One Piece Odyssey rappresenta un potenziale punto di svolta nella storia degli adattamenti videoludici del capolavoro di Eiichiro Oda. Le avventure di Monkey D. Rufy e della sua ciurma sono oramai un punto fermo dell’immaginario collettivo, forti di una storia affascinante, personaggi memorabili ed un misterioso intreccio narrativo che prosegue ininterrotto dal 22 luglio 1997.
Grazie ad un incredibile e duraturo successo nel mondo dei manga e degli anime, One Piece si è ritagliato di diritto un posto nel pantheon delle opere più influenti dei nostri tempi. Un vero e proprio fenomeno da oltre 25 anni, che tenterà addirittura il rischioso salto al live action con una serie Netflix con un budget stellare. Da oltre due decenni tuttavia l’opera è stata anche al centro di numerosi adattamenti videoludici. Picchiaduro, musou, persino avventure grafiche. Tantissimi i tentativi di catturare l’essenza dei personaggi di Oda, purtroppo molto spesso naufragati con risultati piuttosto deludenti. Persino prodotti graziati da un ottimo successo di vendite, come la serie Pirate Warriors, non sono esenti da limitazioni, critiche ed amarezze. Le cose tuttavia, sembrano destinate a cambiare.
Sviluppato da ILCA e pubblicato da Bandai Namco, One Piece Odyssey rivoluziona l’andamento dei recenti adattamenti proponendo un impianto ludico da classico JRPG. Il risultato, ve lo possiamo anticipare, è il miglior videogioco dedicato all’universo di Oda.
One Piece Odyssey è disponibile dal 13 Gennaio per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series e PC (via Steam).
Versione testata: Xbox Series
Ciurma, andiamo tutti all’arrembaggio
Ad onor di cronaca, l’impianto da JRPG non è esattamente una novità per il mondo di One Piece. I primi, timidi, adattamenti dell’opera vedevano infatti i Mugiwara alle prese con giochi di ruolo, anche spregiudicatamente tattici, in titoli rimasti confinati al suolo nipponico. Tuttavia, il fascino di altri generi (e la loro evidente potenzialità di mercato) ha prevalso negli anni, regalandoci interpretazioni action come la saga di Pirate Warriors o il recente World Seeker. In occasione del 25esimo anniversario di One Piece tuttavia, Bandai Namco ha scelto di dar fiducia al team ILCA al fine di realizzare la loro visione.
ILCA è un team giapponese, specializzato in computer grafica e realtà virtuale, che negli anni ha partecipato in veste di supporto a titoli come Dragon Quest XI, Yakuza 0 e Nier Automata. Tuttavia, è con Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente che ILCA ha realizzato il suo primo passo nel mondo dello sviluppo. Un palmares in divenire per lo studio, ma già orientato verso una evidente predilezione verso i giochi di ruolo e che vede in Odyssey il loro primo vero inedito esordio.
Attraccati (o per meglio dire, naufragati) sulla misteriosa isola di Waford, Rufy e la sua ciurma fanno la conoscenza dell’ambiguo esploratore Adio e della silenziosa Lim. Proprio quest’ultima, temendo il pericolo rappresentato da pirati sconosciuti, utilizza il proprio potere per privare i Mugiwara delle loro abilità disperdendole in cubi luminosi in giro per l’isola. Chiarito il malinteso e convinti a svelare il significato delle antiche strutture presenti su Waford, la ciurma inizierà un viaggio per recuperare la forza perduta.
La premessa narrativa di One Piece Odyssey appare fin dall’inizio molto semplice, ma sapientemente intersecata con il tessuto ludico della produzione. Il potere di Lim infatti permette non solo alla trama di avviarsi, ma al contempo contestualizza ludicamente il depotenziamento di Rufy e compagni. Tuttavia, apprenderemo presto che per recuperare la piena potenza, i nostri eroi dovranno fare i conti con i loro ricordi e rivivere alcune delle loro più grandi avventure. Lim ci porterà infatti nuovamente ad Alabasta con la principessa Bibi, oppure al terribile scontro con Rob Lucci alla fine dell’arco di Water Seven.
