Recensione Kunitsu-Gami: Path of the Goddess, azione e strategia sublimati nella Kagura

Kunitsu-Gami: Path of the Goddess è un esperimento molto particolare. Non potremo definirlo diversamente, soprattutto in questo preciso momento storico. In un periodo che vede lo sperimentalismo relegato alla scena indie, Capcom decide di andare contro corrente dando fiducia ad un progetto audace su un genere di nicchia, incredibilmente orientale nel proprio imprinting estetico. Un identikit assai distante dai titoli che hanno riportato il successo nella software house giapponese, oramai definitivamente risorta dopo le titubanze e gli insuccessi delle scorse generazioni a colpi di capolavori di altissimo valore.

In questo panorama, ancora più spiazzante è stato assistere alla promozione di Path of the Goddess, un inedito ibrido tra action e tower defense, calato nell’immaginario artistico (e storico) della Kagura (una danza sacra giapponese) e del Bunraku (una particolare espressione teatrale). Eravamo anche un pochino preoccupati, non lo nascondiamo, di fronte ad una impronta identitaria così forte e distante da quanto ci aveva proposto recentemente Capcom. Ma ci sbagliavamo: Kunitsu-Gami è l’ennesima perla della grande software house giapponese, un titolo che tutti dovrebbero provare almeno una volta.

Kunitsu-Gami: Path of the Goddess è disponibile dallo scorso 19 Luglio su Xbox Game Pass, Xbox Series X|S, Xbox One, Windows, PlayStation 5, PlayStation 4 e Steam!


Versione testata: PlayStation 5


Le Furie della montagna

Monte Kafuku. Lussureggiante terra giapponese, pacifico rifugio di animali ed esseri umani, che vivono in totale simbiosi immersi nella natura e nella bellezza. Il perfetto equilibrio ascetico viene interrotto brutalmente da una inquietante profanazione: le Furie entrano nel mondo terreno, portando la corruzione e la rovina tra la gente della montagna. Posti un tempo lussureggianti vengono ridotti a incubi contorti, le persone vengono intrappolate in grotteschi bacelli e persino gli animali vengono deviati dalle forze malvage. Anche le sacre maschere del Monte Kafuku vengono sottratte e distorte dalla degenerazione. La Sacerdotessa della montagna, Yoshiro, consapevole di essere l’unica speranza per fermare le Furie, evoca il proprio guardiano Soh. Insieme inizieranno un viaggio verso la purificazione del Monte Kafuku, grazie ai poteri sacri capaci di estinguere il male attraverso maestose danze kagura cerimoniali.

Soh è immortale… Yoshiro no.

La premessa narrativa, per la verità piuttosto umile e semplice, fornisce poco più di un pretesto per l’intera esperienza alla base di Kunitsu-Gami. Non aspettatevi infatti una trama articolata, dialoghi profondi e cutscene infinite. Path of the Goddess è una esperienza in questo senso minimale, in cui la storia viene raccontata in maniera succinta e diretta, giocando più su suggestioni che su una sceneggiatura complessa. Quello che potrebbe sembrare un grosso punto a sfavore della produzione viene grandemente pareggiato (e ribaltato) dalla maestosa cura verso ogni componente artistica del titolo.

Nonostante un comparto tecnico non particolarmente raffinato, la direzione artistica di Kunitsu-Gami è semplicemente stupefacente. Il design dei personaggi, delle decorazioni, dei tessuti nonché dei paesaggi, delle ambientazioni e di ogni singola mostruosità partorita dalle Furie, grida orgogliosamente folklore orientale. In pari misura anche la colonna sonora, sublime nell’uso di strumentalità che onorano la tradizione orientale e settano il ritmo in maniera praticamente perfetta. Un progetto nel quale si respira a pieni polmoni l’amore per la propria storia, veicolata anche attraverso danze e teatralità, che rende assolutamente unica la produzione in tutto il panorama. Qualcosa di così coraggioso che ci ha ricordato, neanche a farlo apposta, quell’Okami di Clover Studio uscito quasi vent’anni fa… in ben altro contesto storico, quando ancora la sperimentazione era quasi all’ordine del giorno.

