La nostra Milan Games Week 2016

Uno spettacolo… spettacolare!

Spettacolare, questa è la parola più utilizzata da Paolo Chisari, presidente della AESVI (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani) per la manifestazione giunta alla sesta edizione. 

Anche quest’anno il mondo dei videogiochi ha fatto tappa a Milano; un mondo di nicchia, ma che ogni volta attira a sé migliaia di appassionati. Nella scorsa edizione 120.000 presenze hanno ottenuto il record di afflussi per questo genere di attrazione, tanto da definire il GamesWeek del capoluogo lombardo la manifestazione videoludica più importante d’Italia.
Naturalmente 4news.it non poteva mancare, ma procediamo con ordine.

I Guru e il tuffo nel passato

Ad inaugurare la fiera, oltre al già citato Paolo Chisari, hanno presenziato John e Brenda Romero, entrambi game e level designer, programmatori e comproprietari di Loot Drop e Romero Games.
Il primo ha lavorato a oltre 130 videogiochi, 107 dei quali sono stati pubblicati commercialmente, inclusi lavori iconici come Wolfenstein 3D, DOOM e Quake. È stato co-fondatore di otto studi di sviluppo di successo come id Software, Gazillion Entertainment e, più recentemente, Loot Drop, che nel 2015 ha celebrato il suo quinto anniversario. È considerato come uno dei più importanti game designer al mondo, e i suoi prodotti hanno vinto oltre 100 premi.
Brenda Romero è una premiata artista, nonché una ricercatrice del programma Fulbright, che è entrata nell’industria dei videogiochi nel 1981. Come designer, ha contribuito a molti importanti titoli, incluse le serie Wizardry e Jagged Alliance e titoli dei franchise Ghost Recon e Dungeon & Dragons. Al di là dei videogiochi, la serie dei suoi sei giochi analogici, The Mechanic is the Message, è stata acclamata sia a livello nazionale che internazionale, in particolare Train e Síochán Leat sono attualmente ospitati nel National Museum of Play. Nel 2015 Brenda Romero ha vinto l’ambito Ambassador’s Award dei Game Developers Choise Awards. Nel 2014, ha ricevuto un premio Fulbright per lo studio dell’industria videoludica e delle politiche amministrative e accademiche dell’Irlanda. Nel 2013, Gamasutra l’ha definita come uno dei migliori 10 sviluppatori di videogiochi e la rivista Develop l’ha inserita tra le 25 persone che hanno cambiato i videogiochi nel 2013.

In linea con queste presenze illustri, un intero stand è stato dedicato a titoli delle vecchie generazioni, denominato MGW Retro. Qui abbiamo avuto occasione di rituffarci in quei giochi che ci hanno accompagnato nella nostra infanzia, o almeno della mia o chi come me è stato bambino nei primi anni 90.
Zelda del 1986, Pokemon del 1996, console dal Megadrive al Neo Geo, dal Dreamcast all’Amiga hanno divertito e intrattenuto grandi e piccini, dimostrando di essere immortali.
Citazione a parte è da fare DOOM Arena, in cui è stato possibile giocare i leggendari capitali infernali di Doom, compresa la primissima versione. E’ stato inoltre possibile ammirare un oggetta da collezione unico: i Master Disk di Doom, presente al Museo Del Videogioco.

VR, che sorpresa

Per chi non lo conoscesse, VR è la sigla oramai universale per definire il visore per la realtà virtuale, e Playstation ha dedicato al suo recente gioiellino un intero stand. Una volta indossato si viene immersi in un altro mondo a 360° grazie ad un display frontale OLED da 5,7 pollici e una risoluzione a 1080p che lo rende in grado di visualizzare fino a 120 immagini al secondo. Playstation VR inoltre sfrutta la tecnologia audio 3D e questo permette ai suoni di cambiare in funzione dell’orientamento della testa all’interno dello spazio virtuale.
Purtroppo abbiamo avuto occasione di provare un solo gioco sfruttante questa tecnologia: Until Dawn: Rush of Blood , ma nonostante gli iniziali timori, si è rivelata un’esperienza davvero unica.

