Gli sforzi di Bloober Team per raggiungere l’apice nel genere horror sembravano ormai essere arrivati all’optimum quando lo sviluppatore polacco ha rivelato il suo titolo di nuova generazione The Medium. I primi look mostravano una produzione ambiziosa e ricca di promesse, per un’azienda che negli ultimi anni aveva già estasiato i giocatori con idee come Layers of Fear, Observer e Blair Witch.
Versione testata: PlayStation 5
Quando è approdato su Xbox Series X/S all’inizio di quest’anno, parte di quelle promesse sono state sicuramente mantenute (plot narrativo affascinante e ben raccontato), ma una serie di passi falsi e di idee mal riuscite (dovuti soprattutto ad un gameplay zoppicante, noioso e a tratti privo di identità), non hanno permesso a Bloober di arrivare al livello successivo. The Medium, rappresenta comunque un titolo valido ma dal quale tutti noi ci si saremmo aspettati molto di più.
Il gioco arriva su PS5 con forse meno entusiasmo rispetto a quanto avrebbe meritato, ma vale comunque la pena investire in questo horror paranormale? Scopritelo nella nostra recensione!
In viaggio tra due dimensioni
In questo horror squisitamente psicologico ed empatico, vestiremo i panni di Marianne, donna forte e segnata dalle inquietudini dalla vita, cresciuta orfana, e sin da piccola cosciente portatrice di un assurdo potere, apparentemente inspiegabile, ovvero, la possibilità di accedere ad un altro piano esistenziale, nel quale comunicare ed interagire con i morti.
La nuova dimensione è raffigurata con ambienti desolati, aridi e bruciati da un’ efferata esistenza, una sorta di limbo, in cui gli spiriti vagano, prima di giungere definitivamente al mondo dei morti, cosa che complica ancor di più la vita della protagonista, scissa tra le due realtà, ma mai completamente appartenente a nessuna di esse.
All’inizio della storia, ambientata all’incirca negli anni ’90, ci troviamo in Polonia, all’interno della sua provincia più desolante e devastata, frutto della drammatica deriva del regime socialista, a Cracovia per l’esattezza.
Il fulcro del gioco è l‘Hotel Niwa, teatro tempo addietro, di un efferato massacro, mal sopportato e mal celato dalla comunità.
All’interno di quest’ultimo, Marianne si aggira muovendo pesanti passi tra misteriosi segreti, orrende verità dissotterrate dall’opprimente silenzio all’interno dell’albergo; un viaggio introspettivo, attraverso dolori e drammi personali, troppo a lungo tenuti sopiti. Attraverso legami con spiriti di persone a lei care in vita, inizierà il suo viaggio, fatto di misteri oscuri e colpi di scena:
“Inizia tutto con una ragazza morta…”.
The Medium versione PS5, oltre il DualSense c’è di più?
La risposta a questa domanda è piuttosto semplice: la versione per la nuova ammiraglia di Sony, è in tutto e per tutto uguale a quelle precedenti rilasciate per Xbox e PC, fatta un’unica eccezione: il DualSense.
L’interazione, con il già iconico controller di Sony, è l’unica novità che il titolo di Bloober Team introduce in questo porting. Come già successo per altri titoli, vedasi Astro’s Playroom, o il più recente Returnal (eccovi la nostra recensione), la massiccia implementazione di interazioni con il nuovo controller ha rappresentato e rappresenterà anche in futuro, una delle marce in più a favore della console giapponese.
