Recensione Uomini che odiano le donne

Nella società degli Uomini

Uomini che odiano le donne è il primo film tratto dalla trilogia Millennium dello scrittore svedese Stieg Larsson, che in breve tempo ha venduto oltre dieci milioni di copie in tutto il mondo. Il libro narra le vicende di Mikael Blomkvist, un giornalista investigativo che viene sconfitto in tribunale dal potente uomo d’affari incriminato dalla sua inchiesta, e Lisbeth Salander, una ragazza che lavora come hacker, abusata in famiglia e costretta a sottostare ad orribili ricatti. Quando Mikael viene assunto da Henrik Vanger, membro di una potente famiglia svedese, per indagare sulla scomparsa della nipote Harriet avvenuta in circostanze misteriose quarant’anni prima, nell’indagine entra pure Lisbeth e grazie all’attività dei due investigatori verrà fuori un quadro raccapricciante dei Vanger, gelosi dei loro segreti e legati da vincoli molto stretti. Oltre al resoconto della trama, bisogna ricordare che Stieg Larsson è stato prima giornalista che scrittore e fu considerato uno dei più autorevoli esperti mondiali di organizzazioni antidemocratiche della destra estremista e nazista, sulle quali veniva spesso consultato. La serie Millennium, pensata come una composizione di dieci libri, fu pubblicata postuma poiché Larsson morì a causa di attacco cardiaco nel 2004, mentre stava completando la stesura del suo quarto romanzo. La serie ebbe un esordio davvero brillante conquistando il mondo degli appassionati di gialli grazie ad uno stile incisivo e non artificioso. L’azione si svolge prevalentemente a Stoccolma ma anche in altre parti della Svezia e del mondo; le pagine dello scrittore rivelano una conoscenza profonda del campo di cui scrive e possiedono la capacità di sviluppare contemporaneamente intrecci diversi e complicati.

Parlando del progetto di trasposizione cinematografica, comprendente altre due pellicole (La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta) che vedranno la luce sul grande schermo tra la fine di quest’anno e la primavera del 2010, la regia di questo primo episodio è stata affidata a Niels Arden Oplev, il quale, dopo aver lavorato per il piccolo schermo, non fa mistero di voler realizzare con questo film un’opera dal respiro internazionale, puntando sull’enfatizzazione degli aspetti drammatici della vicenda e dei passaggi del libro più rilevanti a livello cinematografico. Ciò è evidente nel lavoro svolto dal regista sui personaggi, sganciati dalle loro fattezze nordiche e indagati soprattutto a livello psicologico, come anche dalla scelta di soffermarsi su delle sequenze scomode e molto crude, come quella dello stupro di Lisbeth, coraggiosamente portato in scena e in grado di cogliere le questioni di denuncia sollevate da Larsson di una società che sembra sana solo se vista dall’esterno, ma che poi si scopre corrotta dal vizio, malata e violenta. Uomini che odiano le donne si risolve dunque in un giallo che acquista man mano le tinte di un thriller psicologico e pungente, che farà certamente discutere per la durezza dei suoi contenuti. Degno di rilievo appare senza dubbio l’agire del personaggio di Lisbeth (interpretato da una Noomi Rapace trasformata in un maschile e minuto fascio di muscoli). È lei l’eroina assoluta, al centro dell’intera trilogia, che lotta contro tutti gli uomini che abusano delle donne: la sua è una personalità fuori dal coro, che non si piega facilmente al volere di una società patriarcale colpevole di averla ingiustamente emarginata.

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