Recensione Valfaris: Mecha Therion, quando il metal incontra i robottoni

Valfaris: Mecha Therion è un rarissimo caso di sequel che attua una rivoluzione quasi copernicana rispetto al capitolo precedente. Una eccezione che diventa un unicum se ci si sofferma a riflettere sul successo raccolto dall’originario titolo del 2019. La produzione firmata Steel Mantis è stata infatti accolta in modo estremamente positivo dalla critica e dal pubblico, quasi a segnare un totale riscatto dopo il deludente esordio del team con l’affascinante ma inconsistente Slain: Back from Hell.

Perchè dunque scegliere la strada più complessa, abbandonando le caratteristiche strutturali di un titolo affermato per proporre qualcosa di nuovo? Audacia, fiducia nei propri mezzi o pizzico di follia? Perché si, Mecha Therion è un titolo sostanzialmente diverso dal primo Valfaris. Se quest’ultimo era infatti un godurioso ed avvincente run’n’gun, il suo successore abbandona completamente questa via per proporre una rilettura degli sparatutto arcade a scorrimento laterale con un tocco di bullet hell. Gli sviluppatori avranno avuto l’idea giusta?

Valfaris: Mecha Therion è disponibile dal 29 Agosto per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series e Nintendo Switch. Il titolo era già disponibile per PC dallo scorso 21 Novembre via Steam.


Versione testata: PlayStation 5


Metallo pesante

Dopo essere riuscito a fuggire con successo dal caotico pianeta Valfaris, il guerriero Therion si prefigge un unico obiettivo: attraversare la galassia nella caccia a suo padre, il malvagio Lord Vroll. Trovata finalmente una pista e con l’avvicinarsi della resa dei conti finale, Therion decide di sfruttare la sua arma segreta, la grandiosa tuta metallica armata Therion Mecha.

La premessa narrativa muove dal finale aperto del primo capitolo per fornire il pretesto di una nuova avventura nei panni del temibile Therion, stavolta in compagnia di una nuova formibabile arma. Esattamente come nel predecessore, non aspettatevi assolutamente una trama approfondita o particolari sottesi narrativi: il nuovo Valfaris è un mero pretesto per calarsi in una realtà fatta di violenza, sangue e metal.

Therion alle prese con il controllo del Mecha.

La continuità è altresì stilistica. La direzione artistica sposa un immaginario fatto di contrasti tra colori caldi ed acidi in cui la saturazione estrema si sposa con una grafica che esalta un appeal deliziosamente retrò. Armi imponenti, asce bipenne, raggi laser ed esplosioni fragorose. Tutto concorre a creare uno spettacolo pirotecnico sullo sfondo di una colonna sonora mai così importante nel settare il mood della produzione. Si tratta della celebrazione dell’heavy metal, un genere intrinsecamente legato al concept stesso che ha portato Steel Mantis a creare l’IP.

Dal punto di vista tecnico, la nostra prova con Mecha Therion non ha evidenziato particolari criticità. Il titolo su PlayStation 5 scorre senza intoppi, assicurando prestazioni stabili ed una fluidità apprezzabile.

Ovviamente la simbologia metal è tutt’ora presente.

Mecha-nico

Ciò che è radicalmente diverso in Mecha Therion è tuttavia l’intero impianto ludico.

Il primo Valfaris aveva sorpreso con un gameplay ispirato ai classici Contra, Turrican e Metal Slug, mischiando piattaforme, armi, sangue ed heavy metal. Il risultato finale era galvanizzante e genuinamente divertente. Mecha Therion cambia completamente genere. Ecco dunque un classico sparatutto arcade a scorrimento laterale, di quelli che avanzano a prescindere dalla vostra volontà (salvo rari bivi e deviazioni sul percorso, che vi porteranno a zone opzionali e qualche segreto). La vostra unica preoccupazione sarà raccogliere potenziamenti e spazzare via qualsiasi cosa sul vostro cammino.

Come ogni bullet hell, dovrete stare attenti a tutto per non morire male in tempo zero.

Nel corso dell’avventura avrete occasione di potenziare il vostro armamentario di morte tra armi a distanza, gadget e strumenti melee per avere ragione delle armate avversarie. Gli scontri finali contro i nemici più monumentali rappresentano il picco delle battaglie, con esseri tanto potenti quanto gratificanti da buttare giù. Anche la rigiocabilità stessa viene invogliata da una longevità piuttosto contenuta (tra le 3 e le 4 ore in media), che spinge a riprendere in mano il titolo per migliorare le proprie performance e potenziarsi completamente.

