Il Giorno del Giudizio è arrivato!
Versione testata Xbox One
“Tornerò”, questa è la promessa pronunciata da un cibernetico Arnold Schwarzenegger nel film Terminator (1984). L’iconico franchise sci-fi è da anni in declino, anche l’ultima pellicola: Terminator: Dark Fate è stata un flop a dir poco colossale, pur avendo visto il ritorno di Schwarzenegger (T-800) e di Linda Hamilton (Sarah Connor). Allo stesso modo, anche in ambito videoludico, la serie non ha mai avuto adattamenti particolarmente brillanti, tutt’altro. Ciò non ha però impedito a Teryon (Rambo: The Video Game) e a Reef Entertainment di proporre un nuovo videogioco: Terminator: Resistance. Ambientato all’indomani del Giorno del Giudizio – il giorno in cui Skynet e le macchine si sollevarono e massacrarono quasi l’intera popolazione umana, Terminator: Resistance rimane fortemente ancorato al passato.
Realizzato con una scarsa intelligenza artificiale, un mondo sottoutilizzato e effetti visivi risalenti a più di una generazione fa, Terminator: Resistance fa del suo meglio ma in definitiva, rimane un precursore di idee interessanti interpretate nel modo più blando che si possa immaginare. Anche se non è legato direttamente al film, vale la pena notare che l’uscita del gioco coincide con quella di Terminator: Dark Fate. Le trame rimangono completamente separate, con Terminator: Resistance che si svolge in un mondo post-apocalittico dominato dalle macchine che hanno preso il controllo. Proprio come molte altre proprietà di Terminator, saremo costantemente braccati e il nostro ruolo, nei panni di Jacob Rivers, sarà quello di aiutare la resistenza a contrastare l’incombente minaccia.
Se la storia suona come una sorta di rivisitazione, è perché lo è. Con una tale ricchezza di opportunità per espandere il franchise, in particolare con l’impostazione del Giorno del Giudizio, è un peccato che Terminator: Resistance rimanga una copia carbone delle puntate passate. Questa stessa critica può essere facilmente fatta anche al gameplay, che scopiazza da molti giochi simil open world, ma senza l’anima che incarna questi mondi.
Un mix di giochi diversi
In sostanza, questo è un action/RPG in salsa Terminator. Vi dà l’illusione di un’avventura espansiva, piena di scelte e conseguenze, ma il gioco è abbastanza lineare con alcune aree semi-aperte per dare un senso di libertà. Gran parte del tempo sarà impiegato per esplorare ambienti dall’aspetto ripetitivo senza un vero senso di identità propria. Se vi è piaciuto il lockpicking in Elder Scrolls, lo rifarete anche qui. Volevate di più dal sistema di crafting di Far Cry? In Terminator: Resistance sarete accontentati. Volete amoreggiare con i personaggi presenti come in Mass Effect? Potrete farlo e non dovrete nemmeno ricordare il loro nome. Sembra tutto un intreccio di giochi che hanno presentato e sviluppato meglio queste idee, la differenza è che questi elementi vengono incorporati in uno sparatutto.
Il gameplay viene spezzato da momenti relazionali. Ovvero, alcune situazioni forniscono i mezzi per espandere le relazioni con altri membri della resistenza. Sebbene l’idea possa essere apprezzabile, il problema è che impallidisce rispetto alla scarsa qualità audio dei dialoghi di alcuni personaggi. La recitazione vera e propria non è poi così male, ma a volte quando i personaggi parlano, sembra esagerata e distorta. Forse è semplicemente un bug nella versione Xbox One, o forse ci sono solo alcune cattive registrazioni. Ad ogni modo, rovina l’immersione nel mondo di gioco.
Gameplay
Tutto in Terminator: Resistance sembra un ostacolo rispetto a quello che si vorrebbe fare: distruggere i Terminator. Il combattimento non ha quel tipo di peso che ci saremmo aspettati, ma è utile. Il suono di ogni arma è fantastico, con le armi al plasma che colpiscono quegli accordi nostalgici degli anni ’80 come una sinfonia perfettamente orchestrata.
I nemici possono variare da estremamente semplici ad estremamente difficili – non c’è una via di mezzo. Sono disponibili punti critici per i nemici più difficili, ma possono essere ardui da colpire. La classica serie T-800 dei Terminator si palesa più avanti nel gioco e fornisce quella tensione necessaria, poiché gli incontri iniziali presentano robot-ragno e torrette generici contro cui competere. Non aspettatevi Arnold a torso nudo!
