Oltre quattro anni sono trascorsi tra Mortal Kombat 1 ed il precedente capitolo della serie NetherRealm Studios. Un lasso di tempo piuttosto ordinario per i periodi di sviluppo del team dell’iconico Ed Boon (siamo in linea con il gap tra MKX e MK11), ma che in questa occasione ci ha trasmesso una strana consapevolezza su quanto il tempo possa essere oggetto di percezioni mutevoli e relative.
Oltre quattro anni che ci sono sembrati molti di più per motivi tristemente noti e che hanno visto un supporto pressoché costante, da parte del team di sviluppo, all’undicesimo capitolo al netto delle problematiche emerse nel corso della vita del titolo. Sebbene sia la versione base sia la sua invitante espansione Aftermath abbiano consegnato un prodotto di qualità e ricco di contenuti, Mortal Kombat 11 ha dovuto affrontare, come ogni picchiaduro, il test del tempo e della community. Un esame che non ha tristemente reso giustizia agli sforzi di NetherRealm. Negli anni infatti, MK11 è finito con l’impantanarsi nella percezione generale di un gameplay eccessivamente lento e piatto. Un problema che lo ha posto anzitempo ai margini della scena competitiva (inevitabile cartina tornasole del successo e della longevità di un picchiaduro).
Oltre quattro anni che sono serviti agli sviluppatori per riflettere sulla direzione da intraprendere e che, ironicamente, nella finzione narrativa del titolo sono diventati molti di più per forgiare una Nuova Era. Mortal Kombat 1 rappresenta dunque un nuovo inizio per Scorpion, Sub-Zero e soci? Risposta breve: si, grazie al combat system più spumeggiante della saga. Ma è tutto oro quello che luccica?
Mortal Kombat 1 è disponibile dal 19 Settembre per PlayStation 5, Xbox Series, Nintendo Switch e PC (via Steam).
Versione testata: PlayStation 5
L’eterno ritorno dell’uguale… o forse no?
Contrariamente alle altre saghe del mondo dei picchiaduro, Mortal Kombat ha sempre prestato una certa attenzione al comparto narrativo. Non perché abbia mai raccontato chissà quale grande storia, si intenda. Gli eventi della serie, fin dagli albori, sono sempre stati un miscuglio pulp. A metà tra fantasy e sci-fi con elementi splatter, si passava senza soluzione di continuità dalla leggerezza di taluni comprimari alla tragicità di talaltri. Ma andava benissimo così. Le vicende di Lord Raiden e del manipolo di eroi protettori del Regno della Terra hanno consegnato negli anni un intreccio di personaggi iconici ed aspirazioni caciarone da giorno del giudizio, succoso guilty pleasure figlio degli anni ’90.
Mortal Kombat 1 rispetta la tradizione più recente, fatta di una elevatissima valenza cinematografica attraverso una campagna di circa sei ore. Partendo dal punto di arrivo del precedente capitolo, Liu Kang è oramai diventato il Dio del Fuoco. Grazie al controllo della Klessidra del tempo, decide di sfruttarne i poteri illimitati per resettare la timeline. L’obiettivo perseguito è creare una Nuova Era in cui tutti abbiano l’opportunità di avere un vita felice. Una decisione drastica per tentare di rompere finalmente un ciclo di morte e dolore per troppi esseri viventi. Addio dunque al torneo mortale in luogo di una competizione amichevole tra la Terra ed il Regno Esterno, per mantenere la pace e l’armonia tra i popoli. Tuttavia, qualcosa nel disegno di Lord Liu Kang andrà immancabilmente per il verso storto, mentre alcune vecchie conoscenze inizieranno a tramare nell’ombra.
Strutturalmente, la modalità Storia si inserisce nella ferrea tradizione tracciata da MK9. Una serie di scontri, impersonando personaggi di volta in volta scelti per esigenze di trama, che conducono il player attraverso il racconto. La sceneggiatura di MK1, nonostante sia stata presentata come un reboot della saga, si pone a tutti gli effetti in linea di continuità con MK11. Sia chiaro, le sorprese ci sono e non poche. Tuttavia, non aspettatevi di poterne apprezzare ogni risvolto e citazione senza aver “vissuto” gli eventi della timeline precedente (ma in realtà, anche quella originaria). L’intreccio è ad ogni modo spumeggiante e decisamente caotico, al punto che qualcuno potrebbe lamentarne l’avvicinamento, in un certo qual senso, a cinecomics più o meno riusciti.
