Recensione Senua’s Saga: Hellblade II

La recensione che state per leggere è una delle più difficili che mi sia mai capitato di scrivere, e non per il numeretto che leggerete in fondo a quest’articolo, mai assegnato prima d’ora dal sottoscritto in quasi 20 anni di attività. Non per la difficoltà necessaria a valutare un’opera di questo tipo, costruita da due anime che si intersecano come pezzi di un puzzle.

La difficoltà, che probabilmente percepirete se avrete l’ardire di leggere fino alla fine, sta nella necessità di controllare il vortice di emozioni che l’opera di Ninja Theory ha suscitato nel sottoscritto. Nella necessità di lasciar sedimentare il messaggio espresso con violenza e delicatezza, attraverso un racconto che tocca nel profondo anche l’anima del più cinico dei giocatori, a patto che si predisponga a guardare a questo prodotto con occhi nuovi.

Ed è proprio per questo che leggerete una recensione molto diversa da quelle a cui siete abituati; una recensione che nella prima parte si occuperà di analizzare l’aspetto più superficiale di Senua’s Saga: Hellblade II, quello tecnico della longevità del gameplay, della grafica e così via, mentre nella seconda si occuperà di scavare più a fondo nel messaggio che un’opera come questa tenta di veicolare.

Senua’s Saga: Hellblade II è infatti un’opera a cui il termine “videogioco” sta onestamente molto stretto.


Versione testata: PC (XBOX GAME PASS)


Parte I – Il videogioco

Past is never past

Il secondo capitolo dell’epopea di Senua si apre a poca distanza dagli eventi narrati in Senua’s Sacrifice. Senua è in catene, in viaggio su una nave schiavista, con l’obiettivo di sradicare alla fonte la sorgente del suo dolore e di quello della sua gente. Il suo piano è semplice, quanto ingenuo: tagliare la testa del serpente, il capo degli schiavisti per colpa dei quali il suo Dillion è morto. Il naufragio della nave e la morte di decine di sfortunati compagni di viaggio, la trascinano però nuovamente nell’orrore, nell’oscurità di un dolore mai sopito. Nel tormento del senso di colpa e dell’inadeguatezza. Senua è ora sola in una terra straniera. Dopo aver attraversato l’Helheim governato da divinità vendicative e sanguinarie, è ora a Midgard, la terra degli uomini. Una terra che, come la voce narrante ci ricorda, è ancora più pericolosa di quella governata da Hel perché “in ogni uomo si nasconde un mostro”.

Take your darkness with you, don’t let it go

Rispetto al passato, il gameplay è maturato sotto ogni aspetto. Il sistema di combattimento pone l’accento sulla tempistica e sulla precisione, rendendo il parry e la schivata un’arte da padroneggiare per sopravvivere agli scontri più cruenti. I puzzle ambientali sono ancora il fulcro dell’esperienza ludica ma in questo capitolo si evolvono in maniera significativa, sfruttando appieno le capacità del focus di Senua. La ricerca dei simboli nascosti e individuabili attraverso la prospettiva è ancora presente come elemento ludico, ma in maniera decisamente ridimensionata. Il Focus di cui Senua è ora capace, le permette di squarciare il velo che separa il nostro mondo da quello dei morti e di manipolare l’ambiente circostante, svelando passaggi nascosti e segreti che si celano in plain sight. La luce e l’ombra, come avviene in Alan Wake 2, le permettono di trovare nuove strade dove prima non c’erano.

Ogni enigma si fonde armoniosamente con il contesto narrativo, contribuendo a dipingere il quadro di un mondo in bilico tra realtà e allucinazione. Anche le sequenze di combattimento non sono mai fini a sé stesse, ma si integrano perfettamente nel flusso narrativo, amplificando la tensione e l’impatto emotivo di ogni confronto.

