Nella società degli Uomini
Parlando del progetto di trasposizione cinematografica, comprendente altre due pellicole (La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta) che vedranno la luce sul grande schermo tra la fine di quest’anno e la primavera del 2010, la regia di questo primo episodio è stata affidata a Niels Arden Oplev, il quale, dopo aver lavorato per il piccolo schermo, non fa mistero di voler realizzare con questo film un’opera dal respiro internazionale, puntando sull’enfatizzazione degli aspetti drammatici della vicenda e dei passaggi del libro più rilevanti a livello cinematografico. Ciò è evidente nel lavoro svolto dal regista sui personaggi, sganciati dalle loro fattezze nordiche e indagati soprattutto a livello psicologico, come anche dalla scelta di soffermarsi su delle sequenze scomode e molto crude, come quella dello stupro di Lisbeth, coraggiosamente portato in scena e in grado di cogliere le questioni di denuncia sollevate da Larsson di una società che sembra sana solo se vista dall’esterno, ma che poi si scopre corrotta dal vizio, malata e violenta. Uomini che odiano le donne si risolve dunque in un giallo che acquista man mano le tinte di un thriller psicologico e pungente, che farà certamente discutere per la durezza dei suoi contenuti. Degno di rilievo appare senza dubbio l’agire del personaggio di Lisbeth (interpretato da una Noomi Rapace trasformata in un maschile e minuto fascio di muscoli). È lei l’eroina assoluta, al centro dell’intera trilogia, che lotta contro tutti gli uomini che abusano delle donne: la sua è una personalità fuori dal coro, che non si piega facilmente al volere di una società patriarcale colpevole di averla ingiustamente emarginata.