Shadows of the Damned, sviluppato da Grasshopper Manufacture è stato pubblicato nel lontano 2011 per PlayStation 3 e Xbox 360. Alla sua realizzazione hanno collaborato personalità del calibro di Shinji Mikami (creatore di creatori della serie Resident Evil), Akira Yamaoka (compositore delle colonne sonore di Silent Hill) e Gōichi Suda, noto anche con lo pseudonimo di Suda51, autore dell’irriverente e scanzonato, No More Heroes. La direzione – invece – fu affidata al nostro connazionale Massimo Guarini (Last Day of June). Il gioco, non fu universalmente ben accolto, vuoi per la vena folle (e sopra le righe) alla sua base, vuoi per alcune idee non sfruttate pienamente, ma riuscì comunque a portarsi un ottimo score Metacritic di 77 su PS3 e 76 su Xbox 360. Ora, a distanza di poco più di dieci anni, Grasshopper Manufacture ha deciso, seguendo un po’ la moda del momento, di pubblicare Shadows of the Damned: Hella Remastered, versione rimasterizzata di Garcia Hotspur e le sue gesta negli inferi.
Il gioco è attualmente disponibile per PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X/S e Nintendo Switch.
Versione testata: PlayStation 5
Si farebbe di tutto per amore!
Come anticipato, indossiamo i panni di Garcia “fucking” Hotspur, un focoso motociclista con le braccia ricoperte di tatuaggi e i capelli ingelatati. Una notte tranquilla in hotel, si trasforma nel peggiore degli incubi. La sua ragazza Paula viene rapita e trascinata negli inferi. L’amore di Garcia per Paula è talmente profondo che decide di lanciarsi nel portale aperto dal Signore dell’Inferno, Fleming (che ha deciso di rapire la donzella per vendicarsi dei demoni trucidati da Hotspur) con un solo obiettivo in mente: salvarla. Fortunatamente ha dalla sua una pistola magica chiamata … Johnson. Johnson è un teschio tanto elegante quanto spiritoso che funge da guida attraverso l’inferno, che di per sé sono più di semplici pozze di lava o un fiume fiancheggiato da fantasmi. È un viaggio attraverso strade gotiche, una foresta opprimente, una dimensione infernale, alcune squallide biblioteche, fogne sporche e altro ancora. Insomma, ci ritroviamo dinanzi ad una rappresentazione piuttosto caratteristica di un regno demoniaco, in stile B movie e che trae grande ispirazione dagli horror a basso budget. Quello che ne segue è uno sparatutto in terza persona ad alto numero di ottani con progressione lineare e puzzle basati sulla luce.
A caccia di demoni
Shadows of the Damned è uno sparatutto in terza persona caratterizzato dalla telecamera “over the shoulder” e questo stile di gioco non è stato modificato o raffinato nella rimasterizzazione. Da un lato è una buona cosa in termini di fedeltà all’originale, ma dall’altro, si percepisce chiaramente l’avanzare inesorabile del tempo e certamente non è all’altezza di titoli come Resident Evil 4 Remake e non presenta neanche un aggiornamento dei controlli ad uno schema più moderno. Garcia occupa una parte considerevole dello schermo e i controlli sono davvero goffi (anche se ci si abitua). Il gioco non richiede particolare velocità in termini di reazioni e schivate, ma un paio di sequenze, specialmente quelle in cui il nostro protagonista viene inseguito dai demoni mentre deve tentare di “riaccendere la luce” non sono state proprio semplici da portare a compimento.
Il gunplay è il fulcro principale della produzione ed è qui che entra in gioco il fedele Johnson. Questo demone inizialmente assume la forma di una solida pistola che infligge una discreta quantità di danni, ma man mano che si avanza nel gioco è possibile sbloccare forme di pistola differenti e potenziamenti per ciascuna di esse. Nello specifico: una pistola, una mitragliatrice e un fucile da caccia. Alla fine Johnson diventerà un’arma a dir poco devastante utilissima (complice anche l’abbondante disponibilità di proiettili) per affrontare demoni corazzati, grandi bruti e boss bizzarri caratterizzati da gemme rosse sui loro corpi. Oltre alle munizioni letali sparate da Johnson, è necessario anche sparare colpi di luce (ad una lampada o ad una testa di capra) per illuminare le aree più buie e scure, rimuovere le nubi letali di oscurità demoniaca e stordendo i nemici.
Questa è una meccanica ricorrente in quanto fondamentale per la risoluzione degli enigmi del gioco. Se non si attiva la luce, gradualmente l’oscurità andrà a ridurre la barra della salute del protagonista. Così come la necessità di dover sbloccare i cancelli caratterizzati da una faccia da bambino che deve mangiare qualcosa prima di poter essere sbloccato. E se vi preoccupate della varietà, potete star tranquilli. La varietà c’è ed impedisce che le cose diventino noiose in scenari uniti insieme alla buona. A volte hanno poca coesione, ma in virtù della follia del gioco finiscono per funzionare praticamente alla perfezione. Un punto culminante di Hella Remaster in particolare è un livello simile al cubo di Rubik in cui il giocatore è chiamato a riorganizzare le piattaforme per trovare l’uscita, un livello non dissimile nel recente remake di Bloober Team, Silent Hill 2.
Grafica e tecnica
Graficamente, Hella Remaster cambia solo in termini di risoluzione, passando al 4K, si possono rivelare e apprezzare così tanti dettagli, aiutando davvero a far risaltare il design visivo distintivo. I 60 fps rendono il gameplay più sanguinoso e fluido. L’estetica ha un’atmosfera in stile fumetto con linee audaci e ambienti malinconici, mentre la luce e l’oscurità svolgono un ruolo enorme non solo in termini di meccaniche di gioco ma anche in termini di tono. Il doppiaggio originale è ancora presente con battute piuttosto mature e dal doppio senso, talvolta un po’ troppo estremo con una tendenza grossolana verso la misoginia. Musicalmente c’è una bella atmosfera spettrale che aumenta ulteriormente l’immersività durante l’azione e per questo dobbiamo fare un plauso ad Akira Yamaoka. In termini prestazionali, invece, da segnalare la presenza di alcune animazioni rigide e di diversi bug minori.
Commento finale
Shadows of the Damned: Hella Remastered è ancora anticonformista e accattivante quanto lo era quando uscì originariamente 13 anni fa. La storia funziona proprio perché non ha paura di essere divertente, disgustosa e maliziosa (forse troppo) che potrebbe dar fastidio ad alcuni. Il gameplay è ancora oggi piuttosto buono e variegato. La risoluzione in 4K e i 60 fps, è l’unica vera differenza rispetto all’originale, il che non giustificherebbe l’acquisto di questa versione. Considerando però il prezzo, 24,99 €, se volete vivere un’esperienza sopra le righe ed insolita negli inferi, dategli una chance, non ve ne pentirete!