La nuova produzione Steel Mantis diventa dunque esercizio meccanico di un genere di nicchia, fatto di sparatorie forsennate, schermo irto di pericoli e boss imponenti. Una scelta scellerata per qualcuno che potrebbe rimpiangere quanto di buono visto nel primo Valfaris, ma che ha due indubbi meriti. Da un lato, attesta l’audacia degli sviluppatori, pronti a non sedersi sugli allori del successo fino al punto di ribaltare completamente genere ed aspettative. Dall’altro lato, sottolinea come la serie possa essere effettivamente idonea a sperimentazioni di questo tipo senza essere costretta all’interno di paletti auto imposti.

Ovviamente i boss menano come fabbri.

Chi lascia la strada vecchia per la nuova…

Checché ne possano dire i gusti personali, Mecha Therion ha in sé lo stesso DNA del primo Valfaris. La declinazione è diversa e la forma è cambiata, ma il divertimento leggero, i combattimenti a suon di metal e le armi devastanti sono ancora qui. Diventa piuttosto complesso decretare dunque se questo esperimento ambizioso possa definirsi superiore o inferiore rispetto al predecessore. Piuttosto, preferiamo ritenerli due prodotti parimenti meritevoli, che potrebbero piacere più o meno a seconda del gusto personale.

Da un lato non possiamo ignorare che si è venuta a perdere la gratificazione delle battaglie, che nel primo Valfaris erano sempre impegnative mentre qui, stranamente, risultano piuttosto abbordabili se non a difficoltà superiori. Così come non possiamo non constatare che tutto è stato reso più lineare, prevedibile e racchiuso agli interni dei binari sanciti dal genere degli sparatutto a scorrimento. Per di più, all’interno di una cornice con una longevità quasi dimezzata rispetto al capitolo del 2019. Chi ha dunque apprezzato determinate cose in Valfaris, qui potrebbe restare in qualche misura deluso.

Alcune cose sono rimaste uguali al primo Valfaris.

Dall’altro lato, Mecha Therion è evidentemente un ottimo esponente della tipologia ludica che ha deciso di abbracciare. Ne ha l’inventiva, il ritmo, l’esaltazione. Ogni suo elemento risulta essere solido ed equilibrato, raggiungendo un traguardo di bilanciamento che manca ad esperimenti molto più pretenziosi (come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione di CYGNI: All Guns Blazing). Rinuncia ad alcune caratteristiche in favore di altre, tenendo tuttavia bene al riparo la personalità e l’identità propria della serie. Un altro riconoscimento non da sottovalutare, visto l’elevato rischio di realizzare qualcosa che di Valfaris ereditava solo il nome ed un vago ricordo.

Se avete amato Valfaris per il suo immaginario, per l’intensità ludica e per l’ardore musicale, Mecha Therion saprà potenzialmente farvi ricredere anche su un genere di nicchia. E scusate se è poco.

Commento finale

Mecha Therion segna un passaggio importante per Steel Mantis. Dopo il successo raccolto con il primo Valfaris, il team di sviluppo decide di rivoluzionare la propria creatura, abbandonando una struttura ludica rodata in favore di uno sparatutto arcade a scorrimento a tinte bullet hell. Il coraggio viene premiato con un titolo ancora una volta avvincente e spregiudicato, seppur più contenuto e meno folgorante. Nella impossibilità di mettere a paragone due titoli tanto diversi, diventa mero gusto soggettivo preferire l’uno o l’altro ma una cosa resta certa: il metal continua a scorrere potente.

7.5

Valfaris: Mecha Therion


Mecha Therion segna un passaggio importante per Steel Mantis. Dopo il successo raccolto con il primo Valfaris, il team di sviluppo decide di rivoluzionare la propria creatura, abbandonando una struttura ludica rodata in favore di uno sparatutto arcade a scorrimento a tinte bullet hell. Il coraggio viene premiato con un titolo ancora una volta avvincente e spregiudicato, seppur molto più contenuto e meno folgorante. Nella impossibilità di mettere a paragone due titoli tanto diversi, diventa mero gusto soggettivo preferire l'uno o l'altro ma una cosa resta certa: il metal continua a scorrere potente.

PRO

Preserva l'ardore metal e la spregiudicatezza del predecessore | Divertente ed impegnativo | Molto rigiocabile |

CONTRO

La rivoluzione ludica potrebbe deludere i fan del primo Valfaris | Esperienza piuttosto breve | Pecca di varietà generale, come da tradizione per il genere |

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