Recensione Silent Hill 2, un remake fedele e a dir poco spaventoso del classico per PS2

Silent Hill 2 è un videogioco survival horror del 2001 sviluppato da Team Silent e pubblicato da Konami per PlayStation 2. Si tratta di uno dei più grandi successi del genere, se non addirittura uno dei migliori videogiochi mai realizzati. Considerata la sua reputazione, lo sviluppatore di videogiochi polacco con sede a Cracovia, Bloober Team, noto per titoli come ObserverLayers of Fear e The Medium, è stato decisamente impavido nel tentare di riproporre un remake di Silent Hill 2. Chiunque si preoccupasse che Bloober Team non sarebbe stato in grado di rendere giustizia a Silent Hill 2 può stare tranquillo. Silent Hill 2 Remake non è solo un reboot superbo (sebbene da apripista ci siano stati gli incredibili Resident Evil 2 Remake prima e Resident Evil 3 Remake poi di Capcom) ma una vera e propria lettera d’amore al genere orrifico e soprattutto quello che i fan hanno da sempre sognato e che soprattutto meritano. Silent Hill 2 Remake è – altresì – non soltanto fedelissimo al materiale originale ma è anche un prodotto che ha la sua identità. Un’identità fortissima e travolgente che fa sì che una storia di quasi 25 anni fa (purtroppo in gran parte distrutta dagli scellerati capitoli successivi), rappresenti il trampolino di lancio perfetto per una nuova e fresca generazione di giocatori che non han mai sperimentato prima l’orrore di Silent Hill ma anche una succulente occasione per i fan del brand di tornare – pad alla mano – a vestire i panni di James.

Vi ricordiamo che Silent Hill 2 sarà disponibile a partire dall’8 ottobre per PC e PlayStation 5.


Versione testata: PlayStation 5


Mia cara Mary!

A differenza di titoli come il già citato Resident Evil o di Until Dawn (quest’ultimo ha recentemente ricevuto una versione rivista), Silent Hill ci catapulta precipuamente nell’horror psicologico. Sebbene siano presenti immagini agghiaccianti e creature fra le più mostruose e memorabili che si siano mai viste, ciò che distingue davvero Silent Hill 2, è il modo in cui intreccia traumi e psiche dei personaggi con la città che sembra quasi prendere vita e farsi beffa del giocatore. Silent Hill è un luogo che manifesta l’oscurità interiore delle persone, costringendole a confrontarsi con le loro paure più recondite e i loro dolorosi passati, con conseguenti cambiamenti e percezioni differenti della città. Il gioco, racconta il viaggio emotivo del nostro protagonista, James Sunderland, il quale è arrivato nella tenebrosa città dopo aver ricevuto una lettera misteriosa da parte di sua moglie, Mary Shepherd-Sunderland, morta ormai da tre anni. Una lettera in cui dichiara che lo sta aspettando nel loro “posto speciale” da qualche parte proprio a Silent Hill. Una volta arrivato, il buon James, si ritrova – suo malgrado – ad affrontare una serie di impensabili orribili eventi che lo costringono addirittura a mettere in discussione la sua sanità mentale e la sua stessa vita.

Cosa diamine sta succedendo?

Sin dalle prime battute di gioco, siamo rimasti sbalorditi da quanto fosse immersivo il remake di Bloober Team. Ci si sente davvero come se stessimo indossando i panni di James, mentre è chiamato ad esplorare una città avvolta nella nebbia e nel mistero. Il tutto ponendoci domande sul perché di quella lettera, sul fatto che Mary possa essere effettivamente ancora viva e con James stesso – quasi in balia degli eventi – che non sa più a cosa credere. Ma il desiderio di capire cosa sta accadendo in un luogo nel quale aveva promesso che un giorno avrebbe portato sua moglie, è più forte di qualsiasi pensiero razionale. E naturalmente, l’atmosfera gioca un ruolo cardine nell’esperienza complessiva di gioco. Un’atmosfera sublime sorretta da una plot narrativo meravigliosamente tragico, emotivo e al cardiopalma. Grazie al lavoro certosino dello sviluppatore, la storia ne esce addirittura migliorata. Invece di alterare i punti più importanti della trama, ha scelto (sapientemente) di aggiungere maggiore profondità alla trama originaria arricchendola ulteriormente e migliorando ampiamente il rapporto e la comprensione di James in primis (che ha una calma apparente ed inquietante, un chiaro indizio del suo disagio mentale e in quello che sembra essere un disfacimento della sua mente) ma anche di bizzarri personaggi come Eddie, Angela e soprattutto dell’avvenente Maria, tutti caratterizzati da una maggiore profondità (eccellente il lavoro di doppiaggio, motion capture e di revisione in stile cinematografico).

