SOMA sbarca su Xbox One.
Il piccolo team di sviluppo svedese, Frictional Games, dopo il buon successo delle serie Penumbra e Amnesia, ormai recuperabili davvero ad una cifra irrisoria, nel 2015, si presentò con un progetto più ambizioso dei precedenti: SOMA.
Originariamente pubblicato su PlayStation 4 e PC nel settembre del 2015, riuscì ad ottenere un buon successo fra gli appassionati del genere sci-fi/survival horror. Dopo ben due anni dall’uscita, Soma è finalmente sbarcato anche su console Xbox One. Il titolo resta il medesimo, ma va ad introdurre una nuova modalità, la Safe Mode, disponibile anche in versione PC e soltanto a febbraio approderà su PS4, che permette all’utente di godere della storia senza doversi preoccupare delle minacce mostruose che si aggirano per Pathos 2.
In the Ocean, no one can hear you scream!
Vestiremo i panni di Simon Jarrett, che dopo essere miracolosamente scampato ad un incidente stradale, ha riportato serie lesioni cerebrali ed emorragie craniche. La sua vita, anche se all’apparenza sembra normale, è invece tormentata a causa delle gravi ferite subite che potrebbero portarlo alla morte in qualsiasi momento. Per ritrovare la serenità ormai smarrita, il povero Simon accetta di sottoporsi ad una “cura sperimentale” ideata dal quasi Dottore David Munshi. Per qualche strano motivo il buon Simon dopo la scansione si risveglia nella struttura di ricerca sottomarina, ormai in rovina, Pathos-II. Non sembra esserci nessuno su Pathos 2, soltanto desolazione e robot ormai dismessi. L’ambientazione ricorda molto la Stazione Sevastopol di Alien: Isolation. Locali di manutenzione, laboratori, sale mensa, tanti corridoi, piccoli nascondigli, magazzini, sale macchine e condotti. La differenza è data dal fatto che invece di trovarci nello spazio infinito, siamo sul fondo dell’oceano a chilometri dalla superficie.
In cerca di risposte
Dopo pochi minuti, tempo necessario per assimilare le meccaniche di movimento e di interazione del protagonista, saremo pronti per esplorare la struttura di ricerca. Accedendo al primo terminale disponibile, scopriremo che il protagonista non si è soltanto risvegliato in un luogo sconosciuto ma che l’anno non è più quello nel quale tutto ha avuto inizio, ovvero 2015, ma bensì 2100. Cosa è successo? Ma soprattutto come? Le risposte le dovrete cercare da soli. Qui vi basterà sapere che il plot narrativo è la colonna portante dell’intera produzione. Non si tratta soltanto di scappare e nascondersi, talvolta con tanta fatica, ma di mettere insieme, tassello dopo tassello, una trama non scontata e mai banale. Disseminati per Pathos 2 infatti ci sono tanti documenti, registrazioni, terminali ai quali accedere per scoprire nuovi dettagli, appunti personali degli “abitanti” della struttura e molto altro. Inoltre, un aspetto da non sottovalutare è il cambiamento che subisce il protagonista.
“Ma cos’è questo posto, come sono finito qui?”
Una delle prime affermazioni che Simon pronuncia terrorizzato da quello che è successo. Quasi inerme e incapace di uscire dalla situazione nella quale si è ritrovato. Poi è tutto un susseguirsi invece di certezze, di capacità dei propri mezzi e di essere consapevoli che una via di uscita c’è sempre. Si rimbocca le maniche, affronta le minacce che gli si presentano dinanzi e arriva fino alla fine della storia, anche grazie a qualche piccolo aiuto, cambiato, senza più paure e ormai maturo. La crescita del protagonista è dal nostro punto di vista eccezionale, dai primi momenti fino ad arrivare ai titoli di coda.
