Recensione Tunic

Pochi titoli riescono, come Tunic, ad incarnare una celebre massima di Johann Wolfgang von Goethe. Interrogandosi sulla via per raggiungere un arduo traguardo, l’intellettuale tedesco rispose “senza fretta, ma senza sosta”. In queste poche parole si può riassumere l’odissea di Andrew Shouldice, lo sviluppatore solitario che ha dato alla luce Tunic. Un lavoro lungo ed incessante articolatosi per quasi sette anni: un tempo necessario per curare in prima persona quasi ogni aspetto della produzione, salvo alcuni aspetti della direzione artistica e la colonna sonora.

Pubblicato da Finji, Tunic è arrivato a marzo su PC e piattaforme Xbox, raccogliendo un importante successo di critica nonché il gradimento del pubblico. Per celebrarne l’arrivo su console Sony e Nintendo, scopriamo insieme perché l’opera di Shouldice è un amorevole tributo non tanto ad un genere videoludico quanto alle sensazioni stesse di una passata stagione del gaming.

Tunic è disponibile in digitale da oggi, 27 Settembre, su PlayStation 4, PlayStation 5 e Nintendo Switch. Il titolo è altresì già disponibile su Xbox One, Xbox Series e PC (via Steam).

La vostra avventura inizia su una spiaggia… vi ricorda qualcosa?

Versione testata: PlayStation 5


Link’s awakening

La storia di Tunic comincia alla deriva, su una spiaggia assolata di una terra sconosciuta. Dopo essere stati destati dal rumore delle onde, nei panni di una volpe antropomorfa vi ritroverete ad esplorare le ambientazioni circostanti tra vegetazione lussureggiante e rovine dimenticate… tuttavia vi accorgerete ben presto di non comprendere la misteriosa lingua del posto. Riuscirete a decifrare solo pochi brandelli di parole: starà a voi scoprire la storia di questo posto dimenticato ed il vostro ruolo nelle sue vicende.

Tunic appare fin dal principio come un chiaro omaggio ai titoli classici della tradizione di The Legend of Zelda: un gioco d’azione isometrico in cui perdersi in una terra in rovina, pronti a svelare segreti perduti ed affrontare sfide inimmaginabili. Persino la simpatica volpe protagonista ha un aspetto che ricorda, neanche troppo casualmente, il buon vecchio Link.

Le schivate sono fondamentali… ma siete sicuri di sapere le loro esatte dinamiche di funzionamento?

Vi ritroverete dunque ad esplorare un vasto mondo colmo di segreti ed oggetti, popolato da nemici terribili da affrontare grazie alle armi ed ai potenziamenti che riuscirete a trovare lungo la vostra avventura. Alcuni di essi saranno strumenti utili per affrontare i pericoli, ma vi apriranno altresì le porte a nuove aree nelle zone già visitate. Un backtracking che fa parte del genere di appartenenza ma che non diventa mai troppo invasivo, trasmettendo al player una sensazione genuinamente stimolante.

Un mondo coloratissimo e variopinto, impreziosito da una direzione artistica solo apparentemente semplice ed essenziale. Apprenderete ben presto infatti l’enorme quantità di dettagli disseminati nel design generale delle ambientazioni, capaci di raccontare una storia affascinante e misteriosa. Il tutto accompagnato da una colonna sonora all’altezza della situazione e delle atmosfere, anche se forse orfana di motivi carismatici o immediatamente riconoscibili.

Occasionalmente sarà possibile dare uno sguardo esteso al mondo di gioco, per apprezzarne colori e struttura.

A link to the past

Quello che a prima vista potrebbe sembrare un classico action adventure sulle orme dell’eroe di Hyrule, nasconde invece molto altro.

Durante il viaggio, il giocatore si imbatterà nelle pagine di un misterioso manoscritto: si tratta del manuale di istruzioni del gioco. Proprio così: con una scelta di game design che rompe con decisione la quarta parete, vi ritroverete tra le mani le pagine virtuali di un manuale uscito direttamente da una generazione ludica passata. Non si tratta di un mero omaggio ai vecchi e bellissimi manuali dell’epoca 16 bit, ma di un autentico colpo di genio. Ciascuna pagina del prezioso manuale (scritto anch’esso prettamente nella lingua misteriosa) vi fornirà indizi sul mondo di gioco, sulle strade da percorre, sulle funzioni dei misteriosi oggetti che raccoglierete… ma anche informazioni determinanti su abilità che vi renderete conto di aver letteralmente ignorato di possedere o sottili indizi (appuntati a matita) su segreti e misteri.

Fate sempre molta attenzione alle note prese a mano.