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che Hellblade II non è un semplice action game con ambientazione norrena. Non è insomma il God of War degli utenti Xbox. È molto di più.   È un viaggio introspettivo nei meandri più oscuri dell’anima umana, un’odissea attraverso la psiche frantumata di Senua. I momenti di pura azione, seppur spettacolari e adrenalinici, sono sempre subordinati alla narrazione, fungendo da catalizzatori per le emozioni e le riflessioni che il gioco vuole suscitare.

and it will help you move forward and find the light

Dal punto di vista tecnico Senua’s Saga: Hellblade II è un trionfo, un’opera che ridefinisce gli standard dell’industria. L’Unreal Engine 5.4 si spinge oltre i limiti del possibile, dipingendo un mondo di dettagli mozzafiato e di una bellezza struggente. L’attenzione alla ricostruzione del pietroso paesaggio islandese, al limite del fotorealismo, lascia senza fiato. La cura riposta nella ricerca del dettaglio, che si spinge financo ad animare le minuscole pietre che si sollevano al passaggio di Senua, lascia sbalorditi.

Le maestose rocce che si stagliano dure contro cieli plumbei, e poi il sole che fa capolino con i suoi tiepidi raggi che già preannunciano l’arrivo della lunga notte. E poi i riflessi multicolore delle pietre nelle profondità della terra, regalano un’immersività senza pari e una fotografia che meriterebbe un premio oscar, se solo ci fosse una categoria dedicata all’Academy.

L’assenza di HUD è una scelta coraggiosa che ripaga ampiamente, permettendo al giocatore di immergersi completamente nell’universo di gioco senza distrazioni. La scoperta delle meccaniche e delle interazioni avviene in maniera organica, attraverso la sperimentazione e l’esplorazione, rendendo ogni progresso una piccola epifania.

I’ve seen through your darkness

Dal punto di vista delle prestazioni, Hellblade II mette a dura prova anche le configurazioni più avanzate. Con dettagli al massimo, il gioco si assesta intorno ai 50 FPS con una RTX 4090 senza ausilio di upscaler, toccando picchi di 65 FPS e cali fino a 45 FPS nei momenti più concitati. Ma ogni singolo frame è un quadro degno di essere impresso nella memoria, grazie a una direzione artistica anch’essa di livello cinematografico. E su Xbox Series X il dettaglio, nonostante il frame rate sia decisamente meno stabile e contenuto (30FPS), non è da meno, con un’immagine solo leggermente meno nitida.

Il comparto audio, vero fiore all’occhiello di Senua’s Saga: Hellblade II, sublima l’esperienza di gioco. L’audio binaurale (da godersi tramite le cuffie) diventa un elemento cardine della narrazione, avvolgendo il giocatore in un coinvolgente paesaggio sonoro fatto di voci, sussurri ed echi. Ogni suono, dal rumore di passi, al tintinnio di una spada, al rantolo di un corpo morente, contribuisce a creare un’atmosfera di costante tensione e disagio.

I’ve seen through your lies

Hellblade II non è un’opera che punta sulla quantità, ma sulla qualità dell’esperienza offerta. La sua durata perfettamente calibrata poco sotto le 10 ore (raccogliendo tutti i collectibles), permette di immergersi appieno nella storia di Senua senza diluire l’impatto emotivo. Ogni singolo istante è pervaso di significato, ogni incontro, ogni battaglia, ogni enigma contribuisce a tessere una narrativa densa e stratificata. E pazienza se il mondo non è un open world pieno di quest inutili e allunga brodo, se il giocatore non ha la piena libertà di movimento garantita dai più blasonati tripla A di questi ultimi anni, e se di tanto in tanto ci si imbatte in qualche muro invisibile. In Senua’s Saga: Hellblade II non utilizzerete mai il pulsante corsa, se non per motivi strettamente connessi al gameplay, godendovi ogni passo, ogni dettaglio con lentezza, quasi volendo abbracciare il destino della protagonista. Quasi temendo il momento in cui il viaggio volgerà al termine.

