Recensione Xbox360, Kingdom Under Fire: Circle of Doom

Kingdom Under Fire: Circle of Doom, andiamo alla scoperta del nuovo Action RPG prodotto dal team Blue Side

Luce e Tenebre

All’inizio era il buio e da esso fu separata la luce, questo è più o meno il senso della genesi del mondo di KUF: Circle of Doom; sui due stadi della natura regnano altrettanti signori, Nible che domina la luce ed Encablossa, signore delle tenebre. Da sempre in lotta tra di loro i signori del mondo si combattono senza esclusione di colpi fino a trovare un accordo: il dominio sul mondo sarà gestito a turni, quando a regnare sarà Nible il mondo fiorirà e vivrà nella luce, quando invece toccherà ad Encablossa le tenebre e le creature demoniache la faranno da padrona. Il tutto si complica quando, Nible, stanco di ricostruire sulle tenebre e dispiaciuto di vedere la sofferenza del mondo, decide di non lasciare il trono ad Encablossa per il suo turno di regno. Il seguito è facilmente intuibile, Encablossa risponderà con orde malefiche di mostri scatenando una guerra in cui voi sarete gli indiscussi eroi paladini del bene.

Affascinante storia non credete? Orginale un pò meno però ! Chi ci ha visto la genesi? Chi la storia di Ade e Proserpina? Chi decine e decine di altri miti e leggende del mondo? Decidete voi.

In questo nuovo capitolo di Kingdom Under Fire, il team di sviluppo Blue Side ha deciso di cambiare stile di gioco per la serie, portandosi dal collaudato ed apprezzato Gioco di strategia in tempo reale (RTS) ad uno sbiadito Gioco di Ruolo (RPG) con il preciso scopo di rivolgersi ad un bacino di utenza più vasto, scelta a nostro dire non pienamente condivisibile.


Chi ha visto KUF?

“Per salvare il mondo dall’oscurità eterna devi superare orde di mostri folli” questo è quanto si legge sul retro della copertina di gioco di KUF: Circle of Doom ed è quello che in definitiva dovrete fare per tutta la durata dell’avventura, utilizzare le armi e distruggere decine e decine di mostri fino al punto di chiedervi quale sia il reale scopo di tutti quei fendenti.

All’avvio del gioco dovete scegliere il personaggio con il quale dovrete affrontare la vostra sfida ad Encablossa, potrete scegliere tra quattro (Kendal, Regnier, Leinhart, Duane) , altri due (Curian, Cèline) saranno sbloccabili più in là, per la prova abbiamo subito scelto Leinhart in base alla velocità d’azione la quale ci sembrava un parametro importante rispetto agli altri, ma andando avanti con il gioco ci siamo resi conto che la velocità serve a poco in quanto tutto il gameplay è basato sui Punti Abilità (PA) e sui Punti Vita (PV): per ogni stoccata che affonderete con un’arma la vostra barra PA diminuirà di una certa quantità, quando arriverete a zero dovrete attendere un pò prima di poter combattere ancora, ma non è tutto lineare, mentre combatterete oltre a diminuire la barra di PA potrete anche incrementarla perchè ciascun equipaggiamento, sommata all’abilità del personaggio permetteranno il recupero più o meno veloce dei PA.


All’inizio la barra dei PA, come quella della vita è piuttosto corta e quindi saranno più frequenti i momenti di pausa nel combattimento, ma già dopo i primi dieci minuti, con la crescita del personaggio la barra aumenterà al punto che tra tempo di attacca, perdita di PA e recupero ci sarà uno stabile equilibrio tanto da poter infliggere attacchi combo che diventeranno sempre più veloci e consecutivi utilizzando sempre lo stesso meccanismo di crescita ivi descritto. E’ proprio la crescita delle caratteristiche del personaggio, unitamente all’utilizzo di nuove abilità, nuove armi e pozioni a rendere KUF: Circle of Doom un vero e proprio Action RPG.


Ad ogni aumento di livello del vostro personaggio avrete la possibilità di distribuire i punti esperienza accumulati su tre caratteristiche: la barra dei Punti Abilità, la barra dei Punti Vita e la barra della Fortuna (che vi permette di aumentare il grado di fortuna nel ricevere gli oggetti dai mostri sconfitti). Per ciascuno dei punti delle caratteristiche scelte i punti esperienza verranno divisi secondo un divisore particolare, più punti per i PA, un pò meno per i PV, ancora meno per la fortuna; è in massima parte nella scelta della distribuzione dei punti che può scorgersi un minimo di elemento strategico per la conduzione del gioco, ma con l’andare avanti ci si rende conto che neppure la distribuzione dei punti esperienza necessita di intelligenza, piuttosto si risolve come il combattimento incessante, in una semplice pressione di tasti.


Spiraglio di luce

I punti esperienza del personaggio però non sono l’unico elemento RPG del titolo, Kingdom Under Fire: Circle of Doom, abbandona bancarelle, portali, viandanti e quant’altro è stato utilizzato da altri titoli, di sicuro successo nel genere RPG, per avvalersi della consulenza “celeste” e del servizio degli Dei. Davanti agli Dei che troverete in punti prestabiliti, potrete effettuare due operazioni: rivolgervi al Dio direttamente o “Dormire”.

