Nemmeno Wesker le sa tutte.
La saga di Resident Evil va avanti da quasi 20 anni ormai, tra capitoli ben riusciti e altri decisamente meno, ma siete sicuri di sapere proprio tutto sulla serie? Siamo sicuri che neanche i fan più accaniti sapevano tutte le cose che vi elencheremo di seguito. Buona lettura!
10. Easter egg di Brad Vickers in Resident Evil 2 – In Resident Evil 1, Chris Redfield e Jill Valentine vengono salvati diverse volte da Brad Vickers, tra le quali anche alla fine del gioco. Grazie ad un easter egg, possiamo vedere una sua comparsa anche nel secondo capitolo della serie.
Se un giocatore arriva fino alla stazione di polizia di Raccoon City senza raccogliere alcun oggetto nello scenario A, è possibile vedere uno zombi che indossa una mimetica vagare all’esterno del recintato: sarà proprio lui Brad Vickers. Uccidendolo, i giocatori otterranno una chiave che garantirà loro l’accesso a costumi alternativi e ad un’arma segreta per Claire.
9. Disegni originali dei personaggi – I documenti che riportano le bozze originali dei personaggi di Resident Evil mostrano un cast diverso da quello apparso definitivamente nel gioco. Oltre a Chris e Jill, infatti, avrebbero dovuto la loro comparsa Gelzer, un tizio tutto muscoli con un occhio cibernetico, e Dewey, un tipo comico che avrebbe dovuto puntare sulle battute per sollevare il morale della squadra. Entrambi avrebbero preso il posto di Rebecca Chambers e Barry Burton, ma vennero tagliati fuori dal progetto agli inizi dello sviluppo perché Capcom voleva qualcosa di più serio.
8. Esiste un porting su Game Boy Color (poi cancellato da Capcom) – Dopo il grande successo di Resident Evil 1 nel 1996, Capcom decise di portarlo su altre piattaforme, tra cui il Game Boy Color. Affidato il progetto a HotGen Studios, la compagnia lo portò a termine, ma al momento della sua presentazione Capcom lo rifiutò in quanto “non avrebbe reso allo stesso modo della versione originale”.
Nel 2012, una fonte anonima fece trapelare in Rete una copia-prototipo della ROM di Resident Evil su Game Boy Color e sin da subito i giocatori che lo provarono capirono le motivazioni del rifiuto di Capcom: tra le tante, una riguardava il fatto che il gioco non seguiva il format predefinito.
7. Resident Evil 1 venne pensato come uno sparatutto in prima persona – Sebbene quasi tutti i titoli della saga (ad eccezion fatta per qualche spin-off) abbiano sempre seguito la visuale in terza persona, sappiate che inizialmente l’idea di Capcom era di pubblicare il primo Resident Evil come FPS. Se il team avesse proceduto in quel modo, non avremmo mai provato tutte quelle sensazioni di paura e angoscia che ancora oggi avvolgono i giocatori alle prese con i primi capitoli.
Shinji Mikami ha spiegato il perché quest’idea fosse poi stata accantonata, sostenendo che la tecnologia del tempo non era ancora abbastanza buona per permettere lo sviluppo di un ottimo prodotto come FPS, pertanto si optò per qualcosa simile ad Alone in the Dark.
6. La serie ha diversi riferimenti alla band dei Queen – In alcuni titoli si possono notare svariati accenni alla famosissima rock band inglese dei Queen, in particolar modo riferiti al loro quindicesimo ed ultimo album “Made In Heaven”. In Resident Evil 1, un costume alternativo per Chris riporta quel testo dietro la sua giacca di pelle, mentre si può vedere lo stesso in Resident Evil 2 sull’abito predefinito di Claire.
In Resident Evil Code: Veronica, si può leggere “Let Me Live” sulla giacca di Claire, che è il nome della terza traccia dell’album sopra riportato. Ancora, in Resident Evil Zero il tatuaggio di Billy Coen riporta “Mother Love”, che è il nome del quarto brano.
