Todd Philips e Joaquin Phoenix riscrivono le regole del Cine Fumetto, mostrandoci qualcosa di nuovo e destinato ad influenzare questo genere negli anni avvenire.
Il Joker di Todd Philips, è sicuramente il film più chiacchierato dell’anno. Doveva essere l’anno di Avengers: Endgame (film che regala una chiusa raffinata e coerente ad una decade di successi record d’incassi per la Marvel), invece il 2019 sarà ricordato principalmente per lui, il Joker, che scrive una nuova pagina del tanto discusso genere dei Cine Comics. Perché è proprio il genere dei cine fumetti che viene messo in discussione con questo film, il meno cine fumetto di tutti, un film che per durezza dei temi trattati, per scene e scopo, viene più accostato a capolavori come Taxi driver. Qualcuno dice che ha scopiazzato dalla cinematografia di Scorsese, alla quale sicuramente gli autori hanno guardato con interesse e la presenza di De Niro nel cast non fa che aumentare questa sensazione. Ma il film sicuramente non è solo questo, ha una personalità propria e se qualcuno ha ben presente il mondo in cui avvengono le storie di Batman, capirà che in realtà non siamo così tanto fuori dagli schemi delle storie di Gotham city.
“Il Joker di Todd Philips restituisce dignità a questo tipo d cine fumetto, tipologia che troppo spesso viene banalizzata e fagocitata dalla macchina Hollywoodiana”
Frank Miller, Alan Moore e altri autori, infatti, ci hanno insegnato che tramite questo mondo immaginario si può raccontare benissimo la realtà che ci circonda, in particolare le storie dell’uomo pipistrello, dove non è il superomismo a prevalere, ma piuttosto è la psicologia e la pazzia i punti fondamentali di un racconto profondamente umano, in cui il mondo supereroistico pure presente non l’unico elemento essenziale. Il Joker di Todd Philips restituisce dignità a questo tipo di cine fumetto, tipologia che troppo spesso viene banalizzata e fagocitata dalla macchina Hollywoodiana, tramite una storia dura, lineare, ambientata in una città disperata, dove l’emarginazione, la differenza di classe economica viene non raccontata come nella trilogia di Nolan, ma percepita, grazie ad una fotografia aspra, realistica e senza alcun tipo di palliativo. Impeccabile, è infatti la regia di Todd Philips che, sebbene abbia sempre aggiunto un pizzico di Humor nero in tutti i suoi film, compresa la trilogia de “Una Notte da Leoni”, riesce ad ottenere davvero un risultato incredibile con il Joker. Il film inoltre conferma il trend degli ultimi anni, che vede anche altri registi provenienti dalla commedia essere in grado di approcciare a generi differenti con grande maestria (basti pensare ad Adam Mckay con La grande Scommessa e Peter Farrelly con Green Book).
Il Joker è anche e soprattutto un film di denuncia sociale, usa la storia del famoso villain per raccontare le difficoltà di quelle persone che vivono ai margini della società odierna; Joker, infatti, è un prodotto della società in cui viviamo: la violenza di strada, un governo che taglia i fondi, un accesso fin troppo semplice alle armi, sono tutti fattori determinanti per la creazione del mostro, il film lo fa capire chiaramente, senza essere indulgente con il personaggio; Arthur Fleck è fondamentalmente cattivo, ma rifacendosi al principale capolavoro sul più famoso Villain dei fumetti (Killing Joke di Alan Moore), a volte basta una cattiva giornata (in questo caso sarà una vita intera) a rendere folle una persona.
“Il Joker è anche e soprattutto un film di denuncia sociale”
Come si evince dal titolo, il film non avrebbe mai potuto funzionare senza una prova straordinaria del protagonista e Joaquin Phoenix ce la offre in toto. Il film infatti si regge materialmente sulle sue spalle. Che Phoenix fosse uno dei migliori attori in circolazione è cosa ben nota, film come The Master, Walk the Line, Vizio di Forma, ci hanno fatto capire che abbiamo a che fare con un vero purosangue della recitazione, ma si sa, con questo genere, anche validissimi attori hanno fallito. Se a ciò si aggiunge che questo ruolo ha avuto predecessori così illustri come Jack Nicholson e Heath Ledger, che con le loro interpretazioni hanno creato un vero e proprio culto per il personaggio, la paura del fallimento era dietro l’angolo. Fortunatamente non è stato questo il caso. Il Joker di Phoenix non si scontra con i suoi predecessori, ma anzi si pone al loro fianco; il Joker di Nicholson, ad esempio fa leva sul talento naturale dell’attore nell’essere folle, fa sbellicare dalle risate e rimanendo fedelissimo a quello dei fumetti, è pura follia in movimento: non si sa perché uccide, ma quando lo fa è devastante e imprevedibile.
“La danza malata di Phoenix ci ha regalato una delle scene più belle del cinema”
Il Joker di Ledger, è legato all’attore e al regista in modo indissolubile. Ledger ha dato una splendida versione tutta sua del “pagliaccio”, che impregnato di filosofia Nolaniana, è più impegnato a far capire che ad agire, come ripete nel film infatti “non si tratta di soldi, si tratta di mandare il messaggio”. Veniamo ora al Joker di Phoenix, a differenza dei predecessori, lavora di più sul corpo, il suo Joker è innanzitutto un malato, non solo mentale, ma anche fisico. Tutti gli abusi che ha subito, li porta sul suo corpo magrissimo, scomposto, sgradevole. Poi c’è la risata, che spesso non sono risa di follia, ma gridi di aiuto e frustrazione di una persona che soffre; la sua risata una malattia, non ride perché vuole, ride perché non riesce a farne a meno, anche quando soffre. Tutto ciò non è finalizzato alla compassione, ma semplicemente ci raccontano l’uomo prima del mostro, perché è sempre di un mostro che stiamo parlando. Lo stupendo finale ci fa comprendere che Arthur Fleck ritrova sé stesso solo nell’omicidio, ed anche in questo caso Phoenix ce lo fa comprendere con il suo corpo: in particolare la sua danza, esternazione del suo completo abbandono alla follia, ci ha regalato una delle scene di cinema più belle degli ultimi anni.
Quindi, che sia piaciuto o meno, Joker sarà un film che rimarrà nella storia, segnando un nuovo confine tra il cinema d’autore e il cine fumetto. In particolare questo film ha un valore immenso per la D.C. Comics che dopo dieci anni può finalmente liberarsi dall’ombra della trilogia del Cavaliere Oscuro. La trilogia di Nolan infatti, per la sua grandezza è stata troppo spesso unità di misura dei film collegati alla Casa, intralciando indirettamente progetti che avevano ottimi spunti. Con Il Joker, finalmente si può andare avanti, perché come disse una volta Michael Jordan a Larry Bird e Magic Johnson “avete fatto il vostro corso, ma ora c’è un nuovo sceriffo in città”.