La rigiocabilità, pur non essendo il focus principale, è garantita dalla profondità della storia e dalla miriade di dettagli che si celano in ogni angolo di questo mondo, oltre che dalla possibilità di scoprire tutti i totem con la storia di Grettir, i volti nascosti nella roccia, o di rigiocare l’avventura accompagnati da nuove voci narranti. Ripercorrere il viaggio di Senua può offrire nuove prospettive, svelare sfumature prima inosservate, arricchendo ulteriormente un’esperienza già di per sé memorabile.

Parte II: L’opera d’arte

Nelle profondità più oscure dell’animo umano, là dove la luce della ragione vacilla e si spegne, si cela un orrore primordiale, un abisso di follia e disperazione che divora l’anima di chiunque osi sfidarne le tenebre. È in questo regno di incubi e allucinazioni che si dipana la storia di Senua, una guerriera celtica consumata dalla sua stessa psiche, in un’odissea nella quale mitologia, superstizione, ragione e follia si fondono.

Come in un racconto di Lovecraft, l’orrore si insinua lentamente, avvolgendo il giocatore in un’atmosfera opprimente e claustrofobica. Le allucinazioni di Senua diventano le nostre, mentre ci addentriamo sempre più in basso verso il cuore della terra, in una discesa che è soprattutto una discesa nelle profondità della nostra anima.

Hellblade II è uno specchio che riflette le nostre più intime paure e debolezze. Attraverso gli occhi di Senua, assistiamo alla fragilità dell’animo umano, alla facilità con cui può essere corrotto e consumato dalle tenebre. La fame, la sete, la paura, il desiderio di potere, di approvazione e accettazione, si annidano in ognuno di noi, pronti a trasformarci in mostri non appena abbassiamo la guardia.

I terribili mostri che popolano questo incubo ad occhi aperti, sono sicuramente i Draugr, non morti che si aggirano come spettri spinti da una sete di sangue senza fine. Ma sono soprattutto gli uomini corrotti dalla paura, dalla disperazione, quelli a fare più paura. L’oscurità, che divora e consuma gli uomini, divora non soltanto i loro corpi e le loro menti, ma tutto ciò che li circonda, persino la natura, che sembra riflettersi nelle acque scure delle loro anime. Fuoco, Pioggia, Neve, Acqua che incessantemente martellano le terre martoriate calcate dai protagonisti, non sono altro, infatti, che il riflesso malato delle loro anime.   

E di questa paura, le forze oscure che osservano nell’ombra si approfittano guidando i nostri passi e consolidando il loro giogo, recita la voce narrante, un messaggio politico, questo, piuttosto chiaro per chi ha orecchie per intendere.

Eppure, anche nell’abisso più profondo, un barlume di speranza riesce a farsi strada. Senua comprende che le tenebre di cui è portatrice, possono diventare alleate, un mezzo per raggiungere la verità. La sua psicosi, quella maledizione che l’ha tormentata per tutta la vita, diventa improvvisamente un dono, una chiave per accedere a una realtà nascosta agli occhi dei comuni mortali.

Attraverso il velo che separa il mondo dei vivi da quello dei morti, Senua scorge frammenti di Verità, briciole di un’esistenza che trascende la mera comprensione umana. La sua mente, pur frantumata e tormentata, diventa uno strumento di illuminazione, un faro che rischiara le tenebre dell’ignoranza e della paura.

Ed è qui che Hellblade II si eleva oltre la semplice narrativa, diventando un’allegoria della condizione umana, un poema epico che esplora i recessi più oscuri dell’anima. Ogni personaggio, ogni luogo, ogni evento si carica di un significato profondo, diventando un tassello di un mosaico esistenziale che riflette le nostre stesse paure e speranze. Fargrim, Thórgestr, Ástríðr, i compagni di viaggio di Senua, sono tutti mossi dalle stesse motivazioni e, sebbene la parabola narrativa di questi sia quanto mai apprezzabile, è in quella di Senua che trovano compiuta realizzazione diventando i frammenti mancanti di quella coscienza di sé frammentata come schegge di uno specchio, da un rapporto malato con il proprio padre.