Dopo una rapida spiegazione da parte dell’operatore e addetto allo stand per illustrarci il gioco e, in particolare, avvisarci dei pericoli (vertigini, tachicardie ecc.) e quindi dopo averci creato un certo numero di ansie, indossiamo il VR sul nostro capo. L’immersione è assoluta, ovunque ci si volti siamo circondati dal mondo virtuale: sopra, sotto, destra o sinistra. Ci viene quindi dato un Playstation Move per mano: saranno due utilissimi fucili a canne mozze nel gioco.
Until Dawn: Rush of Blood è letteralmente uno shooter su binari, seduti su di un carrello da miniera veniamo catapultati in un susseguirsi di scenari horror, dal mattatoio ad una casa infestata, circondati da orripilanti creature, fantasmi e clown assassini. Grazie alle nostre armi è possibile eliminarli, spostando il braccio nella loro direzione e premendo il “grilletto” del controller Move. Questo ci permette non solo di tenerci stretta la vita, ma anche di fare punti, che è possibile accumulare anche distruggendo oggetti sparsi per il percorso. Come già detto l’immersione è completa, grazie ad una grafica e a un sonoro notevoli sembra veramente di trovarsi su quelle rotaie vertiginose; il ritmo di gioco non dà tregua, tra sali e scendi vertiginosi e nemici che assalgono da ogni lato. Sconfitto il canonico boss finale siamo tornati alla realtà, sorpresi ed eccitati, un poco dispiaciuti di non poter provare gli altri titoli, tra cui un simulatore spaziale.

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Per anticipare la prossima parte dell’articolo citiamo gli altri titoli giocabili nello stand Playstation:
Bound, Eve:Valkyrie, Gran Turismo Sport, HeadMaster, Here They Lie, RIGS, Robinson: The Journey, The last Guardian e Uncharted.

Un tuffo nel presente

  • Ubisoft:

Come ogni anno alla Gamesweek presenziano anche le grandi aziende mondiali. Tra queste Ubisoft, che viene accompagnata da titoli di grande spessore e potenziale successo, come il promettente For Honor, l’irriverente South Park: Scontri di-Retti, Ghost Recon WildLands e Watch Dogs 2.

Ma parliamo nello specifico dei titoli che abbiamo potuto provare per mano o vedere direttamente in prima fila.
Ghost Recon Wildlands è ambientato in un futuro prossimo, in cui la Bolivia è diventata la maggiore potenza mondiale per quanto concerne il commercio e la produzione di cocaina. I Ghost hanno una missione pericolosa: spezzare l’alleanza che è andata creandosi tra i vari cartelli della droga e il governo boliviano, ormai corrotto da questo circolo vizioso.
Special menzione va fatta per la mappa: Ubisoft con questo gioco è andata a creare la mappa più grande mai concepita per un gioco militare, portandosi a casa una specie di primato. Undici ecosistemi presenti, totalmente esplorabili in open world, permettono al giocatore di poter esplorare una vastissima zona, costellata di obiettivi e missioni secondarie da sbloccare e svolgere. Ubisoft a quanto pare ha voluto superarsi in tutto: le features di customizzazione dei character sono talmente ampie che si può superare addirittura il miliardo di combinazioni di personalizzazione del ghost disponibile. Questo episodio, soprattutto, prevede il ritorno del sistema Gunsmith, che non era presente da Ghost Recon: Future Soldiers, grazie al quale sarà possibile personalizzare l’arma a 360 gradi, in ogni suo minimo dettaglio.

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Il gameplay che abbiamo potuto vedere, giocato da quattro collaboratori di Ubisoft, ha sottolineato le tante possibilità di assalto notturno ad un villaggio boliviano; la cooperazione è essenziale, e se ben sfruttata estremamente gratificante. Potenzialmente è un buon prodotto, graficamente e dal punto di vista della longevità, per la mappa e per le già citate innumerevoli possibilità di approccio alle missioni e all’equipaggiamento.
Disponibile per PS4, XBox One e PC a partire dal 7 Marzo 2017 sia in copia fisica che in digital download, verrà accompagnato da una ricca collector’s box, che presenta al suo interno gadget e utilities quali le cuffie signature di GR: Wildlands, la collezione di cartoline Boliviane, la tracolla tipica del posto, la colonna sonora ufficiale, il season pass fondamentale per tutti i DLC della stagione e, molto importante, la mappa.

Anche per Watch Dogs 2 abbiamo avuto occasione solo di vederne un video di gameplay. Appesantito da un’eredità derivante dai pregi e purtroppo tanti difetti del primo capitolo, Ubisoft ci porta nella baia di San Francisco, che nelle mani di organizzazioni corrotte viene manipolata per azioni illegali.
Le caratteristiche sono le stesse: open world enorme e dinamico, che metterà alla prova le abilità di hacking del nostro personaggio , facendosi strada tra il traffico e i palazzi della metropoli americana.
Alla Gamesweek in particolare abbiamo ammirato una missione già vista nei mesi scorsi, l’assalto stealth di Marcus Holloway ad un palazzo, con l’obiettivo di hackerare un computer al suo interno. Tra manomissioni di auto e cellulari, droni volanti e su due ruote, il nostro “eroe” riesce a superare le difese perimetrali dell’edificio, eliminando con l’astuzia le guardie. Una volta saltata la copertura non manca una frenetica sparatoria. Insomma la storia è sempre la stessa, ma i programmatori promettono un ancor più pieno controllo del mondo circostante e una campagna più coinvolgente e strutturata.

