Recensione NBA 2K16

Pronti a tornare sul parquet?

Versione testata: PlayStation 4.

NBA 2K16 è uno di quei titoli a cadenza annuale che negli ultimi anni non ha davvero mai deluso. Il motivo , oltre che nel grande lavoro svolto dal Team californiano della 2K, va ricercato nella mancanza di un diretto rivale in quanto Electronic Arts, salvo qualche capitolo pubblicato su console old gen fra il 2009 e il 2010, non è riuscita a realizzare un gioco che potesse spodestare dal trono il “Re” dei giochi cestistici. Probabilmente, a conti fatti, la problematica che risulta più difficile da superare per la 2K è quella di riuscire con grandissimi risultati a migliorare un gioco solido e quasi privo di pecche, introducendo nuovi contenuti e rivisitando le modalità già presenti che fanno dell’attuale NBA 2K16 un gioco così ricco di contenuti da non potersi annoiare mai.

{media load=media,id=10421,width=853,align=center,display=inline}

The “King” is back

NBA 2K16 è uno di quei giochi che, a differenza di FIFA o comunque di altri giochi sportivi, richiede quel pizzico di pazienza in più e soprattutto un maggiore allenamento in quanto sicuramente è un titolo che difficilmente potrà essere amato da chi è alle prime armi e quando ci si trova a giocarci nelle fasi iniziali potrebbe risultare un tantino frustante. Ma non disperate: partita dopo partita (in quanto i Tutorial si riducono a semplici video atti a spiegare i comandi di base e forse questa è una scelta alquanto discutibile perché credo che una guida che passo passo introduca i vari comandi sia necessaria per avvicinarsi ad un gioco come NBA 2K16), riuscirete a metabolizzare quei meccanismi e quei tatticismi che vi renderanno capaci di apprezzare al meglio il gioco e di farvi sentire parte integrante di quel fantastico sport chiamato basket.

Ciò che risalta maggiormente agli occhi è la quantità elevatissima di contenuti inserita in NBA 2K16 che per gli appassionati di basket può far solo piacere. Se siete pro gamers e da anni acquistate il gioco, sicuramente resterete estasiati dall’ottimo lavoro svolto da Virtual Concepts. Sebbene a prima vista le migliorie apportate risultino essere poche, a livello complessivo 2K16 invece rappresenta sicuramente un passo in avanti rispetto allo scorso capitolo della serie, la quale è giunta a livelli simulativi mai visti in nessun gioco, non solo tra quelli prettamente legati al mondo del basket. Gioco alla mano, l’unica “critica” che gli si può rivolgere è la scelta di non aiutare l’utente ad assimilare gradualmente i comandi e i cambiamenti apportati. Questo porta quindi ad entrare a freddo sul campo di basket e “alla meglio” riusce a far sì che l’impatto non sia troppo brusco.

A Spike Lee Joint

Dal punto di vista del gameplay, NBA 2K16 di certo non è stato “rinnovato” dalle fondamenta in quanto già poteva contare su un ottimo sistema di gioco che anno dopo anno è stato migliorato. Nell’attuale capitolo, visti i problemini legati alla fisica del gioco lo scorso anno, 2K è corsa ai ripari, introducendo un gran numero di nuove animazioni, rendendo più evidente la differenza di “stazza” fra i giocatori durante la partita. In NBA 2K15 in effetti utilizzare un Play basso rispetto ad un centro piuttosto forte fisicamente, in alcuni frangenti di gioco non sembrava mostrare quelle differenze di “peso” che evidentemente dovevano e devono esserci. Il tutto è stato però rivisitato e anche se vi troverete a penetrare le difese avversarie con giocatori del calibro di LeBron James, che fanno della potenza fisica la loro arma migliore, sentirete, qualora doveste essere intercettati dal difensore della squadra avversaria, una maggiore fisicità che vi porterà inevitabilmente a ricercare un approccio più ragionato e meno impulsivo, permettendovi di evitare di sbattere contro il muro innalzato dalla difesa.