Recuperare le maschere perdute permetterà di sbloccare nuove classi per le truppe.

Dal tramonto all’alba

La missione di Yoshiro e Soh è dunque quella di estirpare le Furie e la loro corruzione dai villaggi e dai punti di interesse del Monte Kafuku, in modo da scacciare definitivamente il male. Per farlo, il sacro cammino dei nostri seguirà un ben preciso iter.

In ciascun livello, Soh dovrà inizialmente recuperare quante più risorse possibili purificando aree circoscritte con la danza della propria spada. Inoltre, dovrà liberare dai bozzoli il maggior numero di persone. Nel contempo, dovrete indicare la via a Yoshiro per raggiungere il portale torii presso cui eseguire il rito esorcizzante. Semplice? Niente affatto, perché il vostro primo avversario sarà ineluttabile: lo scorrere del tempo. Dovrete infatti essere rapidi per prepararvi adeguatamente al calare delle tenebre… quando le Furie attaccheranno.

Al tramonto preparatevi ad accogliere le Furie.

La notte coinciderà infatti con la fase più propriamente tower defense del titolo. Le Furie arriveranno ad ondate crescenti e via via più numerose, con l’obiettivo di nuocere a Yoshiro. Il giocatore dovrà proteggere la sacerdotessa assegnando agli umani liberati diversi ruoli tattici (taglialegna, arcieri, lottatori di sumo, ladri e molto altro) e piazzarli in aree determinate, con lo scopo di eliminare o quantomeno rallentare ed arginare le armate nemiche. Soh dovrà inoltre agire tempestivamente lottando direttamente contro le Furie, aiutando le proprie truppe e gestendo nel miglior modo possibile gli attimi di pericolo.

Lo spessore tattico del titolo emerge nella perfetta coesione delle due fasi. Se di giorno l’urgenza sarà reperire materiali e capitale umano, oltre che ponderare con oculatezza il tragitto di Yoshiro e le proprie fermate, di notte tutto sarà diverso. L’ago della bilancia si sposterà sulla strenua difesa della sacerdotessa, tenendo in debita considerazione non solo la geografia delle ambientazioni ma anche la composizione degli avversari e dei propri soldati. Se pensate che una schematizzazione di questo tipo possa essere un preludio alla monotonia, possiamo smentirvi. Nelle circa venti ore necessarie per completare il titolo, Kunitsu-Gami continuerà a reinventarsi con nuove idee. Da nuove classi da assegnare alle crescenti abilità di Soh, passando per una invidiabile varietà di situazioni, il titolo continua a divertire e sorprendere dall’inizio alla fine. Vi capiterà di affrontare notti infinite con l’obiettivo di racimolare risorse, di gestire traversate nautiche, di combattere contro boss enormi e molto altro.

Andando avanti aumentaranno esponenzialmente le difficoltà e gli imprevisti.

Purificazione e ricostruzione

Dopo ciascun livello, Path of the Goddess vi metterà di fronte a diverse alternative. Potrete infatti affrontare la prossima missione e proseguire nella liberazione del monte Kafuku, ma il titolo vi inciterà a prendervi i vostri tempi.

Il potenziamento delle classi e delle abilità di Soh passa attraverso il recupero di specifici consumabili che potrete reperire completando nuovamente i vecchi livelli esaudendo inediti obiettivi specifici. Dovrete ad esempio utilizzare un numero determinato di truppe o evitare di curarvi o svolgere specifiche azioni. In alternativa, il titolo vi spingerà a ricostruire i posti visitati: si aprono, in questi frangenti, delle semplici parentesi gestionali nelle quali commissionare riparazioni e restaurazioni per riportare ai fasti di un tempo i luoghi distrutti dalle Furie.

