Quando si ha tra le mani un prodotto come Tchia, sono tantissimi i pensieri che si affollano nella mente. Da un lato, ci sono le classiche considerazioni proprie di un approccio analitico al media videoludico, che tenta di individuare le regole del game design, di evidenziarne i tratti innovativi e quelli derivativi. Dall’altro lato, un sentimento di genuina ammirazione verso il team di sviluppo Awaceb, talmente innamorato della propria terra natia da dedicarle un videogioco. E non un semplice omaggio consumato in poche righe. Bensì un sentimento talmente concreto da tentare di trasmettere l’emozione di entrare in contatto con una realtà situata dall’altra parte del mondo.
Questa dualità rappresenta altresì un grosso ostacolo per parlare delle avventure della giovane Tchia. Comunicare concetti empirici basati sull’analisi di un gameplay o opinioni sull’aspetto artistico narrativo di una produzione, è piuttosto semplice e diretto. Assai più arduo ed impegnativo è cercare di far comprendere quanto un titolo possa essere visceralmente poetico, palpabilmente sentimentale ed irrimediabilmente nostalgico. Tchia riesce laddove pochissime produzioni hanno successo: far sognare il player.
Sviluppato da Awaceb ed edito da Kepler Interactive, Tchia è un’avventura ambientata in un open world tropicale, orgogliosamente ispirata ai magici paesaggi della Nuova Caledonia. Scopriamo insieme perché sarà un viaggio che non vorrete perdervi… ve lo assicuriamo.
Tchia è disponibile dal 21 Marzo per PlayStation 5, PlayStation 4 e PC (via Epic Games Store). Il titolo è altresì incluso gratuitamente nel catalogo di PlayStation Plus Extra e Premium.
Versione testata: PlayStation 5
L’oceano ha scelto me
Nelle notti stellate di una piccola isola dell’Oceano Pacifico, una storia viene raccontata intorno al fuoco. C’era una volta una bambina chiamata Tchia, che viveva con il suo amorevole padre. Le giornate passavano serene, immerse nella natura di un piccolo atollo. Lì i due vivevano distanti dal resto della popolazione, che abitava invece sulle isole maggiori poco a largo. Un giorno però, accade qualcosa di imprevisto. I malvagi tirapiedi del pericoloso sovrano Meavora rapiscono il padre di Tchia, dopo uno strano scambio di battute che lascia intravedere un passato misterioso. Lasciata sola, la giovane dovrà farsi coraggio e tentare di salvare suo padre, per riabbracciarlo ancora.
La storia alla base della produzione Awaceb segue il canone di un vero e proprio racconto di formazione. Dall’accettazione di sé stessi all’elaborazione del mondo e dei sentimenti, senza disdegnare incursioni nella magia come allegoria di un potenziale insito in ciascuno, Tchia racconta una storia incantevole, nonostante di durata modesta e con uno storytelling che spesso decide di focalizzarsi su taluni aspetti sorvolando su altri.
Contribuisce ad un’atmosfera adatta a toni fiabeschi lo stile artistico adottato da Awaceb. A fronte di una mole poligonale piuttosto contenuta e lontana da eccessi, il team di sviluppo opta per un comparto tecnico funzionale ad un alternarsi di colori acceso e vibrante. La palette scelta è ricca di colori pastello ma con picchi saturati, per contrasti cromatici di sicuro impatto. Ecco quindi che si passa sopra a personaggi con texture a tratti eccessivamente plastiche (soprattutto durante le piogge tropicali), così come ad una generale leggerezza nelle animazioni, in favore di un colpo d’occhio sempre intrigante. In questo senso, la direzione artistica sembra ricordare il gusto di alcune produzioni animate indipendenti, in cui la stilizzazione è sintesi di scelta artistica ed accortezza produttiva.
Fortunatamente, il comparto tecnico si dimostra piuttosto stabile, soprattutto grazie alla apprezzatissima recente patch che ha implementato la possibilità di scegliere una modalità prestazioni a 1080p a 60fps. Un’opzione che si contrappone alla preferenza per la qualità visiva, che porta la definizione a 4k a scapito del framerate, che scende a 30fps.
Gran parte della piacevolezza del comparto artistico/narrativo risiede tuttavia nell’altro grande protagonista: il mondo di gioco.
Il mare, il cielo e la bambina
Al primo avvio di Tchia, verrete accolti da una breve presentazione da parte degli sviluppatori, che illustrano in poche righe ed immagini la loro avventura. La Nuova Caledonia non rappresenta solo la terra di origine di parte del team di sviluppo, ma anche la loro fonte di ispirazione. Si tratta, per chi non lo sapesse, di una piccola collettività francese dell’Oceano Pacifico sudoccidentale, vicino all’Australia. Una serie di isole tropicali, che ospitano molti parchi e riserve naturali, oltre ad una ricchezza eterogenea di usi, costumi e tradizioni.
Diciamocelo chiaramente: in quanti di noi avranno il piacere di visitare realmente la Nuova Caledonia nel corso della vita? Tralasciando che probabilmente in tantissimi neanche sapevano della sua esistenza… tuttavia è una amara verità quella che non tutti hanno la fortuna (e le possibilità) di poter visitare tutti i luoghi sognati. Men che meno quando si parla di piccole isole tropicali dall’altro lato del mondo, indubbiamente meno famose ed altisonanti di altre destinazioni. Tanto per rimanere nelle immediate vicinanze della Nuova Caledonia, basti citare Figi ed Isole Samoa. Ed è forse per ovviare anche a tutto ciò che il team di Awaceb ha deciso di riversare in Tchia tutto l’amore per la loro terra. Un amore palpabile e visibile.
