Recensione L.A. Noire

Welcome back.

A distanza di sei anni dalla sua uscita su PS3, Xbox 360 e PC, L.A. Noire, videogioco action-adventure sviluppato da Team Bondi, e pubblicato da Rockstar Games, è sbarcato anche su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch. L. A. Noire è ricordato soprattutto per il travagliato sviluppo. Inizialmente doveva essere pubblicato in esclusiva su PlayStation 3, poi per diverse piattaforme, ritornando ad essere nuovamente esclusiva Sony e poi ancora multipiattaforma. Fra i tanti problemi ci fu anche il burrascoso rapporto fra Team Bondi e Rockstar Games, quest’ultima, secondo alcuni, sembrerebbe aver salvato il progetto in extremis, pubblicandolo, dopo ben 7 anni di sviluppo, nel maggio del 2011.

L.A. Noire, rappresenta ancora oggi un titolo unico nel suo genere. Un’esperienza di gioco incredibile, che riesce a raccontare la Los Angeles del 1947 fra crimine, vizio e droga. Non è soltanto un’esperienza videoludica, ma un vero e proprio punto di contatto tra cinema e videogioco. Team Bondi è stata ormai chiusa da diverso tempo, eppure nonostante i difetti della produzione, che permangono tutt’ora anche nella versione rimasterizzata, L.A. Noire riesce ancora a stupire, grazie ad uno stile narrativo magistrale e all’ottimo sistema di animazione facciale che ricreano fedelmente l’atmosfera noir su cui si basano le vicende di gioco.

Noi abbiamo già avuto la fortuna di giocare all’edizione originale su PlayStation 3. In questa sede cercheremo di darvi le nostre impressioni sulla versioni PlayStation 4 e Nintendo Switch del gioco.

Da reduce di guerra pluridecorato a Detective

Hollywood, California, siamo nel bel mezzo del boom post-bellico che travolse gli Stati Uniti dell’epoca e in particolar modo la città degli angeli, Los Angeles. Cole Phelps è un semplice agente di pattuglia del Los Angeles Police Department, gettato a capofitto in una città che sta affogndo nel suo stesso successo. Un uomo onesto e retto, sposato e padre di due figlie, nonché un pluridecorato eroe della Seconda Guerra Mondiale che cerca di elevare il proprio umile lavoro ad una missione contro i mali del mondo e di fare carriera nell’LAPD.

Dopo qualche anno di pattuglia per Cole è arrivato il momento di abbandonare l’uniforme e cominciare ad indossare giacca e cravatta. In poco tempo si porta all’attenzione degli alti ranghi della polizia, e soprattutto a quella di James Donnelly il capitano della omicidi, un uomo rispettato e temuto, che non disprezza scorciatoie e dubbia moralità per imporre la sua personale visione della giustizia, una visione più che orientata dalla sua ideologia di estrema destra, razzista e profondamente cattolica e tradizionalista. Cole (ancora di pattuglia) col suo entusiasmo rampante si impegna subito nelle indagini di un omicidio noncurante delle gerarchie. E quando alla fine Phelps riesce ad assicurare il colpevole alla giustizia, il capitano Donnelly, riconoscendo in lui un talento fuori dall’ordinario, decide di prenderlo sotto la sua ala protettrice e di dargli l’opportunità di diventare Detective. Direzione dipartimento del Traffico.

Il buon Phelps, accompagnato da diversi partner, esplorerà la città californiana muovendosi per luoghi iconici e non, indagando sul marciume e sulla corruzione che contraddistinguono la Los Angeles di fine anni 40. In poco tempo, caso dopo caso, riuscirà a diventare “famoso” e a far parlare di se, ma purtroppo, il successo si rivolterà contro Phelps, il quale si troverà ben presto a dover affrontare eventi drammatici e verità scomode.

Un mix perfetto

L.A. Noire, un po’ come accaduto con Red Dead Redemption, abbandona i classici elementi delle serie Rockstar Games, offrendo un interessante mix di elementi, fra noir, poliziesco, avventura grafica e azione. L’esperimento di Brendan McNamara, forse mai capito del tutto, ha portato ad un gameplay solido e appagante. L’investigatore non è un mago e pertanto, saremo chiamati ad esaminare la scena del crimine, fiutando gli indizi e le prove, che ci verranno segnalati dalla vibrazione del controller e interrogando i testimoni che possano fare al caso nostro. Ogni elemento utile per l’indagine verrà appuntato nel taccuino di Phelps. Attraverso il taccuino, passerà il sistema di interrogazione e di raccolta delle testimonianze. Qui abbiamo la colonna portante dell’intera esperienza di gioco e probabilmente la meglio riuscita della produzione. Infatti, dopo un primo approccio “conoscitivo” del testimone o dell’eventuale sospettato, Phelps inizierà a porre domande e starà a noi capire se la risposta dataci è sincera oppure data per depistare le indagini.

