Bentornata famiglia Shelby!
Ambientato prima degli eventi della serie TV, Peaky Blinders: Mastermind vede gli uomini della famiglia Shelby tornare a casa dagli orrori della prima guerra mondiale. Tommy Shelby si è stabilito di nuovo nello slum di periferia della piccola brughiera di Birmingham, rendendo immediatamente il nome della sua famiglia una forza temuta da non sottovalutare. Causando problemi poche ore dopo aver rimesso piede a Blighty, Tommy – insieme ai fratelli Arthur Jr. e John, la sorella Ada e la zia Polly – si ritrovano in pessimi affari con la banda rivale The Gilroys, la mafia cinese locale e, naturalmente, con la polizia di Sua Maestà.
In Peaky Blinders: Mastermind, i giocatori guidano gli Shelby attraverso 10 missioni, le quali descrivono una narrativa molto sottile, fatta di fratellanza e omicidi nel mondo criminale di Birmingham. Le missioni sono intercalate da opere d’arte eleganti, che conferiscono alla narrazione un po’ di classe, ma con la mancanza di doppiaggio da parte del cast e le altezze inebrianti di un fantastico programma TV a cui essere all’altezza, la trama di Mastermind non è particolarmente coinvolgente. Non è altro che una semplice catena di eventi per costringere i nostri ragazzi e ragazze a uscire di casa e nelle strade meschine di Small Heath.
Il sistema di gioco convince …
Peaky Blinders: Mastermind ha un sistema di gioco brillante e creativo. A prima vista, Mastermind è simile a titoli come Commandos e Desperados. I giocatori guidano gli Shelby attraverso ogni missione, utilizzando le loro abilità uniche per rubare oggetti, raccogliere informazioni, eseguire atti di sabotaggio o qualunque cosa ci indichi la missione. Dove Mastermind differisce da quei titoli, tuttavia, è che tutte le azioni dei personaggi sono pianificate ed eseguite dal giocatore “simultaneamente” in un unico momento.
… ma c’è qualche limite
I personaggi vengono controllati singolarmente, il che blocca il percorso d’azione di ogni personaggio specifico, ma, a proprio piacimento, è possibile riavvolgere la sequenza temporale e prendere il controllo di altri componenti, controllandoli in tandem con i “fantasmi” delle azioni del personaggio precedente. Per dirla in un altro modo, il giocatore definisce i percorsi, le decisioni e le scelte di ciascuno dei personaggi, in modo che tutti i movimenti e le azioni del cast, una volta attivati in tempo reale, funzionino in perfetta sincronia tra loro. Questo sistema rappresenta il “minuto del soldato”, un riflesso dell’astuta capacità di Tommy di formulare piani nella sua testa.
Non si può negare che questo sia un approccio intelligente alla strategia di Mastermind, e c’è una vera soddisfazione nel guardare un personaggio eseguire la propria parte del piano, mentre guardiamo i movimenti che avevamo precedentemente dato a un altro personaggio giocante. È un modo interessante per eseguire un titolo strategico basato sul team e siamo davvero sorpresi che titoli come Commandos o Desperados non lo abbiano mai adottato.
Missioni troppo ripetitive e ridondanti
Sfortunatamente, sebbene il sistema stesso sia innovativo, le azioni da compiere durante il gioco sono talmente comuni (per intenderci da “gioco d’avventura”), che l’intero concetto non si avvicina nemmeno al raggiungimento del suo potenziale. In definitiva, Peaky Blinders: Mastermind consiste in 10 brevi missioni nelle quali è richiesto di tenere porte aperte, trovare chiavi, spingere casse, tirare leve (con occasionali scazzottate). In una stanza particolare, abbiamo dovuto trovare una chiave per aprire una porta che ci ha dato … un’altra chiave. La strana scelta dello sviluppatore porta le missioni ad essere troppo ripetitive e robotiche, in questo modo, lo spirito dello spettacolo e l’unicità del sistema “Soldier’s Minute” si perdono.
Un level design poco ispirato
A non aiutare è la natura comica del level design, come una casa a due piani in cui ogni porta è fatta di acciaio e ogni muro ha un buco aperto attraverso il quale il giovane Finn Shelby può strisciare. I personaggi entreranno negli edifici per trovare occupanti che non si preoccuperanno della nostra intrusione. Potrete bloccare la visuale di un poliziotto spingendo una cassa direttamente sul suo viso senza avere nessuna ripercussione sul gameplay. Le azioni richieste al giocatore – e la strana disposizione delle mappe – privano Peaky Blinders: Mastermind della sua identità, tagliando le gambe dal crudo realismo del suo materiale originale.
Mastermind si sente claustrofobico e minaccioso, come dovrebbe.
Aiutare a ripristinare questa identità perduta è l’impressionante estetica audiovisiva del titolo. I suddetti filmati sono ben stilizzati e Mastermind e riflettono molto la natura oscura e sgangherata della serie originale. Il quartiere Small Heath è ben ricreato da un punto di vista grafico, con molta attenzione ai dettagli per quanto riguarda i suoi vicoli sudici, i mercati tristi, le case e i magazzini fatiscenti. Mastermind si sente claustrofobico e minaccioso, come dovrebbe.
Inoltre, il titolo non presente la localizzazione in Italiano.
Commento finale
Peaky Blinders: Mastermind è costruito su un concetto inventivo ed è elegantemente vestito in un ottimo pacchetto audio / video, catturando il pericoloso mondo di The Shelby Family. Tuttavia, l’inventiva non viene sfruttata, il che si traduce in un’azione priva di ispirazione e in un gameplay ripetitivo. I fan di Peaky Blinders potrebbero trovare qualche ora di intrattenimento ma, nel complesso, Mastermind è un’opportunità persa.