Rischia 15 anni il medico che avrebbe aiutato Piergiorgio Welby a morire. Intanto si accende la battaglia politica
In una intervista rilasciata al giornale questa mattina Mario Riccio, medico anestesista, avrebbe ammesso di aver aiutato Piergiorgio Welby a morire staccando la macchina che lo aiutava a respirare.
“Ho accettato la sua volontà di morire e spero che giuridicamente non accada nulla, perchè era doveroso intervenire, non si può parlare di eutanasia in questo caso” ha spiegato Riccio.
Welby aveva più volte chiesto alla giustizia italiana di permettergli di mettere fine alle sue sofferenze, ma dopo l’ennesimo riufiuto della Cassazione ha voluto procedere senza legittimazione giuridica.
Intanto Pannella leader della Rosa nel Pugno e membro dell’associazione Luca Coscioni, che si batte per la libertà di ricerca sugli embrioni e per il riconoscimento dell’eutanasia anche in Italia, difende Riccio affermando che si è trattato di un atto di disobbedienza civile: “Grazie a Welby non c’è solo un giudice, ma anche un dottore in Italia. Certo, cercheranno di fargliela pagare, ma in questi 88 giorno abbiamo realizzato questo percorso per tutti coloro che sono costretti a vivere come una vergogna il conquistare la morte naturale senza accanimenti contro la naturalità del vivere possibile, che va tutelato”.
Sono molti invece a chiedere invece che l’anestesista sia giudicato, in primis Luca Volontè dell’UDC e Gianfranco Fini.
Il ministro per la famiglia Rosy Bindi invece si dice sconcertata per la strumentalizzazione operata dalla Rosa nel Pugno, della vicenda umana di Piergiorgio Welby, utilizzato come strumento di lotta politica.