La sua mente – un labirinto di paure e ossessioni diventato il vero campo di battaglia, il luogo dove si consuma la lotta tra luce e ombra, tra speranza e disperazione, tra psicosi e realtà – è raccontata con una sapienza impareggiabile.

Ed è proprio in questo dualismo, in questa dicotomia tra luce e ombra, che risiede la vera essenza di Hellblade II. La comprensione che il bene e il male, la gioia e il dolore, la vita e la morte sono facce della stessa medaglia, aspetti inscindibili dell’esistenza umana.

Nel cuore oscuro della terra, Senua ha compreso che la paura, come la tenebra, come la luce, possono essere sue alleate. Anche la luce può nascondere la realtà. Anche la luce, può non dire sempre la verità. La comprensione di questo dualismo, che la filosofia orientale riassume nel concetto di Ying e di Yang, la comprensione che la pace e la bellezza appartengono a questo mondo come la polvere soffocante, le rocce appuntite e le fiamme, conduce alla saggezza. Ma la saggezza esige un prezzo salato da pagare. Il prezzo che Senua paga continuamente con il suo tormento.

In conclusione, Senua’s Saga: Hellblade II è molto più di un semplice videogioco. È un’opera d’arte che trascende i confini del medium, un poema epico che esplora le profondità dell’animo umano con una potenza e una lucidità sconvolgenti. È un viaggio nell’abisso della follia e della disperazione, ma anche un inno alla speranza e alla resilienza dello spirito umano. Attraverso una narrativa densa e stratificata, una direzione artistica di livello cinematografico e un’interpretazione magistrale di Melina Juergens nei panni di Senua, Hellblade II ci trascina in un vortice di emozioni contrastanti, facendoci riflettere sulla fragilità della mente umana e sulla forza necessaria per affrontare le nostre paure più profonde.

È un’esperienza che segna e lascia il segno nell’animo di chiunque abbia il coraggio di affrontarla. Un’opera che, come i grandi capolavori della letteratura e del cinema, rimarrà impressa nella mente e nel cuore dei giocatori per molto, molto tempo dopo i titoli di coda. Perché, in fondo, la storia di Senua è la storia di ognuno di noi, un riflesso delle nostre lotte interiori, delle nostre speranze e delle nostre paure. E attraverso il suo viaggio, forse possiamo trovare la forza di affrontare i nostri demoni, di abbracciare le nostre ombre e di emergere, infine, nella luce.

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Senua's Saga: Hellblade II


Senua's Saga: Hellblade II è molto più di un semplice videogioco. È un'opera d'arte che trascende i confini del medium, un poema epico che esplora le profondità dell'animo umano con una potenza e una lucidità sconvolgenti. È un viaggio nell'abisso della follia e della disperazione, ma anche un inno alla speranza e alla resilienza dello spirito umano. Attraverso una narrativa densa e stratificata, una direzione artistica di livello cinematografico e un'interpretazione magistrale di Melina Juergens nei panni di Senua, Hellblade II ci trascina in un vortice di emozioni contrastanti, facendoci riflettere sulla fragilità della mente umana e sulla forza necessaria per affrontare le nostre paure più profonde. È un'esperienza che segna, che lascia il segno nell'animo di chiunque abbia il coraggio di affrontarla. Un'opera che, come i grandi capolavori della letteratura e del cinema, rimarrà impressa nella mente e nel cuore dei giocatori per molto, molto tempo dopo i titoli di coda. Perché, in fondo, la storia di Senua è la storia di ognuno di noi, un riflesso delle nostre lotte interiori, delle nostre speranze e delle nostre paure. E attraverso il suo viaggio, forse possiamo trovare la forza di affrontare i nostri demoni, di abbracciare le nostre ombre e di emergere, infine, nella luce

PRO

Futuro metro di paragone per la narrativa videoludica che verrà | Comparto Tecnico fuori scala | L'Interpretazione attoriale di Melina Jurghens è la migliore mai vista in un videogame | Direzione artistica di livello cinematografico |

CONTRO

Nessuno che meriti di essere segnalato |

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