Per capire se dicono o meno il vero, dovremo osservarli. Grazie al Motion Scan, ogni teste o sospettato, avrà diversi comportamenti ed espressioni facciali. Una parola o uno sguardo possono fare davvero la differenza per la raccolta di elementi utili per il caso. Alla testimonianza o all’interrogatorio potremo selezionare tre differenti opzioni: assecondare la risposta, forzare la persona attraverso una velata minaccia o accusarla. Sarà necessario prendersi il giusto tempo per valutare gli elementi in nostro possesso e selezionare la giusta opzione altrimenti il teste/sospettato si chiuderà a riccio e non collaborerà più con noi. In situazioni di difficoltà, potremo avvalerci dei cosiddetti Punti Intuito, i quali potranno essere guadagnati all’aumentare di livello. Questi particolari Punti ci faciliteranno gli interrogatori, chiedendo alla community la risposta oppure chiedendo al gioco di toglierci una delle tre opzioni di scelta.

Nessun caso sarà irrisolvibile. C’è sì una grande libertà di scelte, ma la produzione ha fatto in modo che ogni indagine possa progredire agevolmente. Se farete degli errori non preoccupatevi, ci sarà modo di rimediare. Fra gli elementi migliori è impossibile non citare gli inseguimenti in auto o a piedi quando il teste se la dà a gambe o quando il malintenzionato viene colto in flagranza di reato. Elementi che rendono il gameplay molto vivace e che vanno a spezzare il ritmo più compassato di indagini e interrogatori. L.A. Noire non è un gioco d’azione, o meglio l’azione non è presente in grandi quantità, soprattutto nei 21 casi principali che il gioco ci propone. Per chi volesse qualche scontro a fuoco in più e consigliabile dedicarsi alle missioni secondarie che si presenteranno nel nostro girare per Los Angeles o attraverso le chiamate alla radio del Dipartimento di Polizia. Quando ci troveremo ad affrontare criminali armati, dovremo sfruttare le coperture e uscire dalle stesse al momento giusto per rispondere al fuoco. Notevole anche il sistema di combattimento corpo a corpo, caratterizzato da scazzottate e schivate davvero convincenti.

Il pesò degli anni si sente tutto

La rimasterizzazione ha fatto sì che L.A. Noire ottenesse dei benefici in termini tecnici. La risoluzione è stata aumentata e pur mantenendo fissi i 30 fotogrammi al secondo, ha indubbiamente “svecchiato” il titolo, rendendo i poligoni e le texture più belle da vedere. Non stiamo parlando di miracoli in quanto i limiti tecnici ci sono tutti. Se la città di Los Angeles, nell’edizione originale sembrava viva e ricca di elementi, a distanza di sei anni, è ben lontana da quel fascino magico che la caratterizzava. E’ comunque ancora affascinante camminare e girare per le strade della città californiana, ma si notano tanti elementi squadrati e quella spigolosità che non siamo più abituati a vedere nelle produzioni odierne. L’engine di PS4 fa quel che può, provando a mascherare gli evidenti difetti tecnici, ma ragazzi, parliamo di un prodotto che ha diversi anni sulle spalle. I volti invece realizzati con il Motion Scan, non sono stati modificati e ancora oggi sono davvero belli da guardare. In termini di atmosfera e di direzione artistica il lavoro è ineccepibile, possiamo definirlo sublime. Il doppiaggio in inglese, ma con sottotitoli in italiano è stato curato nei minimi dettagli e la colonna sonora, fra pezzi jazz e altri più ritmati ci immerge pienamente nell’atmosfera di Los Angeles del 1947 e nel suo stile “Golden Age”.

Commento finale Versione PS4:

La versione rimasterizzata di L.A Noire è sicuramente indirizzata a chi non ha mai avuto il piacere di provare l’opera originale di Team Bondi, ma farà altrettanto felici anche quei giocatori che già hanno indossato i panni del Detective Phelps. La componente investigativa, tanti casi da dover portare a termini (sono inclusi anche tutti i DLC usciti in origine) e la possibilità di vivere un’esperienza a dir poco unica, fanno quindi di L.A. Noire un must have da avere a tutti i costi. Dal punto di vista tecnico, i miglioramenti ci sono, ma purtroppo, complice anche il travagliato sviluppo e alcune mancanze evidenti della produzione originale, hanno fatto sì che L.A. Noire non sia invecchiato proprio benissimo.

