Recensione Tactics Ogre: Reborn

Vittima di una curiosa e recidiva sequenza di leak (prima svelato a causa di NVIDIA, poi mostrato anticipatamente dal PSN), Tactics Ogre: Reborn è finalmente arrivato sul mercato riportando in vita un classico intramontabile.

Square Enix torna infatti a muoversi all’interno di una precisa linea editoriale che punta al ritorno dei capolavori della propria storia. Non solo attraverso macro operazioni come quella riguardante Final Fantasy VII (comprendente anche il ritorno di Crisis Core), ma anche con progetti al contempo più modesti ma non meno sorprendenti. Da SaGa Frontier a Legend of Mana passando per Front Mission, l’azienda giapponese ha rispolverato titoli a lungo dimenticati, figli di un momento storico in cui le frontiere dei mercati NTSC rappresentavano un ostacolo alla passione dei videogiocatori degli anni ’80 e ’90. Un trend che segna il trionfo della preservazione videoludica, non senza qualche piccola delusione per alcune conversioni non esattamente all’altezza della qualità dei titoli stessi (la Radical Dreamers Edition di Chrono Cross poteva e doveva davvero essere migliore).

Basato sul remake PSP di Tactics Ogre: Let Us Cling Together uscito su SNES nel lontano 1995, Tactics Ogre: Reborn fa una scelta piuttosto sorprendente. Opta infatti per non modernizzare granché la presentazione estetica in favore invece dell’inserimento di numerosi accorgimenti ludici alla formula originale del capolavoro sviluppato da Quest.

Tactics Ogre: Reborn è disponibile dall’11 Novembre 2022 per PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch e PC (via Steam).

Pronti ad incontrare nuovamente Lanselot e dare il via all’epopea di Denam?

Versione testata: PlayStation 5


Game of Thrones

Let Us Cling Together è solo il secondo capitolo di una saga piuttosto antica ed irregolare. La serie creata da Yasumi Matsuno assieme ad Hiroshi Minagawa e Akihiko Yoshida vede infatti tre episodi principali e due spin-off. Alternando le diciture di Ogre Battle a Tactics Ogre nonché eterogenee scelte di gameplay, la serie aveva conquistato un piccolo pubblico di appassionati fino al trasferimento di Matsuno e compagni sotto l’ala dell’allora Squaresoft. Qui l’eredità spirituale della serie è stata raccolta da Final Fantasy Tactics prima e da Vagrant Story poi, per poi trovare sintesi più moderne con il dodicesimo capitolo della Fantasia Finale.

Il minimo comune multiplo delle creazioni di Matsuno è rappresentato da trame particolarmente politiche ed adulte, attente ai giochi di poteri (e di troni) di mondi medievali e fantastici. Intrighi, macchinazioni, complotti, inganni, alleanze sono solo alcune delle componenti ricorrenti della cifra stilistica del designer giapponese, autore di pochi titoli ma tutti contraddistinti da impianti narrativi di altissima qualità.

Denam sarà uno dei fulcri della narrazione.

Reborn riprende la medesima profonda e sfaccettata storia raccontata su Super Nintendo negli anni ’90. Ancora una volta dunque assisteremo alla storia di Denam Pavel, sua sorella Catiua e del loro amico d’infanzia Vyce, che dal fortuito incontro con il cavaliere Lanselot si uniranno alla Ribellione per riprendere il regno di Valeria dagli invasori Galgastani.

Quella che può sembrare una trama semplice nella propria impostazione riserva invece continui colpi di scena sorretti dal ruolo svolto dal player. Sarà infatti lui, tramite Denam, a dover compiere scelte che influenzeranno lo scenario geopolitico e l’andamento degli eventi. Non solo ci troveremo di fronte a missioni differenti, ma assisteremo ad eventi diversi che porteranno ad epiloghi alternativi. La stessa lotta di resistenza apparirà molto più ambigua di quanto prospettato inizialmente, lasciando percepire che la differenza tra giusto e sbagliato non è mai così netta. Un segno distintivo della produzione di Matsuno che ha influenzato alcuni designer come Tomoya Asano con progetti come Triangle Strategy ed Octopath Traveler.

