Sviluppato dal talentuoso team italiano Storm in a Teacup, Steel Seed vuole segnare un vero e proprio rito di passaggio per i suoi autori. Dopo essersi fatti notare nel campo delle avventure in prima persona dalla forte impronta narrativa (da ultimo, l’affascinante Close to the Sun), la software house romana guidata dal veterano Carlo Ivo Alimo Bianchi (tra le sue esperienze: Ubisoft, Crytek, Square Enix e Warner Bros) ha deciso di alzare nettamente l’asticella.
Solo una manciata di giorni fa (parlando di un’altra sorprendente produzione nostrana, Star Overdrive), abbiamo riflettuto su come non solo la qualità stia diventando una orgogliosa costante nel panorama italiano, ma che sia spesso accompagnata da una coraggiosa dose di ambizione. Steel Seed ci da un’ulteriore conferma delle capacità delle software house italiane. Stavolta, attraverso un’avventura sci-fi in terza persona di stampo cinematografico, capace di unire combattimenti, stealth ed esplorazione con una presentazione da primi della classe. Ci troviamo di fronte ad una sleeper hit del 2025?
Steel Seed sarà disponibile dal 22 Aprile per PC (via Steam ed Epic Games Store), Xbox Series e PlayStation 5.
Versione testata: PlayStation 5
Il futuro è il nostro mondo
Steel Seed si apre su una sorta di tavolo operatorio. I ricordi del vostro alter ego sono annebbiati e confusi, forse a causa dell’anestetico che sta entrando in circolo e che da lì a poco farà calare le tenebre. Gli occhi della protagonista riescono solo ad intravedere suo padre, il quale si appresta ad eseguire un intervento rassicurando che tutto andrà bene. Una volta sveglia, la ragazza non capisce dove si trova e, soprattutto, cosa è diventata. Una volta una donna comune, Zoe si ritrova colma di innesti cibernetici in un oscuro mondo fantascientifico governato da macchine spietate. Aiutata da un misterioso drone chiamato KOBY, dovrà capire cosa è successo davvero, dove si trova realmente e che fine ha fatto suo padre. La ricerca la condurrà ad una lotta per il destino stesso dell’umanità.

Malgrado un incipit non granché originale, la sceneggiatura di Steel Seed è stata capace di appassionarci grazie ad una trama molto più profonda di quanto appaia prima facie. Grazie al prezioso apporto di Martin Korda, scrittore vincitore del premio BAFTA, l’avventura di Zoe ha il merito di affrontare tematiche complesse ed inquietantemente attuali. L’eterno dilemma tra giusto e sbagliato, il limite tra umanità ed intelligenza artificiale, il reale impatto di quando “il fine giustifica i mezzi“. Storm in a Teacup si riconferma un team a proprio agio in campo narrativo, regalando un’esperienza ricca di spunti. Questi si fanno largo non solo attraverso la storia principale ma anche nella lore che anima questo universo ostile.
Se la trama ci mette un po’ a mostrare le sue carte migliori, Steel Seed non si nasconde invece neanche un secondo dal punto di vista della presentazione grafica. L’Unreal Engine 5 viene sfruttato per regalare ambientazioni ricche di dettagli, con un’ottica illuminazione generale ed un senso di scala capace di lasciarci a bocca aperta. Il risultato ottenuto dallo studio indipendente è davvero encomiabile. Talvolta ci siamo stupiti di come un tale traguardo sia stato raggiunto da una produzione non AAA. Il merito è anche legato alla scelta di realizzare un’opera lineare dal forte impatto cinematografico. Inoltre, l’uso di sequenze scriptate ha permesso di pigiare fin da subito l’acceleratore sulla spettacolarità. Anche le musiche sono dense di personalità, con accompagnamenti capaci di entrare subito nella testa. Nota di merito anche per un doppiaggio italiano di ottimo livello (che curiosamente non parte di default bensì occorre settarlo dal menù iniziale).

Siete voi ad essere rinchiusi qui con me
Nel corso della sua avventura, Zoe tuttavia non sarà indifesa contro le aggressive IA avversarie. Proprio l’opposto, a dire il vero.
Steel Seed infatti mette in scena una commistione di sistemi ludici, a partire da un combat system tradizionale. Zoe potrà infatti sfruttare la propria forza per affrontare di petto i nemici, gestendo schivate perfette, contrattacchi, azioni spezza difesa e molto altro. Persino KOBY può fornire un aiuto aggiuntivo, grazie a diverse opzioni di attacco a distanza che possono rallentare, bloccare o addirittura menomare alcune caratteristiche fisiche degli aggressori.
Le lotte di Steel Seed sono tuttavia impegnative: Zoe è in grado di avere la meglio, ma è altresì piuttosto fragile e le macchine sono estremamente forti. In questo senso, il titolo richiede in qualche modo l’impegno di un soulslike, pur non presentandone le medesime caratteristiche strutturali. Da un certo punto di vista, ci sono alcuni elementi che lo rendono in realtà un soulslite, come la presenza di punti per ricaricare la vita al “costo” di ripristinare gli avversari. Ma si tratta di aspetti marginali: il titolo Storm in a Teacup è e resta un action adventure.

