Recensione Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name, il ruggente ritorno di Kazuma Kiryu

Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name segna il ritorno di uno personaggi più inconfondibili degli ultimi venti anni: Kazuma Kiryu. Ci sono pochi dubbi infatti sulla iconicità dell’ex yakuza dal cuore d’oro e dai pugni di acciaio, che ha rappresentato uno dei motivi del successo della serie nata dalla immaginazione di Toshihiro Nagoshi ed Hase Seishū. Dopo averlo congedato con gli eventi di The Song of Life nel 2018, la serie ha guardato avanti presentandoci Kasuga Ichiban e le sue peripezie in salsa JRPG. Tuttavia, il Drago di Dojima tornerà in un ruolo da co-protagonista nell’imminente Like a Dragon: Infinite Wealth, di cui Gaiden rappresenta un presupposto di partenza.

Dopo aver vissuto solo pochi mesi fa una epica avventura nel periodo bakumatsu del Giappone Edo, The Man Who Erased His Name ci riporta in un contesto contemporaneo raccontandoci gli eventi accaduti dopo la fine del sesto capitolo. Un progetto nato come DLC di Yakuza: Like a Dragon ma cresciuto come episodio intermedio per colmare un vuoto narrativo nella serie. Per questi motivi, c’è chi si è trovato ad esprimere preoccupazione nei confronti della produzione, temendo le insidie di una manovra commerciale senza prospettive. Ma c’è una cosa da ricordare: il Ryu ga Gotoku Team non ha mai avuto intenzione di fallire con la propria serie. Non a caso, anche stavolta il risultato è di alto profilo.

Like a Dragon Gaiden è disponibile dal 9 Novembre per PC (via Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One ed Xbox Series. Inoltre è compreso nell’Xbox Game Pass per tutti gli abbonati al servizio.


Versione testata: PlayStation 5


Codename: Joryu

L’uomo che ha cancellato il suo nome citato nel titolo fa riferimento proprio al caro vecchio Kazuma Kiryu. Vi avvisiamo nel caso non siate “al passo” con la serie, ATTENZIONE, di seguito troverete spoiler su Yakuza 6: The Song of Life.

Dopo gli eventi del finale di quest’ultimo episodio, Kiryu inscena la sua morte per salvaguardare la propria famiglia ed i propri affetti. Rinunciando alla propria identità ed assumendo il nome in codice Joryu, egli passa la sua vita nella meditazione in un tempio buddista, tra un incarico segreto e l’altro affidato dalla fazione Daidoji. L’intesa, del resto, è piuttosto chiara: in cambio delle sue rinomate abilità, vengono garantite donazioni anonime all’orfanotrofio Morning Glory. Tuttavia, una missione andata male fa emergere una figura misteriosa, che lo spingerà allo scoperto per risolvere un grave conflitto.

Da ex yakuza ad agente segreto.

Fin dal momento dell’annuncio di Gaiden, la trama era l’aspetto che destava più timore. Parte dei fan temeva infatti di vedere vanificata l’opera di chiusura riservata al proprio protagonista in Yakuza 6, per essere nuovamente portato in campo. Se da un lato il pretesto narrativo che da il via agli eventi potrebbe essere visto come leggermente forzato, possiamo tuttavia rasserenarvi. La sceneggiatura di The Man Who Erased His Name è potente ed evocativa, grazie a tematiche e suggestioni che raccontano un nuovo capitolo della vita del Drago di Dojima alle prese con un cast come sempre splendidamente caratterizzato. Il tutto graziato dalla solita, certosina attenzione del team di sviluppo nella presentazione estetica, nella regia generale e nel doppiaggio (è imperativo scegliere il giapponese).

Il titolo riesce dunque non solo ad essere memorabile ed imprescindibile per ogni fan della serie, ma anche un degno e coerente completamento della storyline della saga. Come già accennato infatti, Gaiden muove dalle conclusioni di Yakuza 6, ma corre altresì parallelamente alle avventure di Ichiban in Like a Dragon fino ad arrivare alle premesse di Infinite Wealth. Se volete dunque sapere come farà Kiryu a ritrovarsi nelle soleggiate Hawaii del prossimo capitolo della serie, Gaiden costituisce un passaggio obbligato (oltre a contenerne un’interessante demo).

Il Ryu ga Gotoku Team conserva la tradizione di un ottimo cast di comprimari e nemici.

Come un dragone… sotto copertura

Gaiden si caratterizza come un’esperienza al contempo tradizionale e fresca all’interno della serie, grazie alla simbiosi tra punti fermi e piccole introduzioni.

Lo fa a partire dalla struttura da action/adventure con un combat system preso in prestito dai beat’em’up a scorrimento, che riprende le migliori esperienze mutuate dal sesto capitolo, da Kiwami 2 ma anche dalla serie spin-off Judgment. Niente impostazione da JRPG quindi, bensì un sistema che mescola combo in tempo reale con uso di oggetti e colpi speciali in circostanze specifiche. Il buon vecchio Kiryu sa ancora menare le mani, grazie al suo stile di lotta Drago, ideale per mandare gambe all’aria i nemici più ostinati. Tuttavia, la novità principale è rappresentata dallo stile Agente, frutto del suo nuovo lavoro da spia del gruppo Daidoji. Movenze estremamente più rapide unite a gadget fuori di testa, che citano apertamente l’agente segreto di Ian Flemming mischiate allo stile eccessivo famoso della serie.

Kiryu è e rimane letale a prescindere dallo stile adottato.