Per amore si fa di tutto

Ad aver ricevuto – al pari della narrativa – un bel lavoro di polishing, è anche il gameplay. Sebbene i ritmi di gioco siano pressoché similari a quelli dell’IP originale, ogni ambientazione è più grande e di impatto rispetto a prima, con un maggiore quantitativo di enigmi da portare a compimento (liberamente settabili dal giocatore in termini di difficoltà complessiva e decisamente ispiratissimi e mai banali) e nemici da affrontare. Ma andiamo con ordine. L’esplorazione ambientale, era già un punto di forza di Silent Hill del 2001. Nel remake, è stata migliorata. E’ infatti possibile esplorare diversi negozi in strada ed un maggior numero di stanze, ricercando munizioni, medikit, documenti, fotografie, giornali, promemoria e oggetti (alcuni fondamentali per il prosieguo della storia), ammirando – al contempo – ambienti finemente modellati e caratterizzati. Il backtracking richiesto per risolvere gli enigmi è piuttosto importante (talvolta un po’ tedioso); infatti, bisogna esplorare minuziosamente gli edifici (e non solo) per trovare quanto richiesto per progredire, andando avanti e indietro, e ritornando in luoghi già visitati (in alcune occasioni, inutilmente).

Al di là, di una maggiore componente esplorativa, scontri decisamente più impegnativi, la durata decisamente superiore del remake, è dovuta soprattutto al backtracking richiesto, il cui peso si fa sentire specialmente a partire dalla metà del gioco. Non aiuta il fatto che i giocatori siano chiamati a completare ogni area due volte a causa dell'”Otherworld” (letteralmente l’altro mondo). Questo trasporta i giocatori in versioni alternative di aree, in tinta “ruggine” che hanno già visto, ma caratterizzate da nuovi e interessanti enigmi, sfide da portare a termine ed un maggior numero di villain (alcuni decisamente più forti). Sebbene siano fatte benissimo tanto da non sembrare mai un riempitivo, anzi le abbiamo davvero apprezzate, unite alla eccessiva lunghezza del gioco (circa 15/17 ore), potrebbero portare ad una leggera noia. Ci sarà un motivo per cui la maggioranza dei giochi survival-horror è piuttosto breve (parliamo di 8/10 ore), no?

Detto questo, ogni corridoio, anfratto, stanza e senza dimenticare strade e istallazioni come pompe di benzina e garage, “pullula” di nemici. Nemici orripilanti, non propriamente agevoli da affrontare, complice un sistema di combattimento un pochino “pesante” (seppur grintosissimo) e non sempre immediato, che fa capire come il core pulsante del prodotto non sia quello di un action dinamico e fluidissimo ma bensì di un puro survival horror che costringe anche (non è da codardi, tranquilli!) a darsela a gambe quando possibile. James, fortunatamente, ha dalla sua nuovi fantastici assi nella manica utili per affrontare le varie mostruosità della città annebbiata e tetra. Innanzitutto, la comoda schivata (affidata al tasto cerchio) è fondamentale per sopravvivere più agevolmente ai combattimenti corpo a corpo. Ogni mostro nel remake dispone di uno specifico schema di attacco ed è fondamentale carpirlo e ricordarlo in modo tale da scansare (andando in avanti, indietro o muovendosi lateralmente) i poderosi attacchi e contrattaccare a suon di legnate e/o utilizzando una delle bocche da fuoco a disposizione.

Proprio con riferimento alle armi, come ogni survival che si rispetti, le munizioni (così come gli oggetti curativi, abbiamo a disposizione una boccetta per curare le ferite più lievi e una siringa per quelle più profonde) sono limitate. Ogni pallottola conta (soprattutto nella parte centrale del gioco), così come i curativi, quest’ultimi praticamente centellinati durante le prime 4 ore di gioco, più generosi in quelle successive. Questo sistema, ad ogni modo, conferisce una certa verve ansiogena durante gli incontri. Scontri, per la cronaca, non frequentissimi come ci si aspetterebbe, anzi, ma collocati in modo incredibile (e con il jump scare assicurato) negli scenari di gioco. Ad avvisare il giocatore che uno o più nemici sono nelle vicinanze, una sorta di sibilo statico proveniente dall’altoparlante del DualSense (che va un po’ ad evolvere quella che era la radio originaria). Una trovata geniale che vi garantiamo – e ne abbiamo giocati a titoli horror – vi farà accapponare la pelle. Da segnalare che quando uno o più nemici sono in prossimità del giocatore, James estrarrà automaticamente l’arma. Premendo L2, si può mirare con l’arma che avete selezionato (è possibile switchare utilizzando i pulsanti del d-pad), mentre premendo soltanto R2, andrete ad infierire un colpo corpo a corpo. Un sistema davvero ben fatto e comodo da utilizzare che evita di dover premere altri tasti per passare dall’arma da fuoco e quella corpo a corpo.

