Versione testata: PS4
Vivere la Grande Guerra in prima persona
Il titolo sviluppato da BlackMill Games e M2H si pone in continuità con il lavoro iniziato nel 2015 con Verdun. Punta cioè a dare vita a un multiplayer che sia contemporaneamente divertente e in grado di riprodurre fedelmente la Prima Guerra Mondiale. Il fronte in questo caso si è spostato da ovest a est, e le battaglie sono state rese di più ampio respiro e maggiormente strategiche. L’impianto ludico è rimasto tuttavia fondamentalmente lo stesso.
Didattica virtuale
L’obiettivo del team di sviluppo era suscitare nei giocatori le sensazioni reali del campo di battaglia. Per questo motivo si è voluta creare un’esperienza fortemente basata sulla coordinazione del team. Per agevolare il gioco di squadra ci si è affidati all’ormai usuale D-pad, per segnalare obiettivi e nemici ai compagni. Bisogna però sottolineare che un sistema di indicatori imperfetto e un comparto estetico non esattamente brillante rendono il tutto piuttosto confusionario. Cosa che complessivamente acuisce la sensazione di trovarsi davvero nel caos della battaglia, ma sicuramente non semplifica il gameplay.
Tuttavia Tannenberg non si limita a voler ricreare le sensazioni della Grande Guerra. Nel gioco infatti ci troveremo a rivivere le battaglie reali dello scontro mondiale in partite multiplayer. Le grandi mappe dense di boschi, colline e soprattutto trincee aumenteranno l’immersione nel contesto storico. Il tutto viene ulteriormente accentuato dall’approfondimento sulla battaglia specifica durante il caricamento.
La battaglia di Tannenberg e non solo
Le modalità disponibili nel titolo sono in totale tre: i classici Deathmatch a squadre e Tutti contro tutti, e Manovra. Quest’ultima rappresenta indubbiamente il piatto forte dell’offerta ludica e cuore pulsante del prodotto.
In Manovra verremo lanciati in battaglia su mappe molto vaste divisi in due squadre da 20 giocatori. Nel riprodurre una battaglia reale dovremo farci strada a suon di uccisioni e conquiste di postazioni strategiche. La zona di battaglia è suddivisa in aree di cui prendere controllo occupando un punto critico, come una postazione rinforzata o un punto di vedetta. Gli scontri hanno una durata molto estesa e alla fine del match vincerà ovviamente la squadra che avrà conquistato più aree.
Per quanto riguarda il respawn Tannenberg si affida a un sistema simile a quello della serie Battlefield, in cui il giocatore deve scegliere manualmente dove rinascere. I punti nevralgici sono legati alle aree possedute dalla propria squadra a ridosso del confine temporaneo, oppure a compagni soldati già in campo.
La guerra non cambia mai
Tannenberg non è uno sparatutto come quelli a cui siamo abituati. Non c’è la frenesia di Call of Duty, né la tecnologia, né i super soldati. L’obiettivo è il realismo e l’accuratezza storica, e per questo motivo il gioco ci mette nei panni di un soldato qualunque in una delle tante battaglie del fronte est della Prima Guerra Mondiale. E in tal senso il gioco punta, come dicevo, a instillare una certa strategia e cooperazione nelle partite.
Allo stesso tempo non troverete armi plastiche leggere come pistole ad acqua, né tanto meno fantascientifici quickscope. Solo pistole e fucili storicamente accurati, con tutta la pesantezza che le armi dell’epoca presentavano. Di conseguenza subirete un tremendo rinculo ad ogni colpo e la vostra mira dalla lunga distanza sarà terribile.
Contemporaneamente non tutto ciò che vi succede attorno sarà di semplice lettura, come deve invece essere in un gioco che vuole essere competitivo. Nel caos della battaglia vi capiterà di morire senza capire chi vi ha sparato, sentendovi sconfortati dalla confusione del campo di battaglia. In fondo in Tannenberg siamo davvero soltanto un altro pezzo di carne al fronte.
Morire per la causa
E tuttavia una volta apprese le meccaniche di base e scordata qualunque nozione legata agli sparatutto classici, ci si rende conto che sono tanti i modi in cui si può contribuire alla vittoria, al di là delle uccisioni.
Esattamente come in una battaglia reale, avanzare compatti verso un punto critico è fondamentale, lanciarsi alla conquista, sacrificarsi per difendere una postazione. Sono azioni che non siamo abituati a fare, così presi dalla voglia di sparare e uccidere che caratterizza qualunque altro First Person Shooter.
Tannenberg invece ridà dignità ai compiti del soldato semplice, e ci racconta una versione diversa e più veritiera delle battaglie reali: nella realtà si muore, anche senza motivo, anche malamente, sotto il fuoco incrociato e le bombe.
Comparto tecnico vecchio
A fronte di tutto ciò che di buono si è detto del titolo, resta il fatto che purtroppo non sia per niente un bello spettacolo. Tannenberg ha tante buone idee, ma poche sono ben realizzate. Una grafica vecchia di quasi due generazioni, un comparto audio del tutto dimenticabile e uno shooting davvero ingessato rendono il gioco obsoleto, difficile da mandar giù per il grande pubblico.
Inoltre il porting dal PC alle versioni console non è stato effettuato con la necessaria cura. Ed è così che spesso ci si ritrova a navigare tra menù confusionari e intricati, che se funzionavano poco con mouse e tastiera, con un controller diventano davvero contro intuitivi.
Tutto il testo del gioco risulta poi sempre troppo piccolo, sintomo che il passaggio da monitor a televisori non è stato curato a dovere. Troppo spesso capiterà di dover strizzare gli occhi e avvicinarsi alla tv per riuscire a leggere le piccole scritte che descrivono l’istanza cui ci stiamo unendo o raccontano la battaglia storica a cui stiamo prendendo parte.
Infine va citato uno dei problemi principali del titolo: i tempi di caricamento sono molto più che lenti, biblici. Prima di entrare in una partita capita regolarmente di aspettare almeno cinque minuti, ma ne possono tranquillamente passare anche 15 mentre si aspetta. Onestamente insopportabile.
Idea interessante, realizzazione non all’altezza
Di Tannenberg ricorderò la volontà di ricreare in modo realistico gli scontri della Grande Guerra di inizio ‘900, ma anche i caricamenti infiniti e lo shooting a dir poco legnoso. Il titolo è affetto da troppi problemi, figlio di una realizzazione sciatta e di un porting superficiale. Ed è davvero un peccato, perché l’idea che muoveva il team di sviluppo era molto più che interessante, e il valore storico e culturale dell’opera poteva essere decisamente degno di nota.