Altrettanto frizzante è l’intero comparto tecnico di Mortal Kombat 1. La direzione artistica, leggermente modificata rispetto al capitolo precedente, ha permesso all’Unreal Engine 4 di continuare a dare sfoggio di tutte le sue grandi potenzialità, anche con l’ombra incombente della sua (avveniristica ma un po’ problematica) quinta versione. Tutti i personaggi sono ricchi di dettagli, l’effettistica è sgargiante e le animazioni facciali convincenti. Permane un po’ di ingessatura in alcuni movimenti, che costituisce tuttavia la cifra stilistica della serie fin dagli albori. A rubare completamente la scena sono tuttavia le arene. La Nuova Era pianificata da Liu Kang ha permesso di esplorare ambientazioni non necessariamente plumbee e macabre, lasciando spazio a paesaggi inediti meravigliosamente realizzati. Per alcuni gli scenari potrebbero addirittura sembrare eccessivamente colorati per la tradizione della serie. Tuttavia, fidatevi: ce n’è per tutti i gusti e tutte le arene segnano un grandioso traguardo artistico.
Rivoluzione Kameo
Come vi avevamo già accennato nel nostro test sulla recente beta, Mortal Kombat 1 decide di cambiare direzione ludica rispetto al precedente capitolo.
Abbandonate le varianti dei personaggi in favore di layout standard uguali per tutti, NetherRealm ha previsto un roster che saluta il 95% delle new entry recenti (a salvarsi, il solo Geras) in favore di una selezione che attinge dal passato della serie. La Nuova Era ha concesso la possibilità di svecchiare tutto il cast, arricchendone e variandone a dismisura le capacità combattive. Il risultato è un gruppo esuberante in cui, accanto a personaggi storici rinfrescati, assistiamo al ritorno di volti assenti da quasi due decadi e che esordiscono per la prima volta in una struttura bidimensionale. È il caso dei personaggi presi dalla trilogia 3D, che possono essere considerati, a ragion veduta, completamente inediti pad alla mano.
Un cast che ci è piaciuto sensibilmente di più rispetto ai precedenti capitoli, non solo per carisma, ma anche e soprattutto per una maggiore varietà e divertimento. Ciascun personaggio è infatti estremamente piacevole da controllare, un vero e proprio imbarazzo della scelta. Il pensionamento delle varianti ha permesso al team di convogliare tutti gli sforzi nella realizzazione di personaggi ricchi di opzioni per rendere eclettici i combattimenti.
Ci ha convinto un (bel) po’ meno la politica legata alla prima ondata di DLC. Al di là di Shang Tsung, relegato a bonus preorder (in maniera non dissimile da Goro in MKX e Shao Khan in MK11), siamo rimasti decisamente interdetti nel vedere diversi futuri personaggi DLC già presenti nella modalità Storia. Non vi diciamo quali per non spoilerare, ma non ci convince granché la giustificazione di “personaggi incompleti, non ancora pronti per il rilascio”. Permane il dubbio di trovarsi davanti alla vecchia storia di contenuti già su disco, bloccati dietro paywall… un po’ come il mai dimenticato Street Fighter X Tekken.
Accanto ad un ottimo cast di personaggi giocabili, troviamo tuttavia un altro cast composto dalla grande novità di gameplay di questo capitolo: i Kameo.
Si tratta di ulteriori personaggi (perlopiù classici e presi dal passato della serie, alcuni anche da sbloccare) che affiancano il combattente scelto, in qualità di assist. Non dunque direttamente controllabili, bensì aiutanti capaci di intervenire nel corso degli scontri per fornire un aiuto ai giocatori. Un po’ come accade in titoli come Dragon Ball FighterZ e Marvel vs. Capcom, i Kameo sono estremamente eterogenei e diversi tra loro. Alcuni permettono di eseguire attacchi capaci di estendere le combo, altri attribuiscono prese o proiettili, addirittura anche armature. Una grande varietà che ha un impatto copernicano sul flow del gameplay di Mortal Kombat 1.
Sebbene il ritmo non sia così diverso dal predecessore, a cambiare sono tuttavia le enormi possibilità e varietà di approccio. Ciascun personaggio del roster può ritrovarsi a poter realizzare combo diverse a seconda del Kameo scelto, con risultati assai eterogenei a seconda del playstyle preferito. Ne risulta dunque un gameplay incredibilmente dinamico e stratificato, fondato come mai prima sulle juggle, sulle dial combo e sul ritorno del dash cancel. Senza dimenticare la reintroduzione delle combo aeree, praticamente assenti nelle ultime incarnazioni, e che adesso imperversano in tutta la loro elettricità. Il combat system appare dunque, senza molto timore di smentita, il più profondo e divertente mai visto in un Mortal Kombat.