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Per quanto riguarda la versione Nintendo Switch?

Siamo molto felici che i titoli terze parti stanno trovando il giusto spazio su Nintendo Switch. Se su PS4 e Xbox One, il lavoro di restyling è stato fatto più dal punto di vista grafico, su Nintendo Switch invece il lavoro è stato mirato ad ottimizzare l’esperienza di gioco su un hardware completamente diverso, andando inoltre a sfruttare le diverse possibilità di gioco offerte dall’ibrida della grande N.

Si è dovuti per forza di cose scendere a compromessi e anche il prezzo di circa 50 euro, perché dovrebbero giustificare l’acquisto di L.A. Noire su Switch?

Le nostre mani sulla scena del crimine

La versione Switch di L.A. Noire in modalità TV è in grado, di girare a 1080p e 30 fps; la risoluzione si abbassa a 720p in modalità portatile, mantenendo i 30 fotogrammi per secondo. L’esperienza di gioco scorre fluida per gran parte dell’avventura, ma è bene segnalare che in diversi frangenti abbiamo assistitO a notevoli cali di frame rate, caricamenti sostanziosi e qualche pop-up di troppo. Questi difetti, dipendono in parte dall’hardware di Switch ma soprattutto dal travagliato sviluppo che il gioco ha dovuto subire nei ben 7 anni che ci sono voluti per portarlo sugli scaffali. L’esperienza di gioco, sia chiaro, resta ottima e fruibile ma la vera differenza della versione Nintendo del gioco è data dal sistema di comandi.

I Joy-Con possono essere sganciati dalla console e come se fossero le nostre mani, potremo raccogliere indizi e prove sulla scena del crimine e ruotarli per analizzarli. Ciò che ci ha davvero impressionato è il Rumble HD integrato nei mini-controller che rende l’esperienza ancora più immersiva e offrendoci un feedback tattile più realistico rispetto alle controparti. Se invece ricercate un’esperienza di gioco più tradizionale, potete inserire i Joy-Con nell’apposito supporto, oppure utilizzare il Pro Controller e godervi il gioco in maniera non dissimile da quanto proposto su PS4 e Xbox One.

Portabile è meglio

Se le feature riportate sopra rappresentano già una notevole differenza rispetto alle versioni PS4 e Xbox One, ciò che potrebbe indurre all’acquisto di L.A. Noire è il fattore portabilità. Potremo non solo portare il gioco sempre con noi ovunque andiamo, ma potremo sfruttare anche il touch screen di Switch che porta L.A. Noire ad avvicinarsi molto ad un punta e clicca. Sarà possibile quindi non solo navigare e segnare punti di interesse sulla mappa di gioco, ma gestire le sessioni di indagini e gli interrogatori. Il buon Phelps quindi potrà selezionare le azioni direttamente dallo schermo, rendendo l’esperienza complessivamente davvero unica e particolare.

Tecnicamente si poteva fare di più

La versione Switch del gioco è forse caratterizzata da due anime, quella portatile si comporta bene, risultando fluida e davvero unica nel suo genere grazie all’ausilio anche dei comandi touch screen. Una volta però inserita la console nell’apposito Dock, paradossalmente tutti i difetti vengono amplificati. Pop-up, aliasing, evidenti e drastici cali, seppur sporadici, di frame rate. Tutti elementi che non giovano positivamente all’esperienza di gioco. Il consiglio quindi è quello di giocare L.A. Noire in versione portatile, in quanto è sicuramente il miglior modo per apprezzare al meglio il lavoro di conversione.

Commento finale versione Nintendo Switch:

Siamo innanzitutto felici che un altro titolo di terze parti sia approdato su Nintendo Switch. Il vero fattore wow di questa conversione è quello di poter vivere un’esperienza di gioco unica e irripetibile altrove. Non soltanto possiamo goderci il titolo in modalità TV, qui purtroppo si notano tuti i difetti della produzione, ma portare ovunque vogliamo, il Detective Phelps e le sue indagini in quel di Los Angeles. Se dal punto di vista tecnico il titolo non eccelle, dobbiamo dire che tutte le caratteristiche peculiari dell’ibrida di Nintendo sono state sfruttate a dovere. Rumble HD, touch screen, giroscopio oltre al già citato fattore portabilità, fanno sì che L.A. Noire, possa essere un titolo appetibile per i possessori di Nintendo Switch.

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