Sebbene il gioco sia meno “buio” rispetto all’originale, si fa comunque tanta fatica a capire, in svariate circostanze, dove il nemico sia “nascosto” o posizionato. Da premettere che le mostruosità incarnano paure e ansie di un determinato personaggio. Come non citare le Lying Figure (una sorta di paziente ospedaliero malato di mente che si dimena dal dolore in quella che sembra essere una camicia di forza fatta della sua stessa carne). Queste, sono piuttosto lente in posizione eretta, anche abbastanza semplici da individuare anche in condizioni di luce scarsa, ma possono diventare un problema quando si muovono strisciando sul pavimento. Infatti, riescono a nascondersi agevolmente, confondendosi con l’ambiente circostante, balzando all’improvviso e ferendo (talvolta gravemente) il protagonista. E va ancora peggio con i raccapriccianti Mannequin, mostri senza testa e braccia (sostituite da un altro paio di gambe prive di piedi) in grado di rimanere immobili come statue, dietro colonne, bidoni dell’immondizia e altri luoghi celati, e fulminei – attratti dalla luce della torcia – a colpire James. Complice anche il fatto di rimanere ferme, hanno il vantaggio di attaccare per primi visto che la radio non emetterà statico se non si muovono. Infine, anche se ci sono altre creature nauseabonde e pronte a farci la pelle che meriterebbero una menzione, preferiamo chiudere il paragrafo menzionando le infermiere che impersonano la degenza ospedaliera, la morte e la follia e che al primo incontro (ma anche in quelli successivi a dire il vero) vi faranno rimanere a dir poco di sasso per quanto siano inquietanti.

Ovviamente ogni nemico richiede attenzione, come anticipato, è necessario individuarlo, comprenderne gli attacchi di cui dispone e contrattaccare. Alcuni, come le Lying Figure, necessitano di poche randellate per finire al tappetto (paradossalmente sono più difficili da uccidere con la pistola in quanto è necessario utilizzare non meno di 3/4 proiettili), altri – invece – come i Mannequin, è preferibile, spararli, in quanto i rapidi movimenti possono spaesare il giocatore e portarlo a cannare il colpo ravvicinato. Per le infermiere, bè, un colpo di fucile a pompa seguito da qualche colpo corpo a corpo, basta e avanza. E non mancano situazioni in cui dovrete dare sfoggio delle abilità acquisite, in quanto vi troverete dinanzi a più nemici, ognuno da affrontare ponderatamente. Se si fa attenzione, almeno a livello normale, seppur l’esperienza è piuttosto impegnativa, ci andrete moooolto vicini, ma vi garantiamo che difficilmente morirete.

Ad aiutarvi negli scontri, c’è un’altra graditissima aggiunta, ovvero la telecamera in terza persona bloccata e ravvicinata sulle spalle del protagonista. Questa non solo migliora l’immersione e il coinvolgimento generale, ma rende anche il gameplay più gratificante e soddisfacente. Una scelta del genere però ha portato diverse aree a diventare un po’ più claustrofobiche e paurose. Detto questo, abbiamo apprezzato tantissimo che James possa annotare ogni indizio e punto di interesse (tra cui gli slot di salvataggio) sulla mappa cartacea (che si ottiene agevolmente quando si arriva in un determinato luogo); questa può essere consultata o premendo il touchpad o pigiando il tasto in alto del d-pad. L’idea di base è di non far girare il giocatore a vuoto, infatti, non ci si ritrova quasi mai a camminare alla cieca o senza uno scopo ben preciso. Molti dei luoghi indicati sulla mappa, devono necessariamente essere esplorati, pochissimi sono quelli opzionali o simil tali. Non si tratta di un’esperienza linearissima, ma comunque non aspettatevi di poter girare ovunque liberamente.