Una scelta dunque dettata dalla volontà di strizzare l’occhio ai fan, con evidente amore per il materiale di partenza. Tutto dalla presentazione ai menù, passando per lo stile grafico e la colonna sonora, omaggia la creazione di Eiichiro Oda. Non solo fanservice, tuttavia. I ricordi, si sa, tendono a sbiadirsi e confondersi con gli anni: non stupitevi dunque di affrontare le memorie dei Mugiwara con esiti inediti. Qualche nemico potrebbe non comparire, qualche evento potrebbe verificarsi in maniera diversa, qualche imprevisto potrebbe apparire per la prima volta. Una soluzione intelligente, che rispetta i desideri dei fan aggiungendo un po’ di pepe al fine di raccontare una storia originale.
Forza, vediamo adesso chi ha coraggio
Se narrativamente il titolo offre un degno omaggio ai personaggi di Oda ripercorrendo alcuni dei momenti salienti delle saghe più amate, ludicamente la produzione riserva altre sorprese.
One Piece Odyssey decide di abbracciare le caratteristiche dei classici del genere, richiamando un mix tra titoli come Final Fantasy X e Dragon Quest VIII. L’avventura di Rufy e compagni si alterna dunque tra fasi sostanzialmente lineari e sezioni di più ampio respiro, con missioni secondarie ed oggetti da recuperare esplorando il mondo di gioco.
La varietà delle ambientazioni, assicurata dall’escamotage delle memorie da rivivere, si sposa con una buona quantità di dungeon. Questi ultimi si presentano strutturalmente semplici, ma conservano il pregio di una precisa personalità, incentivata dalla presenza di piacevoli enigmi ambientali. L’esplorazione viene rinfrescata inoltre dalla necessità di switchare in tempo reale il personaggio controllato, per sfruttare abilità specifiche. Rufy potrà dunque fare ricorso alla sua elasticità per raggiungere appigli fuori portata (con occasionali capricci della telecamera), Zoro userà le sue lame per distruggere ostacoli apparentemente insormontabili, Chopper potrà passare in piccoli passaggi e così via. Alcuni personaggi, come Nami e Sanji, potranno inoltre captare oggetti segreti nelle mappe. Il risultato è quello di un piacevole loop esplorativo, che si interseca con lo sviluppo stesso dei personaggi tramite il recupero di speciali frammenti utili per potenziare le abilità.
Ne deriva un ritmo tutto sommato piacevole e distensivo, pur se a tratti eccessivamente lento. In alcuni momenti dell’avventura, infatti, abbiamo riscontrato un esagerato ricorso ai tipici incarichi da fetch quest, nonché sezioni narrative ridondanti. Dove tuttavia il titolo introduce idee molto più interessanti è nel sistema di combattimento.
Non abbiamo infatti il classico sistema a turni in cui gli eroi fronteggiano promiscuamente gli avversari, gli uni di fronte agli altri. Nel corso degli scontri infatti, i Mugiwara verranno sparsi sul campo di battaglia: ciascun personaggio avrà un’area di partenza, che potrà essere occupata da uno o più nemici, impedendo lo spostamento per aiutare qualche compagno in difficoltà.
La scelte delle abilità più opportune dovrà poi tener conto del sistema “carta, sasso, forbici” sotteso agli scontri. Ogni personaggi (ed ogni nemico) avrà infatti una classe di appartenenza: Forza, Tecnica o Velocità. Ciascuna di esse porterà con sé una particolare resistenza ma anche una particolare efficacia nei confronti di un’altra classe. Così, la Forza avrà sempre la meglio sulla Velocità, la Velocità prevarrà sulla Tecnica e quest’ultima sarà efficace contro la Forza. One Piece Odyssey vi chiederà dunque di utilizzare i personaggi migliori, switchandoli in tempo reale sul campo di battaglia, per massimizzare il danno che andrete ad infliggere contro i nemici.
