Recensione Portal Knights

Mai come in questo periodo i sandbox hanno goduto di fama e popolarità, attirando vere e proprie legioni di giocatori: Portal Knights si inserisce nell’onda del fenomeno del momento, cercando di ritagliarsi un proprio posto al sole. E ci riesce più che dignitosamente.

A lanciare il genere è stato Minecraft, ormai troppi anni fa, passando nel giro di un lustro da prodotto per pochi intenditori a vera e propria moda, garantendone persino l’acquisizione da parte degli studi di Microsoft.

E pensare che gli scettici vedevano proprio nella grande “apertura” offerta dalle possibilità di Minecraft anche il suo più grande limite: in un’epoca dove ogni giocatore deve essere guidato dal punto A al punto B, in cui siamo pieni di suggerimenti e quasi devono imboccarci per farci giocare, cosa sarebbe accaduto se di punto in bianco si fosse offerto al giocatore un mondo immenso, in cui poteva fare letteralmente di tutto e costruirsi da sé edifici e ambienti?

Portal Knights si accompagna al recente Lego Worlds, ma mentre il secondo ha fatto leva sul carisma dei mattoncini LEGO, il primo ha cercato di ritagliarsi un anfratto di originalità grazie a meccaniche abbozzate in stile RPG, avvicinandosi per più di un aspetto all’apprezzato Dragon Quest Builders. Ma in questo caso, i mattoncini valgono la candela?

Una modalità storia… più o meno

Portal Knights in teoria presenta una trama, o quanto meno un abbozzo di essa, ma si tratta di un puro pretesto narrativo per dare il via all’avventura del singolo giocatore. Si parte da un preambolo piuttosto scheletrico, che ci informa di come un antico cataclisma, la Frattura, abbia alterato pesantemente l’universo di gioco in cui presto dovremo immergerci, insomma un classico. I pianeti che compongono l’universo non sono più interc onnessi, perché i portali magici che li rendevano comunicanti hanno smesso di funzionare (da qui il nome del titolo, i Cavalieri dei Portali).

È infatti compito nostro ricomporli, recuperandone le componenti sparse per l’ambiente e collocandole esattamente nella loro posizione d’origine, naturalmente una volta eliminati i mostri che li sorvegliano. Mai come in quest’occasione ci troviamo di fronte a un puro e semplice pretesto per impugnare il controller e gettarci a capofitto nell’impresa che ci attende. Si perde quasi subito interesse nella narrazione dopo la scarna introduzione testuale e qualcosa in più, in questo senso, si sarebbe potuto senz’altro fare, se non altro per agevolare il coinvolgimento dell’utente sulla lunga distanza.

Al momento di iniziare ogni nuova partita il software chiede al giocatore di modellare il proprio avatar (un incrocio tra un Mii e un personaggio di Minecraft) tramite un editor piuttosto intuitivo e di assegnarlo a una classe fra le tre disponibili, ossia Guerriero, Arciere e Mago. Una è ovviamente orientata al melee, l’altra all’offensiva dalla distanza, l’altra ancora agli attacchi elementali basati sul mana, ma è forse più importante specificare che, a scapito della discendenza “creative sandbox” del prodotto, ciascuna di esse possiede un proprio albero dei talenti passivi, gestibile dopo ogni level up del personaggio.

Tanti mondi, tanti blocchi

Allo stesso modo di Minecraft, ma tentando di arricchirne la formula di base, anche Portal Knights pone la sua essenza nel costruire e craftare tutto quello che possa venirvi in mente. E di materiale a disposizione ce n’è eccome. Di base, i pianeti di Portal Knights non sono altro che distese di blocchetti variopinti, a meno inclini all’estetica di Minecraft poiché più levigati e “artistici” (graficamente e stilisticamente ci troviamo insomma al cospetto di un titolo molto più curato), ma comunque assoggettati alle medesime logiche dell’opera di Mojang. Dunque i cubetti, fatti dei materiali più svariati, possono essere estratti dal setting per essere ricollocati come meglio si desideri, ad esempio per riparare casolari, costruire ponti e piattaforme, e molto altro ancora.

Oltre alla possibilità di costruire e di “coltivare”, dal momento che è possibile abbattere alberi e arbusti e poi ripiantarne i semi nei propri appezzamenti, il titolo sviluppato da Keen Games non rinuncia neppure alla stessa vena crafting di molti suoi consimili. Ogni mondo ospita infatti una miriade di oggetti che possono essere raccolti e assemblati per ottenere arnesi, pozioni, suppellettili, armi, anelli e armature che, neanche a dirlo, influenzano le statistiche di attacco e difesa del personaggio: ed è proprio qui che tornano le meccaniche RPG, la vera e propria novità offerta da Portal Knights.

Inoltre, come nei migliori sandbox, Portal Knights non pressa in alcun modo l’utente, che è anzi totalmente libero di decidere a quale delle tante attività dedicarsi prioritariamente e con i ritmi che meglio ritiene opportuni. Abbiamo gli Eventi, sfide giornaliere in cui dovremo scovare un certo numero di item, oppure sconfiggere dei nemici di un determinato tipo, entro un dato limite di tempo; o ancora delle brevi missioni che certi NPC sparsi per le lande sono soliti commissionare al videogiocatore in cambio di ricompense. Così come meritano menzione anche le boss fight di fine “mondo”, poche ma buone, anch’esse abbastanza abbordabili ma davvero ben orchestrate, soprattutto dal punto di vista coreografico.

L’insieme è insomma sufficientemente denso, e ricordate che potrete vivere l’intera esperienza anche in co-op per un massimo di quattro giocatori, in split screen locale così come anche in rete – attingendo, però, solamente dalla propria lista di amici. Il nemico principale della produzione è la ripetitività dei compiti da svolgere che chi non digerisce il genere, probabilmente, finirà per avvertire a lungo andare. Ci troviamo, tuttavia, dinanzi a un tentativo di arricchimento della formula portante per niente trascurabile, che ci auguriamo venga preso come spunto da molte altre produzioni future.



PRO


CONTRO

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