Il manuale di istruzioni, lungi dall’essere mero corollario nozionistico su controlli ed abilità, diventa vero e proprio baluardo di game design. Consultandolo avidamente alla ricerca del prossimo indizio, i giocatori con più anni si sentiranno nuovamente ragazzini alle prese con un manuale in lingua straniera, da decifrare con intuito e spirito di osservazione. Impossibile non ricordare tempi lontani in cui l’indecifrabile idioma di Tunic era l’inglese del florido manuale di istruzioni dell’ultimo gioco uscito. Un periodo storico in cui anche la conoscenza della lingua di Albione non era diffusa ed accessibile come nel 2022. Sono sensazioni di una dolce nostalgia per i tempi passati, che in Tunic non vengono rievocate come mero amarcord, bensì veicolate come forte caratteristica di game design. Per tutti i giocatori più giovani, capirete ben presto il senso di autentica scoperta di aver trovato una strada nascosta o aver risolto un enigma intricato.

Non vi incantate ad osservare il mondo di gioco, altrimenti potreste morire molto in fretta.

Il level design è un altro grande protagonista di Tunic. Traendo ispirazione dai classici per molte location, Andrew Shouldice non si sottrae tuttavia di disseminarle di passaggi segreti e scorciatoie da sbloccare. Quello che può sembrare inizialmente un mondo di gioco piuttosto lineare, si rivela ben presto al contempo pienamente leggibile e gradevolmente stratificato.

Breath of the wild

Lungi dal proporre unicamente un omaggio alla celebre saga Nintendo, Tunic attinge a pieni mani anche dai più recenti esponenti del genere soulslike.

Senza anticipare il piacere della scoperta di meccaniche che scoprirete giocando, Tunic eredita dai migliori titoli From Software il gusto per i combattimenti tattici e ragionati. Con attenzione costante verso le proprie abilità e quelle degli avversari, la simpatica volpe dovrà destreggiarsi in scontri impegnativi contro avversari imprevedibili ed ostinati. Contrariamente al suo aspetto carino e rassicurante, Tunic è a tutti gli effetti un perfetto incrocio tra Zelda e Dark Souls. Sarà dunque necessario sangue freddo ed una discreta manualità per avere la meglio contro i nemici, soprattutto contro i boss. Questi rappresentano al contempo uno degli elementi migliori del titolo ed i massimi picchi di difficoltà che metteranno alla prova le vostre abilità.

Potrete contare su molte abilità proseguendo nell’avventura… ma i nemici non staranno con le mani in mano.

E’ tuttavia negli scontri più frenetici che il sistema di combattimento mostra alcuni limiti. Contro i gruppi più numerosi diventerà piuttosto difficile destreggiarsi tra lock-on (fondamentale per indirizzare correttamente la parata) e tattiche evasive. Queste situazioni portano purtroppo il giocatore ad affrontare estemporanei ed improvvisi picchi di difficoltà. Proprio la necessità di dover affrontare alcune situazioni piuttosto elaborate permette altresì di annotare qualche ruggine nella gestione dell’inventario. Sebbene il sistema di assegnazione degli strumenti al layout del controller sia una soluzione pratica ed intelligente, a tratti sembra fin troppo riduttiva alla luce della quantità di strumenti ed armi disponibili. Ne emerge non solo la necessità di sostituire spesso il proprio equipaggiamento, ma altresì l’impossibilità pratica di variarlo nel corso delle battaglie. Sbagliando si impara e si sopperisce, tuttavia probabilmente si poteva trovare qualche soluzione differente.

Essere accerchiati fa emergere alcune smagliature del sistema di combattimento.

Commento finale

Tunic è il frutto di un potente amore verso una stagione videoludica del passato. Dopo un lavoro di sviluppo di quasi sette anni, Andrew Shouldice confeziona un prodotto in cui si mescolano con sapienza omaggi a serie come The Legend of Zelda ed introduzione di meccaniche prese dai ben più moderni soulslike. Nel farlo è capace, come per magia, di spostare indietro le lancette del tempo. Tunic riesce a trasmettere il medesimo piacere delle scoperta vissuta dai gamer a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, di cui tornerete ad assaporare l’autentica meraviglia. Un prodotto da non lasciarsi scappare.

8.4

Tunic


Tunic è il frutto di un potente amore verso una stagione videoludica del passato. Dopo un lavoro di sviluppo di quasi sette anni, Andrew Shouldice confeziona un prodotto in cui si mescolano con sapienza omaggi a serie come The Legend of Zelda ed introduzione di meccaniche prese dai ben più moderni soulslike. Nel farlo è capace, come per magia, di spostare indietro le lancette del tempo. Tunic riesce a trasmettere il medesimo piacere delle scoperta vissuta dai gamer a cavallo tra gli anni '80 e '90, di cui tornerete ad assaporare l'autentica meraviglia. Un prodotto da non lasciarsi scappare.

PRO

Artisticamente ispirato e colorato | Regala genuine sensazioni di meraviglia e scoperta | Il sistema di combattimento è divertente |

CONTRO

Molto più severo di quello che potrebbe sembrare | Le nuove generazioni potrebbero non cogliere parte del suo fascino | Nei momenti più concitati emergono i limiti del sistema di combattimento |

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