Recensione Xbox 360, Mille anni di sogni in Lost Odyssey

Un campo di battaglia, due eserciti contrapposti, un mercenario millenario e la storia dell’umanità, questo l’incipit di una delle storie per videogame meglio riuscite negli ultimi anni.

Videogioco d’autore

Un campo di battaglia, due eserciti contrapposti, un mercenario millenario e la storia dell’umanità, questo l’incipit di una delle storie per videogame meglio riuscite negli ultimi anni. Hironobu Sakaguchi torna alle sue forme migliori con il secondo J-RPG di Mistwalker per Xbox 360 e lo fa in pompa magna grazie all’aiuto dei grandi Nobuo Uematsu e Kiyoshi Shigematsu. Dopo essersi riscaldato con l’esperimento notevole ma non perfettamente riuscito di Blue Dragon, il papà di Final Fantasy ci regala una nuova entusiasmante avventura destinata a fare storia e in grado di regalare un grande titolo JRPG alla console di casa Microsoft da sempre alla ricerca di un gioco di ruolo per conquistare gli amanti degli RPG.

Sull’altopiano di Wohl si fronteggiano gli eserciti di Urah e quello di Khent, le fazioni in lotta utilizzano tutte le armi a propria disposizione facendo ricorso anche all’energia magica, nelle fila dell’esercito di Urha a comandare il 17° regimento di terra figura Kaim Argonar, millenario mercenario che svolge il suo lavoro di battaglia in battaglia ormai da tempo immemore.

Improvvisamente un meteorite squarcia il cielo che sovrasta l’altopiano di Wohl finendo per distruggere completamente gli eserciti in lotta e le loro macchine da guerra lasciando in vita solo l’immortale Kaim e i pochissimi fortunati soldati che si trovavano a grande distanza dal luogo dell’impatto.

Kaim è sconvolto ma deve tornare ad Urah, nel viaggio verso la città incontra Seth Ballmore, millenaria donna pirata attualmente arruolata nelle fila dell’esercito di Urah e scampata all’impatto del meteorite. Giunto ad Urah, Kaim viene convocato dal governo repubblicano della città che gli chiede conto della catastrofe e gli affida il compito di indagare sulla possibilità di un malfunzionamento del Grand Staff, macchina gigantesca in grado di amplificare il potere dell’energia magica, fonte di sostegno principale alla rivoluzione industriale magica della città, la cui costruzione è affidata al consigliere Gongora, il più potente mago di Urah, essere immortale a sua volta, che nutre desideri malvagi sul destino di Urah e del mondo intero.


Gongora sembra esercitare una certa autorità su Kaim e lo convoca per dargli alcune indicazioni sulla missione e per affiancargli Jansen, mago fannullone e pieno di humor, alle sue dirette dipendenze, con il compito principale di sorvegliare gli immortali Kaim e Seth affinchè non ricordino alcunché della loro vita millenaria.

Partiti alla ricerca del Grand Staff e delle possibili cause del suo malfunzionamento Jansen, Kaim e Seth si imbatteranno in altri sei personaggi, tutti controllabili dal videogiocatore, in grado di fornire ulteriori elementi alla storia e di svelare a poco a poco il mistero della vita degli immortali e la loro missione in quel mondo.


Mille anni di emozioni

La vita di Kaim è un’odissea millenaria, intrisa di emozioni e di esperienze in grado di raccontare il mondo e le sua evoluzione in un misto di realismo e romanticismo senza pari, durante l’esplorazione del mondo in Lost Odyssey infatti ogni suono, ogni piccolo riferimento, ogni singola scena può far tornare alla memoria dei protagonisti ricordi della propria vita passata raccontati al videogiocatore con uno stile narrativo particolarmente ispirato e frutto della penna dello scrittore giapponese Kiyoshi Shigematsu che è stato capace di rendere ciascuno dei 34 sogni presenti nella sezione “Mille Anni di Sogni” un’opera d’arte in grado di giustificare da solo l’acquisto di Lost Odyssey.

Il ricordo del deserto dove vivono “i controcorrente” ad esempio è il paradigma del progresso umano ostinato verso la meta nonostante l’ignoto, il ricordo della bambina alla locanda o di quello dell’ “isola delle stelle cadenti” non sono altro che pregnanti invettive contro la guerra e la stoltezza dell’uomo che da secoli cade continuamente negli stessi errori. La storia d’amore tra la donna del continente lontano, che incompresa, muore di solitudine nel villaggio del marito perché non accettata dalla sua famiglia d’adozione non è altro che il racconto sempre uguale del pregiudizio dell’uomo verso la diversità.

