Recensione in pillole Omen of Sorrow

Se c’è una cosa che non manca ad Omen of Sorrow è il coraggio. Ci vuole molto fegato infatti per tentare di lanciare una nuova IP nel panorama dei picchiaduro a scorrimento, oggi come nel 2018, l’anno di release originaria del titolo.

Non è un mistero, infatti, che questo genere sia quasi una casta alla quale è incredibilmente difficile accedere se non grazie ad una importante dinastia alle spalle. Anche l’expertise degli sviluppatori spesso non rappresenta una garanzia di successo, se una IP non viene efficacemente sviluppata (è il caso dell’ultimo, triste, Marvel vs Capcom Infinite del 2017) o se non trova sufficientemente presa presso il grande pubblico (come per il recente e bellissimo Guilty Gear -Strive-). In un anno che segnerà il ritorno dei principali dominatori delle scene mondiali 2D e 3D, il team indipendente cileno AOne Games tenta l’impossibile: lanciare il loro beat’em’up su PS5, Nintendo Switch e Steam, cercando di ritagliarsi uno spazio.

Pubblicato da EastAsiaSoft, Omen of Sorrow è un picchiaduro ad impianto 2D con grafica tridimensionale che propone un roster di personaggi ispirati ai classici mostri dell’immaginario collettivo, in un prodotto ricco di contenuti.

Basterà tuttavia l’opulenza di questa conversione a permettere al titolo di splendere a distanza di cinque anni dalla originaria release, in un firmamento di grandi nomi?

Se avete pensato a Mortal Kombat, beh, non ci siete andati molto lontani.

Versione testata: PlayStation 5


Che gioco è?

Omen of Sorrow è un picchiaduro che ricalca la tradizione tracciata da Mortal Kombat e Killer Instinct per proporre una propria visione del genere, pescando a piene mani dall’immaginario collettivo.

In mondo in cui i mostri dell’horror, della letteratura e della mitologia sono una realtà, una nuova oscurità si erge per minacciare l’umanità (o quello che ne resta). Dal mostro di Frankenstein ideato da Mary Shelley alle creature assetate di sangue di Bram Stoker, passando per il sacerdote egiziano Imhotep, un roster da incubo sarà nelle mani dei giocatori per affermare il proprio dominio.

Un drago di sangue? Perché no?

La produzione cilena colpisce con un’estetica a metà tra fumetto e realismo, con scelte cromatiche e registiche che omaggiano le migliori produzioni Netherrealm. Ecco dunque un Unreal Engine 4 ben sfruttato nella modellazione poligonale, con personaggi definiti e particolareggiati, anche a distanza di ben cinque anni dalla release originale. Ovviamente, tutto va visto attraverso le lenti delle modeste abilità di un team indipendente, al quale si può perdonare il tratto aspro o la povertà delle scenografie, oltre ad una scarsa coesione dell’effettistica (comunque di buon livello). Ne emerge un colpo d’occhio estremamente piacevole che ha ben resistito all’impatto degli anni e degli avanzamenti tecnologici, a patto di non fare scomodi paragoni con produzioni ben più blasonate. Un’attenzione particolare anche al comparto musicale, con composizioni affidate al giovane talento cileno Francisco Cerda.

Le ambientazioni sono spoglie, è vero, ma è pur sempre un piccolo indie del 2018.

Perché giocarlo?

Omen of Sorrow ha in sé il cuore della produzioni indipendenti più fiere, che tentano di rispondere con ardore alle richieste del pubblico.

Il sistema di combattimento propone la necessità di equilibrare la barra della Fortuna/Fato. La prima si innalza giocando in modo offensivo, ottenendo in premio un incremento delle capacità di attacco al costo di una scopertura maggiore. Viceversa, il secondo aumenta affidandosi ad un approccio difensivo che garantisce l’accesso alle possibilità di contrattacco.

Attenzione però a non abusare del Fato. Il troppo affidamento sulla difesa porterà il giocatore nello status di Condannato, che comporterà un crollo significativo delle capacità difensive. Al contrario, più sarete aggressivi e più facilmente otterrete lo status Benedetto, che boosterà il vostro potere d’attacco.

