Recensione in pillole Death or Treat

Death or Treat ci ricorda quanto può essere ironica la vita e, con essa, il mondo dei videogiochi. Una produzione che segna l’esordio di un piccolo team di sviluppatori spagnoli, riuniti sotto il nome di Saona Studios, con tanta voglia di divertire e sorprendere… che si ritrova ad uscire a pochissima distanza da un altro prodotto estremamente simile nell’estetica, nel gameplay e nella presentazione generale, quel Have a Nice Death di cui vi abbiamo parlato poco tempo fa.

Tante volte è successo nella storia del gaming, a volte in maniera inevitabile, a volta in maniera così assurda da sembrare uno strano scherzo del destino. Se infatti trovarsi a calcare generi molto diffusi porta con sé un rischio calcolato, ben più ironico è trovarsi ad uscire in un dato momento puntando su un setting inedito per poi ritrovarsi, per caso, con una concorrenza che fa la stessa identica cosa nello stesso identico istante. Tornando indietro di qualche anno, qualcuno si ricorderà il curioso avvicendamento, a distanza di pochi mesi, tra un Red Dead Revolver resuscitato da Rockstar San Diego e quel GUN firmato da Neversoft. O, in tempi più recenti, le poche settimane che hanno separato la release su PC di Returnal ad un titolo estremamente simile come Scars Above.

Death or Treat si propone di essere un action roguelite 2D con uno gameplay da hack’n’slash, impreziosito da ambientazioni dipinte a mano. Sarà tuttavia sufficiente per prendere le distanze non solo dalla concorrenza del genere, ma anche dalla sfortunata sensazione di già visto?

Edito da Saona Studios ed Hawthorn Games, il titolo è disponibile da oggi per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series, Xbox One, Nintendo Switch e PC (via Steam).

HallowTown vi aspetta.

Versione testata: PlayStation 5


Che gioco è?

Death or Treat è un classico action a scorrimento 2D, con elementi di stampo roguelite calati in un contesto ludico da hack’n’slash.

Il piccolo fantasmino Scary è un imprenditore tenace: suo è infatti il GhostMart, punto di riferimento del commercio di caramelle e dolciumi dell’umile villaggio di HallowTown. Un giorno tuttavia, accade l’imprevedibile: lo spirito di Halloween sparisce, portando il GhostMart a rischio di fallimento. Clark Fackerberg, fondatore di FaceBoo, ha infatti iniziato a distribuire lo Storyum, una droga capace di prosciugare la forza di volontà. Intenzionato a salvare la popolazione di HallowTown, nonché le sue tasche, Scary inizierà la sua sfida a FaceBoo ed alle sue divisioni.

Poteva mancare la frecciatina ai servizi streaming?

Saona Studios decide di raccontare una storia strutturalmente semplice, ma senza rinunciare alla vivacità delle situazioni puntando sul linguaggio parodistico. Death or Treat, oltre ad avere una trama che non sfigurerebbe in un capitolo di Hotel Transylvania ed un’estetica capace di rendere tributo a Nightmare Before Christmas, si fa allegoria del mondo dei social e della società contemporanea. In un mondo in cui multinazionali scandiscono il ritmo della vita in maniera talvolta sottile, talvolta perentoria, Scary rappresenta l’ultimo baluardo di valori tradizionali che combattono per resistere. Un risultato prezioso da parte del team spagnolo, reso ancor più lodevole dall’ottimo lavoro svolto artisticamente tanto nelle realizzazioni disegnate a mano, quanto nella colonna sonora, sempre incalzante.

Anche gli NPC sanno essere interessanti nel loro rappresentare sempre qualcos’altro al di là della loro funzione ludica.

Perché giocarlo?

Death or Treat è una produzione che si propone di coniugare l’action roguelite 2D a meccaniche di combattimento vecchia scuola, con una spruzzata di loot.

In qualità di fantasma, Scary è ovviamente invulnerabile alla morte in senso stretto. Tuttavia, come da tradizione per il genere, può finire KO ed essere costretto a ricominciare la sua avventura contro il malvagio Fackerberg. La ciclicità comune ad ogni roguelite si arrichisce, nella produzione Saona Studios, con l’importanza delle risorse recuperate nei vostri viaggi tra le divisioni di FaceBoo.

Sconfiggendo le orde di nemici sul vostro cammino potrete infatti raccogliere un numero crescente di ingredienti, dalle classiche ali di pipistrello fino ad oggetti più esotici. Una volta finiti KO, potrete decidere di conservare con voi alcuni di essi e riportarli all’hub rappresentato da HallowTown. Qui potrete impiegarli non solo per ricostruire l’umile villaggio, ma anche per acquistare graduali potenziamenti perenni che vi aiuteranno nell’avventura.

Ogni nemico può regalarvi ingredienti essenziali: spazzateli tutti via.

Ogni run dunque è capace di ricompensare il player ed avvicinarlo a nuovi potenziamenti ed armi inedite, per rendere più rapido e letale il tragitto verso la prossima area.

Un sistema di progressione pressoché costante, che alimenta un loop soddisfacente grazie ad un gameplay action improntato alla tradizione degli hack’n’slash. Death or Treat rifiuta infatti la tendenza, da parte del genere, di proporre sistemi di combattimento progressivamente più stratificati tornando indietro nel tempo al buon vecchio button smashing. Niente tecnicismi o combo da imparare: Scary potrà infatti lanciarsi a testa bassa tra le numerose orde di nemici falciandoli senza grossi pensieri. Una scelta che rende il gameplay accessibile a tutti, pur senza rinunciare ad una graduale difficoltà che richiederà un maggior grado di attenzione al player. Più che focalizzarsi su combinazioni di tasti e raffinate meccaniche difensive, Scary dovrà infatti focalizzarsi sullo schivare i colpi più pericolosi per poi continuare a menare le ectoplasmatiche mani. Il clou dei combattimenti emerge nelle immancabili boss fight, che ci opporranno ai funzionari delle divisioni di FaceBoo in scontri avvincenti e ben ritmati.

