Recensione Madagascar 2

Dallo zoo di Central Park all’Africa selvaggia il passo è breve.

Madagascar 2

Dopo l’incredibile successo del primo capitolo, tornano gli animali più scalmanati e viziati dello zoo di Central Park. Li avevamo lasciati in Madagascar, rinvigoriti dalla vita selvaggia e altrettanto spaventati. Adesso pero’ il desiderio di tornare a casa – la loro vera casa: New York – si fa sempre più vivo. Così grazie all’aiuto dei pinguini e di Re Julien trovano e ricompongono un vecchio boeing distrutto chissà quanti anni prima. Il viaggio sembra procedere bene fino a quando un imprevisto li costringe ad effettuare un atterraggio di emergenza. Aperti gli occhi si rendono conto di essere precipitati nel cuore dell’Africa selvaggia…

Il lungometraggio per essere realizzato ha impiegato oltre tre anni di lavorazione e un totale di 494 persone sparse per il mondo. Uno sforzo disumano, grazie al quale l’impareggiabile stile Dreamworks ha potuto ripetersi senza perdere di smalto ma guadagnando, anzi, in ironia e vastità. “Madagascar 2” è più grande, con più personaggi e più divertente del suo predecessore. Il feedback degli appassionati ha permesso al team di sviluppare il plot tenendo in considerazione molti fattori chiave, quali i comportamenti dei personaggi, la loro maturazione socio-emotiva e l’incredibile ilarità già riscontrabile al loro esordio cinematografico nel 2005.

Lo stile non è cambiato: i personaggi si muovono, agiscono e interagiscono per mezzo di animazioni esagerate, esagitate e divertenti; accentuando in parallelo la componente comica slapstick, talvolta demenziale (“Puo’ volare? Si, se lo pieghiamo così, così e così.”). Anche privati dei dialoghi Alex, Marty, Melman e Gloria divertono per le loro espressioni assurde, finemente scavate nei loro volti da animatori estremamente capaci e competenti. Tecnicamente i passi in avanti si notano eccome: nella resa dei liquidi, nelle interazioni e nelle inquadrature larghe, in cui migliaia di animali si muovono seguendo un proprio iter definito.


Dentro questo suo guscio di sprezzante divertimento avventuroso si cela, chiaramente, una storia semplice, minimalista, la quale interiorizza la morale volta alla convivenza multiculturale ammiccando insistentemente ai classici d’animazione Disney (su tutti, “Il Re Leone”). La colonna sonora di Hans Zimmer (guarda caso lo stesso compositore de Il Re Leone) è spumeggiante e trascinante. Impossibile non solo rimanere indifferenti alla caratterizzazione dei pinguini – ancora una volta, i personaggi meglio riusciti – ma è altrettanto difficile non scatenarsi al ritmo di “I like to move it!”.

I film d’animazione Dreamwors si contraddistinguono per un rapporto culturale/qualitativo medio basso, il cui show colorato e bonaccione si conferma poco più che un esercizio di stile. Di certo non stiamo parlando della Pixar, né di un “Wall-E” della concorrenza. Semplicemente, “Madagascar 2” è, nella sua semplicità e fastosità del suo concept, un piacevole intrattenimento per famiglie. Ideale, se non altro, per il periodo Natalizio.

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