The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me è l’ultimo episodio di una raccolta antologica composta da quattro giochi, sviluppati da Supermassive Games e pubblicati da Bandai Namco Entertainment.
A partire dal 2019 abbiamo dunque assistito all’arrivo prima di Men of Medan (pubblicato il 30 Agosto, la nostra recensione qui), Little Hope il 30 Ottobre 2020 (recensione qui) e House of Ashes il 22 Ottobre 2021 (qui la recensione). The Devil in Me, pubblicato lo scorso 18 Novembre, rappresenta il season finale di questa ideale prima stagione. Il successo di questo format ha spinto Supermassive Games a depositare i marchi per una seconda stagione, composta da cinque episodi.
The Devil in Me è disponibile per PC (via Steam), Xbox Series, Xbox One, PlayStation 4 e PlayStation 5.
Versione testata: Xbox Series S
L’orrore in un hotel
The Dark Picture Anthology: The Devil in Me si sviluppa esattamente come i suoi predecessori.
Il prologo è ispirato a fatti realmente accaduti: H.H. Holmes uccise più di 200 persone tra il 1892 e 1894 dentro il suo hotel che prese il nome di “Castello della Morte”. Il racconto si sposta ai nostri giorni, raccontando le vicende di una troupe impegnata nella produzione di una serie TV sul serial killer. Dopo una giornata di riprese il produttore Charlie viene contattato al telefono da una sconosciuto, che gli rivela di avere su un’isola un’esatta riproduzione dell’hotel degli orrori di Holmes, ricca di cimeli autentici, quindi vorrebbe ospitarli per un nuovissimo episodio della loro serie televisiva. La troupe, composta da Charlie, Kate, Erin, Jamie e Mark, accetta e si dirige sull’isola, ignara di quello che l’avrebbe attesa.
Vecchie e nuove abitudini
The Dark Picture Anthology: The Devil in Me non si discosta dai suoi predecessori mantenendo la fedeltà all’impostazione prevalentemente story driven, con una durata tra le 8 e le 9 ore, raddoppiata rispetto agli altri episodi.
Un’innovazione significativa è l’aggiunta di oggetti peculiari per ogni personaggio, che potranno essere utilizzati con le frecce direzionali grazie ad un piccolo menù richiamabile a schermo. Una ulteriore aggiunta è la possibilità di muoversi più liberamente nell’ambiente: tuttavia, quasi sempre le porte saranno chiuse, lasciando intendere che gli scenari più aperti fungono da “riempitivo”, inducendo sempre alla scelta dell’unica strada possibile smorzando di molto la tensione.
I personaggi mantengono ancora quella legnosità di tutti gli altri episodi della saga, con movimenti meccanici e quasi buffi anche per saltare un oggetto che vi blocca la strada.
Purtroppo le animazioni facciali di The Devil in Me sono ancora prive di espressione e non riescono a rivelare emozioni sul volto dei protagonisti. Ancora più problematica è l’assenza di caratterizzazione di quest’ultimi, che non spinge ad affezionarsi a nessuno di loro, al punto che se vi troverete in una situazione di dover salvare uno solo dei due, penserete che l’uno varrà l’altro.
Ci sono ancora problemi tecnici?
Le ambientazioni di The Devil in Me sono molto curate. Il “Castello degli Orrori” è davvero riprodotto molto bene, così come la gestione delle luci e le ombre, con fasi al buio dove solo una torcia potrà aiutarti.
Su Xbox Series S in modalità Performance 1080p il titolo raggiunge i 60fps. Al contrario, in modalità Qualità mantiene i 30 fps fissi. Nella versione che abbiamo provato, forse a causa di un problema di localizzazione, le voci Performance e Qualità erano probabilmente invertite, poiché mantenendo la voce “Qualità” nelle impostazioni il gioco gira a 60fps e a 30fps con “Performance”. Al di là di questa ambiguità, il gioco si comporta bene.
Per quanto riguarda il doppiaggio italiano, non ci ha convinto pienamente. Dovrebbe essere assolutamente rivisto, non tanto per la qualità intrinseca, ma soprattutto per il fatto che mentre i personaggi parlano gran parte delle volte subentra il doppiaggio originale in inglese, probabilmente causato da notevoli errori nella localizzazione del gioco.
I vari menù mantengono più o meno l’aspetto e lo stile di tutti gli altri episodi della serie. Per quanto riguarda i caricamenti, su Series S sono minimi con la console che fa un ottimo lavoro di rendering.
Lo rigiocherete?
Purtroppo il gioco risulta abbastanza “fermo” per le prime 2 ore di gameplay, e come descritto in precedenza si sente una forzatura nella storia mantenendo un ritmo veramente basso di tensione. Potrete trovare in giro anche le solite premonizioni, ma riuscire a mantenere in vita tutti i personaggi sarà davvero difficile poiché un solo errore nei QTE gli costerà la vita.
La longevità aumenta se siete dei cacciatori di trofei poiché vi sono da trovare anche molti segreti e collezionabili, oltre ad esserci i relativi trofei per i vari finali.
Inoltre, a causa del suo essere il capitolo conclusivo della prima stagione, potrebbe essere saggio approcciarsi al genere con uno degli episodi precedenti o direttamente il capostipite della serie horror Until Dawn (qui la recensione).
Commento finale
The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me è un gioco interessante che poteva senza dubbio migliorare la saga e chiuderla in bellezza. Purtroppo quel salto di livello che si sperava non è pienamente arrivato: la narrazione risulta a tratti priva di ritmo e i personaggi sembrano essere messi li a caso senza un vero perché. Se siete amanti del genere e della saga allora dovrete giocarvelo per scoprire quest’ultimo capitolo e cosa vi riserva nelle battute finali il solito Curatore che vi segue sin dal primo episodio.