Lara Croft è una leggenda, lo sappiamo tutti. La prima donna virtuale che ha trasceso le sue origini diventando un vero e proprio fenomeno trans-mediale. Nonostante ciò, la storia decennale della signorina Croft è da sempre caratterizzata da alti e bassi. E questa raccolta, Tomb Raider IV-VI Remastered, va a coprire proprio il periodo più buio della vita virtuale della famosa archeologa inglese.
La domanda sorge spontanea: ce n’era davvero il bisogno? Da un punto di vista della preservazione del videogioco e da una più generale prospettiva storico-culturale siamo sempre felici per queste operazioni, qualsiasi siano i protagonisti del “revival”. Tuttavia, è altresì vero che da un mero punto di vista pratico, The Last Revelation, Chronicles e The Angel of Darkness non sono per niente all’altezza della prima trilogia, per usare un eufemismo.
Tomb Raider IV-VI Remastered è disponibile dallo scorso 14 febbraio 2025 su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch e PC.
Versione testata: PlayStation 5
Ti trovo più bella, lo sai?
Non amiamo essere autoreferenziali, ma dal punto di vista del lavoro di rimasterizzazione nudo e crudo potremmo riscrivere praticamente le stesse (belle) cose che vi abbiamo già raccontato un anno fa nella nostra recensione di Tomb Raider I-III Remastered.
Rifacimento artistico eccellente che migliora l’impatto visivo senza far perdere lo stile originale. Sistema di illuminazione che rende tutto più vivo (pur con, di nuovo, il problema dei neri eccessivi che minano la leggibilità di alcune situazioni). Possibilità di passare dalla grafica nuova a quella vecchia con un tasto. Nuovi controlli moderni ulteriormente affinati al fianco dei tank control che funzionano bene pur con alcuni limiti legati alla stretta connessione storica tra level design e sistema di controllo originale. Introduzioni Quality of Life intelligenti. Comparto sonoro ripulito. Davvero, ragazzi, il lavoro di rimasterizzazione è lo stesso, eccellente, già svolto sui primi tre.

Anche per quanto riguarda il target di riferimento, il sottotitolo “una dichiarazione d’amore… ma non per tutti” della recensione della prima Remastered calzerebbe a pennello anche qui. Ed è proprio qui che emerge il primo “problema”. Tralasciando l’intrinseca rigidità che gli sviluppatori non riuscirono mai ad alleviare nonostante il range temporale di 5-7 anni ed un cambio di generazione di console, chi sono i fan di questi tre capitoli? Esistono?
In fondo non c’è niente di nuovo, tutto il resto è noia e tutto il resto è vita
Dopo le prime tre consecutive uscite di successo, la saga di Tomb Raider, dunque, cominciò a mostrare chiari segnali di “cedimento” che portarono addirittura alla chiusura di Core Design. Soffermandoci sulla crisi delle idee (nonostante i risvolti extra-ludici siano interessantissimi, ma non è questa la sede per parlarne), The Last Revelation, Chronicles e The Angel of Darkness possono essere descritti, sinteticamente e rispettivamente, come Tomb Raider III.5, un riempitivo con una struttura a mini-episodi che sembrava più un recupero di idee scartate (un DLC, in pratica), ed un… disastro.
The Angel of Darkness, nello specifico, venne accolto come uno dei più grossi fallimenti nella storia dei videogiochi ed Aspyr Media, nonostante le maggiori accortezze riservate a quest’ultimo, come l’inserimento di alcuni contenuti tagliati e ulteriori piccoli accorgimenti che servono a migliorare leggermente il gameplay di Lara e Kurtis, l’altro personaggio giocabile, non può fare miracoli se la base di partenza è un videogioco così… caotico.

Ad onor del vero, proprio su questo capitolo, l’opera di “pulizia” di Aspyr poteva essere migliore. The Angel of Darkness, nonostante non sia funestato dai bug come nel 2003, non è esente da inciampi tecnici. Ma la vera criticità è da ricercarsi nel fatto che la sesta avventura di Lara Croft continua ad essere un coacervo di assurdità, idee e scelte di game e level design senza il minimo senso logico.
Commento finale
In conclusione, Tomb Raider IV-VI Remastered si rivela un’operazione “curiosa” ma comunque interessante, che celebra la figura leggendaria di Lara Croft e cerca di rendere fruibile a una nuova generazione di videogiocatori il periodo più controverso della sua saga. Sebbene la rimasterizzazione sia di altissimo livello e riesca a rendere questi videogiochi più accessibili e visivamente piacevoli senza alterarne troppo lo spirito originale, il cuore del problema rimane invariato: The Last Revelation, Chronicles e The Angel of Darkness non sono riusciti a rendere giustizia a Lara 20 anni fa e non ci riusciranno di certo ora.



