Recensione Asura’s Wrath


Non mi fai paura

L’intero gioco, relegato a combattimenti contro i Ghouma, si riduce ad una proiezione di scene decisamente movimentate dove lo spettatore-giocatore è allo stesso tempo incollato allo schermo per assistere allo svolgimento della trama e piuttosto deluso per il limitatissimo spazio lasciato al gioco. L’elemento trainante sono infatti le continue sequenze QTE (Quick Time Event) dove però il giocatore si limita a schiacciare pulsanti senza una reale influenza sulle scene, le quali seguono il corso predefinito, il tempo restante, se non dedicato allo sviluppo della trama, è invece impiegato per la distruzione dei Ghouma, distruzione che, se all’inizio rappresenta una valvola di sfogo per l’ira di Asura e un motivo di partecipazione per voi, dopo il secondo quadro comincia a dare sui nervi per la ripetitività e la monotonia delle azioni. Neppure le tecniche più sofisticate di Asura & Co. riescono a portare una ventata di novita’ nel panorama videoludico, i vari stadi di trasformazione di Asura invero, rimandano con insistenza alle mutazioni dei Jinchuuriki nel manga/anime Naruto seppure, comunque, le animazioni e gli elementi narrativi siano di altissima qualità.

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In sostanza questo è il grande merito di Asura’s Wrath: il permettere allo spettatore di entrare nel film e di prendere parte ad un poema epico attraverso la condivisione dell’ira per le ingiustizie subite. Non sarà infrequente la sensazione di liberazione avvertita con la sconfitta di un nemico o alla fine di un capitolo, questo testimonia il grande coinvolgimento che CyberConnect2 (già padri di Naruto Shippuden Ultimate Ninja) e Capcom hanno saputo donare a questo esperimento videoludico di seconda generazione.

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Gran parte del merito è sicuramente da ascrivere alla tecnica narrativa utilizzata e mutuata dalle migliori serie tv e manga giapponesi, si è scelto di suddividere il gioco in 19 Kanda (una sorta di capitoli autosufficienti) intermezzati da fantastiche illustrazioni manga, da una schermata di punteggio e da un breve filmato di anticipazioni sul kanda successivo che riesce a montare in maniera magistrale l’hype del giocatore per il destino di Asura. Il resto viene svolto senza sbavature dall’Unreal Engine 3 per altro offuscato dal ruolo del forte impatto grafico delle colorazioni adottate. Taluno, nel periodo antecedente alla commercializzazione del titolo, aveva fatto riferimento, per quanto riguarda il ruolo del videogiocatore nella “pellicola”, ad Heavy Rain; sul punto si ritiene di sottolineare come i parallelismi forzati, in special modo se proposti con termini di paragone di altissimo livello, finiscano con il minare fortemente l’attendibilità complessiva delle notizie e dei giudizi.

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Come riferito l’attività ludica è quasi inesistente sebbene alcuni accorgimenti devono essere prestati. Il primo riguarda il superamento dei kanda al quale viene attribuito un punteggio (il massimo è il grado S) e se si vuole sbloccare il vero finale del gioco si devono superare almeno 5 kanda con giudizio S oppure giocare e rigiocare i kanda per 50 volte. Il secondo accorgimento riguarda le innumerevoli integrazioni ludiche sbloccabili durante il gioco: dalle illustrazioni, ai video, alle barre d’energia tutti elementi in grado di impreziosire un titolo che soffre di una grave defaillance ovvero la durata limitata di gioco (circa 6 ore) e l’estrema facilità nel superamento dei kanda.

Nota completamente positiva è invece quella riferibile al comparto audio, eccellente è l’interpretazione al pianoforte del main theme offerto dalla bravissima Chikayo Fukuda, mentre addirittura superlativa risulta la scelta di utilizzare la sinfonia n. 9 in E minore di Dvorak, un allegro con fuoco di rara bellezza.

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Carmine Iovino
Carmine Iovino
In rete: TUTTOLOGO // Appassionato di Videogames e NERD tourettico // Nella vita: Avvocato Penalista

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