Recensione PS3, Xbox 360: La leggenda di Beowulf

In prova il gioco che insieme al film ha ridato luce al più antico e controverso poema epico della mitologia nordica: La leggenda di Beowulf, per PS3 e Xbox 360

Le leggende del Nord

Le trasposizioni videoludiche di pellicole cinematografiche (e viceversa) sebbene generalmente incontrino un discreto successo di vendite,collegato all’andamento del film, trainate come sono dalla potenza del mezzo pubblicitario e dall’affezione del pubblico verso il prodotto distribuito nelle sale, non sono mai (salvo alcune rarissime eccezioni) risultate di grande pregio sotto il profilo tecnico realizzativo. La leggenda di Beowulf , trasposizione su console next gen (ps3/Xbox 360) del film uscito nelle sale alcune settimane orsono non fa eccezione.

Beowulf è uno dei personaggi più antichi della mitologia nordica: guerriero dalla forza leggendaria, a metà strada tra brutalità e follia, è forse anche, prima della trasposizione cinematografica, il personaggio della tradizione scandinava, meno noto fuori dai confini nazionali.

Nel gioco vestiremo i panni di questo anti-eroe nei 30 anni che precedono la storia narrata nel film. Inviato in Danimarca per liberarla dal terribile mostro Grendel , verremo attratti nella trappola tesa dalla madre del mostro, che giocando sulla nostra sete di potere e sul nostro egocentrismo ci spingerà a reclamare il trono di Danimarca per noi. Ma il mestiere del re è difficile e Beowulf sarà chiamato nuovamente a combattere i mostri che continuano a infestare la sua nuova terra combattendosi tra razionalità e “furia carnale”.


Questa in breve la trama anche abbastanza lineare del gioco che si presenta come un action / adventure infarcito, un po’ a casaccio, di elementi QTE.


Gameplay

Il gioco non brilla certo per longevità. La quest principale, ed anche l’unica, è limitata a sole 6 ore, troppo poche per un action game, privo sia della modalità online che di una modalità multiplayer.

Sotto il profilo della giocabilità le combo disponibili sono ben poche e comunque sempre ripetitive, l’utilizzo di armi (spade, asce, martelli, scudi, pezzi d’ossa etc..) non riesce a rendere meno monotone le fasi di combattimento. Gli unici elementi degni di nota sono la modalità incitamento e la furia carnale che trasforma il nostro “eroe” in un folle omicida pronto a sterminare chiunque, amico o nemico si trovi nelle vicinanze e le sequenze cinematiche susseguenti alla presa, tanto efficaci quanto brutali.


Maggiore sarà il numero di nemici uccisi maggiore il numero di punti esperienza accumulati, ciò renderà possibile aumentare il numero di compagni con i quali affrontare le missioni. I punti esperienza però sono calibrati in base alla modalità di uccisione dei nemici, normalmente vi verranno attribuiti dei punti, espressi in scudi per le azioni di routine, solo quando le vostre uccisioni saranno compiute con azioni eroiche vi saranno attribuiti gli scudi leggendari; gli uni e gli altri punti servono ad incrementare diversi tipi di abilità. A dirla tutta l’IA degli avversari quanto quella dei compagni in armi è talmente approssimativa da rendere praticamente inavvertibile la differenza tra il combattere con 4 o 10 cavalieri al proprio fianco.


Il gioco, in alcuni momenti, per la prosecuzione della main quest si trasformerà in un QTE. A bordo della nave che trasporterà noi e i nostri compagni da una sponda all’altra del mar del nord ci verrà chiesto ad esempio di incitarli a ritmo dei tamburi al fine di permetterci di superare temibili scogli contro i quali rischia di sfracellarsi la nostra Drakkar (la tipica imbarcazione vichinga). In altri casi ci verrà chiesto di premere una determinata serie di tasti al momento giusto per eseguire una serie di combo micidiali per il mostro che ci troviamo ad affrontare (proprio come in God of War); in altri casi più semplicemente il nostro incitamento servirà a velocizzare gli uomini nello spostamento di un grosso masso che ostruisce la strada. Tuttavia la incredibile ripetitività dell’azione vanifica quanto di buono è stato introdotto in questo gioco.


Grafica, Sonoro e Conclusioni

Basato sul motore YETI (lo stesso di Ghost Recon Advanced Warfighter 2) il gioco sia per quanto riguarda la versione ps3 che quella Xbox 360 si difende abbastanza bene. Le fasi di gioco risultano fluide anche con molti elementi a schermo mentre il personaggio principale, così come i mostri principali, risultano ben fatti .

Il game design dei quadri invece, è incredibilmente ripetitivo e spoglio, nessun elemento di particolare valore stilistico è stato introdotto, il motivo è da ricercare probabilmente anche nell’ansia di lanciare il prodotto sul mercato in tempo per l’uscita prenatalizia del film. Gli avversari e i mostri non hanno “carattere” e non perché ai nostri occhi le creature della mitologia nordica siano per lo più sconosciute, ma perché, vuoi per un doppiaggio in qualche caso grottesco e al limite tra il comico e l’horror di quart’ordine, vuoi per una telecamera un po’ ballerina che si posiziona alla base dei soggetti, durante le azioni principali finiscono per non essere godibili e anzi suscitano il desiderio di liberarsene al più presto.


L’audio è fondamentalmente anonimo, il doppiaggio in italiano è nella media dei giochi usciti qualche anno fa anche se la scelta dei toni e di alcuni termini è alquanto discutibile, mentre le frasi dei vostri compagni sono fondamentalmente sempre le stesse.


Il gioco, in conclusione, resta nell’anonimato; Gli elementi di maggior pregio, sono il frutto di rivisitazioni di altri giochi ben più blasonati (God of War in primis) o sono sviliti da una struttura di contorno alquanto scialba. Ci sentiamo di consigliarlo soltanto a coloro che hanno amato (non molti a dir la verità) incredibilmente il film di Zemeckis.

Arturo D'Apuzzo
Arturo D'Apuzzo
Nella vita reale, investigatore dell’incubo, pirata, esploratore di tombe, custode della triforza, sterminatore di locuste, futurologo. In Matrix, avvocato e autore di noiosissime pubblicazioni scientifiche. Divido la mia vita tra la passione per la tecnologia e le aride cartacce.

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