Il sistema Kameo sembra avere dunque tutti i presupposti per avere successo laddove le varianti avevano fallito. Tuttavia, è bene sottolineare la questione del bilanciamento. Se già in condizioni normali è assai difficile mantenere gli equilibri di tutti gli elementi di un picchiaduro, la presenza di una scheggia impazzita come i Kameo aumenta esponenzialmente le sfide per il team di sviluppo. Già da adesso non è infatti strano assistere online ad una invasione di Sareena, già universalmente riconosciuta come uno dei Kameo più versatili. Mortal Kombat non è mai stato, storicamente, un trionfo di bilanciamento, va detto. Ma ci auguriamo che NetherRealm riesca a trovare un giusto equilibrio nel tempo a venire.
Fast &… Hasty
Tutto impeccabile dunque? Beh, diciamo che per larghi tratti è proprio così… ma non tutto va liscio come l’olio.
Nonostante un colpo d’occhio ammaliante ed un gameplay divertente, emergono alcune leggerezze in fase di sviluppo, se non veri e propri lapsus. Il caso più emblematico è il multiplayer online in cui, allo stato attuale, mancano feature come il crossplay o il filtro connessione nei match classificati. Sorprende altresì la mancanza di una suddivisione degli avanzamenti online legati ai personaggi usati, in favore di un miscuglio generale. Insomma, se da un lato il rollback netcode funziona bene e nelle nostre prove si è rivelato solido, dall’altro lato la sensazione è di trovarsi di fronte ad una infrastruttura con qualche anno di troppo sulle spalle. Una debacle piuttosto evidente già in sé e per sé, senza dover necessariamente citare l’esempio di un certo Street Fighter 6.
Proprio quest’ultimo, inoltre, ha segnato un nuovo metro di paragone per l’accessibilità e la didatticità delle proprie meccaniche ludiche, grazie ad un sistema fondato su tutorial incredibilmente completi. Mortal Kombat 1 non riesce ad essere altrettanto enciclopedico o cristallino, pur contenendo un buon numero di guide, sia per principianti sia per giocatori avanzati.
Una po’ di amaro in bocca ce l’ha lasciato altresì la modalità Invasioni. Si tratta della nuova idea del team di sviluppo, una modalità single player profonda e variegata, anello di congiunzione tra offline ed online.
In questa modalità a metà tra RPG e gioco da tavolo, dovremo esplorare mappe basate sulle location del titolo ed affrontare una serie di eventi e scontri. Dai match classici alle prove “Test Your Might”, il player potrà livellare i propri personaggi e conferir loro oggetti ed equipaggiamenti, in pieno stile ruolistico. Ciascun evento superato porta alla possibilità di ottenere monete o premi di varia natura, dalle personalizzazioni estetiche ai materiali promozionali. Invasioni nasce dunque come fusione tra una seconda modalità single player e la Krypta, altra feature classica che ci ha abbandonato in questo capitolo. E si tratta al contempo di una modalità che si lega alle aspirazioni da GaaS di Mortal Kombat 1. Ogni 50 giorni infatti, inizierà una nuova stagione che andrà a resettare e sconvolgere le mappe, riempiendole di nuove sfide e premi.
Un concept sicuramente interessante, che tuttavia ci ha posto il dubbio di essere fin troppo lineare e, a lungo andare, soggetto a ripetitività e noia. Si tratta di un aspetto che potrà essere concretamente valutato solo nel corso dei mesi (e degli anni) a venire. Tuttavia, ci ha lasciato la sensazione di essere stato sviluppato forse un pochino troppo in fretta senza tutte le necessarie valutazioni. Non ci ha proprio convinto invece la necessità di una dipendenza eccessiva dalla connessione online con i server NetherRealm. La presenza della connessione è praticamente indispensabile per “registrare” ogni avanzamento nelle statistiche (ed anche per sbloccare i trofei, per i quali vi consigliamo la nostra guida).
Commento finale
Mortal Kombat 1 segna un punto importante per la storia del franchise. Mettendo da parte molte idee e caratteristiche dei capitoli precedenti, il nuovo capitolo del picchiaduro NetherRealm rivoluziona il proprio impianto ludico pur nel rispetto della propria tradizione più consolidata. Il prodotto che ne deriva è, con ogni probabilità, il migliore della serie per divertimento, profondità e stratificazione grazie al rinnovato flow delle lotte nonché all’importanza dei personaggi Kameo (il cui bilanciamento andrà valutato sulla distanza). Al contempo, sorprende vedere un po’ di leggerezza nella rifinitura del prodotto, tra modalità ben arguite ma un po’ ripetitive e lapsus sparsi nelle opzioni multiplayer. Al netto di queste défaillance, anche Mortal Kombat sale di diritto sul carro dei trionfatori del 2023.