La vita di Kaim, come quella della sua compagna Sarah e quelle di Seth e di Ming di Numara, sono costellate di eventi meravigliosi e di forti emozioni in grado di lacerare l’anima del più forte tra gli uomini, Lost Odyssey in questo senso è il racconto della sofferenza di un essere immortale che ha avuto la fortuna di vivere mille anni che però soffre il peso di un’esistenza tanto grande da schiacciare la gioia di vivere e gli fa rimpiangere la magnifica intensa unicità che anche, e soprattutto, una vita breve può donare: Kaim e i suoi immortali compagni hanno dovuto soffrire attraverso i secoli vedendo le persone a loro più care morire e le civiltà di cui facevano parte fare, di volta in volta, sempre gli stessi errori senza poter fare nulla per fermare il corso inesorabile della storia.


Anelli a turni

Lost Odyssey si propone come un gioco di ruolo perfettamente in linea con la tradizione giapponese dei giochi di combattimento a turni, facendo qualche passo indietro rispetto alla recente tradizione consolidatasi su nuova generazione di console come anche introducendo qualche carattere di novità senza, sostanzialmente, strafare in ambedue i casi.

Il gioco è composto di 4 DVD, sulla scia dei tre dischi proposti con Blue Dragon, ciascuno di essi permette circa tredici o quattordici ore di gioco, tempo in buona parte occupato da sequenze animate e filmati di intermezzo molto ben realizzati che aiutano a comprendere la storia. La confezione giapponese di Lost Odyssey è un’opera d’arte, curata direttamente dal character designer Takehiko Inoue, che ne ha disegnato la copertina, ed è composto da un cofanetto in grado di contenere comodamente i 4 Dvd del gioco in due scomparti; per contro l’edizione destinata al mercato europeo è il classico cofanetto dei giochi Xbox 360 con in più la spiacevole e discutibile scelta di inserire il quarto dvd in una bustina di carta posta al di sotto del libretto illustrativo del gioco.

Il gameplay è perfettamente in linea con i giochi JRPG cui Lost Odyssey s’ispira, il combattimento viene portato a termine attraverso i turni di attacco e difesa, i personaggi progrediscono di livello in livello vincendo battaglie e possono acquisire abilità particolari, le subquests, tra la ricerca di tesori e missioni secondarie non mancano, anche se non sono particolarmente complesse e degne di nota come lo erano quelle presenti in Final Fantasy.


L’attacco è diviso secondo le due categorie, attacco fisico (con armi) e attacco magico (gli incantesimi elementali e non), i mostri che incontreremo a loro volta saranno bravi nell’utilizzo della magia, saranno deboli a questo o a quell’elemento o avranno determinate caratteristiche a seconda dei casi, mentre tutti i nostri personaggi immortali qualora perdessero tutti i punti vita (PS) durante uno scontro “risorgeranno” automaticamente dopo qualche turno. L’attacco fisico rimarrà durante tutta l’avventura legato all’avanzamento del livello, mentre gli attacchi magici saranno piuttosto vari e divisi in ben 8 livelli acquisibili “per induzione”. Elementi di novità in questo campo sono gli “Anelli” che potranno essere equipaggiati da ciascun personaggio e che conferiscono all’attacco fisico alcune caratteristiche particolari; gli anelli possono essere costruiti dal giocatore utilizzando gli oggetti raccolti durante il gioco e il sistema di attacco con gli anelli, oggetto di critiche di non pochi giocatori per la poca immediatezza, introdotto soprattutto per spezzare la monotonia implicita nei combattimenti a turni, è risultato non troppo efficace a fronte del fastidio continuo di attivarlo mediante la pressione del trigger destro dando vita a un minigioco, che consiste nel rilasciare il trigger nel momento esatto della sovrapposizione degli anelli luminosi che appaiono sul monitor, a seguito del quale il sistema di gioco giudicherà l’esecuzione della tecnica con “Male”, “Bene” e “Perfetto” a cui corrispondono diversi livelli e peculiarità di danno.