L’opzione di affrontare questi nemici apertamente o di nascosto è un’opzione gradita, ma l’IA nemica è così semplice e basilare che non ha particolare importanza. Un indicatore li avviserà della nostra presenza, ma una volta individuati i nemici possono essere affrontati così facilmente da eliminare qualsiasi minaccia in un lampo. Vengono presentate varie sezioni per dare quel senso di claustrofobia adrenalinica, ed è qui che verremo puniti dopo essere stati individuati, qui è dove Terminator: Resistance e il combat system arrivano ai massimi livelli.
“I T-800 ci daranno filo da torcere”
La progressione si basa su un sistema di livellamento completo dell’esperienza che viene premiata sia in relazione al combattimento che all’esplorazione. Il gioco ci ricompensa costantemente per le nostre azioni e propone effettivamente un albero delle abilità che sembra vitale per la progressione. Qui possiamo aggiornare una varietà di opzioni come: l’abilità di scassinamento o migliorare la capacità dello zaino per contenere più materiali. Ogni volta che saliremo di livello, la scelta di cosa aggiornare oppure no ha effettivamente un certo peso, che spesso può essere merce rara da trovare nei giochi di ruolo degli ultimi tempi.
Il crafting è incoraggiato anche contro le minacce in arrivo. Il buon Jacob può creare granate o persino medi-kit per affrontare le aree più pericolose. In seguito, ci vengono forniti i mezzi per potenziare le armi. Gli aggiornamenti sono costituiti da tre componenti, ognuno dei quali deve sposarsi con l’adiacente tramite alcuni simboli in comune. È un processo troppo complesso e contorto che non è necessario per un gioco che dura meno di 10 ore. Avere un sistema ridondante di potenziamento dell’arma è un peccato, dato che va a cozzare con quello di potenziamento del personaggio, ottimizzato e significativo per l’intera campagna.
Non è rimasto più nulla, soltanto macerie e distruzione
Proprio come sarebbe il mondo conseguentemente alla guerra contro le macchine, Terminator: Resistance è un brutto deserto arido e non è un complimento. Per un gioco basato su un futuro in cui le macchine hanno rovesciato la razza umana, tutto punta su uno stile grafico di oltre un decennio fa. Il motore grafico è sostenuto da un sistema di illuminazione ben realizzato, ma il resto degli ambienti rimane una reliquia del passato. Il suono è incostante e a dir poco dimenticabile. Sebbene il tema classico, i suoni dell’arma e il riff anni ’80 convincano, un uso davvero terribile dei dialoghi di diversi personaggi ci hanno incoraggiato quasi a silenziarlo del tutto. Che si tratti di un cattivo mixaggio del suono o di una scelta registica genuina, il dialogo spesso raggiunge il punto di distorsione che fa apparire tutto sottosviluppato. Sebbene Terminator: Resistance non sia affatto un titolo tripla A, è un gioco ovviamente limitato nel budget, il controllo qualità è fondamentale, soprattutto quando si rappresenta un franchising così conosciuto come quello di Terminator.
Commento finale
Pur non essendo un abominio abbastanza per tornare indietro nel tempo e terminare gli sviluppatori prima della realizzazione, Terminator: Resistance su Xbox One non fa nulla per avere un’identità sua. Proprio come le macchine del gioco, l’intera campagna sembra prodotta utilizzando risorse di altri giochi che lo hanno fatto meglio – cinque o dieci anni fa. È un gioco che è rimasto bloccato nel passato, in attesa dell’arrivo di un eventuale Judgment Day che lo spazzi via dalla mediocrità. Se siete fan sfegatati della serie Terminator e cercate un’esperienza per giocatore singolo che vi consenta di entrare fedelmente nel suo mondo, non rimarrete delusi da Terminator: Resistance, per tutti gli altri, vi consigliamo di lasciar perdere.
- - Fantastico uso degli effetti sonori e della colonna sonora degli anni '80
- - Il sistema di upgrade offre un processo decisionale incentivante e significativo
- - Esteticamente bruttino
- - Sembra un gioco di un'epoca passata senza una solida identità propria
- - Intelligenza artificiale deficitaria
- - I dialoghi sono davvero orribili