Siate sinceri, tutti voi almeno una volta avete barato a carte. Nessuno vi giudica, ma è improbabile che mai una volta non abbiate pensato di utilizzare qualche trucchetto di mano o una sbirciatina un pò più a sinistra per trarre un vantaggio ad una partita di briscola o scopa.
Certamente lo avrete fatto tra amici e non ad un torneo ufficiale al circolo in fondo alla strada, anche perchè probabilmente non sareste qui a leggere questa recensione in pillole di Card Shark, letteralmente un simulatore di baro, ma piuttosto in qualche ospedale in convalescenza dalle percosse ricevute.
Grazie a Devolver Digital e allo studio indipendete Nerial potrete imparare i più incredibili trucchi da baro professionista in totale sicurezza. E vi assicuriamo che dopo Card Shark non vedrete più un mazzo di carte come prima.
Versione testata: Steam
Che gioco è?
Card Shark, come scritto in prefazione, è un simulatore di baro ambientato nella Francia pre-rivoluzionaria del diciottesimo secolo.
Vestirete i panni di un tonto ragazzo muto che si aggregherà ad una combriccola ambulante di furfanti ed artisti di strada il cui scopo è quello di raccogliere più fondi possibili dalle tasche dei ricchi per sostenere le famiglie soggiogate dalla lussuria e dall’avidità della nobiltà francese.
Dal punto di vista pratico il gioco è strutturato come un gigantesco minigame in persistente evoluzione, che si basa su velocità, ritmo, ed un ottima memoria. Ogni trucco da baro prevede la pressione di una precisa sequenza di tasti con il giusto ritmo, sulla falsariga di un QTE (Quick Time Event).
Per quanto a parole possa sembrare un gameplay semplicistico, vi assicuriamo che una volta entrati nel meccanismo apprezzerete ogni singola variazione sul tema: eseguire tagli fasulli, segnare le carte con un pennello, sbirciare la mano dell’avversario mentre si serve il vino, in Card Shark imparerete 28 tecniche da baro che subito vorrete provare con un mazzo di carte vero e proprio. E questo credo sia il più grande pregio di questo brillante indie.
Perchè giocarlo?
Narrativamente parlando Card Shark è un cavallo di razza nascosto in un allevamento di muli.
Con un’inaspettata maestria e leggerezza riesce a raccontare l’epopea di Eugène, che, prelevato da una locanda dove svolgeva il lavoro di sguattero, si ritroverà nel mezzo di un intrigo di corte, il tutto raccontato con una scrittura certosina e rispettosa dell’epoca, tanto da ricordarci (alla lontana) uno spaccato sociale degno di Voltaire, Rousseau e Dumas.
L’arte dell’inganno sarà il motore trainante sia del gameplay che della narrazione, un fil rouge che abbiamo apprezzato moltissimo e dà una coerenza invidiabile a Card Shark.
Inganni che saranno (quasi) sempre divertenti da mettere in atto, come un piecè teatrale in cui recitiamo la nostra parte. Le combinazioni da eseguire con il gamepad (estremamente consigliato, lasciate stare mouse e tastiera) sono coerenti ai movimenti che faremmo con le mani se si trattasse di un vero trucco da baro, ed il tutto regala un ottimo feeling occhio-mano che in un titolo così incentrato sui QTE è di vitale importanza. Il rischio di ritrovarsi con un banale minigame di 7 ore è stato brillantemente evitato.
In ultimo, ma non per importanza, la direzione artistica, sia sonora che visiva.
Card Shark è una gioia sia da vedere che da ascoltare, la mano di Nicolai Troshinsky replica le influenze impressionistiche (e non solo) dell’epoca e le piega al medium videoludico, dando vita ad un risultato assolutamente meraviglioso da osservare, per quanto sia limitato a poche schermate.
La riproduzione delle carte, le vere protagoniste di Card Shark, è strabiliante e bramerete di possedere un mazzo disegnato ed animato così superbamente, mentre la colonna sonora dalle cadenze sinfoniche e folkloristiche che accompagnerà le nostre truffe nei salotti francesi ci farà calare ancora di più in quell’epoca pre-rivoluzionaria.
Perchè no?
Card Shark non è un gioco di carte ma sulle carte, alla fine.
Nerial ha intelligentemente evitato di complicarsi la vita inserendo le tecniche da baro in una reale partita di carte, tarpando un pò le ali alla sua creatura, ma guadagnandone in compattezza e coerenza. Alcune attività secondarie come il lancio delle carte in un cappello o i duelli con la spada non aiuteranno più di tanto a mitigare la sensazione di limitatezza che si prova durante il corso dell’avventura, e la voglia di imparare altri trucchi vi assalirà anche dopo i titoli di coda.
Se il diciottesimo secolo francese non vi affascina e siete allergici ai QTE forse Card Shark non vi conquisterà, nonostante l’assoluta ricercatezza del suo gameplay che tenta di sbanalizzare il banale.
Card Shark è pur sempre un titolo che si limita a qualche tocco di gamepad senza che avvenga chissà che cosa a schermo, e necessita di una certa sensibilità per poterlo apprezzare appieno.
Commento finale
Card Shark si dimostra essere una piccola gemma indie. Originale, divertente e con un’insospettabile profondità, sarà capace di risucchiarvi con onestà nel mondo degli inganni al tavolo da gioco, degli intrighi alla corte di Francia e dei duelli di fioretto.
Non è un gioco per tutti sia chiaro, ma chi vorrà abbracciare l’arte del baro, una volta terminata l’avventura del goffo Eugène, non guarderà mai più un mazzo di carte come prima.