Spoilerandovi il finale della nostra recensione completa, ci limitiamo qui a ripetervi ciò che già abbiamo detto a proposito della versione per la console di Microsoft:
“The Medium è un ottimo gioco, incapace di sfondare il muro del capolavoro ma comunque incredibilmente valido. In un periodo tanto orfano di produzioni del genere, la piccola perla di Bloober Team riesce ad offrire al giocatore una storia di primissimo livello, ben scritta e ben raccontata, accompagnata da un immaginario tanto affascinante quanto inquietante. Il vero problema di The Medium è rappresentato dal suo gameplay. Tutte le buone idee della vigilia sono difatti sin troppo abbozzate, finendo per risultare, alla lunga, ripetitive e mal gestite. A ciò si aggiunge anche una veste tecnico/grafica dalle due facce, che in alcuni momenti ci ha lasciato interdetti considerando anche la console di riferimento della produzione stessa. Nel complesso, l’ultima fatica di Bloober Team è comunque un’opera con una grande identità, che vale la pena sicuramente di essere vissuta in tutta la sua interezza, chiudendo però un occhio sui limiti sopracitati.”
Nulla è sostanzialmente cambiato, e chi si aspettava qualche contenuto bonus, ottimizzazioni grafiche, o l’eliminazione di qualche bug di gioco, rimarrà deluso.
Un DualSense dalle polveri bagnate
Il nuovo controller di PlayStation 5, lo abbiamo detto più volte, è uno dei crack assoluti della current gen, in grado di garantire al giocatore una rinnovata e profonda immersività nei titoli che lo supportano.
Andando avanti con lo sviluppo dei giochi per PS5, l’aspettativa sarà sempre più alta, e le sensazioni che auspichiamo ci vengano restituite attraverso le nostre mani, dovranno essere sempre più stupefacenti.
Nel caso di The Medium però, si ravvisa un piccolo passo indietro, o quanto meno, nessun grande passo in avanti, rispetto a quanto visto con titoli first party come Returnal. Capiamoci, la differenza rispetto ai controller tradizionali c’è, ma l’impressione è che il team di sviluppo si sia limitato al compitino. E allora vediamo uno per uno le interazioni possibili grazie al DualSense
Rigiocando l’horror nei panni della protagonista Marianne, abbiamo notato che tutte le funzionalità possibili con il nuovo controller sono state implementate nel gioco:
- Lo speaker interno viene utilizzato per riprodurre inquietanti e spettrali suoni dell’ambientazione e per alcune note audio che ci vengono trasmesse durante le indagini condotte in gioco. Interessante, ma nulla di particolarmente innovativo.
- Attraverso il touchpad, una volta selezionati, possiamo ruotare tridimensionalmente i vari oggetti ispezionabili;
- Nelle fasi di interazione in prima persona, grazie al giroscopio presente all’interno del controller possiamo muovere la telecamere e di conseguenza puntare il cursore senza l’ausilio delle levette analogiche, cosa che non ci ha attratti particolarmente ad essere onesti.
- I grilletti adattivi, superlativi ed innovativi in shooter come Returnal, li abbiamo trovati inutilmente e forzatamente implementati in The Medium, considerando che sono innanzitutto duri da innescare ed utilizzati per correre, cosa a nostro avviso, poco azzeccata.
- Il feedback aptico, c’è ed è ben presente: nelle prime fasi soprattutto abbinato a momenti di suspense delle cut scene, ha contribuito a farci saltare sulla sedia. A lungo andare però perde un po’ di efficacia, non arrivando a toccare vette di qualità presenti in altri titoli.
Commento Finale
In definitiva The Medium, nel suo approdo sulla nuova ammiraglia di Sony, acquisisce un interessante boost fornito dalle numerose, e tutto sommato riuscite, interazioni con il DualSense. Tuttavia il gioco mantiene del tutto inalterati pregi e difetti della versione apparsa nell’ecosistema Microsoft a fine gennaio. Sostanzialmente, qualora non l’aveste ancora giocato, se vi attirava prima, vi attirerà anche adesso, e viceversa. Tuttavia il tempo passato prima dell’arrivo sulla console di Sony ci auguravamo fosse servito a far fare al titolo quel passetto in più che gli è mancato. Non è stato così e questo ci dispiace molto. Comunque in ogni caso se non lo avete recuperato sulla console di Microsoft grazie al Game Pass, se siete amanti del genere, lo spettacolo vale il prezzo del biglietto.
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