5. Resident Evil 3: Nemesis venne pensato come uno spin-off – Dopo il successo dei primi due capitoli, Capcom aveva intenzione di sviluppare sia un terzo seguito ufficiale sia uno spin-off della saga. Originariamente, la software house avrebbe voluto realizzare Resident Evil 3 per le console di nuova generazione come il Dreamcast, mentre Resident Evil: Nemesis sarebbe uscito solo su PlayStation.
Tutto ciò è stato poi scartato poiché Capcom aveva stretto un “patto” con Sony che prevedeva di far uscire i primi tre titoli principali su PlayStation, dovendo riunire di fatto i due giochi e renderli uno solo, ovvero Resident Evil 3: Nemesis.
4. Sengoku Biohazard divenne Onimusha – Nel 1997, Capcom pianificò di realizzare un sequel di Resident Evil 1 (o Biohazard, com’è conosciuto in Giappone) denominato “Sengoku Biohazard”. Il titolo prevedeva essenzialmente il concept di Resident Evil riproposto in chiave orientale, pertanto le armi da fuoco sarebbero state rimpiazzate dalla katana, gli shuriken e quant’altro.
Il gioco non venne mai realizzato in questo stile, ma venne commercializzato con il nome che conosciamo oggi, ovvero Onimusha. Effettivamente, si possono riconoscere svariati aspetti che fanno parte di Resident Evil, tra cui lo schema dei controlli, la telecamera fissa e il menu.
3. I cambiamenti tra Resident Evil 1.5 e Resident Evil 2 – Solamente un mese dopo il completamento del primo capitolo, Capcom si mise al lavoro sullo sviluppo di Resident Evil 2, ma il prodotto finale fu quasi del tutto diverso da ciò che si voleva ottenere. Non contenti, i ragazzi di Capcom rifecero il progetto completamente dall’inizio ed etichettarono il gioco “mal riuscito” con il nome di Resident Evil 1.5.
Tra le grandi differenze con il gioco che conosciamo oggi, spiccava sicuramente l’assenza di Claire Redfield, sebbene originariamente la protagonista sarebbe stata una certa Elza Walker, studentessa e amante delle moto. Anche il motore grafico venne pesantemente modificato, prevedendo che i personaggi si sarebbero procurati delle ferite in base al danno ricevuto, oltre ad avere dei modelli 3D molto più dettagliati. Resident Evil 1.5 avrebbe avuto anche un sistema di aumento della difesa del protagonista, che poteva trovare nuovo equipaggiamento per rendersi più resistente.
2. Originariamente, Devil May Cry era Resident Evil 4 – Sebbene Resident Evil 4 abbia fatto la sua apparizione nel 2005, è stato in sviluppo per oltre 5 anni in seguito a svariate problematiche su come rivoluzionare la saga. Il team addetto al design voleva cambiare il sistema di telecamere fisse dei precedenti tre capitoli per offrire un approccio diverso al genere, mentre Hideki Kamiya avrebbe desiderato un combat system più veloce e frenetico.
Il director del gioco Shinji Mikami, comunque, decise di mettere tutti questi nuovi aspetti in un altro gioco, poiché avrebbero snaturato completamente il concetto di survival horror. Fu così che ne uscì fuori Devil May Cry, altra saga di punta di Capcom. Resident Evil 4, comunque, ereditò l’idea della nuova telecamera “mobile”, rendendo il gioco anche un po’ action.
1. Resident Evil è il successore spirituale di Sweet Home – Potrebbe stupire il fatto che Resident Evil non è il primo approccio di Capcom al modo dei survival horror: nel 1989, infatti, rilasciò Sweet Home per Nintendo Famicom. Il gioco è un RPG basato sull’omonimo film giapponese, sebbene non venne rilasciato in territorio nipponico a causa della sua violenza e del contenuto esplicito. I fondamenti erano un po’ quelli di Resident Evil, ovvero la sopravvivenza, la presenza di zombi e scheletri, la risoluzione di enigmi…
Anche se Resident Evil è stato modernizzato, ci sono enormi somiglianze tra le meccaniche di gioco dei due, rendendolo così il successore spirituale di Sweet Home.