Restando sul sistema di combattimento altra novità importante è rappresentata dalla linea Condizione di Guardia (CG) che consiste nel disporre i personaggi del party (sino a cinque sul massimo di nove disponibili) su due linee con differenti possibilità di strategia considerando che il primo ad attaccare sarà sempre il personaggio più veloce e che la linea anteriore rappresenta la CG, dove maggiore è la somma dei punti CG minore sarà la possibilità per il nemico di arrecare danno alla vostra seconda linea. Altro elemento di novità è rappresentato dalla circostanza che miglioramenti particolari delle abilità dei personaggi millenari non possono essere appresi mediante il semplice aumento del livello dei personaggi, ma possono essere acquisite per induzione mediante il collegamento alle singole abilità già apprese dai personaggi mortali nel corso del gioco (Jensen, Cooke e Mack, Sed) oppure con il collegamento a determinati accessori.

Tra gli elementi “peggiorativi” nel genere invece, possiamo annoverare la mancanza di nemici realmente impegnativi, la mancanza di tecniche devastanti o di evocazioni e l’impossibilità di scelta nel fronteggiare i nemici se non a battaglia inoltrata con l’opzione “fuggi” comunque non sempre efficace. In effetti su questo versante alcuni miglioramenti erano a stati fatti con altri titoli mediante l’eliminazione degli scontri random (che pure in Lost Odyssey non sono ripetitivamente estenuanti) e la rappresentazione dei nemici sulla mappa.


Il livello di avanzamento dei personaggi è infine un’altra delle scelte non pienamente condivise, in quanto ad ogni livello corrispondono 100 punti esperienza che possono essere acquisiti dai pg alla fine di ogni battaglia, ma il sistema è impostato in modo che ad ogni area di gioco ci sia un “livello di avanzamento consigliato” che permette al giocatore di aumentare di due o tre livelli di seguito in maniera piuttosto facile (con gli scontri che donano una quantità elevata di punti esperienza) mentre quando si raggiunge tale soglia l’avanzamento dei livelli continua ad essere estremamente lenta fino all’avanzamento “necessario” successivo. Tale scelta se da una parte consente di mantenere la difficoltà ad un livello sempre stabile in modo da non rendere gli scontri eccessivamente semplici, dall’altra elimina uno dei “piaceri” dei giochi di ruolo ossia la possibilità di combattere per avere un personaggio sostanzialmente invincibile.


Tornando invece alle subquests presenti è facile notare una identità totale tra il sistema di guida del nautilus e della nave presente in Lost Odyssey con quella a disposizione di Cloud e compagni in Final Fantasy VII come pure l’esplorazione dei fondali, dalla quale ci saremmo aspettati qualcosa in più, non è nulla di eccezionale ed innovativo.


Odissea di colori

Per cura di particolari, scelta nel design dei personaggi e degli oggetti Lost Odyssey s’incardina perfettamente nella nuova generazione di videogames con un livello grafico complessivo notevole. Il motore grafico Unreal Engine 3 fa egregiamente il suo lavoro anche se in diversi casi sono visibili difetti nelle texture e fenomeni di aliasing con cali di frame rate. I personaggi principali sono curati in ogni piccolo particolare, dagli abiti alle espressioni facciali che in alcuni casi fanno trasparire emozioni del tutto “umane”, Kaim in particolare è stato realizzato con gusto e cura certosina nei dettagli, con una bellezza ricercata che cozza con il concetto incomprensibile dell’immortalità di un corpo che dovrebbe avere più di mille anni. Gongora, “il cattivo di Lost Odyssey”, è stato caratterizzato al punto da sovrapporne la figura agli altri quattro esseri millenari, evitando di rendere banale la sua ambizione e fornendogli spalle degne di clichè cinematografici (si pensi a Jansen e a Re Tolten).

La stessa cura non si riscontra per tutti gli altri personaggi presenti nel gioco, dai venditori ai semplici cittadini, le animazioni delle magie e degli attacchi non introducono novità; le città sono ben realizzate anche se complessivamente le location sono in maniera impressionante simili a quelle viste nei diversi capitoli di Final Fantasy, mentre lo stile futuristico delle città, in particolar modo di Urah, ricorda in maniera insistente la città tecnologica di Elco in Sudeki.


