Recensione The Casting of Frank Stone, un horror sottotono ed autoreferenziale

Il compito affidato a Supermassive Games, con The Casting of Frank Stone, era ambizioso. Dare il via ad una espansione nel territorio single player della celebre IP cooperativa Dead by Daylight. Tolto infatti il dissacrante (e modesto) Hooked on You: A Dead by Daylight Dating Sim, la creatura della canadese Behaviour Interactive ha negli anni visto un successo completamente inatteso prettamente legato al terreno multiplayer. Lanciato nell’indifferenza generale, Dead by Daylight è riuscito, nel corso degli anni, non solo a crescere come esperienza multplayer, ma anche ad attrarre un numero vorticoso di utenti. Dalla release del 2016, infatti, il titolo ha visto oltre 60 millioni di giocatori, una incredibile sequenza di guest star di eccezione (dalle maggiori saghe horror e non solo), fino ad arrivare ad un accordo con Blumhouse Productions per un adattamento cinematografico.

La ricca lore ed il fascino dell’horror asimmetrico ha dunque, progressivamente, sedotto una vasta platea, arrivando al punto di stimolare la voglia di espandere l’IP anche fuori dalla propria confort zone. In quest’ottica, affidare a Supermassive Games, famosi per prodotti narrativi di stampo horror come l’originale Until Dawn, The Quarry e la saga di The Dark Pictures Anthology, sembrava la carta vincente per regalare ai fan un’esperienza da brividi. Purtroppo, qualcosa non è andata per il verso giusto e The Casting of Frank Stone si è rivelato essere il titolo più debole sviluppato dal team britannico.

Il titolo è disponibile in digitale dal 3 Settembre per PC (via Steam), Xbox Series e PlayStation 5.


Versione testata: Xbox Series X


Tutto ha un inizio

1963. Il serial killer Frank Stone terrorizza la cittadina di Cedar Hill. Una notte, questo fiene fermato eroicamente dall’agente di polizia Sam Green, che trova il suo nascondiglio in una acciaieria abbandonata.

1980. Un gruppo di ragazzi, cresciuto con la leggenda dell’assassinio seriale, decide di realizzare un horror amatoriale proprio nell’acciaieria dove Stone era deceduto: Murder Mill.

2024. Alcune persone si riuniscono per svelare il mistero della pellicola realizzata quasi quarant’anni prima, Un film considerato maledetto, dopo diversi casi di persone impazzite in atti violenti in seguito alla sua visione. Eventi che hanno portato le autorità a ritirarlo dalla circolazione.

Augustine Lieber vi introduce alla storia di The Casting of Frank Stone.

The Casting of Frank Stone si muove su linee temporali distinte per raccontare una storia che si intreccia tra passato e presente, con eventi che finiscono per aver ripercussioni non solo sul destino degli individui protagonisti della vicenda, ma sull’intera realtà. Il titolo infatti cerca di trarre le conclusioni sugli elementi strutturali di Dead by Daylight, facendo luce sulla natura de L’Entità e di come essa agisca. Non aggiungiamo altro, visto che i fan dell’IP conosceranno molto bene a cosa ci riferiamo, mentre gli altri potranno apprezzare una storia che attinge dal filone metareferenziale e da pellicole di decostruzione come Nightmare, Scream e Quella casa nel bosco.

Piacevole l’impatto grafico della produzione, grazie a buone animazioni facciali che lasciano trasparire adeguatamente le emozioni dei personaggi. L’intero comparto punta, come da tradizione Supermassive, al realismo assoluto. Medesima cura altresì per il comparto audio, con un sonoro di qualità ed un doppiaggio italiano curato (anche al netto di qualche strafalcione in sede di adattamento). Un pacchetto che si presenta dunque molto piacevole.

Gli eventi del titolo prendono una piega particolare che saprà bene ogni fan di Dead by Daylight.

Orrore… moderato

Se sulla carta tutto sembrava puntare su un banco di prova facilmente superabile a pieni voti, purtroppo così non è stato.

The Casting of Frank Stone soffre di evidenti problemi di sceneggiatura e storytelling, annaspando in maniera eccessiva nella missione principale di ogni horror: la costruzione della tensione. Il ritmo della storia (anche ma non necessariamente per colpa dei salti temporali) soffre di frammentarietà, poca coesione e ritmi eccessivamente lunghi per l’introduzione dei personaggi. Un paradosso, considerato la longevità del titolo, che finisce per ritrovarsi al “dunque” quando oramai i titoli di coda sono dietro l’angolo.

L’inizio sembra promettente… ma poi subentra la noia.