Occhio: i boss sanno essere spietati e fanno molto male.

Perché no?

Nonostante quanto finora lodato, Death or Treat non risulta purtroppo esente da varie problematiche che finiscono per renderlo un’esperienza piuttosto derivativa.

Il primo impatto con il sistema di controllo è infatti piuttosto estraniante. Forse per mimare la natura eterea del protagonista, Death or Treat ci offre un feeling pad alla mano al tempo stesso inconsistente e pesante. Dai salti agli attacchi, ogni azione di Scary è particolarmente lenta, ben lontana dalla reattività (a tratti esplosiva) di altri esponenti del genere.

Complice anche un leggero imput lag, il player dovrà ben presto fare i conti con questa scelta di game design non sempre condivisibile. La velocità generale del gioco è ben parametrata ai pattern di attacco nemici. Tuttavia, lo stesso non si può dire per il feeling perdurante di eccessiva poca responsività dei comandi. Attenzione dunque: il gameplay non risulta pregiudicato in senso stretto. Si tratta infatti di una precisa scelta che, quantomeno allo stato attuale (chissà che non venga alterata tramite patch), non ci sembra così condivisibile.

Dovrete prendere molto bene le misure con il sistema di combattimento all’inizio.

Anche l’equilibrio generale delle meccaniche proposte non convince pienamente.

Abbiamo trovato piacevole l’idea di un progressivo accumulo di risorse per migliorare Scary. Tuttavia il titolo tende a diventare troppo presto dipendente da questa necessità. Recuperare oggetti nelle vostre run sarà indispensabile per riparare i negozi di HallowTown ed ottenerne i benefici, ma più avanti diventerà tutto fin troppo ciclico. Dover affrontare ancora ed ancora gli stessi scenari esclusivamente per reperire gli oggetti necessari per diventare più forti, ci è sembrato il rovescio della medaglia di un sistema interessante ma limitato. Ovviamente Death or Treat non è il primo a proporre meccaniche simili. Tuttavia qui il bilanciamento non appare impeccabile, soprattutto se connesso al resto dell’infrastruttura ludica. Il rischio insito è infatti rappresentato dallo spettro della noia, che può palesarsi all’ennesima run affrontata nella speranza di recuperare quella rara ed infame risorsa necessaria che si rifiuta di spawnare.

Altro aspetto discutibile è rappresentato dalle armi a disposizione di Scary. Presenti in buon numero e varietà, alcune di esse ci sono parse incredibilmente sbilanciate. Non è semplice, in un action roguelite, riuscire a fornire un adeguato numero di armi e renderle tutte pienamente efficaci. Anche titoli con ben altri budget, come il citato Returnal, soffrono dello stesso problema. Tuttavia, in Death or Treat tende ad evidenziarsi fin troppo spesso e fin dall’inizio. Vi basterà infatti ottenere la vostra prima arma a distanza per capire che forse c’è qualcosa che non va negli equilibri di gameplay. Viceversa, alcune armi ravvicinate vi faranno domandare a cosa servano tante altre opzioni visibilmente meno performanti. In fondo, se la armi principali di Hades sono solo cinque, un motivo ci sarà.

Le armi sono molte, ma non tutte sono parimenti efficaci.

Commento finale

Death or Treat ci ha ricordato che, tristemente, nella vita serve spesso un po’ di fortuna. Se già è difficile, per uno studio emergente, ritagliarsi un posto al sole con il titolo di esordio, tutto diventa tremendamente più difficile se la sorte tira uno scherzetto mettendoti poco lontano un titolo paurosamente simile. Saona Studios costruisce un action roguelite 2D competente e divertente, puntando su un’estetica che strizza l’occhio a Nightmare Before Christmas ed un’allegoria rivolta al mondo dei social (e non solo). Quello che manca è tuttavia un pò di freschezza nell’impianto ludico, che punta eccessivamente sul farming di risorse e sull’hack’n’slash vecchia scuola, al netto di un sistema di controllo non sempre brillante. Una produzione tutto sommato gradevole, pur non potendo rivaleggiare con altri esponenti del genere.

7.3

Death or Treat


Death or Treat ci ha ricordato che, tristemente, nella vita serve spesso un po' di fortuna. Se già è difficile, per uno studio emergente, ritagliarsi un posto al sole con il titolo di esordio, tutto diventa tremendamente più difficile se la sorte tira uno scherzetto mettendoti poco lontano un titolo paurosamente simile. Saona Studios costruisce un action roguelite 2D competente e divertente, puntando su un'estetica che strizza l'occhio a Nightmare Before Christmas ed un'allegoria rivolta al mondo dei social (e non solo). Quello che manca è tuttavia un po' di freschezza nell'impianto ludico, che punta eccessivamente sul farming di risorse e sull'hack'n'slash vecchia scuola, al netto di un sistema di controllo non sempre brillante. Una produzione tutto sommato gradevole, pur non potendo rivaleggiare con altri esponenti del genere.

PRO

Allegoria interessante del mondo dei social, della tecnologia e della società | Esteticamente curato | Gameplay loop divertente |

CONTRO

Per sua grande sfortuna, sa di già visto | Il sistema di controllo non è reattivo come sperato | Troppo incentrato sull'accumulo di risorse |

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