Uno degli aspetti riscontrato sin dai primi momenti di gioco è il quantitativo di palle perse, che è stato notevolmente innalzato sia in fase offensiva sia in fase difensiva. Il tutto è stato arricchito migliorando l’Intelligenza Artificiale che, mai come quest’anno, avrà comportamenti che oltre ad adattarsi al nostro stile di gioco, saranno quanto mai imprevedibili e lo dimostra il fatto che giocando contro i Golden State Warriors, il più delle volte ci si aspettava un passaggio diretto al “Baby-Faced Assassin”, ovvero Stephen Curry, per poi invece trovarsi ad essere infilati da Klay Thompson o subire un tiro da tre punti da Andre Iguodala. Anche la capacità difensiva del computer non è da meno, tanto che nei primi match di gioco ci darà la sensazione di dover scavalcare un muro invalicabile il quale riuscirà, attraverso il collettivo, a leggere quasi tutte le nostre mosse ma che piano piano, con un po’ di pratica, riusciremo a far “crollare”, il che ci darà modo anche di finalizzare in maniera più spettacolare le nostre azioni offensive partita dopo partita.

La nuova modalità “My Career” rappresenta il maggior rischio al quale è andato incontro il team californiano. L’aver voluto ricercare quell’elemento innovativo che, effettivamente, rappresenta l’anello più debole del My Career, ovvero la collaborazione con Spike Lee, di certo fa perdere qualche punto alla valutazione complessiva di un gioco che non ha eguali. Cominciamo col dire che la modalità prende il via con la classica creazione del nostro alter-ego virtuale, il quale avrà (senza possibiità di poterlo cambiare) uno strano “soprannome” ovvero Freq, che sta per Frequency Vibrations; dopodiché dovremo scegliere quale High School frequentare. Dopo aver disputato tre partite con i rivali locali, avremo modo di scegliere il College fra i tanti disponibili per poi infine giungere nella NBA. Il “film” pensato da Spike Lee sulla carta sembra davvero bello, ma conti alla mano le nostre scelte sembrano quasi essere indirizzare dal regista di Atlanta in una determinata direzione e sebbene la qualità complessiva della storia sia abbastanza elevata, in quanto avremo modo di confrontarci con la nostra famiglia, con il nostro agente e con il proprietario della squadra, il problema alla base del  tutto è proprio dato dal ristretto numero di scelte rispetto a quanto vistosi in passato.

Aggiungiamoci poi che il primo anno del nostro alter-ego virtuale non è dei più esaltanti, in quanto oltre a comporsi di solo 8 partite, giocheremo davvero pochissimo soprattutto perché le abilità del nostro giocatore non sono così elevate da renderlo un titolare inamovibile del quintetto base; già dal secondo anno la storia torna più in linea con il passato, avendo quindi la possibiltà di firmare per una franchigia NBA prestigiosa, guadagnare i soldi necessari da spendere per il nostro futuro campione, partecipare agli allenamenti per incrementare le nostre abilità cestistiche, uscire con i compagni di squadra, aggiungere e personalizzare il campo, partecipare ad eventi organizzati dagli Sponsor oltre a sbloccare tutta una serie di “bonus”. Nel complesso, la Carriera è promossa, ma se consideriamo una serie di elementi come il ritrovarci a dover continuare la scuola e cercare di conquistare il titolo perso l’anno precedente o di approdare direttamente al Draft NBA per passare ai professionisti, nel momendo della decisione passeremo direttamente ad essere selezionati da una squadra NBA, il che sta a significare che la scelta è stata compiuta direttamente dal buon Spike Lee e non da noi. Il tutto è presente anche nella scelta del proprio Agente e della condotta personale, la quale, inevitabilmente da ciò che faremo dentro e fuori dal campo, risulterà essere negativa, dando sicuramente modo alla storia di procedere, ma la conseguenza diretta è che avremo veramente poche occasioni per giocare realmente con il nostro personaggio creato.

Un’altra modalità molto apprezzata dai fan è il “My GM“, che ci permetterà di costruire e gestire una franchigia NBA e sicuramente rappresenta la novità più importante presente in NBA 2K16 visto che c’è la possibilità di trasferire la nostra squadra in un’altra città. Dopo esserci stabiliti nel luogo di destinazione prescelto, sarà tempo di pensare al nostro logo, alle nostre divise e al nostro stadio. Dal punto di vista dell’editing di gioco, abbiamo la possibilità di fare quasi qualsiasi cosa e 2K, ancora una volta, si dimostra attenta alle esigenze dei fan, dando modo di poter caricare le nostre immagini per la personalizzazione del team. Inoltre il fulcro del nostro successo sarà dato dal palazzetto sportivo, che potremo dotare di qualsiasi comfort: avremo modo di costruire una fermata della metropolitana che possa difatti incrementare il numero degli spettatori presenti nell’arena durante le partite oppure concentrarci maggiormente sui ristoranti per aumentare le entrate. Tutte queste migliorie ci permetterano di ottenere con più facilità l’approvazione degli altri proprietari, che ci faranno delle richieste qualora effettivamente dovessero essere interessati al nostro “progetto”. Naturalmente non sarà sempre possibile, in quanto qualora decideste di stabilirvi a Los Angeles, in cui sono presenti sia i Los Angeles Lakers e sia i Los Angeles Clippers, ottenere il favore dei proprietari delle due franchigie sarà quasi impossibile, in quanto dividersi le entrate fra ben 3 team non converrà a nessuno. 