Per quanto riguarda South Park: Scontri Di-Retti un cambiamento rispetto il titolo precedente è il passaggio dall’ambientazione dei personaggi dal medieval-fantasy ai supereroi, sfruttando presumibilmente il grande successo dei recenti film.
In questo secondo capitolo i bambini di South Park sembrano più consci di essere parte di un’avventura fittizia, e le rotture della quarta parete sono molto più frequenti che in passato. Nel nostro provato ad esempio, nel bel mezzo di un combattimento in strada, uno dei bambini si è messo ad urlare “Macchina!”, e il gioco ha interrotto il nostro scontro per fare passare un automobilista, costringendoli ad evitarla.
Parlando del gameplay, abbandonato l’impianto RPG classico a turni di The Stick of Truth, in The Fractured But Whole si combatte su griglia, in quello che – a tutti gli effetti – è un RPG tattico. Il posizionamento dei personaggi prima dello scontro è vitale, le possibilità di attacco e difesa con bersagli multipli sono aumentate, così come la difficoltà degli scontri che sale e richiede al giocatore di ragionare.

  • XBOX:

Lo stand Xbox ha dato la possibilità ai partecipanti alla fiera di provare giochi come Atomine, Cuphead, Dead Rising 4, Fifa 17, Forza Horizon 3, Killer Instict, Minecraft, RECORE, RedOut, RIDE 2, Titanfall 2 e Valentino Rossi 46.
Personalmente abbiamo provato Battlefield 1 e Gears of war 4 in modalità orda. Nel primo, prossimo all’uscita il 21 ottobre 2016, ci è stata data la possibilità di giocare nell’ormai conosciuta mappa desertica del Sinai, in una partita nella modalità corsa a 24 giocatori. Come è stato già scritto, DICE è stata in grado di realizzare un gioco di notevole livello, che fa sentire nel pieno della prima guerra mondiale il giocatore, grazie alla riproduzione di armi, uniformi e mezzi. Il tutto unito all’esperienza accresciuta negli anni nel multiplayer, che ha costretto però gli sviluppatori a velocizzare i ritmi di gioco, diversamente dalla guerra di posizione della guerra combattuta nei primi del ‘900. Joypad alla mano è sembrato veramente di essere su di un campo di battaglia, e le tempeste di sabbia hanno dato ancor più originalità alla partita, costringendo il giocatore ad agire in modi diversi adattandosi alla situazione.

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  • Altri:

Tra gli altri giochi presenti in altrettanti stand citiamo: Call of Duty: Infinity Warfare, che grazie ad una prova in multiplayer ci ha permesso di cimentarci in una delle mappe, in una partita nella modalità deathmatch a squadre. Graficamente il nuovo titolo Activision è sempre impressionante e il ritmo di gioco frenetico ed entusiasmante, ma poco si è visto di diverso rispetto ai precedenti capitoli.
Presenti anche il prossimo Dishonored 2, F1 2016, Final Fantasy XV, Hitman, Mafia 3, Tekken 7 e molti altri.

Made in… Italy!

L’AESVI si è fatta finalmente sentire e vedere. In questa edizione del GamesWeek decine di case produttrici italiane hanno fatto capolino portando e mettendo alla prova diversi titoli provenienti direttamente dal bel paese.
Indie è il termine più gettonato, o meglio, corretto per questi giochi, per i quali c’è dietro un gran lavoro e fatica, ma che purtroppo non hanno alle spalle i soldi delle grandi case produttrici (ndr EA; UBISOFT ecc.) e per questo definiti “indipendenti”.
Per citarli tutti non basterebbe questo articolo, ma è stato un grande successo sul panorama nazionale, e coltiviamo la speranza di vederli presto anche su quello mondiale.

…oltre ai giochi

Immancabilmente alla fiera erano presenti tornei in cui si sono sfidati i migliori giocatori dei picchiaduro più famosi, Fifa, Call Of Duty e Legue of Legend. La presenza di cosplayers è stata nettamente inferiore rispetto; gli youtubers, invece, hanno intrattenuto al secondo piano del Gamesweek centinaia di persone, in attesa di autografi e foto.

In conclusione anche quest’anno Milano Gamesweek è stato un evento dai grandi numeri e potenzialità…in parte sprecate. Sebbene migliorato rispetto all’anno scorso, grazie anche alla gestione diversa della fila per indirizzarsi allo sponsor Unieuro, le possibilità di vedere e giocare così tanti giochi sono state smorzate dalla difficoltà di gestione di un tale assembramento di persone, con la conseguente creazione di file incredibilmente lunghe. Sicuri su un ulteriore miglioramento nel 2017, non resta che aspettare il prossimo anno.

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