ed in effetti, lo è, seppur con qualche piccola macchia in più rispetto ad altre piccole grandi produzioni.
Forse per un eccesso di ambizione (o per le dimensioni del progetto, palesemente più modesto di altre iniziative), il team di sviluppo ha prestato il fianco a qualche problema di bilanciamento non solo ludico, ma extra ludico.
Un esempio fulgente è dato dal sistema di controllo. La mappatura dei tasti per controller è infatti abbastanza sui generis. Al grilletto sinistro è assegnato il salto, al grilletto destro la bocca da fuoco, riprendendo contestualmente le dinamiche da twin stick shooter. Al dosale destro è invece demandata la pluralità di funzioni del gunbrella. Non siamo esattamente dei novizi e non è certo il nostro primo rodeo, ma dobbiamo ammettere che questo layout risulta particolarmente ostico al primo impatto, se non apertamente stancante giocando la versione Switch in modalità portatile.
Qualche perplessità anche sulla difficoltà. Posto che il titolo non è particolarmente ostico, si notano alcuni picchi di difficoltà, complici anche gli abbondanti output di danno degli avversari. In quest’ottica, ci sembra passare abbastanza in secondo piano la rilevanza di oggetti e munizioni. Se gli oggetti per ripristinare la vita sono tutto sommato pratici da usare (per chi è abituato ai ritmi da soulslike), più anomala risulta l’effettiva utilità dei proiettili alternativi con i quali caricare il gunbrella. Le modalità di fuoco alternative risultano, vuoi anche per poca praticità d’uso, in secondo piano rispetto alla tradizionale doppietta, praticamente sempre letale a distanza ravvicinata.
Parlando della versione Switch, abbiamo riscontrato un adattamento di buon livello, anche se qualche rallentamento si è presentato nei nostri test nelle situazioni più concitate. Per questo motivo, ed anche per non stressare eccessivamente le mani per le motivazioni predette, consigliamo di giocarlo in modalità docked.
Resta da ultimo il fattore rapporto qualità / quantità / prezzo. Non è la prima volta che sottolineiamo la non rilevanza, nel grande schema delle cose, di prezzi sbilanciati se son sostenuti da una qualità sopraffina. E non è una novità che a volte, “less is more”. Gunbrella tuttavia merita un menzione d’onore, per aver proposto un titolo di ottima qualità con una longevità idonea ad un prezzo davvero contenuto (solo 14,79 Euro). Kudos agli sviluppatori.
Commento finale
Gunbrella è l’ennesimo progetto accolto sotto l’ala estrosa di Devolver Digital. La nuova creatura firmata Doinksoft è un platform action con venature metroidvania, che osa distinguersi dalla massa grazie alla peculiarità dell’arma che da il nome al titolo. A metà tra fucile ed ombrello, l’idea del team di sviluppo permette al titolo di fondarsi su un concept fresco, anche al netto di un’avventura non così memorabile come avremo sperato. Resta tuttavia un bel progetto, praticamente imperdibile nel suo rapporto qualità/prezzo, che speriamo possa trovare una degna evoluzione in futuro.