Il protocollo .torrent subisce un grave colpo in Italia: la Guarda di Finanza ha oscurato The Pirate Bay e chiuso Colombo-bt.org
Lotta ai pirati
Da due giorni i pirati italiani sono senza capitano e senza porto d’attracco, smarriti nell’oceano d’informazioni che la rete continua a fornire ma stremati e disorientati dallo tsunami giudiziario che si è abbattutto su di loro.
The Pirate Bay infatti e la sua filiale italiana sono diventati inaccessibili grazie all’attività della Guarda di Finanza. I due siti specializzati nell’indicizzazione e diffusione di file .torrent, per la verità non necessariamente lesivi dei diritti d’autore, tra i più visitati al mondo, sono stati oscurati dalle forze dell’ordine sotto autorizzazione dell’autorità giudiziaria.
Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore di Bergamo dott. Giancarlo Mancusi e due giorni fa, il GP della provincia lombarda ha autorizzato su richiesta di quest’ultimo, l’oscuramento totale di Colombo-bt.org e quello relativo alla sola Italia del sito svedese “The Pirate Bay”. Colombo-bt.org dal 2004 era diventato il punto di riferimento del protocollo .torrent in Italia, con circa 800 mila accessi al mese si posizionava tra i siti più cliccati del Bel Paese e dirottava sul sito “principe”, “The Pirate Bay”, circa 450 mila accessi al mese, ossia il 2% di quell’enorme oceano di visitatori che ogni mese inondava le pagine della Baia svedese.
Di seguito la notizia come riportata dal sito della Guardia di Finanza e ripresa dal “ilCorsaronero.info” che, visti i tempi, ha pensato bene di ridisegnarsi come blog di informazione sul p2p:
“Un sito internet chiuso e tre persone denunciate: questo il bilancio dell’operazione contro la pirateria su Internet condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bergamo.
I denunciati sono i gestori del sito www.colombo-bt.org , portale della pirateria tra i piu’ diffusi in Italia (800.000 accessi al mese, di cui l’80% degli italiani, il che ne faceva uno degli 80 siti piu’ popolari nel nostro Paese) al quale da qualche giorno e’ stato inibito l’accesso agli utenti da un provvedimento del gip di Bergamo.
L’operazione coordinata dal pm Giancarlo Mancusi ha dovuto superare complicati ostacoli tecnici. I titolari del sito avevano installato dei server nella Repubblica Ceca (che però apparivano ubicati in Svezia), e utilizzavano dei nicknames.
I finanzieri sono però risaliti a loro grazie alla ricostruzione delle tracce lasciate dalle donazioni effettuate dagli utenti per lo sviluppo del sito attraverso l’utilizzo di canali di pagamento internazionali on line.
Questi rapporti ed un conto corrente postale (insieme a tre carte Poste Pay), come peraltro la registrazione del dominio internet, sono però risultati intestati ad un nominativo di fantasia grazie all’utilizzo di un documento falso.
Dopo essere risaliti alla vera identita’ della persona, residente a Rimini, i finanzieri hanno trovato gli altri due amministratori del sito. Uno ancora di Rimini e dipendente di una società di videonoleggio all’interno della quale sono stati trovati 700 dvd masterizzati.
L’altro, il fondatore del sito, di Campobasso. Nei loro computer c’erano le prove delle attivita’. L’attenzione degli investigatori è ora indirizzata verso i clienti”.
A questi provvedimenti però sono seguiti importanti strascichi polemici in tutto il mondo circa la modalità di azione dell’autorità giudiziaria italiana che ha provveduto all’oscuramento di un sito internazionale con milioni di accessi come mai nessuno aveva fatto prima e che a detta dei gestori di “The Pirate Bay” va contro la normativa internazionale in materia. In particolare i titolari del sito svedese, che hanno pensato bene di mettere immediatamente online dei “mirror” e che si sono affrettati a suggerire rimedi quali open-dns o proxy per aggirare il blocco italiano alla Baia, si sono scagliati con un post durissimo contro il provvedimento italiano:
“We’re quite used to fascist countries not allowing freedom of speech. A lot of smaller nations that have dictators decide to block our site since we can help spread information that could be harmful to the dictators.
This time it’s Italy. They suffer from a really bad background as one of the IFPIs was formed in Italy during the fascist years and now they have a fascist leader in the country, Silvio Berlusconi. Berlusconi is also the most powerful person in Italian media owning a lot of companies that compete with The Pirate Bay and he would like to stay that way – so one of his lackeys, Giancarlo Mancusi, ordered a shutdown of our domain name and IP in Italy to make it hard to not support Berlusconis empire.
We have had fights previously in Italy, recently with our successful art installation where we had to storm Fortezza in order to get our art done. And as usual, we won. We will also win this time. We have already changed IP for the website – that makes it work for half the ISPs again. And we want you all to inform your italian friends to switch their DNS to OpenDNS so they can bypass their ISPs filters. This will also let them bypass the other filters installed by the Italian government, as a bonus. And for the meanwhile – http://labaia.org works (La Baia means The Bay in Italian).
And please, everybody should also contact their ISP and tell them that this is not OK and that the ISPs should appeal. We don’t want a censored internet! And the war starts here.”
Il post definisce il provvedimento una misura fascista e la modalità di azione (“l’oscuramento cautelare” ndr) una pratica tipica di uno stato fascista e fino a qui la polemica ci può stare tutta, ma improvvisamente si fa riferimento al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi additato come fascista e mandante della misura adottata dal PM Mancusi, definito suo “lacchè”, sfociando nel ridicolo per chiunque conosca almeno per sentito dire le vicende dei rapporti tra la magistratura italiana e l’attuale capo del governo (l’unico felice dell’illazione sarà forse proprio Berlusconi che ha scoperto improvvisametne di avere un lacchè tra i magistrati ndr). Infine si esortano gli internauti a protestare contro i propri provider che hanno applicato il blocco degl IP del sito e ad utilizzare tutte le scappatoie possibili per raggiungere la “Baia” nonostante essi abbiano provveduto immediatamente a mettere online un sito “gemello” battezzato non a caso “labaia.org”, il quale però al momento risulta non più accessibile.