E’ solo con il sonno invero che potrete acquisire abilità speciali: optando per l’abbraccio di Morfeo infatti verrete trasportati in una dimensione senza tempo dove il signore del Regno, Valdemar, vi permetterà l’acquisizione della conoscenza (e quindi delle abilità) solo dopo aver completato l’uccisione di una lista di mostri differente per ciascuna abilità. Niente di innovativo, ritornati in superficie, bisognerà andare alla ricerca dei mostri in lista e come insegnava qualche anno fa il fantastico Final Fantasy, i diversi mostri si trovano solo in determinate aree ed ecco che dovrete andare a destra e a manca alla loro ricerca. La seconda opportunità che avete dinanzi agli dei è rivolgervi ad essi per sintetizzare oggetti o depositarli (in modo da liberare spazio per il trasporto di altri oggetti), oppure per comprare oggetti.


Gli Dei del gioco sono tre: la Dea dell’Amore, il Dio della Morte e il Dio dell’avidità, ciascuno di essi permette l’acquisto di oggetti in parte differenti, ma l’acquisto di essi è piuttosto meccanico, il giocatore prediligerà armi più potenti e le equipaggerà, vista l’indifferenza di fondo che ciascun potere particolare legato all’arma produce in battaglia, con il solo parametro di confronto della barra dei PA. L’altra possibilità, come accennato, è quella della sintetizzazione degli oggetti, la sintesi consiste nell’unione, dietro corrispettivo in oro, di due o più oggetti per la creazione di oggetti con proprietà uniche; i produttori del gioco hanno promesso decine e decine di combinazioni ma a nostro dire l’operazione è piuttosto noiosa e difficile, in quanto è lasciata più al caso stante la mancanza pressoché totale di indicazioni o criteri da seguire nella sintesi, anche se in definitiva neppure la sintesi è necessaria in quanto le armi reperibili nel gioco sono più che sufficienti per distruggere agevolmente qualsivoglia nemico ci si presenti.


Continenti sperduti

“Viaggi in ambienti surreali e distorti” questo dichiara l’editore dell’ambientazione di Kingdom Under Fire: Circle of Doom, a noi, sembra invece che il viaggio venga fatto attraverso terre sconfinate senza tempo, regioni tutte uguali tra loro, senza elementi di novità che disorientano il giocatore e il più delle volte lo lasciano incerto sulla strada da prendere. Sia chiaro con il termine uguali tra loro s’intende la mancanza di differenze degne di note, in quanto, per la verità il motore grafico del gioco ripropone le diverse aree in modo diverso ogni volta che le attraversiamo.

Il motore del gioco è assolutamente stabile, il framerate ha qualche sofferenze come pure le texture in qualche caso risultano ballerine, ma è da apprezzare sicuramente la naturalezza con cui il gioco vi propone decine, a volte centinaia di mostri insieme senza mostrare il minimo segno di incertezza. I mostri anche se ben disegnati e e con movimenti fluidi non mostrano capacità particolari, a seconda della taglia sono agili ed hanno maggiore o minore potere, i più piccoli sono fastidiosi e i più grandi invece hanno più forza, nessuno invece può impensierire più di tanto il giocatore anche perchè nella maggior parte dei casi sarete circondati da mostri che sembrano imbambolati in quanto effettuano attacchi assolutamente sporadici e prevedibili.


La colonna sonora sembra stonare con lo spirito bellicoso del titolo, durante il gioco, nell’attraversare quelle sconfinate lande, la musica di sottofondo dona un piacevole stato di calma interiore sensazione che sembra fare a pugni con gli incalzanti scontri con “orde di mostri folli”. Per il resto neppure l’audio può essere considerato fuori dalla normalità: soliti effetti sonori delle armi e degli incantesimi, soliti rumori nelle battaglie. Il doppiaggio in Italiano è ben fatto ma i dialoghi, probabilmente quelli originali, ci sembrano poco curati e piuttosto banali.


Multiplayer per sempre

Kingdom Under Fire: Circle of Doom, nel bel mezzo della mediocrità espressa, però, permette una modalità online da 2 a 4 giocatori che potremmo definire soddisfacente. Vi ritroverete a giocare fianco a fianco con il vostro amico tramite il servizio Xbox Live senza mai accorgervi di essere in rete, il gioco è sorprendentemente stabile e pur crescendo (come è logico) il numero dei nemici a schermo, il motore grafico non risente minimamente. Potrete entrare in partita in modalità Multiplayer in qualsiasi momento del gioco, l’unico scopo sarà quello di distruggere i nemici, mentre questi ultimi vi si proporranno in numero sempre maggiore, ma niente paura, più nemici significherà anche più pozioni curative e magiche e più armi senza aver la minima preoccupazione di morire.

Gameplay Kingdom Under Fire: Circle of Doom

In definitiva Kingdom Under Fire: Circle of Doom ha, nell’incipit intriso di scontato manicheismo, l’unico punto di forza, dopodichè, inspiegabilmente e senza una ragionevole motivazione di coerenza con quanto di buona la serie aveva proposto, si perde nella banalità. Raggiunge a stento la sufficienza distaccandosi di molto dai capitoli precedenti e gettandosi di colpo in un genere, quello degli Action RPG, che presenta troppi mostri sacri di riferimento per evitare paragoni impietosi. Con simili premesse il titolo non fa altro che farci rimpiangere il primo innovativo capitolo di Kingdom Under Fire su Xbox, spingendoci a relegare Circle of Doom nella cesta degli antistress con il quale scaricarci la sera dopo una giornata di lavoro quando stacchiamo la spina del nostro cervello.

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Carmine Iovino
Carmine Iovino
In rete: TUTTOLOGO // Appassionato di Videogames e NERD tourettico // Nella vita: Avvocato Penalista

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