Grafica e tecnica

In termini grafici, non siamo dinanzi ad un prodotto super realistico ma ci va piuttosto vicino. I modelli poligonali dei personaggi sono a dir poco incredibili, ricchi di dettagli così come le tantissime espressioni che fanno trasparire i disagi, le emozioni, le paure e le difficoltà di ognuno di essi. Buoni anche i modelli poligonali dei nemici, Pyramid Head su tutti, è ancora più caratteristico e terrificante. Silent Hill stessa non è mai stata così tetra, ignota, ansiogena, come in questo remake, e la nebbia densa e minacciosa è perfetta per accrescere la paura dell’ignoto e il disagio mentale di James mentre si addentra nella città. Una città che sembra viva e che fa del terrore (sobbalzerete ve lo assicuriamo) e dei personaggi sinistri il suo punto di forza. Eppure non sarete in grado di staccarvi dallo schermo. Ogni momento ci ha tenuto in bilico, immersi nella bellezza inquietante di un incubo solo lontanamente immaginabile.

In termini tecnici, non abbiamo rilevato particolari problematiche; qualche lieve calo di frame rate ed incertezze con la telecamera nei luoghi più stretti (specialmente quando ci siamo trovati braccati da qualche nemico). Da segnalare un glitch esilarante che ci ha quasi portato a passare a miglior vita. Infatti, lo schema di attacco del nemico si era inceppato, impedendoci quasi di colpirlo data la forza dei suoi ininterrotti colpi. Fortunatamente siamo riusciti ad avere la meglio ma vi garantiamo che siamo sopravvissuti per un soffio. In termini di audio, il sound design – da infarto – è di primordine così come la colonna sonora che riesce a bilanciare perfettamente paura ed emotività. Mettiamoci anche un doppiaggio fenomenale (soprattutto di Luke Roberts che ha dato la propria voce a James), ed il gioco è fatto. Noi abbiamo optato per un home theatre a 5.1 canali, con effetti a dir poco roboanti che ci hanno fatto arrivare il cuore in gola. Per un’esperienza definitiva, è consigliabile utilizzare un buon set di cuffie.

Commento finale

Rifare Silent Hill 2 sembrava un compito ingrato ed impossibile, e immaginiamo che non sia stato affatto facile, ma Bloober Team ce l’ha fatta a modernizzare un classico del genere senza stravolgere, anzi, facendolo brillare di luce propria, ciò che lo rendeva così speciale e amato dai fan. Il combattimento – seppur un pochino “pesante” e non sempre immediato – funziona alla grande, il plot narrativo già eccellente è stato ampliato e risulta essere ancora più straziante ed emotivo, i puzzle ambientali sono gratificanti e non diventano mai ridondanti o frustranti, il tutto sorretto da un’atmosfera orrifica, claustrofobica, terrificante e incredibilmente immersiva, impreziosito ulteriormente da un doppiaggio fenomenale e da una veste grafica straordinariamente realistica. Vi spaventerete e avrete la pelle d’oca, ve lo garantiamo, ma ne vorrete sempre di più (anche se il backtracking talvolta è un po’ frustrante e noioso) fino ad arrivare ai titoli di coda di questo capolavoro psicologico inquietante e profondo, senza alcuna ombra di dubbio, fra i migliori dell’ultimo decennio. Grazie Bloober Team per aver riportato fra noi questo classico del 2001!

9.0

Silent Hill 2


Rifare Silent Hill 2 sembrava un compito ingrato ed impossibile, e immaginiamo che non sia stato affatto facile, ma Bloober Team ce l'ha fatta a modernizzare un classico del genere senza stravolgere, anzi, facendolo brillare di luce propria, ciò che lo rendeva così speciale e amato dai fan. Il combattimento - seppur un pochino "pesante" e non sempre immediato - funziona alla grande, il plot narrativo già eccellente è stato ampliato e risulta essere ancora più straziante ed emotivo, i puzzle ambientali sono gratificanti e non diventano mai ridondanti o frustranti, il tutto sorretto da un'atmosfera orrifica, claustrofobica, terrificante e incredibilmente immersiva, impreziosito ulteriormente da un doppiaggio fenomenale e da una veste grafica straordinariamente realistica. Vi spaventerete e avrete la pelle d'oca, ve lo garantiamo, ma ne vorrete sempre di più (anche se il backtracking talvolta è un po' frustrante e noioso) fino ad arrivare ai titoli di coda di questo capolavoro psicologico inquietante e profondo, senza alcuna ombra di dubbio, fra i migliori dell'ultimo decennio. Grazie Bloober Team per aver riportato fra noi questo classico del 2001!

PRO

Atmosfera inquietante e spaventosa | storia ancora più ricca e meravigliosamente tragica, emotiva e al cardiopalma | puzzle gratificanti che non diventano mai ridondanti o frustranti | significative aggiunte in termini di gameplay e comandi | doppiaggio incredibile |

CONTRO

Backtracking a tratti noioso | qualche lieve incertezza tecnica | durata decisamente eccessiva |

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