L’avventura di Tchia la porterà infatti ad esplorare un vasto open world tropicale, con una grande varietà paesaggistica e di biomi differenti. Si passa dalle assolate ed incontaminate spiagge alle foreste dell’entroterra, dalle scalate di alte montagne dalle quali ammirare una vista mozzafiato fino alle immersioni nelle profondità coralline del mare. Il mondo di Tchia è un’autentica celebrazione di un piccolo meraviglioso angolo della nostra Terra, riprodotto con qualche libertà stilistica, ma preservando lo spirito e la poesia della fonte di ispirazione.
Ci siamo trovati spesso ad ammirare un tramonto con luci infuocate, fino alle prime ore della notte, in cui abbiamo alzato gli occhi al cielo per ammirare il firmamento. E ancora, salire sulla nostra zattera e viaggiare di isola in isola, ammirando un mare infinito abitato da ogni sorta di creatura marina. Un’esperienza aesthetic che raramente ci è capitata, anche negli open world più celebrati, e che per certi versi ci ha ricordato i classici di Thatgamecompany.
Se la rappresentazione delle ambientazioni di Tchia è fonte di encomio, qualche perplessità emerge dal punto di vista prettamente ludico. Pur traendo ispirazione dal successo di The Legend of Zelda: Breath of the Wild (ma anche da meccaniche prese da The Wind Waker), il titolo attinge altresì a piene mani dalla interpretazione open world cara alla scorsa generazione, sul modello Ubisoft. Ecco dunque che la mappa del mondo si arricchisce di un vasto numero di icone, legate ad attività, interazioni o collezionabili. Dagli immancabili punti di sincronizzazione alla ricerca di tesori nascosti, passando per la liberazione di piccoli avamposti, Tchia eredita un open world strutturalmente classico che potrebbe contraddire chi cerca una interpretazione più moderna.
La giovane ragazza, così come Link nell’ultimo capolavoro Nintendo, può inoltre arrampicarsi ovunque e compiere un gran numero di azioni, tenendo sotto controllo una stamina da incrementare raccogliendo speciali potenziamenti nel corso dell’avventura. Anche la fisica trova un posto speciale in questo mondo tropicale, soprattutto nella interazione con oggetti e nemici, ma con risultati molto più modesti rispetto ai successi raccolti dalla casa di Kyoto.
21 grammi
Strutturalmente Tchia è dunque un open world a metà tra l’ampio respiro concettuale di The Legend of Zelda: Breath of the Wild e la tradizione contenutistica della scuola Ubisoft, tuttavia Awaceb ci ha messo… l’anima.
La giovane Tchia dispone infatti di una particolare abilità, che scoprirà di possedere nel corso del prologo dell’avventura. Grazie ad un talento chiamato “Salto dell’anima”, potrà infatti prendere il controllo di qualsiasi animale o oggetto. Così facendo, Tchia entrerà letteralmente dentro un corpo altrui, permettendole di sfruttare specifici stili di gioco e proprietà uniche. Lungi dall’essere dunque una mera gimmick fine a sé stessa, la ragazza potrà sfruttare ad esempio l’agilità di un cervo per spostarsi più rapidamente nei boschi, la sinuosità di un delfino per nuotare con più rapidità o le ali di un uccello per librarsi nel cielo e raggiungere le montagne più alte.
Non solo traversal però: entrare negli oggetti permetterà anche di risolvere rompicapi, svelare segreti e combattere contro i soldati di stoffa creati da Meavora. Il sistema di combattimento poggia le sue basi su strumenti come la fionda di Tchia, ma anche sulla possibilità di entrare in un oggetto. Una soluzione che permette poi di poter essere scagliato contro un nemico. Nello specifico, i soldati di stoffa dovranno essere incendiati per essere sconfitti: largo dunque a pezzi di legno infuocati o lanterne ad olio. Un sistema semplice ed agile, che rende gli scontri rapidi e gratificanti, pur se sempre molto semplici. La sfida non è infatti tra le prerogative della produzione. Tchia non offre mai ostacoli insormontabili, proponendo sequenze d’azione sempre accessibili a tutte le tipologie di utenti.
Ma l’anima di Tchia non è l’unica presente nella produzione Awaceb. La poesia delle ambientazioni, il calore dei tramonti, le limpide notti stellate, le fresche acque cristalline, i canti della gente, i rituali della tradizioni e le canzoni che partono dal cuore. In Tchia vive e pulsa il ricordo affettuoso di una terra lontana, omaggiata non solo nella mera estetica, ma nello spirito stesso degli abitanti e del proprio folklore. Che si tratti di una melodia suonata da un timido ukelele o della ritualità di un pasto frugale, dall’intaglio di un idolo in legno ai tuffi nel mare dei coralli, l’avventura è percorsa da un’autentica magia che fa sognare un posto tanto lontano quanto semplice e puro.
Commento finale
Tchia è una di quelle produzioni che fanno bene all’intera industria ed al media videoludico. Al di là di particolari meriti ludici, il titolo è infatti un mero open world ispirato alla scorsa generazione con sprazzi di idee scuola Nintendo. Tuttavia, è nelle sensazioni che riesce a suscitare che la produzione Awaceb risplende di luce propria. Un viaggio magico e sognante in un mondo tropicale ispirato ai paesaggi e tradizioni della Nuova Caledonia, in cui si respirano e vivono la sensazioni di trovarsi in un luogo così diverso dalla nostra quotidianità e lontano dai ritmi frenetici delle nostre società. L’avventura di Tchia potrebbe non essere ludicamente indimenticabile: ma il viaggio della giovane ragazza potrebbe segnarvi dentro per lunghissimo tempo.
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