Scegliere le giuste classi è fondamentale… ma tendenzialmente sarete portati ad usare sempre le più versatili.

Kunitsu-Gami non è tuttavia un titolo perfetto. Pur nella sua estrema eleganza e nella sua intelligente infrastruttura ludica (che invoglia a continuare a giocare per vedere sempre più contenuti), la produzione Capcom presta il fianco a qualche critica.

Anzitutto, la grande varietà di avversari non si sposa benissimo con l’altrettanta eterogeneità di classi. Le arene sono infatti tendenzialmente contenute e, soprattutto nelle fasi avanzate, l’azione si fa piuttosto caotica. Una circostanza che cozza con una precisa pianificazione strategica. Proprio per questo motivo, spesso la sensazione è che la gran parte degli scontri si possa portare a termine più con la versatilità della classi iniziali che non con la precisione dei ruoli più avanzati. La cosa cambia laddove si voglia completare il titolo in ogni sua parte, ma la tendenza resterà quella di usare sempre le più duttili.

Le fasi di ricostruzione dei villaggi inoltre tendono ad essere fin troppo lineari e monotone, finendo con l’essere parentesi metodiche che non una vera e propria feature ludicamente profonda o stimolante. Di base vi ritroverete semplicemente ad assegnare forza lavoro a determinati compiti, per poi passare più tardi a ristrutturazioni completate. In parallelo, rigiocare i livelli come condizione indispensabile per sbloccare potenziamenti, potrebbe essere considerata una richiesta addirittura cavillosa per parte dell’utenza.

Gli attacchi dalla distanza sono sempre un must quasi in ogni occasione.

Commento finale

Kunitsu-Gami: Path of the Goddess è, senza mezzi termini, una delle più piacevoli sorprese dell’anno. Allontanandosi dai blockbuster AAA ai quali ci ha abituato, Capcom non dimentica tuttavia il requisito dell’elevata qualità delle proprie proposte, stavolta sorprendendo con un ibrido tra action e tower defense che omaggia con orgoglio alcuni potenti aspetti culturali della terra del Sol Levante. Ludicamente stratificato, artisticamente fuori parametro e contenutisticamente generoso, la missione della sacerdotessa Yoshiro e del guardiano Soh è una rara delizia da assaporare. Non tutto è perfetto e sussistono alcune sbavature, sia chiaro. Ma esattamente come vuole la tradizione giapponese del Wabi-sabi, a volte occorre non solo ad accettare l’imperfezione, ma a trovare in essa la bellezza delle piccole cose.

8.5

Kunitsu-Gami: Path of the Goddess


Kunitsu-Gami: Path of the Goddess è, senza mezzi termini, una delle più piacevoli sorprese dell'anno. Allontanandosi dai blockbuster AAA ai quali ci ha abituato, Capcom non dimentica tuttavia il requisito dell'elevata qualità delle proprie proposte, stavolta sorprendendo con un ibrido tra action e tower defense che omaggia con orgoglio alcuni potenti aspetti culturali della terra del Sol Levante. Ludicamente stratificato, artisticamente fuori parametro e contenutisticamente generoso, la missione della sacerdotessa Yoshiro e del guardiano Soh è una rara delizia da assaporare. Non tutto è perfetto e sussistono alcune sbavature, sia chiaro. Ma esattamente come vuole la tradizione giapponese del Wabi-sabi, a volte occorre non solo ad accettare l'imperfezione, ma a trovare in essa la bellezza delle piccole cose.

PRO

Artisticamente straordinario | La commistione tra action e strategia è ben collaudata ed interessante | Longevo e vario |

CONTRO

Alcune finezze strategiche risultano apprezzabili solo ad alti livelli | Le fasi gestionali nei villaggi sono ripetitive | La necessità di rigiocare i livelli potrebbe non essere accolta benissimo da tutti |

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