Quello che ne emerge è un sistema di combattimento vivace e tecnico, fondato su un’idea intuitiva ma efficace, ulteriormente arricchita dalle variabili che vi troverete a fronteggiare lungo l’avventura. Ci è tuttavia dispiaciuto riscontrare una curva di difficoltà fin troppo dolce, soprattutto per i fan più smaliziati dei giochi di ruolo.
Niente è più importante del tesoro
One Piece Odyssey è dunque un progetto ambizioso e sviluppato con amore: tuttavia, non tutto funziona esattamente come dovrebbe.
Come anticipato, abbiamo riscontrato un bilanciamento non sempre ottimale. Se la tendenziale facilità del titolo non è circostanza inedita al nuovo corso dei JRPG (ma anche degli A-JRPG, come Final Fantasy VII Remake), sfortunatamente è l’equilibrio con altre meccaniche che rende One Piece Odyssey a tratti davvero troppo semplice.
Gli incontri casuali tendono a premiare il giocatore con massicce dosi di punti esperienza, permettendo di livellare i personaggi senza sforzi. Pur essendo visibili nel mondo di gioco, il titolo spinge ad affrontare gli scontri per raccogliere denaro, oggetti e materiali. Questi ultimi a loro volta permettono un vasto utilizzo delle creazioni culinarie di Sanji e delle sorprendenti palline di Usop, con le quali ottenere un alto numero di buff (e debuff). Come se non bastasse, grazie alle monete raccolte il player avrà accesso ad una vasta selezione di accessori con i quali potenziare i personaggi, incastonandoli in stile Tetris all’interno di slot quadrangolari.
L’insieme di queste meccaniche crea dunque un circolo vizioso che alimenta un incremento esponenziale delle potenzialità di Rufy e compagni, che si troveranno molto spesso in posizione di evidente vantaggio contro gli avversari. Abbiamo individuato qualche trucchetto per fronteggiare l’eccessiva facilità del titolo, ma restano stratagemmi estranei al naturale bilanciamento del titolo che solo parzialmente trova il proprio equilibrio nelle fasi più avanzate. A nostro modesto avviso, gli sviluppatori avrebbero potuto inserire una difficoltà superiore per soddisfare i player più abili.
Sul versante tecnico, abbiamo avuto occasione di testare entrambe le versioni console del titolo, con prestazioni molto simili tra loro. One Piece Odyssey viaggia ad una risoluzione 4K con 30fps in Quality mode sia su PS5 che su Xbox Series X. Scegliendo invece la Performance mode, le piattaforme devono scendere ad una risoluzione di 1080p con 60fps. Sebbene le prestazioni siano pressoché identiche (con qualche isolato caso di stuttering), la versione PS5 sembra essere la preferibile grazie ad ombre e vegetazione maggiormente dettagliate, un minore pop-in, caricamenti leggermente più rapidi nonché una draw distance più valida. A prescindere dalla piattaforma, vi suggeriamo di preferire la Performance Mode per un’esperienza molto più fluida.
Commento finale
One Piece Odyssey segna un potenziale punto di svolta nella storia degli adattamenti videoludici del capolavoro di Eiichiro Oda. Attingendo alle più tradizionali caratteristiche dei JRPG, il team di sviluppo ILCA riversa nel titolo un evidente amore per il materiale di partenza arricchendolo con idee interessanti soprattutto nell’intrigante sistema di combattimento. La produzione non è tuttavia esente da qualche problema legato alla gestione del ritmo, eccessivamente piatto in alcune fasi, nonché ad una curva di difficoltà fin troppo modesta. Nonostante queste considerazioni, il titolo Bandai Namco è un buon JRPG ma soprattutto un sogno che si realizza per i fan dell’opera, che speriamo possa essere solo l’inizio di una nuova, promettente, saga.