Meglio darsela a gambe
Dal punto di vista del gameplay, anche in SOMA, così come in altre produzioni dello studio svedese, non abbiamo armi. Possiamo però interagire con tantissimi oggetti presenti negli ambienti di gioco ed eventualmente utilizzarli per depistare i nemici e aprirci un varco per sgattaiolare alle loro spalle. Le creature presenti su Pathos 2 non sono tantissime, solitamente vi ritroverete ad affrontare 1 nemico che si aggira per i corridoi bui e umidi. Dovete però prestare attenzione. Se non abilitate la modalità Safe Mode, vi troverete talvolta con le spalle al muro. L’intelligenza artificiale nemica è tarata verso l’alto, quindi vi individueranno piuttosto facilmente. Insomma non potremo difenderci in alcun modo, non abbiamo praticamente nulla che possa lontanamente farci sentire al sicuro. Se veniamo individuati è meglio darsela a gambe, provare a trovare un nascondiglio di fortuna, purtroppo un po’ pochini, infatti non ci sono armadietti in stile Alien: Isolation nei quali potersi riparare completamente e aspettare che la minaccia passi.
Ci vuole pazienza
Abbiate inoltre pazienza quando non riuscite subito a capire come affrontare una sezione. Talvolta ci verrà chiesto di attivare un terminale che avvierà un conto alla rovescia alla fine del quale dovremo attivare una leva, altre volte invece di recuperare un particolare oggetto indispensabile per proseguire, magari mentre si aggira un mostro pronto a farci la pelle. Quindi, osservare l’ambiente circostante, magari individuando una piccola opportunità ambientale, è davvero fondamentale per proseguire. Per il resto la progressione del gioco non è sicuramente delle più ispirate. Premi l’interruttore, abbassa la leva, ricerca la frequenza giusta per comunicare con le altre sezioni della stazione, recupera un codice, dei componenti, riattiva la corrente ecc. Inoltre i check-point sono piuttosto ravvicinati. Al pericolo che le creature possano ucciderci, si contrappone la certezza che se falliamo, ripartiremo da un punto agevole per ricominciare. Forse, per mantenere la suspense era meglio ridurre i check-point.
Non cambia molto
Concludiamo parlando del comparto tecnico. Il gioco come detto in apertura di recensione è disponibile su PS4 e PC da più di due anni. Purtroppo non ci sono cambiamenti nella versione Xbox One, il motore grafico è naturalmente il medesimo, L’HPL Engine 3 che riesce a fare la sua discreta figura. Il lavoro di Frictional Games si vede tutto nel sistema di luci e ombre delle ambientazioni, le quali riescono a dare quell’effetto di ansia e di suspense tanto ricercato dallo studio svedese. Se volete vivere un’esperienza ancora più appagante, armatevi di un bel paio di cuffie, spegnete la luce e vedrete come il vostro cuore andrà a mille quando verrete braccati dalle creature che abitano su Pathos 2. Per i meno coraggiosi invece, ricordate di abilitare la Safe Mode, in tal modo il gioco diventerà una sorta di passeggiata, in quanto godrete di tutti gli elementi della trama ma senza la minaccia che i mostri possano farvi del male. Ottima l’intelligenza artificiale nemica, buona caratterizzazione degli ambienti di gioco e delle creature. Unica nota negativa, qualche calo di frame rate di troppo che però non inficia in alcun modo sulla buona esperienza di gioco proposta da Frictional Games.
Commento finale
SOMA è un buonissimo titolo sci-fi/survival horror. A meccaniche di gioco, di certo non sensazionali, si contrappone però un plot narrativo solido e mai banale. I ragazzi svedesi sono riusciti a creare un giusto mix fra esplorazione e narrazione, mantenendo il giusto ritmo e senza mai annoiare il giocatore. Non chiamateci blasfemi, ma ai vari Alien: Isolation, BioShock e compagnia bella, SOMA non ha nulla da invidiare. Considerando anche il budget ben al di sotto dei due citati titoli, Frictional Games è riuscita a confezionare un prodotto davvero ottimo che farà felici tutti i fan del genere.