Tactics Ogre: Reborn si presenta ancora come un titolo monumentale e rigiocabile, impreziosito da un inedito doppiaggio (inglese o giapponese) ed una colonna sonora magistrale. L’operazione di “rinascita” ha riguardato anche quest’ultima, che ora si presenta orchestrata da Hitoshi Sakimoto e Masaharu Iwata, gli stessi compositori di Final Fantasy Tactics.

L’effettistica è stata ritoccata, ma è probabilmente troppo poco nell’economia generale.

Hai la mia spada, il mio arco e la mia ascia

Con Reborn, il team di sviluppo decide a sorpresa di andare a ritoccare alcuni aspetti dell’equilibrio ludico. Una scelta volta a creare un’esperienza più attuale pur senza snaturare le caratteristiche fondamentali dell’opera.

Nel suo nucleo essenziale, il titolo era e rimane lo stesso strategico a turni ammirato da decenni. Una impostazione talmente valida da aver influenzato i citati titoli di Tomoya Asano ma anche la longeva saga di Disgaea. Ecco dunque la necessità di far crescere e gestire il proprio esercito tra una moltitudine di possibilità, abilità ed equipaggiamenti. Le battaglie si svolgono su mappe a scacchiera, di dimensioni variabili, che ospiteranno un determinato numero di unità. Gestire in maniera oculata movimenti ed azioni, in ossequio alle caratteristiche di ciascun alleato ed avversario, sarà fondamentale per ottenere la vittoria.

Prendetevi cura delle vostre truppe, perché potrebbero morire per sempre.

Le novità introdotte da Square Enix tuttavia non sono poche ed hanno un impatto importante sull’esperienza ludica. Possiamo citare la possibilità di regolare la velocità delle battaglie e di sfruttare nuovi salvataggi automatici, ma soprattutto di godere di una revisione completa dei comandi e dell’interfaccia. Persino la morte permanente è stata mitigata. Adesso, i compagni caduti saranno persi per sempre solo in caso non siano soccorsi entro un termine di tre turni.

Inoltre, a differenza delle versioni precedenti, in Reborn il sistema di classi è stato rivisto. Non esistono più i livelli individuali di queste ultime, bensì solo i livelli delle unità. Questo permette di cambiare classe ad un dato personaggio senza penalizzazioni di alcun tipo. Una scelta moderna, che apre le porte alla accessibilità ed allo sperimentalismo senza mortificare i player meno esperti.

Completamente spariti inoltre i combattimenti casuali, sostituiti da una modalità addestramento utile a far salire il livello del party. Tactics Ogre: Reborn non permette infatti il tradizionale grinding. Il titolo blocca la progressione dei personaggi con un level cap del party (dettato dallo stato della trama) oltre il quale non è possibile andare. Si tratta di una vera rivoluzione copernicana che apre le porte a scontri sempre equilibrati ed incerti, grazie anche alla rinnovata intelligenza artificiale degli avversari.

Interessante anche l’aggiunta degli obiettivi secondari nel corso delle missioni. Il loro completamento garantisce punti esperienza extra nonché i Charm. Si tratta di preziosi oggetti consumabili in grado di migliorare le statistiche dei personaggi in modo veloce.

Impossibile non citare anche il Chariot Tarot. Si tratta di una meccanica che permette di annullare un certo numero di mosse nelle battaglie e “riavvolgere il tempo” per fare scelte diverse. Una funzione che fa eco al ben più grande World Chariot che si sbloccherà più avanti nel gioco. Un nuovo strumento che permette di viaggiare a ritroso nella storia per fare nuove scelte, mantenendo intatte le proprie truppe.

L’offerta ludica enorme si accresce ulteriormente con i livelli avanzati del Palace of the Dead nel quale potrete testare il vostro esercito definitivo.

Il male è male

Tactics Ogre: Reborn è dunque un’operazione importante sotto molti punti di vista, pur prestando il fianco a qualche inaspettata (ma piccola) critica.