La narrazione della storia attinge a piene mani all’esperienza di serie televisive di successo con la divisione “a riquadri” dello schermo che effettuano lo zoom della videocamera su singoli aspetti o espressioni dei personaggi, scelta questa che dona dinamismo alle frequenti scene d’intermezzo realizzate in computer grafica che sin dall’inizio non fanno notare in maniera netta la distinzione tra il gioco vero e proprio e i filmati (all’inizio del gioco è impressionante l’impercettibilità del passaggio dalla presentazione del gioco alla battaglia vera e propria). I dettagli non mancano, i diversi oggetti equipaggiati come accessori dai personaggi vengono riprodotti fedelmente dal gioco che le inserisce prontamente anche nelle sequenze animate, così a seconda dell’accessorio selezionato avremo orecchini, fermacapelli, occhiali e ciondoli visibili sulle teste dei personaggi, tutti oggetti che in più occasioni rendono piuttosto buffi i pg.


Buona la scelta sia della mappa di navigazione del gioco, che è composta da tre livelli di zoom ed ha orientamento fisso, sia della mappa di navigazione del mondo di Lost Odyssey che nonostante sembri piuttosto simile a quella di altri giochi mostra effetti grafici piacevoli durante il trasferimento del party tra un punto e l’altro della mappa, con immagini del luogo di destinazione proposte in stile fiabesco grazie all’effetto “sogno” del filmato.


Una colonna sonora millenaria

Nobuo Uematsu nella composizione delle musiche di Lost Odyssey ha superato se stesso ed unitamente all’opera di Shigematsu ha donato ragion d’essere a questo gioco. Sin dalle prime note del Main Theme di Lost Odyssey per chiunque è facile intuire che la colonna sonora del titolo è un elemento importante in grado di fornire emozioni forti, a partire da questa tutte le tracce più importanti sono piccoli capolavori degni di essere menzionati e in grado di trasformare il comparto audio in un termine di paragone da raggiungere per il futuro.

Associata alla visione della mappa con una naturale propensione al viaggio c’è la traccia “Neverending Journey”che riesce ad esprimere con i suoni la condizione del viaggiatore millenario che attraversa il mondo con una vena di solitudine pur avendo accumulato esperienze e conoscenze uniche, ad avere poi funzione strappalacrime si aggiungono “Parting Forever” la traccia di uno dei momenti più toccanti della storia (il funerale della madre di Cooke e Mack), “A Sing of Hope” e la stupenda “A Return, Indeend”.

Eclissati dall’opera meravigliosa di Uematsu gli effetti sonori degli attacchi, delle magie e degli oggetti come pure dei mezzi di locomozione non possono che essere un dettaglio, che nonostante siano di buon livello non meritano altro spazio nella nostra valutazione.


Il doppiaggio italiano ha alti e bassi, a questo proposito si segnala che dalla impostazioni di gioco è possibile scegliere l’audio in giapponese o in inglese, le traduzioni sono assolutamente fedeli e curate nei minimi dettagli: finalmente nel testo italiano non si riscontrano errori banali e aspetto ben più importante le storie raccontate da Shigematsu nei “Mille anni di Sogni” sono tradotte in maniera impeccabile, con il risultato difficilissimo di conservare il patos poetico dei testi originali.


Considerazioni Finali

Lost Odyssey come JRPG non è il capolavoro che ci si attendeva, poca è stata l’innovazione introdotta e troppo lento il gioco, i continui caricamenti e la mancanza di tecniche di power break lasciano con l’amaro in bocca, ma la storia messa in piedi da Sagakuchi e i suoi, con le musiche di Uematsu fanno di questo gioco un titolo assolutamente consigliato per tutti i possessori di Xbox 360.

In questa ottica condividiamo a pieno il giudizio riferito da Sakaguchi sul suo Lost Odyssey: “(Lost Odyssey ndr) Ha già ottenuto una reputazione di ‘primo gioco che mi ha fatto scendere le lacrime’ dai giocatori giapponesi. Sono stato molto compiaciuto da quel commento” , aggiungendo solamente che nel nostro caso non è stato il primo a farci scendere le lacrime, ma di sicuro uno di quelli che ce ne ha fatte versare di più.

Carmine Iovino
Carmine Iovino
In rete: TUTTOLOGO // Appassionato di Videogames e NERD tourettico // Nella vita: Avvocato Penalista

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