Recensione Dead Island: Riptide

Isola che va, isola che viene…

La trama di Dead Island: Riptide porta avanti le vicende del primo capitolo direttamente dal punto in cui le avevamo lasciate. I nostri superstiti in fuga dall’isola di Banoi grazie all’ausilio di un elicottero, atterrano su di un cargo al largo della costa. Appena atterrati però ecco che un gruppo di militari capitanati da Samuel Hardy.

A dettare realmente legge però a bordo della nave non altri che Frank Serpo, il cui scopo è studiare l’immunità dal virus del gruppo di superstiti appena atterrati, il tutto per fini militaristici. Eccoci intrappolati quando il virus riesce a propagarsi anche a bordo della nave, come ovvio che sia scoppia il pandemonio e sfruttiamo il caos per scappare dalla nostra cella. Purtroppo sull’arcipelago imperversa una tempesta che unita ai danni subiti dalla nave per la piaga porta tutto l’equipaggio a naufragare. Scommettete dove ci risveglieremo? Su di un’isola chiamata Palanai. Ben poco tempo passerà per capire che anche quest’isola è infetta tanto quanto Banoi, se non anche peggio. Inizia così la nostra nuova odissea e lotta per sopravvivenza. La trama come potrete ben constatare voi stessi, non è di certo il mix di originalità e maturità, però sicuramente meglio concepita rispetto al primo capitolo.

A dar man forte al tutto inoltre è una campagna congegnata in modo da incalzare il giocatore costantemente con quest che porteranno a girare in lungo e largo l’ambientazione di gioco con missioni più o meno divertenti e studiate. Purtroppo non mancano i nei anche sotto il punto di vista narrativo. Oltre a personaggi comprimari non proprio carismatici, le quest secondarie non offrono quasi nulla da aggiungere alla storia, anzi con il corso del tempo risulteranno quanto meno ripetitive e noioso. Parliamo con uno dei personaggi non giocanti, andiamo in un dato luogo, troviamo un determinato oggetto ed ecco finita la quest. Per sommi capi sarà questa la routine delle quest secondarie. Chiaramente però sono quest’ultime ad offrire un grande incentivo per quanto riguarda esperienza acquisita (per lo sviluppo del personaggio) e oggetti e armi, quindi per chi vuole collezionare tutto il collezionabile è meglio che ne faccia parecchie.

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Parlando invece dell’ambientazione stessa del gioco, ci troveremo a girare su un’isola che prima dell’infestazione poteva essere definita senza mezzi termini come un paradiso terrestre. Il design è ben studiato e capace di offrire scorci panoramici davvero incredibili. Il tutto poi è mixato a lugubre paludi e rovine abbandonate. Il senso di abbandono è presente nell’aria e riesce a dare la giusta carica al gioco e a rendere le nostre esplorazioni davvero uniche. Fin dall’inizio potremo esplorare la stragrande maggioranza dell’isola, tranne alcune aree che verranno sbloccate in seguito per fini di trama.

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