Avviare Arcade Paradise è un po’ un tuffo al cuore, soprattutto per chi, – come per chi vi sta scrivendo – inizia a contare qualche primavera di troppo sulle spalle. Una vampata potente di anni ’90 riempie direttamente i polmoni, un po’ come quando durante il periodo natalizio avviamo per la milionesima volta Una poltrona per due, o quando spuntano fuori dal fondo del nostro armadio un paio di Air Jordan mezze rattoppate.
Versione testata: PlayStation 5
L’ultima opera di Nosebleed Interactive, nemmeno velatamente, poggia su di un impianto pregno di elementi nostalgici e malinconici che sommato ad un incipit decisamente originale, non può che entusiasmare chi abbia vissuto o ami quell’epoca. Un periodo fatto di sale giochi fumose ed affollate, di pomeriggi in compagnia degli amici a battere record, indelebilmente impressi nelle classifiche a schermo.
Arcade Paradise è distribuito su Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One, Microsoft Windows, Xbox Series X/S, PlayStation 5.
Che gioco è?
Tecnicamente parlando Arcade Paradise è una sorta di gestionale, la cui natura però muterà ben presto con l’avanzare della nostra esperienza di gioco. Vestiremo i panni di Ashley, una ragazza a cui il padre lascia in affidamento la gestione di un’anonima e semi derelitta lavanderia, con l’intento di responsabilizzarla e farla crescere. L’entusiasmo di Ashley per questa inattesa novità rasenta il minimo sindacale, e l’idea di passare giornate tra panni sporchi e clienti maleducati non rientra propriamente tra gli idilli generazionali.
Durante la prima esplorazione del locale però, sfilando tra lavatrici ed asciugatrici, si avrà accesso ad un retro bottega, che tra altre inutili cianfrusaglie cela un paio di cabinati da sala giochi, tutt’ora funzionanti.
Questo elemento costituisce la svolta a livello di gameplay del titolo di Nosebleed, ma andiamo per ordine.
Ashley dovrà costruirsi il proprio gruzzoletto, con il quale avviare e differenziare la propria attività, attraverso la lavanderia. Per cui il ciclo gestionale in early game ci vedrà coinvolti in attività come:
- lavare ed asciugare panni (possibilmente celermente così da ottenere un buon punteggio di ranking, e relativa ricompensa in denaro),
- raccogliere e gettare l’immondizia lasciata dagli avventori e persino sturare il wc, intasato evidentemente da esagerati bisogni da parte dei clienti.
Dovremo inoltre staccare fastidiosissime gomme da masticare appiccicate un po’ ovunque.
Questo loop di attività dovrà essere gestito all’interno del nostro orario di lavoro, cercando di non fare troppo tardi la sera, per poi ritrovarsi pronti e pimpanti la mattina seguente, al fine di iniziare una nuova entusiasmante giornata in lavanderia.
Tra un ciclo di lavaggio e l’altro potremo giocare ai vari cabinati stipati nello stanzino, e man mano che cresceranno le nostre finanze, potremmo ordinarne di altri (all’insaputa di nostro padre), così da trarre profitto anche dall’utilizzo da parte dei clienti. In breve tempo le nostre attività ed attenzioni si rivolgeranno quasi esclusivamente alla sala giochi che staremo creando (fino ad un massimo di una trentina di cabinati), a discapito – per fortuna – delle attività da lavandaio.
Perché giocarlo?
Il panorama indie, per quel che riguarda il comparto videoludico, è una metropoli affollata, una giungla fitta di ogni tipo di sottogenere e categorie di videogames possibili. Molto spesso produzioni anche di buona realizzazione sotto l’aspetto tecnico, risultano però già viste ed inflazionate dal punto di vista di trama e gameplay. A nostro avviso, il maggior punto di forza di Arcade Paradise è proprio questo: una produzione piuttosto originale, ben innestata in un periodo storico evocativo, con forti rimandi ad una comfort zone malinconia, per tutti i giocatori dai 30 in su.
A livello di gameplay, superate le prime ore dove il loop delle attività della lavanderia occuperà il grosso del nostro tempo (ed in maniera anche piuttosto noiosa), una volta che inizieremo ad accumulare i vari cabinati, avrà inizio il vero divertimento.
Sì perché la scelta sarà molto vasta, dall’emulo del mitico Out Run, in salsa sci-fi, all’ibrido Grand Theft Auto / Pac-Man, a molti altri titoli, la cui maggior parte ben realizzati e divertenti. Inoltre abbiamo trovato molto interessante la meccanica inserita dal team di Nosebleed Interactive, per cui risulterà fondamentale sbloccare più achievements possibili per ogni gioco, al fine di ottenere maggiori ricompense quando il cabinato verrà utilizzato dai clienti della lavanderia.
Perché no?
A dire il vero non abbiamo trovato valide motivazioni per consigliare di non giocare Arcade Paradise, tuttavia durante la nostra esperienza di gioco, è risultata evidente dopo una decina di ore di gioco la ripetitività e la mancanza di nuovi obiettivi ed avanzamenti, anche dal punto di vista gestionale. Per cui smaltita la sbornia nostalgica delle prime fasi, assimilata ed automatizzata la componente gestionale della lavanderia, una volta che avremo provato e passato tempo sui vari cabinati, la nostra esperienza potrà considerarsi sostanzialmente conclusa.
Commento Finale
Arcade Paradise è un tuffo a bomba negli anni ’90, un condensato di elementi nostalgici appartenenti ad una gioventù andata, con un incipit narrativo ed un gameplay vari e ben congeniati. I giochi dei cabinati che potremo collezionare sono molto diversi tra loro per genere e aspetto grafico e per la maggior parte ben realizzati. Ciò che manca al prodotto di Nosebleed Interactive è la giocabilità sul lungo termine: dopo una decina di ore, il gameplay risulterà piuttosto ripetitivo e privo di ulteriori sbocchi ed evoluzioni. Tuttavia in definitiva, per ciò che rappresenta iconicamente, Arcade Paradise potrebbe piacervi anche così, al netto dei difetti, sazi e felici dei piacevoli ricordi evocati.