La mescolanza tra gli stili Drago ed Agente rende Gaiden tanto familiare quanto fresco, grazie anche all’esigenza di passare spesso dall’uno all’altro. I gruppi di nemici, sempre estremamente numerosi, vi porteranno a preferire l’approccio Agente grazie alle sue opzioni di crowd control, per poi finire gli avversari più arcigni con lo spregiudicato stile Drago. Anche nelle boss fight, particolarmente impegnative, abbiamo riscontrato il piacere di prestare la dovuta attenzione, facendo anche un’adeguata scorta di oggetti di supporto.

Tuttavia, è altresì piuttosto evidente che dal punto di vista dei combattimenti, la saga inizia ad accusare il peso degli anni. Un problema che traspare anche dai limiti del Dragon Engine, comunque sempre piacevole da vedere e mai in affanno nelle performance. Persistono alcuni angoli ludicamente spigolosi così come un flow non sempre ottimale che, pur non pregiudicando il divertimento, ad oggi potrebbero sembrare un po’ demodé.

Non che Gaiden voglia osare più di tanto, in questo senso, anzi. Il suo intento, in verità, è piuttosto chiaro. Vuole limitarsi ad essere un (ottimo) capitolo di connessione più modesto nelle aspirazioni rispetto al gargantuesco Infinite Wealth. Parliamo di una storia principale completabile in un decina di ore, che raddoppiano serenamente in caso di completamento al 100%. Ed in fin dei conti va benissimo anche così, vista la qualità di The Man Who Erased His Name. Auspichiamo tuttavia che il sistema di combattimento arcade che ha inaugurato la saga possa assistere ad una decisa evoluzione (magari in un terzo Judgment) e non venga pensionato in favore dell’approccio JRPG.

Lo stile Agente palesa alcune influenze da Judgment.

Non vi siete divertiti? (cit.)

Ovviamente non è neanche concepibile un Like a Dragon senza una miriade di attività secondarie ed altrettanto ovviamente Gaiden non fa eccezione.

Sotenbori, la location principale del titolo, offre il tipo di distrazioni che i fan della serie si aspettano. Torna l’amatissimo karaoke (con nuove canzoni) così come le freccette, il golf, il biliardo, i giochi di carte, i Pocket Circuit e l’enigmatico mahjong. Gli amanti di retrogaming potranno gioire per la presenza oramai fissa di titoli arcade come Virtua Fighter 2 e Sonic Fighters, che si uniscono a ben dodici retrogame classici dell’era SEGA Master System. Se poi volete intrattenervi con le hostess dei cabaret club, sappiate che in Gaiden sono presenti in carne ed ossa, con ammiccanti siparietti live action.

A tutti piace la pizza.

Oltre a riproporre vecchi classici, The Man Who Erased His Name propone anche qualche sorpresa aggiuntiva.

La prima è la cosidetta Rete di Akame, indispensabile per accedere alle missioni secondarie del gioco, come sempre istrionico mix tra serietà e completa pazzia. Attraverso la Rete potrete interagire con la cittadinanza e soddisfare le richieste: facendolo, accumulerete risorse e Punti, fondamentali per sbloccare nuove abilità per potenziare Kiryu. Un altro elemento che ci ha ricordato, in qualche modo, le idee di Judgment.

Ma la vera novità è rappresentata dal Colosseo, una speciale arena situata nel “Castello”, una location che vi troverete a visitare nel corso del gioco. Si tratta di un posto in cui disputare combattimenti, che a prima vista potrebbe non essere visto come particolarmente innovativo. In verità il Colosseo offre un’articolazione molto più capillare di quanto osservato in passato. Offre non solo una elevata quantità di tornei, ma anche la possibilità di comporre vere e proprie squadre per scatenare risse su larga scala. Potrete addirittura impersonare personaggi storici della serie, ammesso che sappiate come reclutarli e trovarli. La difficoltà, in questi frangenti, è tarata naturalmente verso l’alto rispetto alla storia principale, diventando a tutti gli effetti una modalità in cui cimentarsi per migliorare esponenzialmente le proprie abilità.

Il Colosseo offre tante sfide, molte delle quali piuttosto impegnative.

Commento finale

Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name conferma ancora una volta tutte le abilità del Ryu ga Gotoku Team, capace di regalare grandi titoli ad un ritmo sorprendente e senza cali qualitativi. Il ritorno di Kazuma Kiryu nei panni dell’agente Joryu costituisce un nuovo imperdibile capitolo, al contempo memorabile e struggente in virtù di una sceneggiatura d’alto livello. Nonostante una longevità inferiore alla media della saga (ma che comunque vi terrà impegnati per almeno venti ore), la cura riposta in ogni contenuto farà la felicità di ogni fan. Da prendere ad occhi chiusi.

8.4

Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name


Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name conferma ancora una volta tutte le abilità del Ryu ga Gotoku Team, capace di regalare grandi titoli ad un ritmo sorprendente e senza cali qualitativi. Il ritorno di Kazuma Kiryu nei panni dell'agente Joryu costituisce un nuovo imperdibile capitolo, al contempo memorabile e struggente in virtù di una sceneggiatura d'alto livello. Nonostante una longevità inferiore alla media della saga (ma che comunque vi terrà impegnati per almeno venti ore), la cura riposta in ogni contenuto farà la felicità di ogni fan. Da prendere ad occhi chiusi.

PRO

Sceneggiatura ottima, come sempre | Sistema di combattimento divertentissimo, grazie anche al nuovo stile Agente | Le attività secondarie vi terranno impegnati |

CONTRO

La necessità di svecchiare qualcosa a livello strutturale inizia a farsi sentire | Meno gargantuesco degli altri capitoli | Se non siete al passo con la saga, perderete tanti riferimenti |

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