Il primo problema, ereditato fin dalla release originaria, è insito nelle stesse monumentali dimensioni dell’opera. Il gargantuesco cast del titolo risulta, per forza di cose, non equamente caratterizzato con una scrittura che tende a delineare i comprimari con meno enfasi (compresi i villain). Tristemente, anche questa occasione non è stata colta per offrire una traduzione in italiano all’opera, relegandola ancora ad un lessico inglese a tratti piuttosto aulico ed erudito.

Visivamente si poteva fare di più.

Ci spiace inoltre riscontrare il povero lavoro svolto sulla presentazione visiva del titolo. Le stupende illustrazioni di Hiroshi Minagawa e Akihiko Yoshida si pongono in acceso contrasto con una pixelart sfocata e sbiadita, con animazioni goffe e spartane. Comprendiamo la scelta di non snaturare l’appeal estetico di un classico immortale, ma ne risulta un colpo d’occhio eccessivamente povero e solo marginalmente contenuto da un tenue lavoro di ammodernamento dell’effettistica. Avremo dunque gradito un lavoro ben diverso sugli sprite del titolo, senza intaccarne la direzione artistica: un vero peccato, così come accaduto con l’incompleta rimasterizzazione di Chrono Cross.

Anche alcune modifiche apportate al gameplay potrebbero essere suscettibili di qualche osservazione.

Se l’abolizione del livello delle classi apre un mondo di possibilità, il vincolo posto dal level cap delle truppe si traduce tuttavia nella ferrea necessità di entrare nel loop dell’addestramento. Affrontare gli scontri più duri con un dislivello con l’esercito avversario si può infatti tradurre in una sonora sconfitta, rendendo necessario raggiungere ogni volta il level cap. Il pensionamento del grinding negli incontri casuali rimuove dunque la possibilità di essere “overlivellati”, tuttavia resta il problema opposto.

Un’altra meccanica che non convince pienamente è legata alle carte. Si tratta di potenziamenti che appaiono casualmente sul terreno di battaglia, che possono garantire bonus e malus. Nelle intenzioni, la feature vuole introdurre un elemento di imprevedibilità alle battaglie, inducendo il player ad essere reattivo ed elastico nelle proprie scelte. Tuttavia, l’introduzione di una tale meccanica all’interno di un JRPG tattico tanto raffinato e preciso, macchia un po’ la purezza del gameplay (inducendovi all’uso del Chariot Tarot qualche volta di troppo).

Mossa sbagliata? Meno male che c’è il Chariot Tarot.

Commento finale

Tactics Ogre: Reborn permette di approcciarsi ad un classico dei giochi di ruolo tattici con una lunga lista di migliorie, che spaziano dalla presentazione complessiva all’equilibrio ludico. Una riedizione confezionata con cura, pur con qualche piccola leggerezza, che apre la fruibilità ad un pubblico moderno e più vasto. Nonostante i decenni trascorsi, l’epopea di Denam, Catiua e Vyce si dimostra ancora un capolavoro totale, grazie ad una narrativa profonda, un gameplay ricco ed una rigiocabilità stellare. Un titolo imperdibile per i fan di Yoshitsuna Kobayashi e Tomoya Asano, ma non solo.

8.4

Tactics Ogre: Reborn


Tactics Ogre: Reborn permette di approcciarsi ad un classico dei giochi di ruolo tattici con una lunga lista di migliorie, che spaziano dalla presentazione complessiva all'equilibrio ludico. Una riedizione confezionata con cura, pur con qualche piccola leggerezza, che apre la fruibilità ad un pubblico moderno e più vasto. Nonostante i decenni trascorsi, l'epopea di Denam, Catiua e Vyce si dimostra ancora un capolavoro totale, grazie ad una narrativa profonda, un gameplay ricco ed una rigiocabilità stellare. Un titolo imperdibile per i fan di Yoshitsuna Kobayashi e Tomoya Asano, ma non solo.

PRO

Contenutisticamente enorme | Ricco di piccole grandi modifiche al gameplay | Trama solenne e significativa |

CONTRO

Alcuni ritocchi al gameplay non convincono pienamente | Si poteva fare di più a livello estetico | Un'occasione persa per introdurre la lingua italiana |

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