Online migliorato oppure no?

Sebbene la serie NBA di 2K abbia sempre ricevuto critiche positive, la modalità che ancora una volta non si è riusciti a migliorare è quella Online, che ha sempre presentato una serie di leggere debolezze che hanno inciso sull’esperienza complessiva degli scorsi capitoli. Sembra però che quest’anno un lieve miglioramento ci sia stato e siamo riuscito a concludere varie partite senza alcun problema di server o simili. In modalità Online avremo modo di scegliere innanzitutto di giocare una partita veloce, che rispetto allo scorso capitolo sono state organizzate in divisioni, oppure cimentarci in un simil Ultimate Team denominato My Team così come presente nei vari titoli sportivi di Electronic Arts che, al pari di quest’ultimo, richiede tempo per ottenere i giocatori migliori, o se proprio avete soldi da spendere. potrete ricorrere alle microtransazioni che potranno giovare anche alla carriera del vostro giocatore e alle sue abilità. Se poi siete amanti dello “Street Ball“, potrete dedicarvi alla modalità “Il Mio Parco” che vi darà modo di scegliere fra tre possibili “team” e di giocare 3 contro 3 oppure selezionare le partite in gruppo, fino ad arrivare al 2K Pro-Am che si basa sulla creazione di un quintetto con il quale potrete competere online.

NBA2K16 1

Gioco o realtà?

NBA 2K16 dal punto di vista tecnico rasenta quasi la perfezione (tanto che è davvero difficile notare la differenza fra il gioco e una partita di NBA trasmessa in TV), a partire dalla grafica eccellente, che sicuramente non poteva essere stravolta più di tanto rispetto allo scorso anno, sebbene vi siano delle migliorie in lungo e largo a partire dai modelli poligonali dei giocatori che risultano essere fedelissimi alle controparti reali. L’atmosfera, non appena si inizia a giocare, è quella ormai nota da tempo: ci si sente davvero all’interno del palazzetto e la telecronaca, in lingua originale e come sempre ben fatta e varia, offre quel qualcosa in più che non guasta mai, così come le interviste a bordo campo e le analisi pre e post gara. Il gioco gira eccellentemente a 1080p e 60 fps e non ho notato alcun calo, se non qualche caricamento un po’ “lunghetto” sparso qua e là.

Commento finale

NBA 2K16 rappresenta al momento la simulazione cestistica per eccellenza e difatti è un must have che gli appassionati di basket dovrebbero acquistare ad occhi chiusi; la pluralità di contenuti presenti quest’anno, inoltre, lo rende sicuramente dal punto della longevità un titolo a dir poco infinito che ci farà divertire come mai prima d’ora. La modalità Carriera rivisitata rispetto al passato e la collaborazione con Spike Lee aggiungono qualcosa in più all’esperienza di gioco, anche se la decisione di “evitare” che il giocatore possa fare talune scelte ci sembra quanto mai criticabile. I miglioramenti apportati al gameplay ci portano a sentrici davvero all’interno dell’arena e sebbene per un giocatore alle prime armi l’approccio con NBA 2K16 non sarà dei più immediati ed intuitivi, complice anche la mancanza di un tutorial ben strutturato, posso assicurare che prendendo dimestichezza vi dimenticherete di qualsiasi altro gioco sportivo presente sul mercato proprio per la varietà di azioni e di combinazioni possibili. In definitiva, NBA 2K16 non raggiunge la perfezione assoluta ma ci va davvero vicino e resta ancora una volta il “Re” incontrastato dei giochi di basket.

Pro Contro 
– Il gameplay rasenta quasi la perfezione
– Intelligenza Artificiale mostruosa
– Longevità
– Impossibilità di compiere alcune scelte in My Career
– L’online ha ancora diverse lacune
– Qualche caricamento un po’ troppo lungo
  Voto Globale: 90 
 
{vsig}/games/multi/NBA2K16/20151002/{/vsig}
Riccardo Amalfitano
Riccardo Amalfitano
Videogiocatore sin dalla "tenera" età, amante anche di manga, cinema e serie TV. Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente!

Rispondi

Ultimi Articoli