Omen of Sorrow pone dunque l’accento sull’offensività del playstyle, con un occhio di attenzione alle contrindicazioni delle giocate più difensive. Il gioco inoltre non lesina in meccaniche ulteriori, tra cancel di varia natura, meccanismi specifiche ad personam e molto altro.

Un gameplay dunque con idee interessanti ed una discreta profondità, da declinare in un’offerta ludica invitante. Uno story mode rinnovato rispetto alla release originaria si accompagna alle classiche modalità arcade, versus e survival, attraverso cui sbloccare collezionabili da ammirare in galleria. Un occhio di attenzione anche all’online, con il supporto al crossplay attraverso tutte le piattaforme.

Di roba da fare ce n’è in Omen of Sorrow.

Perché no?

Omen of Sorrow sembra dunque un piatto decisamente succulento sul quale affondare i denti… peccato però che, alla prova diretta, emergano tanti piccoli problemi.

Purtroppo si sa, il mondo dei picchiaduro non perdona e basta ben poco per relegare un titolo promettente all’ombra degli eterni incompiuti. Quando poi le principali criticità sono legate al gameplay puro e semplice, le difficoltà diventano ancor maggiori. Nonostante un pregevole comparto tecnico che ancora oggi ben figura, Omen of Sorrow pecca nel fornire un’esperienza ludica sufficiente pad alla mano.

Graficamente il titolo ancora si difende bene… i suoi problemi son altrove.

A partire dal bilanciamento dei personaggi, che presta il fianco a diversi squilibri. Passando per l’IA, che alterna comportamenti ridondanti a picchi ingiustificati di difficoltà. Omen of Sorrow palesa una generale mancanza della polishness richiesta ai titoli di questo genere. Il titolo soffre inoltre di uno spiacevole ed evidente input lag che rende l’esperienza ludica poco responsiva nonché piuttosto pesante. Durante la nostra prova, è accaduto spesso di fallire combo per la scarsa reattività dei controlli. Ma è altresì capitato di incastrare gli avversari all’interno di inevitabili loop offensivi.

Tutti i problemi di una formula ludica grezza si riversano, a cascata, sull’apprezzabilità di un picchiaduro che, a cinque anni dalla sua release, non è riuscito purtroppo a far breccia nel cuore dei fan. Per un genere che vive e respira grazie allo spirito di competizione contro avversari umani, spiace constatare che questa conversione sia sostanzialmente morta sul versante online, nel quale è pressoché impossibile trovare utenti che lo stiano giocando nonostante il crossplay. Un attestato di un progetto coraggioso, ma destinato ad essere giocato solo nei salotti dei grandi appassionati. Qualcosa che poteva andare bene nel 2003, decisamente male nel 2018, totalmente improponibile nel 2023.

Eppure il combat system è piuttosto interessante e strategico.

Commento finale

Omen of Sorrow rappresenta, sfortunatamente, il più classico dei progetti “dead on arrival”, ora come nel lontano 2018. AOne Games decide di portare su piattaforme inedite il loro picchiaduro indubbiamente interessante e ricco di contenuti, ma ancora oggi orfano del necessario polishing che in questo genere fa la differenza tra meteora e sorpresa. In un anno che vedrà il ritorno dei pesi massimi del genere, Omen of Sorrow tenta di ritagliarsi un piccolo e modesto spazio, fallendo nel (difficilissimo) sforzo di ritagliarsi uno stuolo di appassionati che diano longevità al titolo.

6.5

Omen of Sorrow


Omen of Sorrow rappresenta, sfortunatamente, il più classico dei progetti "dead on arrival", ora come nel lontano 2018. AOne Games decide di portare su piattaforme inedite il loro picchiaduro indubbiamente interessante e ricco di contenuti, ma ancora oggi orfano del necessario polishing che in questo genere fa la differenza tra meteora e sorpresa. In un anno che vedrà il ritorno dei pesi massimi del genere, Omen of Sorrow tenta di ritagliarsi un piccolo e modesto spazio, fallendo nel (difficilissimo) tentativo di ritagliarsi uno stuolo di appassionati che diano longevità al titolo.

PRO

Un cast intrigante e diversificato | Meccaniche di gameplay interessanti | Esteticamente piacevole nonostante gli anni trascorsi |

CONTRO

Manca molto lavoro di polishing | L'input lag rende il gioco fin troppo pesante ed impreciso | L'online è tristemente morto |

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