Proprio le basse difese fisiche della protagonista le impongono di sfruttare altre frecce dalla propria faretra. In particolare, lo stealth.
Steel Seed presenta infatti un susseguirsi ispirato di sequenze nelle quali farsi largo sfruttando il silenzio, le uccisioni discrete e l’utilizzo delle possibilità offerte dall’ambiente. Se avete ancora nella mente i trucchetti dell’uomo pipistrello nella serie Arkham, potete avere un’idea di quello che può fare Zoe. Attirare nemici in punti specifici, fare esplodere ordigni, metterli ko con oggetti lasciati cadere dall’alto, utilizzare le abilità di KOBY per distrarli e molto altro.
Presa singolarmente, si tratta probabilmente della componente ludica meglio riuscita del titolo grazie anche ad un level design ben congegnato, una discreta libertà di approccio ed una responsività nemica adeguata. Decisamente irritante è invece la necessità di tenere premuto il tasto dorsale dedicato per agganciarsi dietro le coperture. Si tratta di una disattenzione che rende l’esperienza immotivatamente artificiosa e che poteva essere evitata con una mappatura diversa dei tasti. Sempre nelle fasi stealth emergono poi alcune scelte poco user friendly nella selezione delle abilità di KOBY che non ci hanno particolarmente convinto ma che fortunatamente non compromettono l’esperienza.

Se andavo da qualche parte, io ci andavo correndo!
Steel Seed non lesina sorprese nel suo incedere, aggiungendo sempre nuove idee avvincenti e spunti di gameplay.
Accanto alle rese dei conti con gli avversari, Zoe infatti dovrà esplorare questo mondo freddo ed inospitale grazie alle sue abilità fisiche. Gli innesti cibernetici le hanno conferito un’agilità ed una resistenza oltre le capacità umane, che tornano decisamente utili. Doppi salti e corse lungo i muri sono solo alcune delle risorse a disposizione di Zoe per affrontare le divertenti fasi platform di Steel Seed, che spesso si mescolano alla risoluzione di enigmi ambientali attraverso le abilità di KOBY. Il piccolo drone potrà ad esempio azionare interruttori irraggiungibili, permettendoci di superare aree altrimenti non percorribili, o attivare piattaforme temporanee che dovremo sfruttare col giusto tempismo.

Steel Seed realizza, in buona sostanza, un gustoso mix di generi attingendo da titoli come Remember Me, Prince of Persia, Enslaved: Odyssey to the West, la serie di Batman Arkham, alcuni concept del mondo soulslike e persino suggestioni da progetti mai nati (come StarCraft: Ghost). La cosa più sorprendente è che riesce a far coesistere tutte queste anime diverse in un progetto con una propria identità, in grado di sintetizzare ogni fonte di ispirazione facendo coesistere tutto con grande equilibrio e metodo.
Ci spiace, in quest’ottica, dover tuttavia sottolineare alcune problematiche che hanno reso la nostra esperienza meno piacevole di quello che sarebbe potuto essere. Allo stato attuale infatti, Steel Seed (quantomeno su PlayStation 5) non può vantare un’ottimizzazione tecnica impeccabile. Se alcune titubanze nel framerate non costituiscono un grosso problema, estremamente più fastidioso è il vistoso e frequente stuttering presente. Ogni qualvolta si interagisce con un terminale, si raccoglie un oggetto o anche solo si attiva il salvataggio automatico, Steel Seed presenta diversi istanti di freeze. Purtroppo ci troviamo ben lontani da una sporadicità, visto che è un fenomeno che si palesa molto spesso rendendo l’esperienza complessiva claudicante. Ad ogni modo, siamo sicuri che questo problema verrà risolto dagli sviluppatori con le prossime patch.
Similmente auspichiamo che il team di sviluppo possa intervenire sul miglioramento delle collisioni nelle fasi platforming (soprattutto quando Zoe deve appendersi alle sporgenze) nonché sulla risoluzione di alcuni bug fastidiosi (ironicamente, legati sempre alle fasi platforming nelle sporgenze, con alcuni input che non vengono misteriosamente registrati). Si tratta di inconvenienti inevitabili in un progetto così ambizioso e diverso da quanto finora proposto dalla software house romana, ma che necessitano di un po’ di labor limae supplementare.

Commento finale
Steel Seed è l’ennesima dimostrazione del talento delle software house italiane. Storm in a Teacup realizza un’avventura sci-fi di ampio respiro, unendo una presentazione grafica di altissimo livello ad una narrativa profonda nonché ad un mix di gameplay assolutamente esuberante tra combattimenti incalzanti, platforming dinamico e stealth stuzzicante. Un prodotto a tratti genuinamente sorprendente, che tuttavia allo stato attuale pecca sul fronte dell’ottimizzazione tecnica e della disomogeneità di alcune interazioni. Preparatevi ad aiutare Zoe e KOBY: è in gioco la sopravvivenza dell’umanità.