La sensazione è che la qualità della scrittura, apprezzata anche in casi di evidenti omaggi a B-movie come per Until Dawn o le altre produzioni Supermassive, sia più attenta ad omaggiare la lore di Dead by Daylight che non a proporre una storia dell’orrore con una propria compattezza. Quello che drammaticamente manca è la sensazione di inquietudine e di tensione che in questo genere dovrebbe tenere in scacco il player. L’ansia per la sorte dei personaggi arriva troppo tardi e non ha il respiro sufficiente per “compensare” le incertezze delle ore precedenti il clou della storia.

Il risultato finale è un titolo che vive, più che per narrare un bel racconto del brivido, per celebrare la metanarrativa della propria IP di appartenenza. La necessità di citare ed ossequiare Dead by Daylight di fatto impedisce a The Casting of Frank Stone di essere pienamente apprezzabile come prodotto indipendente. Non che questo implichi una sua incomprensibilità in senso assoluto, anzi. La storia “si capisce” e fa il suo, come un film diretto da un regista mestierante. Però chi non conosce bene l’opera di Behaviour Interactive difficilmente troverà qualcosa di memorabile nel prodotto Supermassive Games, scivolando via come un pellicola horror di poco pregio trasmesso da Italia 2.

Franchino forse meritava un trattamento di sceneggiatura migliore.

Press F to pay respects

Un altro enorme problema in cui inciampa Frank Stone è nella rinuncia sempre più marcata a qualsivoglia elemento strettamente ludico.

Chiariamoci. Fin dall’approccio strettamento narrativo di Heavy Rain in era PlayStation 3, il mantra per questo genere è stato quello di una interazione limitata attraverso QTE ed esplorazione ambientale. Negli anni Supermassive si è distinta come il punto di riferimento in materia, tuttavia cedendo progressivamente all’abbandono di meccaniche strutturate in favore di una presenza quasi esclusiva di quick time events. Lo abbiamo visto nei capitoli conclusivi dell’antologia di The Dark Pictures, che ben hanno tratteggiato l’evoluzione tracciata dal team di sviluppo. Ma con The Casting of Frank Stone, siamo arrivati a conseguenze sinceramente estreme che non tutti sapranno apprezzare.

Le interazioni sono poche e pure segnalate.

Supermassive quasi azzera il livello di interazione. Tolta la possibilità di mettere le mani su collezionabili raffiguranti alcuni dei killer della serie, nel titolo ci si limita a controllare scrivanie, leggere documenti e riparare generatori. Peraltro, qualsiasi elemento interattivo risulta ben visibile grazie ad un effetto grafico che si attiva da diversi metri di distanza… giusto per rendere l’esperienza ancora più telecomandata. Tutto il resto è demandato ad estemporanei QTE, che si presentano a volte senza preavviso e senza la necessaria costruzione in termini di regia e tensione. Il tutto si traduce inevitabilmente in un level design asciutto, condito da enigmi poveri che si risolvono in scioltezza. Si tratta di tendenze che avevamo già notato e segnalato nella recensione di The Quarry, ma che qui tornano in modo molto più pressante.

L’unica attrattiva, una volta finita l’avventura in circa sei ore, è la possibilità di rigiocare il titolo compiendo scelte diverse. Ma si tratta di una magrissima consolazione, soprattutto considerando le potenzialità dell’IP.

I collezionabili sono forse l’unico aspetto intrinsecamente ludico del titolo.

Commento finale

The Casting of Frank Stone, purtroppo, rappresenta l’anello più debole del catalogo Supermassive Games ed uno scialbo esordio in campo single player per Dead by Daylight. Un racconto horror poco ispirato nello svolgimento, con una componente ludica ulteriormente ridotta all’osso al punto da sembrare ormai poco più di un film interattivo. I fan della IP canadese sapranno apprezzare i riferimenti di lore ed il respiro della produzione, trovando soddisfazioni e gratificazioni. Tutti gli altri, invece, potrebbero trovare un pò troppo tranquilla questa passeggiata nel bosco.

6.3

The Casting of Frank Stone


The Casting of Frank Stone, purtroppo, rappresenta l'anello più debole del catalogo Supermassive Games ed uno scialbo esordio in campo single player per Dead by Daylight. Un racconto horror poco ispirato nello svolgimento, con una componente ludica ulteriormente ridotta all'osso al punto da sembrare ormai poco più di un film interattivo. I fan della IP canadese sapranno apprezzare i riferimenti di lore ed il respiro della produzione, trovando soddisfazioni e gratificazioni. Tutti gli altri, invece, potrebbero trovare un pò troppo tranquilla questa passeggiata nel bosco.

PRO

Intrigante esordio in campo single player per Dead by Daylight | Rigiocabile | Visivamente apprezzabile |

CONTRO

Sceneggiatura non impeccabile | Sempre meno spazio per elementi ludici | La durata contenuta non aiuta lo storytelling |

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